30 novembre 2018

Non fate i gioco-test su Facebook, sono tutt'altro che innocui

“Quale sarà il tuo lavoro fra 10 anni? Clicca qui per scoprirlo”. L’amica di Facebook mi ha appena fatto sapere che lei fra 10 anni farà la venditrice di noccioline e guadagnerà 75.000 euro all’anno. E subito, sotto il suo post, mi propongono di interrogare anch'io la sorte. Sono sempre di più, nel mare magnum dei social, gli utenti che si divertono a giocare ai test su Facebook ma bisogna fare attenzione.


Quiz e test su Facebook, l'allarme della polizia: «Ecco quali rischi si corrono»

«A che animale somigli?»; «Di quale attore sei sosia?»; «Cosa sarai nella prossima vita»? Sono sempre di più, nel mare magnum dei social, gli utenti che si divertono a giocare ai test su Facebook ma bisogna fare attenzione perché dietro a quello che sembra un innocuo divertimento ci può essere l'ombra di qualche società che, a nostra insaputa, si impossessa dei nostri dati. A lanciare l'allarme è la polizia Postale.

«Attenzione, corriamo dei rischi quando facciamo i quiz su Facebook», avverte Marco Valerio Cervellini della Polizia Postale e delle Comunicazioni. «Non ce ne rendiamo conto - spiega all'Adnkronos - ma già nel momento in cui si clicca su 'inizia il test', si esce fuori da Facebook, quindi da un'area in cui abbiamo configurato i requisiti di privacy: si finisce così per inserire all'esterno del social i nostri dati, che potrebbero finire in mani sbagliate». La lista dei dati che immettiamo sul web per giocare online è lunga: il nome, la data di nascita, la città natale, dove abbiamo studiato, i 'Mi piace' che abbiamo messo, le foto, il browser che usiamo, la lingua, la lista degli amici e l'indirizzo IP.

Informazioni che, ricorda Cervellini, «hanno un valore sul mercato», in quanto ci sono diverse società interessate «allo studio dei profili per indirizzare i loro prodotti in modo più mirato. Quante volte ci è arrivata, ad esempio, una mail che ci ha proposto un prodotto vicino ai nostri gusti? Ecco, la risposta è frutto anche di quelle informazioni che ingenuamente noi forniamo ai gestori dei test, che a loro volta 'autorizziamo' a vendere a società terze». Autorizzare, già. Perché nel fornire le informazioni richieste al gestore del quiz per accedere al gioco online, «distrattamente non lo leggiamo ma accettiamo anche le condizioni che prevedono la cessione a a società esterne dei nostri dati privati», spiega Cervellini. 

«Una delle società che produce queste app, a ben guardare ha anche delle condizioni piuttosto agghiaccianti per quanto riguarda la politica sulla privacy. Queste comprendono il fatto che quando si decide di non usare più l'app, essa può continuare ad usare i dati forniti.

E può memorizzare i dati su qualsiasi server del mondo», si legge in un avviso pubblicato dalla Polizia Postale sulla sua pagina Facebook 'Una vita da social', che ha già ottenuto centinaia di condivisioni. Una domanda, in particolare, dovrebbe far riflettere: «Vale davvero la pena di fornire tutti questi dati solo per condividere un momento di ilarità? La prossima volta, prima di iniziare uno di questi test, pensate alle implicazioni che questo avrà sulla vostra privacy».

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29 novembre 2018

Demolizioni a Pieve Torina - FOTO

Proseguono le demolizioni di edifici lesionati dal sisma, a Pieve Torina, iniziate qualche giorno fa. Dopo gli abbattimenti di via Roma, completamente rasa al suolo, oggi si è operato in via Monte di Giove, vicino al centro sportivo, e dai commenti sui social traspare oltre alla naturale tristezza per le case demolite, anche una vena di speranza, perché è segno che qualcosa si sta finalmente muovendo, dopo tanto tempo e troppa burocrazia.













28 novembre 2018

Boeing 765 pronto a spruzzare scie kimike

Eccezionale foto di un aereo pronto a spruzzare scie chimiche nei cieli italiani. L'incredibile scoop è stato fatto da un infiltrato del gruppo N.C.D., all'interno di un Boeing 765 pronto a decollare dall'aeroporto di Roccaraso, sopra i laboratori del Gran Sasso.


Questo il documento rilasciato a corredo dell'incredibile testimonianza fotografica: 

Ci siamo riusciti, grazie ad un nostro agente del N.C.D. (Non Cielo Dicono) siamo riusciti a fotografare l'interno di un Boeing 765 pronto a "SPRUZZARE" scie kimike nei cieli delle nostre città! Fate girare prima che censurino. Ormai "VI" abbiamo in pugno!!!

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27 novembre 2018

Tre pitbull a guardia della droga ma all'arrivo della polizia...

Metti tre pitbull a guardia di un chilo di droga, pensando magari che possano mettere in difficoltà le forze dell'ordine ma quando arriva la polizia, questi traditori invece che sbranarli, fanno le feste agli agenti. E' proprio vero che i cani sono molto intelligenti.


Napoli, tre pitbull a guardia di un chilo di droga: ma i cani fanno le feste alla polizia

Gli agenti del commissariato di polizia di Secondigliano, a Napoli, hanno scoperto al quartiere Miano un’abitazione abusiva in cui era custodito circa un chilo di droga. Gli utilizzatori dell’area avevano messo tre pitbull a guardia dell’edificio: ma i cani, una mamma e due cuccioli, si sono rivelati docili e hanno accolto con feste la polizia, che li ha salvati dalle pessime condizioni in cui erano tenuti. La droga e tutta l’area sono state sequestrate.

Avevano messo tre pitbull a guardia di un'abitazione abusiva in cui custodivano circa un chilo di droga. Ma i responsabili non avevano messo in conto la natura docile degli animali – una mamma e due cuccioli -, sottoposti per altro a privazioni e tenuti in pessime condizioni. Così quando gli agenti della polizia di Stato del commissariato Secondigliano sono intervenuti, ieri pomeriggio, i cani hanno fatto loro le feste, felici di aver trovato qualcuno che potesse salvarli. Così è stato. I poliziotti sono intervenuti a Napoli in via Cupa Cavone, al quartiere Miano: in una zona campestre era stata eretta una struttura abusiva adibita ad abitazione e deposito. L’edificio, composto da due stanze più servizi, era stato eretto in maniera del tutto abusivo, con tutti i confort: acqua corrente, allaccio elettrico, mobili e camin. Vicino all’abitazione erano stati costruiti un ricovero per gli attrezzi da giardinaggio e un ricovero per i cani, entrambi in muratura.

