21 dicembre 2020

Cecco Angiolieri, figlio di "Solafica" dei "frati gaudenti"

Non mi chiedete il perché ma oggi avevo in mente Cecco Angiolieri e dopo aver riletto il suo testo più famoso, ho voluto approfondire un paio di aspetti che mi hanno fatto sorridere.




«S'i' fosse foco, arderei 'l mondo»

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo; 
s’i’ fosse vento, lo tempesterei; 
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; 
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;

s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo, 
ché tutti cristïani imbrigherei; 
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei? 
A tutti mozzarei lo capo a tondo. 

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; 
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: 
similemente farìa da mi’ madre. 

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, 
torrei le donne giovani e leggiadre: 
e vecchie e laide lasserei altrui.


Nel sonetto l'autore sfoga il suo malanimo contro il mondo augurandosi di poter seminare distruzione e coinvolgendo nella sua "furia" anche i genitori, rei di non dargli abbastanza denaro per i suoi stravizi.

A tal proposito è curioso quanto riportato dalla biografia di Cecco su Wikipedia, in merito alla figura del padre, accusato di non "sganciare la grana":

"Cecco nacque a Siena da una famiglia particolarmente benestante, intorno al 1260. Il padre era il banchiere Angioliero degli Angiolieri, figlio di Angioliero detto "Solafica"; fu cavaliere, fece parte dei Signori del Comune nel 1257 e nel 1273 (dopo essere stato priore per due volte) ed appartenne all'ordine dei Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria (i cosiddetti «Frati Gaudenti»). 

Capito? Il padre appartenne ai «Frati Gaudenti» ed era detto "Solafica". Non aggiungo altro 😂

12 dicembre 2020

Serata amarcord, ho rispolverato le audiocassette (con pessimi risultati)

Qualche giorno fa mi contatta un amico chiedendomi aiuto. Doveva rifare una cassetta (audiocassetta) di canzoni di Natale, perché quella che gli avevo preparato tanti anni fa non funzionava più o aveva qualche problema. 

Dopo aver cercato delle canzoni più o meno adatte, il primo scoglio scoglio: masterizzare un cd (per poterlo poi duplicare sulla cassetta). Credo che l'ultima volta che abbia masterizzato qualcosa dal mio computer sia stato almeno un decennio fa ma tutto sommato, fino a quel punto è filato tutto liscio.

I primi problemi appena mi sono recato in cucina per ascoltare cd audio sul vecchio stero portatile. Per farlo partire, infatti, ho dovuto effettuare diversi tentativi perché mi scriveva in continuazione "NO CD". Alla fine, non so per quale motivo, finalmente è partito e anche se soffriva un po' nel passaggio tra una canzone e l'altra, più o meno funzionava.

A questo punto mancava solo l'ultimo passaggio, quello di mettere in "play" il lettore cd e in "rec" quello della cassetta e il gioco sarebbe stato fatto. Prendo la cassetta che mi ero procurato, nuova fiammante, la scarto come ho fatto decine e decine di volte da giovane e fatta scorrere fino all'inizio del nastro registrabile, la inserisco nello stereo. 

Ci siamo!

Faccio partire il cd e contemporaneamente premo i due tasti per la registrazione sul mangianastri che, nomen omen, dopo qualche secondo inizia a gracchiare. Fermo immediatamente il tutto, apro e vedo il nastro attorcigliato sulla testina. Provo con delicatezza a estrarlo ma senza successo, così forzo un pochino e crac... spezzato.

Casualmente, all'interno dello stereo avevo trovato una vecchia cassetta dimenticata da secoli e ho voluto fare una seconda prova, per capire se c'erano effettivamente dei problemi oppure ero stato semplicemente sfortunato. Riavvolgo il nastro, faccio scorrere fino al punto registrabile, faccio partire il cd e il rec sulla cassetta e dopo un istante ancora ç%#@§#@$£ e nastro intrecciato. Quest'ultimo sono riuscito ad estrarlo senza romperlo, ma è talmente acciaccato che non so se funzionerà mai.

A questo punto, se vogliamo la colonna sonora per il presepio, bisogna trovare una soluzione alternativa.



15 novembre 2020

Primo giorno di "arresti comunali" nelle Marche arancioni

Il primo giorno di "arresti comunali" volge al termine e per farvi capire il mio disagio, vi dico solo che ho passato buona parte del pomeriggio "facendo cose" all'auto. La cosa più degradante che ci può essere secondo me, che odio con tutto il cuore e parte dell'intestino (cit. Giobbe Covatta).


Mi da fastidio anche il solo dover aprire il tappo del serbatoio quando vado a fare rifornimento, per rendere meglio l'idea e far capire il mio pensiero sui motori ma oggi mi sono fatto forza e per ammazzare un po' il tempo ho pulito l'interno, togliendo talmente tanta sabbia che posso farci una spiaggia personale.

Dato che ormai avevo preso il via, al calar delle tenebre ho voluto esagerare e per la prima volta nella vita, ho smontato la plafoniera per cercare di risolvere un problema con la luce che non si accendeva. Porca vacca, ci sono pure riuscito anche se credo l'unica abilità necessaria per farlo sia il possesso di un pollice opponibile.

La domenica è quasi passata e da domani tra la spesa e qualche appuntamento di lavoro, la settimana sarà meno pesante.




