07 gennaio 2021

L'ermetismo applicato all'architettura: la micro-casa fortificata nel bosco

A prima vista può sembrare una cabina dell'Enel che ce l'ha fatta ma se devo dire la verità, a me non dispiace affatto questa particolare abitazione composta da blocchi accatastati. Dentro non posso giudicarla perché le foto nell'articolo mostrano solo due particolari marginali ma mi fido della descrizione riportata di seguito: "E' all'ultimo piano che si concentra l'intimità della micro-casa fortificata. Separati da superfici in vetro che collegano il pavimento al soffitto, tre camere da letto e un bagno si dispiegano comunicando tra di loro, tra la corposità del cemento e il calore del legno.



Ermetica fuori, emozionale dentro: la doppia anima di una micro-casa fortificata in mezzo al bosco

Otto metri per otto di base, 9,5 per altezza e 95 metri quadrati di superficie quadrata: sì, quando si parla di micro-case, le misure contano. Compatta e abitabile per definizione, la Tiny House progettata da Marte.Marte Architekten è tra gli esempi più recenti di questa particolare tipologia di costruzione che, ideata per popolare lo spazio all'insegna del nomadismo, riflette le pratiche più attuali del nuovo abitare. Monolitica, come se fosse scolpita nella pietra, l'edificio disegnato dal team austriaco di Feldkirch si erge come una piccola torre nel mezzo di una romantica radura nel bosco. Simile a una fortezza, dall'esterno appare così: ermetica e introversa. Mentre i blocchi accatastati uno sopra l'altro lasciano aperto il dialogo tra dentro e fuori attraverso le geometriche fessure in vetro, dall'interno, la struttura spaziale si apre allo spettatore con grande emozione.




Bordata da soffitti lisci e materici pavimenti in legno, la casa appare all'esterno spigolosa e ruvida. Una volta varca la soglia di Tiny House, le pareti massicce in calcestruzzo isolante creano infatti un'inconfondibile sequenza di stanze incastonate su ogni livello di dimensioni diverse. La composizione spaziale che ne risulta è come una scultura morbida penetrata a tratti da profonde incisioni che, se ben osservate, rivelano all'occhio più attento la foresta circostante. A collegare i tre piani abitativi, disposti uno sopra l'altro, c'è poi una piccola scala a chiocciola che, dall'ingresso che abbraccia anche un studio al centro, conduce direttamente al livello superiore dove le tre stanze formano una straordinaria zona giorno. Le ampie pareti in cemento armato suggeriscono infatti un'atmosfera abitativa introversa e protettiva che si interrompe solo nelle aperture finestrate che rivelano viste differenziate dello spazio naturale al di fuori.




Ma è all'ultimo piano che si concentra l'intimità della micro-casa fortificata: separati da superfici in vetro che collegano il pavimento al soffitto, tre camere da letto e un bagno si dispiegano comunicando tra di loro. Tra la corposità del cemento e il calore del legno, le installazioni tecniche di Tiny House sono ridotte al minimo: se i LED emettono una luce simile a quella di una candela, la trasparenza del vetro è il tratto d'unione tra la casa e la natura circostante.




[Fonte]


02 gennaio 2021

Addio a don Ennio, sacerdote missionario

Un breve ricordo di zia Enrica sul fratello don Ennio, scomparso lo scorso 30 dicembre a causa del Covid. Proprio ieri in famiglia stavamo calcolando il tempo intercorso tra un suo precedente ricovero di alcuni giorni per controlli e il manifestarsi dei sintomi del coronavirus e purtroppo sono perfettamente compatibili con un contagio all'interno dell'ospedale.

Zio utilizzava spesso Skype per contattarci, a volte con semplici messaggi ma quasi sempre con videochiamate, immancabili per compleanni e onomastici, o semplicemente per sapere come stavamo. Si preoccupava della mia situazione lavorativa e ogni volta mi chiedeva se ci fossero delle novità, come il 12 novembre, l'ultima volta che ci siamo visti attraverso lo schermo del computer. 