Nel ricovero trovavano riparo i tre pitbull, lasciati senza cibo e acqua. All'interno della struttura la polizia ha trovato una prima busta contenente circa 50 grammi di marijuana. Altra droga, circa 900 grammi di hashish, è stata invece trovata all’interno dell’intercapedine della stanza da letto. I proprietari della costruzione abusiva pensavano forse che la presenza degli animali, accusati spesso di essere una razza aggressiva, avrebbe "protetto" gli stupefacenti. Invece i cani, tutti sprovvisti di microchip, si sono rivelati subito non aggressivi e giocosi. Sono stati accuditi, rifocillati e affidati temporaneamente all’ospedale veterinario presso l’Asl Napoli 1 centro, in attesa di qualcuno che voglia adottarli. Tutti gli edifici abusivi sono stati sequestrati: proseguono adesso le indagini della polizia per individuarne gli utilizzatori.

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26 novembre 2018

Gattuso risponde a Salvini e diventa il nuovo leader della sinistra

Che il nuovo leader della sinistra italiana possa essere Gennaro Gattuso è poco credibile, ma quello che hanno fatto notare gli utenti di Twitter è che "ha fatto più opposizione lui in 5 minuti che tutta la sinistra in cinque mesi". Mentre Andrea Salerno, direttore di La7, propone di mandarlo a Bruxelles nelle trattative con Juncker.



Gattuso contro Salvini. i social: "La sinistra riparta da Che Ringhio"

In seguito alle polemiche tra l'allenatore del Milan e il ministro dell'interno, su Twitter si scatena l'ironia

Gli strascichi del pareggio con la Lazio in casa Milan non si sono manifestati solo a Milanello. Il giorno dopo la partita dell'Olimpico i rossoneri hanno scoperto di avere in panchina il nuovo leader dell'opposizione. Gennaro Gattuso ha risposto alle critiche di Salvini. Il ministro dell'interno aveva detto: "Non capisco perché non abbia fatto i cambi", immediata la risposta del tecnico rossonero: "Io non parlo di politica perché non capisco nulla. A Salvini dico di pensare alla politica perché con tutti i problemi che abbiamo nel nostro Paese, se il vicepremier parla di calcio significa che siamo messi male". I social hanno eletto il loro leader: "Che" Ringhio. E sotto il basco del Guerrillero heroico di Korda, ci finisce il tecnico del Milan.

Mentre Ringhio veniva incoronato da twitter leader della sinistra, Matteo Salvini ha abbassato il tiro. Il leader leghista ha infatti specificato: "Gattuso è il miglior allenatore che il Milan possa avere e io ho parlato da tifoso. Diciamo che magari con qualche cambio sarebbe però finita in maniera diversa". 

Che il nuovo leader della sinistra italiana possa essere Gennaro da Corigliano pare improbabile, quello che però fanno notare gli utenti del social network è che "ha fatto più opposizione lui in 5 minuti che tutta la sinistra in cinque mesi". Mentre Andrea Salerno, direttore di La7, propone di mandarlo a Bruxelles nelle trattative con Juncker.


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25 novembre 2018

Cinque milioni di uomini vittime delle donne

Senza nulla togliere alla gravità della violenza maschile sulle donne, è opportuno far notare, contro un'informazione unidirezionale e una cultura dominante che procede per stereotipi e pregiudizi, che anche il maschio può essere vittima della violenza femminile. In forme diverse, ma sempre di violenza parliamo.


Cinque milioni di uomini ogni anno sono vittime delle violenze femminili

È raro che uccidano. Ma ricattano, umiliano e distruggono economicamente i compagni

Senza nulla togliere alla gravità della violenza maschile sulle donne, credo sia giunto il momento di coniare un nuovo termine anche per il fenomeno opposto: maschicidio. Perché anche il maschio può essere vittima della violenza femminile.

Di certo lo è dell'informazione unidirezionale e di una cultura dominante che procede per stereotipi e pregiudizi: la donna è sempre docile incolpevole vittima e l'uomo sempre carnefice e bastardo. Ma la verità sta sempre in mezzo. Dopo l'elezione di Donald Trump e l'apertura del vaso di Pandora sui media che nascondono, insabbiano o discreditano modificando la verità secondo ideologia (o stereotipi), è emerso il bisogno di autenticità. Di una verità tale a trecentosessanta gradi, la sola capace di darci gli strumenti per risolvere il gap culturale che permette ancora differenze sostanziali tra uomini e donne. E che può fornirci forse perfino la soluzione per diminuire il numero dei femminicidi, costante nel tempo nonostante i passi avanti anche legislativi.

Non possiamo dunque non tenere conto, quando osserviamo il fenomeno del femminicidio, dell'altra faccia della medaglia: la condizione maschile, l'emancipazione psicologica dell'uomo, i pregiudizi legati al concetto di maschio e il tabù che riguarda la violenza femminile sul sesso opposto. Violenza che esiste - anche se raramente ha dinamiche omicidiarie - e che riguarda la psiche, il portafogli e perfino la sessualità. In Italia sono poche le indagini in questo senso. Una di queste - passata quasi inosservata - è stata effettuata nel 2012 da una equipe dell'Università di Siena su un campione di uomini tra i 18 e i 70 anni. La metodologia è la stessa utilizzata dall'Istat nel 2006, per la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne e che ancora oggi vengono riportati con grande enfasi. Secondo l'indagine dell'Università di Siena, nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l'incolumità personale e portare al decesso.

Una differenza rilevante questa, che in parte giustifica la maggiore attenzione al femminicidio. Nella voce «altre forme di violenza» dell'indagine (15,7%) compaiono tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l'auto, mani schiacciate nelle porte, spinte dalle scale. Come gli uomini anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse: critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%). Nulla di nuovo rispetto alle ricerche sulla violenza nell'ambito delle relazioni intime condotte in altri paesi, dove c'è una maggiore propensione a studiare il fenomeno tenendo conto di entrambi i sessi.