14 settembre 2020

A Rocca Calascio con ParadisoMontagna

Sabato mattina mi ha chiamato l'amico Simone per invitarmi a un tracking non particolarmente complicato che avrebbe guidato la mattina seguente. Ero al mare, come ho fatto quasi giornalmente per tutta l'estate ma ora che siamo verso la chiusura della stagione balneare, ogni minuto, ogni ora, ogni giornata che si può ancora trascorrere in spiaggia ha un sapore diverso e gli ho detto che ci avrei pensato. Ma ci avrei pensato sul serio e non era un modo di dire.

 


Il vento teso e insopportabile del pomeriggio, dopo una settimana dello stesso tenore, e la possibilità di fare qualcosa di diverso per una volta, mi hanno fatto decidere di accettare l'invito e domenica mattina, alle 7:25, è passato a prendermi sotto casa, prima di raggiungere il meeting point di Montecosaro dove ci ha raggiunto l'amico Luca, compagno delle scuole medie (tutti e tre nella stessa classe) che non vedevamo dal giorno della licenza e che questa estate abbiamo incontrato per una cena amarcord.

Dopo un secondo punto di ritrovo con il resto della comitiva, a Porto San Giorgio, partiamo quindi alla volta di Santo Stefano di Sessanio bellissimo paesino compreso all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, facente parte del Club dei Borghi più belli, da cui, dopo un buon caffè, siamo partiti alla volta di Rocca Calascio (1460 m s.l.m.).

Rocca Calascio, dalla fondazione ai giorni nostri.

La fondazione della rocca si fa risalire all’anno 1000 anche se il primo documento storico che ne attesta la presenza è datato 1380. La struttura originaria era costituita da un torrione isolato di forma quadrangolare a pietre già squadrate ed aveva funzione di torre d’avvistamento.

Nel XIV secolo è possedimento di Leonello Acclozamora della baronia di Carapelle. Successivamente, verso la fine del XV secolo, venne concesso da re Ferdinando ad Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini[3] che rafforzò la fortificazione dotandola di una cerchia muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica ad uso militare. Durante questo periodo la rocca vide crescere il proprio peso economico, poiché posta a controllo dei capi di pecore coinvolti nella transumanza sulla direttrice del regio tratturo per Foggia, ed ai suoi piedi si sviluppò un piccolo borgo, a sua volta cinto da mura.

Nel 1579 la famiglia Medici acquistò per 106.000 ducati la rocca ed il vicino borgo di Santo Stefano di Sessanio al fine di estendere i propri possedimenti per sfruttare il commercio della lana. Nel 1703 venne devastata da un violento terremoto in seguito al quale l’area più alta del borgo venne abbandonata e buona parte della popolazione si trasferì nel vicino paese di Calascio, la cui nascita è collegata alla distruzione della rocca.

Nel XX secolo anche le ultime famiglie rimaste abbandonarono il borgo e la rocca rimase disabitata. Sul finire del secolo però, anche sull’onda del successo derivato dall’ambientazione di alcuni film (su tutti Lady Hawke del 1985), alcune abitazioni sono state recuperate ed altre sono state convertite a strutture ricettive; il castello, inoltre, ha subito un importante operazione di restauro e consolidamento ed è oggi una delle principali attrazioni turistiche della zona.

La mia condizione fisica ai minimi

Devo ammettere che il mio pessimo stato di forma, alla fine dell'estate, dopo aver smesso con la palestra ai primi di giugno, mi ha creato qualche difficoltà nella salita e il super titolato Simone Pantanetti, Accompagnatore di Media Montagna facente parte del Collegio delle Guide Alpine Italiane della regione Marche, Guida ufficiale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Guida del Parco Naturale della Gola della Rossa e Frasassi se n'è accorto senza che mi lamentassi in alcuno modo. Anche perché, sbagliando, avrei comunque stretto i denti cercando di arrivare in cima senza dire nulla.

Alla fine è andato tutto bene e dopo quasi due ore di cammino sotto un sole cocente, siamo finalmente arrivati alla chiesetta e quindi ai resti della vicina Rocca. Una visita più che altro simbolica, dato che riguardava solamente l'esterno e dopo qualche foto siamo scesi al sottostante paesino di Calascio, dove, dopo un giro tra le bancarelle e i negozietti di artigianato e souvenir ci siamo fermati per consumare il nostro pranzo al sacco prima di intraprendere la discesa.

Fortunatamente appena fatto pranzo il sole si è concesso una pausa e tornare verso l'auto, all'inizio, è stato molto più semplice con ombra e ventilazione rinfrescante. Durante la discesa si è riacceso il solleone e l'aria d'un tratto era sparita ma la vicinanza dell'arrivo faceva pesare meno quella condizione di disagio.

Alla fine siamo tornati a Santo Stefano di Sessanio, preso d'assalto dai turisti a differenza della mattina e dopo un passaggio al bar per rinfrescarci, verso le 16:45 abbiamo ripreso la strada di casa.

Condizione fisica e/o traumi del giorno dopo

Devo dire che tutto sommato poteva andare peggio. Acido lattico nei polpacci e dolori alle anche sono la condizione normale al ritorno di una vacanza, dove di solito si cammina sempre tanto e quindi ci sta tutto. Ero un po' preoccupato per l'arrossamento al volto e al collo dovuto al sole che ieri picchiava veramente forte ma non ho il minimo fastidio.