L'ultimo di noi che l'ha sentito su Skype pochi giorni prima del manifestarsi in pieno della malattia, ha detto che chiedeva preoccupato del nostro stato di salute, dopo alcuni casi di Covid in famiglia, ed era molto raffreddato, con tosse. Purtroppo non era un brutto raffreddore ma i sintomi già evidenti della terribile malattia che l'ha portato in paradiso.

Aveva compiuto ottant'anni lo scorso 8 settembre, con una grande al ristorante con tutti i parenti e prima di tornare a Roma, mi aveva chiesto se potevo inviargli foto e video dell'evento, da poter poi condividere. Gli resi la cosa molto semplice, girandogli semplicemente un paio di link, dove avevo messo ridimensionati e compressi, foto e video del pranzo e della messa. A marzo 2021 avrebbe festeggiato i cinquant'anni di sacerdozio.

Immensa tristezza.


Aveva 81 anni, ha lottato fino all'ultimo contro il virus. Il ricordo della sorella: «Era innamorato del Brasile, lo considerava una seconda patria» 

Se n'è andato a 81 anni il sacerdote missionario, don Ennio Verdenelli, di Montecosaro. Aveva problemi di salute da molti anni: ricoverato a Roma, è rimasto poi contagiato dal Covid, che rapidamente se l'è portato via. 

Sentita la vocazione a 21 anni, dopo un percorso dalle suore laiche a Passo di Treia e fatta l'università a Roma, don Ennio ha dato la sua vita per la missione, «amava il Brasile e i brasiliani amavano lui - lo ricorda la sorella, Enrica -, per lui era una seconda patria. Raccontava spesso del viaggio che fece per raggiungere il Brasile, ci impiegò un mese, a bordo di una nave mercantile. Appena diventato sacerdote, infatti, ha espresso subito il desiderio di partire in missione. Era innamorato di quella terra, anche se le difficoltà non mancavano. «Ci raccontava che per andare da una cappellina all'altra, spesso ci voleva moltissimo e bisognava passare per strade impervie. Ma a lui piaceva». 

I problemi di salute «sono cominciati diversi anni fa - spiega la sorella - e gli ultimi anni li ha trascorsi a Roma. Di recente, si è ricoverato per altri problemi, ma ha preso il Covid e si è aggravato rapidamente. E' stato portato al Covid hospital, ha dovuto indossare il caschetto per respirare, non riesco nemmeno a immaginare quanto abbia sofferto. Poi, purtroppo, è stato intubato. Hanno provato anche con una tracheotomia, per salvarlo, ma non c'è stato nulla da fare». La sera del 30 dicembre, il suo cuore ha smesso di battere. 

Un pensiero va agli operatori sanitari che si sono presi cura di don Ennio negli ultimi giorni della sua vita: «Devo dire che il personale è davvero in gamba, dall'ospedale ci chiamavano tutte le sere per darci notizie, in qualche modo ci siamo sempre sentiti vicini a lui, per quanto possibile in una situazione simile», riferisce la sorella Enrica. 

Quest'anno, don Ennio non se la sentiva di andare a trascorrere le feste in famiglia: prima che si ammalasse, «ci eravamo anche offerti di andare a prenderlo, ci avrebbe fatto tanto piacere. Ma lui aveva detto con l'emergenza virus in corso non se la sentiva». 

II 7 gennaio alle 10, nella chiesa dell'Assunzione di Maria di Tor Vergata, ci sarà il funerale di don Ennio, poi anche Montecosaro potrà salutare il suo sacerdote per l'ultima volta: sarà seppellito, come era nei suoi desideri, nel cimitero di Montecosaro. Don Ennio lascia i fratelli e sorelle Enzo, Enrica, Adriana, Silvana e Giuliana, e tantissimi nipoti e pronipoti. 


IL RESTO DEL CARLINO - SABATO 2 GENNAIO 2021