In una ricerca effettuata nel 2015 nell'ambito del progetto europeo Daphne III sulla violenza nelle dinamiche di coppia e che coinvolge 5 paesi tra cui l'Italia, analizzando un campione di giovani tra i 14 e i 17 anni: le ragazze che hanno subito una forma di violenza sessuale variano dal 17% al 41% in base all'entità dell'aggressione e i ragazzi dal 9% al 25%. Allora, tenendo conto del fatto che la violenza femminile sugli uomini è di entità più lieve, non possiamo negarla. Dobbiamo prendere atto che il problema della così detta violenza di genere va affrontato da un nuovo punto di vista. Gli sportelli antiviolenza, per esempio, sono attualmente dedicati per lo più alle donne e, come afferma Luca Lo Presti, Presidente di Fondazione Pangea, non sono sempre in grado di gestire la richiesta di aiuto del sesso opposto. «Oggi siamo al paradosso - sostiene Lo Presti - che un uomo cosciente di avere un problema legato alla mancanza di controllo della violenza e che chiede aiuto perché ha paura di ferire a morte la compagna, si trova di fronte a muri altissimi. Quando si presenta in un centro antiviolenza ci sono casi in cui viene aggredito psicologicamente e criminalizzato come se dovesse pagare per tutti, in quanto ritenuto parte di una categoria di esseri umani sempre carnefici». Oppure capita che se un uomo è vittima di una forma di violenza e trova il coraggio di denunciare - nonostante il rischio di derisione perché dimostra una fragilità non consona allo stereotipo di virilità e forza -, allora non è creduto. Perché il cliché lo vuole capace di reagire al sopruso senza fare una piega. In un caso e nell'altro non c'è soluzione. Senza la capacità di ascolto e di aiutare gli uomini concretamente a gestire gli impulsi distruttivi o a risanare una ferita dovuta ad abusi subiti da una donna, non ci sarà mai la possibilità di risolvere un problema profondo e articolato come quello della violenza domestica. Oltre il genere però. Perché il centro di tutto non siano i maschi o le femmine, ma la persona.

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24 novembre 2018

Sconosciuto si presenta all'asilo: «Devo prendere due bambine»

Si presenta in un asilo e chiede di portare via due bambine. Da come è stata riportata, la notizia è un po' lacunosa e non si capisce se l'uomo conoscesse o meno le bambine e soprattutto che fine abbia fatto dopo che sono stati contattati i genitori. A parte il titolone, non c'è altro.


Sconosciuto si presenta all'asilo: «Devo prendere due bambine»

«Devo prendere due bambine». Giallo all'asilo Piccolo Principe di Campagna Lupia a Venezia. Ieri mattina un uomo si sarebbe presentato nell'asilo comunale chiedendo di poter portare a casa due bambine. La maestra, seguendo il regolamento scolastico e non riconoscendo l'uomo come familiare, avrebbe chiesto allo stesso individuo di esibire la delega che lo autorizzava a prelevare appunto i minori. In questo caso, come detto, due bimbe.

Permesso che a quanto pare l'uomo non aveva con sé. A quel punto una seconda insegnante sarebbe intervenuta decidendo di chiamare i genitori delle bambine, senza avere però la conferma che l'uomo fosse autorizzato a portarle con sé. 

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23 novembre 2018

Una scatola di legno sfida cemento e acciaio

Uno studio di architettura svedese, ha progettato e realizzato un edificio residenziale di sei piani, in legno, come risposta a una crescente domanda di abitazioni a prezzi accessibili. The Wooden Box House, questo il nome del progetto, contiene 20 appartamenti dalle dimensioni ridotte ma dotati di ogni comfort.


Svezia. Una scatola di legno sfida il cemento e l’acciaio

Spridd realizza una residenza multipiano di legno che fornisce un’alternativa sostenibile per le strutture di grande scala.

Lo studio di architettura Spridd, con sede a Stoccolma, ha completato un edificio residenziale di sei piani in legno a Linköping, in Svezia. Il progetto è la risposta a una crescente domanda di unità residenziali a prezzi accessibili nel contesto delle sfide imposte dal cambiamento climatico al settore delle costruzioni.

The Wooden Box House contiene 20 appartamenti duplex compatti ed è stato sviluppato in occasione di Vallastaden Housing Expo come parte di un progetto urbano più ampio. Sia la struttura che il rivestimento esterno sono in legno e definiscono una silhouette netta, scatolare. La fascia di balconate che circonda l'edificio è ancorata alla struttura del tetto; in facciata questa si presenta come una struttura scheletrica in tensione con la solidità della scatola di legno. Spridd ha previsto che nel tempo le superfici esterne otterranno una patina grigia e opaca. Gli interni sono accessibili attraverso i balconi, uno spazio che offre la possibilità ai residenti di incontrarsi e interagire. The Wooden Box house è stata progettata per consentire un processo di costruzione veloce ed efficiente, nonché una facile manutenzione.











Progetto: The Wooden Box House Programma: Residenza Luogo: Vallastaden, Linköping, Svezia Architetto: Spridd Team di progetto: Ola Broms-Wessel, Klas Ruin, Ann Bexelius, Dajana Hercigonja Pudak, Jakob Wiklander Strutture in legno: Moelven Area: 1200 mq Completamento: 2017

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22 novembre 2018

Olio di semi in offerta, rissa tra clienti


Accade a Palermo, in un supermarket della nota catena di discount: il video postato su Facebook ha già fatto il giro del web: nelle immagini i clienti assaltano il banco con le bottiglie di olio, fino quasi ad azzuffarsi. Partono offese (figlio di puttana), spintoni, spallate, tutto per qualche bottiglia di olio in più.




Olio di semi è in offerta, rissa tra clienti al Lidl di Palermo

Lo sconto ha fatto scattare la corsa allo scaffale, dove tra urla spintoni e offese la gente cercava di prendere più bottiglie possibili

Scene di follia in un supermarket della Lidl a Palermo per un'offerta sull'olio di semi. La catena della grande distribuzione aveva deciso di applicare sul prodotto un super sconto vendendo due bottiglie al prezzo di una. E come si vede in un video pubblicato su Facebook e ripreso da un cliente del supermercato, la gente - tra urla, spintoni e offese - ha cominciato a prendere d'assalto lo scaffale per portarsi a casa più confezioni possibili. Ad un certo punto si vede anche un cliente che porta via l’olio di semi dal carrello di un altro cliente, ma quest’ultimo si accorge del "furto" e i due litigano per contendersi la confezione

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21 novembre 2018

Grosso guaio a Shanghai per Dolce & Gabbana: Cina bruciata!

Una importante sfilata che si sarebbe dovuta tenere oggi a Shanghai, è stata cancellata dopo una storia di spot accusati di razzismo e messaggi offensivi di Stefano Gabbana (che però sostiene non siano suoi). Per la serie: sbagli un post e ti giochi milioni di euro.





Il gran guaio di Dolce & Gabbana in Cina

Un’importante sfilata dell’azienda italiana Dolce & Gabbana che si sarebbe dovuta tenere oggi a Shanghai, in Cina, è stata cancellata – non è ancora chiaro se da D&G o dall’Ufficio per gli affari culturali della città – in seguito alle accuse di razzismo rivolte all’azienda e al suo stilista Stefano Gabbana. Il caso è iniziato con i video usati da D&G per promuovere la sfilata, giudicati molto stereotipati da molte persone online, e si è aggravato dopo che DietPrada, uno degli account di moda più seguiti su Instagram, ha pubblicato uno scambio di messaggi con Stefano Gabbana, uno dei due fondatori e stilisti del marchio, che esprimeva opinioni estremamente razziste e offensive verso la Cina. Gabbana e D&G si sono difesi soltanto qualche ora dopo, mentre sui social network la storia arrivava ovunque, dicendo che i loro account erano stati hackerati. Ma cominciamo dall’inizio.

La storia è iniziata lunedì con la diffusione online da parte di D&G di tre video con una modella asiatica che cerca di mangiare cibo italiano – pizza, spaghetti e un cannolo siciliano – con le bacchette. I video, accompagnati dall’hashtag #DGLovesChina e #DGTheGreatShow, dovevano promuovere la sfilata di Shanghai ma sono stati ricevuti malissimo: sono stati accusati di riproporre un’immagine stereotipata della Cina che non esiste più, tra lanterne, musichette ridicole e rosso ovunque, e di essere non solo ignoranti ma anche derisori. Il video con il cannolo ha anche un certo grado di sessismo, con una voce maschile fuori campo che dice alla ragazza: “è troppo grande per te?” Le polemiche hanno causato la rimozione dei tre video da Weibo – social media usatissimo in Cina – nel giro di 24 ore; su Instagram invece sono ancora visibili.

Un popolare account di Instagram che si chiama DietPrada – considerato molto temuto dalle case di moda e che da anni ha un pessimo rapporto con Dolce & Gabbana – ha criticato aspramente la campagna, e ha pubblicato gli screenshot dei messaggi privati tra Michaela Tranova, una collaboratrice di DietPrada, e Stefano Gabbana. Tranova aveva chiesto conto a Gabbana dei video e aveva ricevuto in risposta da Gabbana una serie di messaggi a cascata in cui insultava la divisione cinese della sua azienda per aver cancellato i video dai social network cinesi, e la Cina in generale: «D’ora in poi dirò in tutte le interviste che faccio che la Cina è un paese di merda e che può stare tranquilla, viviamo benissimo senza di te».

Secondo Gabbana – che da tanto tempo usa Instagram molto e in modo molto disinvolto e poco istituzionale – i video erano immaginati come un tributo che mostra semplicemente la realtà della Cina: se i cinesi si sono offesi – Gabbana ha anche indugiato sul fatto che i cinesi mangiano i cani – sono loro a sentirsi inferiori, e non Dolce & Gabbana a essere razzista. Negli ultimi messaggi di Gabbana c’è scritto: «Cina Ignorante Mafia sporca puzzolente». In un messaggio rivolto a DietPrada, invece: «Pensi che abbia paura dei tuoi post? Ahahahaha».

Gli screenshot dei messaggi di Gabbana sono stati condivisi su Weibo centinaia di volte, aumentando l’indignazione e portando poco dopo diversi attori, modelli e altre celebrità cinesi a decidere di non partecipare più alla sfilata, e annunciarlo pubblicamente; anche la direttrice di Vogue China Angelica Cheung ha annullato la sua presenza e le agenzie Bentley e Xing Li hanno detto che non avrebbero mandato le loro modelle in passerella.

Alla fine l’evento è stato cancellato e l’azienda Dolce & Gabbana si è scusata, dicendo che i suoi account sono stati hackerati e che i messaggi in questione non erano autentici: «Siamo molto dispiaciuti per i disagi provocati da questi post, commenti e messaggi diretti non autorizzati. Per la Cina e la sua gente proviamo soltanto rispetto». Stefano Gabbana ha pubblicato su Instagram uno screenshot della conversazione con Tranova con sopra scritto in rosso “Not Me”, “Non sono io”.

Le conseguenze economiche di questo guaio potrebbero essere molto rilevanti.

Dolce & Gabbana sta cercando, come molte aziende di moda, di penetrare nel mercato cinese, uno dei più propensi a spendere nel mondo del lusso. Secondo un rapporto del giornale cinese LinkShop, nel 2016 la zona dell’Asia e del Pacifico ha rappresentato più del 30 per cento della quota di mercato di Dolce & Gabbana. Non è comunque la prima volta che Dolce & Gabbana si trova al centro di controversie per commenti giudicati inappropriati, e non è la prima volta che hanno a che fare con la Cina. Nell’aprile 2017 era già stata accusata di razzismo nella sua prima campagna #DGLovesChina, quando aveva dipinto Pechino come una città retrograda e impoverita dove spiccavano pochi modelli bellissimi vestiti D&G.

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20 novembre 2018

Spettacolari altocumuli lenticolari

Spettacolari nuvole circolari, chiamate in gergo: altocumuli lenticolari 


Wikipedia - L'altocumulus lenticolaris è un tipo di altocumulo caratterizzato da una tipica forma a lente; queste nubi sono spesso associate alla formazione di un'onda orografica, fenomeno che può risultare molto pericoloso per il volo.

L'aria segue traiettorie ondulate, come se anche dopo aver superato il crinale della montagna seguisse ancora la traiettoria originale, caratterizzata appunto da moti ascendenti e discendenti che possono portare alla formazione di vortici (detti rotori) e turbolenze che disturbano la navigazione aerea, soprattutto nel caso di velivoli leggeri come un deltaplano o un parapendio.

Tuttavia l'utilizzo di alianti opportunamente attrezzati con impianti di ossigeno, permettono lo sfruttamento di queste correnti per raggiungere quote molto elevate, anche oltre gli 8 000 m.

19 novembre 2018

Il "mistero" dell'iceberg a forma di rettangolo

La NASA ha reso pubblica l’immagine di un grande iceberg che, per la sua forma perfetta, sembrerebbe tagliato da una mano umana. Invece è stato plasmato dalla natura.



Il "mistero" dell'iceberg tagliato a forma di rettangolo

A guardarla in foto, con la sua forma che sembra perfettamente rettangolare, viene da chiedersi chi possa averlo tagliata in quel modo (e con quali strumenti affilatissimi!). E invece l'immensa isola di ghiaccio formatasi al largo dell'Antartide - e fotografata da alcuni ricercatori della Nasa durante la missione scientifica chiamata Operation IceBridge - si è formata in modo assolutamente naturale.  

NATURALE! La sua particolare sagoma ovviamente desta meraviglia, a maggior ragione se la si confronta con quella dei molti altri blocchi di ghiaccio che sfoggiano le forme più diverse. Quando si pensa agli iceberg, infatti, l'immaginazione corre subito all'immagine di enormi guglie, cupole e antri di ghiaccio. Questi però sono solo una parte degli iceberg che si possono formare. Ne esistono infatti anche di un altro tipo (i "tabulari") che sono costituiti da enormi lastre di ghiaccio con pareti laterali quasi verticali e con la parte superiore quasi piatta.

«Per immaginare come si forma un corpo di ghiaccio di questo tipo», spiega Kelly Brunt della University of Maryland, «bisogna pensare a un'unghia che cresce nel tempo. Dopo un po' che non la tagliamo, finisce per spezzarsi in modo naturale e questo, molto spesso, avviene seguendo linee geometriche quasi perfette, lineari».

È così che nascono enormi isole di ghiaccio come quella che, nei primi anni 2000, si staccò dalla piattaforma antartica: quell'iceberg da record fu ribattezzato B-15 e aveva un’estensione paragonabile a tre volte la Valle d'Aosta. Ciò che agisce principalmente a far spezzare gli iceberg con queste forme è l'acqua che si insinua da sotto, nelle fratture presenti nei ghiacci. L'acqua erode il ghiaccio nel tempo finché non si forma una fessura che determina l’allontanamento del blocco di ghiaccio dal resto.

MA È TUTTO RETTANGOLARE? Al momento la NASA non ha pubblicato informazioni sulle dimensioni del recente "rettangolo di ghiaccio", anche se, secondo Kelly Brunt, dovrebbe essere lungo almeno un paio di chilometri. Soprattutto non si hanno ancora immagini dell'iceberg nella sua interezza e dunque non è detto che sia davvero un rettangolo: la parte non inquadrata nella fotografia, infatti, potrebbe avere anche un profilo irregolare, facendo perdere all'iceberg gran parte dell'appeal che, in queste ore, gli vale l'attenzione di appassionati di scienza e di semplici curiosi...

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18 novembre 2018

Simbolo fallico in cielo: condannati due Marines

Lo scorso 23 ottobre nei cieli della California – ma sarebbe meglio dire sugli schermi radar – sopra il lago Salton nel sud della California non lontano dalla città di San Diego, è comparso un enorme pene. 



Disegnano pene in cielo: due piloti dei Marines messi a terra in California

Lo scorso 23 ottobre nei cieli della California – ma sarebbe meglio dire sugli schermi radar – sopra il lago Salton non lontano dalla città di San Diego, è comparso un enorme pene.

Non si tratta di fantomatiche scie chimiche, nemmeno di un messaggio alieno, ma è la burla di due piloti dei Marines del 101esimo Marine Fighter Attack Trainig Squadron di stanza a Miramar, la ben nota base dell’Us Navy già sede della scuola di specializzazione al combattimento aereo manovrato chiamata Top Gun, poi trasferitasi, nel 1996 a Fallon in Nevada.

I due piloti, con la traccia del loro transponder prontamente individuata da appassionati – e anche dalle autorità militari – hanno fatto comparire sugli schermi radar un disegno inequivocabilmente di forma fallica senza tuttavia lasciare alcun tipo di scia visibile ad occhio nudo in cielo.

Tanto è bastato, però, a che il comando dei Marines decidesse di mettere a terra i due in attesa che sia conclusa la commissione di inchiesta. Il maggiore Josef Patterson, portavoce del terzo Marine Aircraft Wing di cui il 101esimo gruppo fa parte, ha specificato che il velivolo era un turboelica da addestramento T-34C Mentor e allo stesso tempo non ha voluto divulgare i nomi dei piloti coinvolti sottolineando che non è chiaro se si tratti di un istruttore o di un allievo in addestramento.

“L’equipaggio del T-34C è sotto inchiesta per aver volato con un profilo che raffigurava un’immagine oscena e attualmente non effettuano operazioni di volo in attesa del procedimento investigativo in essere. Sebbene messi a terra, i due aviatori del corpo dei Marines stanno provvedendo a fornire supporto vitale per le mansioni dello Stormo” sono state le parole esatte del maggiore Patterson aggiungendo che “i marines e marinai del terzo Marine Aircraft Wing operano ai più alti livelli che ci si aspetta da parte di un pilota da caccia e sono portatori dei nostri valori fondamentali come onore, coraggio e dedizione”.

Non è la prima volta che accade qualcosa del genere: a novembre dell’anno scorso la Us Navy fu costretta a scusarsi quando l’equipaggio di un EA-18G Growler della Nas (Naval Air Station) di Whidbey Island disegnò una chiara forma fallica nei cieli di Okanogan nello stato di Washington.

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17 novembre 2018

Chiede i danni all'ex fidanzato: “Aveva un pene..."

La 29enne ha citato in giudizio il 37enne suo ex fidanzato sostenendo che l’organo sessuale di lui avrebbe dilatato le pareti della vagina tanto da costringerla ad un intervento chirurgico ricostruttivo. La donna ora chiede al tribunale di costringere il suo ex a pagare l’intervento.



Si lasciano e lei chiede i danni: “Aveva pene troppo grosso, mi ha danneggiato la vagina”

Quando una relazione tra una coppia si concluse purtroppo spesso si finisce in tribunale tra giudici, avvocati e recriminazioni reciproche, accompagnate a volte da richieste cospicue di denaro. Così è stato anche per  una coppia di amanti africana che però, come raccontano i giornali locali, è finita in tribunale per una motivazione molto più singolare. 

La donna, una 29enne dello  Zimbabwe di nome Silindile Mangena, infatti ha richiesto al suo ex un risarcimento danni pari a circa 9 mila euro sostenendo che il pene del suo partner era talmente grosso da averle provocato lesioni alla vagina. La donna ha citato in giudizio il 37enne Mugove Kurima sostenendo che il suo organo sessuale avrebbe dilatato le pareti della vagina tanto da costringerla ad un intervento chirurgico.

La donna infatti sta pianificando di sottoporsi ad una operazione di ricostruzione dell'organo sessuale in Sud Africa che ha un costo elevato ma che ritiene necessario per migliorare la sua sessualità futura e per questo ora chiede al tribunale di costringere il suo ex a pagare l'intervento. 

La 29enne nel suo ricorso ha assicurato che le sue parti intime erano normali prima di incontrare l'uomo nel 2016 ma che durante i continui rapporti sessuali si è dilatata. Non avrebbe recriminato niente fino a che stavano insieme ma quando i due si sono lasciati, nel maggio scorso, ha deciso di citarlo in giudizio.

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16 novembre 2018

Trattamento anti-rughe thailandese

Negli Stati Uniti sta spopolando un nuovo e insolito trattamento di bellezza, costa dalle 250 ad oltre 300 euro a seduta e aiuterebbe a riattivare la circolazione nei punti giusti e a distendere l’epidermide.


20 minuti di schiaffi, il trattamento anti-rughe da 300 euro

L’idea arriva dalla Thailandia, terra in cui la bellezza è un tema molto sentito e dove le donne, ormai da anni, si sottopongono al face-slapping per rimanere giovani e belle.

Cosa consiste: si tratta di uno schiaffeggiamento che aiuta a riattivare la circolazione nei punti giusti e a distendere l’epidermide, favorendo la scomparsa delle rughe e regalando una pelle giovane e luminosa.

L’idea è stata esportata dalla Thailandia in America, come riferiscono alcuni reporter, in particolare a San Francisco, dove il Tata Massage offre questo trattamento per un numero selezionato di clienti. Venti minuti di schiaffi costano 350 dollari (circa 300 euro), mentre per un trattamento completo bisogna pagare mille dollari. In questo caso si ha diritto a quattro sedute in un mese.

Il beauty center possiede una “schiaffeggiatrice” professionista. Si tratta di Rassameesaitarn “Tata” Wongsirodkul, una massaggiatrice thailandese che a quanto pare non ha nessun timore di alzare le mani.

La donna ha spiegato che il trattamento è molto efficace e che i suoi effetti durano sino a sei mesi. “L’importante è che nel frattempo ci si prenda cura di sè e non si prendano troppi chili in eccesso”.

Il face-slapping porta allo scoperto la bellezza nascosta del viso senza utilizzare procedure invasive”. D’altronde Rassameesaitarn “Tata” Wongsirodkul è una vera e propria esperta in questo ramo, infatti è una delle poche massaggiatrici che è stata istruita da Kung Khemika una delle maggiori maestre nell’arte dello “schiaffeggiamento” e proprietaria di un centro specializzato situato a Bangkok.

In pochi mesi il face-slapping è divenuto una vera e propria moda e ora i clienti fanno la fila per poter essere schiaffeggiati per 20 minuti pagando 300 euro.

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15 novembre 2018

Sgarbi, una notte da leone in autogrill - VIDEO

Vittorio Sgarbi traballa, ma la politica questa volta non c'entra nulla. L'alcol invece sì. Il sindaco di Sutri giovedì scorso si è concesso una serata mondana sopra le righe, ''una notte da leone'' che è terminata però sul pavimento di un autogrill.




Sgarbi, una notte da leone in autogrill

Il sindaco di Sutri, dopo un galà a Roma, finisce ko sul pavimento del locale

SUTRI - Vittorio Sgarbi traballa, ma la politica questa volta non c'entra nulla. L'alcol invece sì. Il sindaco di Sutri giovedì scorso si è concesso una serata mondana sopra le righe, ''una notte da leone'' che è terminata però sul pavimento di un autogrill.

Al Palazzo Brancaccio di Roma è andato in scena il galà dell'associazione Giusta Causa, un centro studi che offre assistenza e tutela alle vittime di malasanità. Tanti i vip e vippini presenti alla cena/evento, tra cui il critico d'arte. I flash e i selfie non sono mancati, così come i brindisi. Un po' troppi quelli fatti da Sgarbi che sembra reggere meglio gli equilibri di maggioranza che i bicchieri di vino. Eloquente uno scatto pubblicato su Instagram da una sua collaboratrice.

Dopo il party romano, l'onorevole è ripartito in auto con i suoi assistenti in direzione Viterbo. Verso le 3 del mattino la sosta in autogrill che si è trasformata in uno show. In un video girato da uno smartphone si vede infatti il sindaco, ubriaco, riverso sul pavimento del locale mentre la sua collaboratrice, anche lei finita a terra, tenta di rimetterlo in piedi.

La mattina dopo, a Tarquinia, Sgarbi ha partecipato ai funerali di Omero Bordo. Alle 14.30, invece, era in programma a Sutri il consiglio comunale. L'assemblea è stata annullata dallo stesso primo cittadino, un'ora prima dell'inizio, ufficialmente per la necessità di ''ulteriori approfondimenti su alcune questioni che riguardano la città''.

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14 novembre 2018

Chiamano il figlio Adolf Hitler

Una coppia di nazisti strampalati, formata dal 22enne Adam Thomas e dalla compagna trentottenne Claudia Patatas, è finita sotto processo per il nome dato al proprio figliuolo: Adol Hitler Thomas. Ma si può essere più coglioni? Ma poi, chi cavolo c'era all'anagrafe del loro paese, quando hanno registrato il piccolo Führer?


Chiamano il figlio Adolf Hitler, coppia neonazista condannata in Gran Bretagna

Tre militanti britannici di estrema destra, fra cui una coppia che ha dato al figlio il nome Adolf Hitler, sono stati condannati per istigazione all'odio e diffusione di idee neonaziste, razziste o improntate al suprematismo bianco di marca americana. Il processo si è concluso oggi col verdetto di colpevolezza emesso da una giuria dinanzi alla Birmingham Crown Court, nella regione inglese delle Midlands in cui i tre sono residenti.

Si tratta del 22enne Adam Thomas, e della sua compagna Claudia Patatas, 16 anni più grande (papà e mamma del piccolo Adolf Hitler Thomas), nonché di un terzo complice, Daniel Bogunovic, 27 anni di Leicester. Tutti e tre risultano aver fatto parte di National Action, sigla neonazi messa fuori legge nel Regno Unito nel 2016 per «terrorismo», ma poi rinata con altre denominazioni. Durante il processo sono state fra l'altro mostrate immagini di Adam Thomas che culla mascherato da esponente del Ku Klux Klan il suo bebè. Immagine che l'imputato ha minimizzato come «un gioco» pur confessandosi apertamente «razzista».

Altri sospetti componenti della cellula neonazista, indicata come «terrorista» dalla pubblica accusa, saranno giudicati più avanti. Fra di loro vi sono tre amici dei condannati, già dichiaratisi colpevoli. Nelle indagini sono stati inoltre coinvolti almeno tre militari dell'esercito di Sua Maestà, tutti sospettati di simpatie di ultradestra, che risultano essere stati avvicinati agli ambienti di National Action dal caporale Mikko Vehvilainen, 34 anni, reduce decorato dell'Afghanistan fra le file del Royal Anglian Regiment, condannato già a marzo a 8 anni di carcere in quanto promotore reo confesso di attività e progetti razzisti. Vehvilainen, assertore dell'idea di «una guerra di civiltà fra razze» aveva fra l'altro cercato di costituire una piccola milizia armata che immaginava potesse garantire la difesa di un contesto etnico «interamente bianco» nel suo villaggio di residenza, in Galles.

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13 novembre 2018

Aurora Ramazzotti: “Papà mi ha beccata in bagno con 3 persone”

Aurora Ramazzotti ha rivelato alcuni dettagli inediti della sua vita. Tra questi, la prima volta e il primo bacio, quando fu beccata da papà Eros.


Aurora Ramazzotti confessa: “Papà mi ha beccata in bagno con 3 persone”

La figlia di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker sta guadagnando sempre più spazio nel mondo dello spettacolo. In un’intervista ha raccontato alcuni retroscena della sua vita, alcuni dei quali particolarmente hot: “Ero in bagno e ad un certo punto è entrato mio padre. Mi ha beccata insieme ad altre tre persone”.

Aurora Ramazzotti: rivelazione hot

La giovane Aurora ha raccontato alcuni dettagli inediti della sua vita. Tra questi, la sua prima volta: “La prima volta che ho fatto l’amore? Avevo 18 anni ed è stato il giorno del compleanno di mia madre. Non lo dimenticherò mai. Mamma sa tutto, tra di noi non ci sono filtri.”. La rivelazione hot però riguarda il suo primo bacio: “Avevo 12 anni, l’ho dato ad un amico conosciuto alle Maldive. Lo avevo invitato al mio compleanno perché in quel periodo non avevo amici. Ci stavamo baciando in bagno e proprio in quel momento è entrato mio padre e ci ha beccato”. Ma Aurora non era sola con l’amico, “In quel periodo mi piaceva limonare in gruppo.

Aurora a Scherzi a Parte

Aurora Ramazzotti è stata recentemente vittima di uno scherzo, in occasione della prima puntata di Scherzi a Parte. Con la complicità di mamma Michelle, lo scherzo ha avuto luogo nella palestra frequentata dalla giovane. Lei e la madre stavano seguendo un corso, quando Michelle si è allontanata dalla sala. Subito dopo ad Aurora è stato chiesto di uscire. Davanti a lei la madre che, allungata su un lettino, le ha raccontato di essere caduta e di essersi fatta molto male. I soccorritori non facevano altro che peggiorare il quadro clinico facendo preoccupare la giovane vittima. Dopo qualche lacrima versata, ad Aurora è stato svelato lo scherzo.

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12 novembre 2018

La creatura di Grasso e Boldrini si scioglie

La miseranda fine di Liberi e Uguali, nato soltanto per ripicca contro Renzi - titola Affari Italiani che prosegue -. Con l'ennesima scissione a Sinistra muore LeU, ma i vari Boldrini, Grasso, Speranza, Bersani & co. restano sulle spalle del contribuente.


Liberi e Uguali non esiste più

A meno di un anno dalla sua fondazione, l'alleanza guidata da Pietro Grasso si è definitivamente sfaldata

Sabato scorso il coordinamento di Articolo 1 – MDP, il partito formato dai dirigenti usciti dal PD all’inizio del 2017, ha annunciato la sua fuoriuscita da Liberi e Uguali, la lista-coalizione messa in piedi prima delle ultime elezioni politiche. «Vogliamo rimetterci in discussione in un campo nuovo», scrivono i coordinatori del partito guidati dal segretario Roberto Speranza: «Vogliamo costruire una nuova forza della sinistra italiana e, allo stesso tempo, offrire il nostro contributo per riorganizzare, in modo plurale, il campo dell’alternativa alla destra in Italia e in Europa». La decisione, presa a meno di un anno dalla fondazione di Liberi e Uguali, dopo sconfitte elettorali e molti abbandoni e defezioni, segna la fine dell’ennesimo progetto attorno al quale la sinistra italiana ha provato a riunirsi; oppure, sostengono altri, l’inevitabile fine di un cartello elettorale che non ha mai avuto la forma di un partito e voleva soltanto provare a portare i partiti che ne facevano parte oltre la soglia di sbarramento.

La causa ultima del fallimento di questo progetto è stato lo scontro e poi la separazione delle sue due componenti principali: i fuoriusciti del PD, come Pierluigi Bersani e il segretario di Articolo 1-MDP Roberto Speranza, e il partito Sinistra Italiana, il gruppo che discende da SEL di Nichi Vendola e che oggi è guidato da Nicola Fratoianni. I primi vorrebbero riavvicinarsi – se non proprio rientrare – al Partito Democratico, soprattutto se il prossimo congresso dovesse essere vinto da Nicola Zingaretti (presidente del Lazio e politicamente vicino a molti dei fuoriusciti di Articolo 1-MDP). In altre parole, come ha riassunto il giornalista parlamentare Ettore Maria Colombo sul suo blog: «Il nucleo duro dei bersaniani vuole riconnettersi – sentimentalmente e politicamente – con un PD che torna a rimettere la barra a sinistra mentre non vuole saperne proprio di finire in una ridotta della sinistra radicale».

Sinistra Italiana, invece, con l’appoggio del leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso, non vuole saperne di riavvicinarsi al PD, un partito che considerano troppo centrista e quindi politicamente inavvicinabile. I suoi dirigenti preferiscono stringere alleanze a sinistra, per esempio con il Movimento “Dema” che sta elaborando da tempo il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Con la separazione di queste due componenti (la prima si riunirà autonomamente venerdì prossimo a Roma, la seconda ha già fatto la sua prima riunione lo scorso 3 novembre) il progetto Liberi e Uguali è definitivamente tramontato, anche se probabilmente resterà ancora formalmente unito alla Camera, dove grazie a una deroga i suoi 14 deputati sono riusciti a formare un gruppo autonomo. Non è ancora chiaro invece cosa sarà del nome e del simbolo (Grasso sembrerebbe intenzionato a continuare a utilizzarlo).

La separazione non è stata la prima nel percorso dell’alleanza, frammentato e per molti dei suoi militanti doloroso e faticoso. Nato nel dicembre del 2017, Liberi e Uguali aveva l’ambizione di raccogliere sotto le sue bandiere tutti gli elettori delusi dal Partito Democratico e dal suo segretario Matteo Renzi, confermato alle primarie di quell’anno. L’obiettivo dichiarato dell’alleanza era sottrarre consensi tra i vecchi militanti di sinistra, tra i giovani precari, tra le donne e gli altri gruppi sociali che si erano sentiti trascurati dal PD: e farlo mettendo insieme la sinistra di governo, rappresentata da dirigenti come l’ex segretario del PD Bersani, e quella di protesta proveniente da SEL.

L’alleanza si ispirava chiaramente al leader laburista britannico Jeremy Corbyn e alla sua “riscoperta” di una serie di slogan e di valori della sinistra tradizionale. Il suo motto era la traduzione letterale del più noto degli slogan di Corbyn: “Per i molti non per i pochi”. Prima delle elezioni molti sondaggi davano il partito sopra il 5 per cento e lo indicavano come forza determinante per la vittoria o la sconfitta del PD in numerosi collegi del centro Italia. Negli ultimi giorni della campagna elettorale i leader dell’alleanza apparivano sicuri di sé e pieni di ottimismo.

Il risultato però non è stato all’altezza delle aspettative: LeU ha ottenuto un pessimo risultato alle elezioni, appena un milione di voti, il 3,4 per cento in totale, appena sufficiente a eleggere 14 deputati e 4 senatori. Secondo la gran parte degli osservatori, i dirigenti come Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, che avevano partecipato a tutte le principali scelte di governo dal 2011 fino al 2017, avevano oscurato l’idea che LeU fosse un movimento di rottura con il passato. Le divisioni con Sinistra Italiana avevano reso poi nebulose e complesse le azioni successive al voto, tra chi guardava al PD e chi invece già si immaginava all’opposizione. L’alleanza era stata appesantita anche dalla leadership inesperta e non proprio trascinante di Grasso – che non ha mai avuto nessuna legittimazione popolare, né con delle primarie né con un congresso di partito – e, tranne pochi episodi, era stata incapace di imporre i suoi temi nel dibattito pubblico.

L’alleanza era nata con la promessa di avviare una fase congressuale dopo le elezioni, così da creare un vero partito, ma il risultato inferiore alle aspettative ha iniziato subito a mettere in dubbio il progetto. Il primo a distanziarsene è stato Pippo Civati, leader di Possibile e uno dei primi dirigenti a lasciare il PD in protesta con le politiche del governo Renzi. Alle elezioni del 4 marzo Civati non venne eletto e pochi giorni dopo si dimise dalla guida di Possibile, criticando duramente l’alleanza Liberi e Uguali per il pessimo risultato ottenuto. Due mesi dopo, a giugno, la nuova segretaria di Possibile Beatrice Brignone aveva annunciato il distacco del partito da Liberi e Uguali, considerato un progetto fallimentare.

Nel corso del mese successivo è stata l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ad allontanarsi dall’alleanza. Il 19 luglio è stata eletta presidente onoraria del movimento politico “Futura” (il cui principale animatore però è un ex SEL, Marco Furfaro), pur rimanendo all’interno del gruppo parlamentare LeU. Dopo un altro mese ha iniziato a distaccarsi un altro volto noto del partito, Stefano Fassina, che tra la fine di agosto e l’inizio di settembre ha fondato “Patria e costituzione”, un movimento politico di sinistra radicale e “sovranista”, fortemente euroscettico al punto da essere su certi temi vicino all’attuale governo (Fassina per esempio ha apprezzato la legge di bilancio e invitato il governo a proseguire nel suo scontro con le autorità europee).

Mentre l’alleanza perdeva un pezzo dopo l’altro, il cammino che avrebbe dovuto portare alla nascita di un vero partito proseguiva zoppiccante. Racconta Colombo sul suo blog:

A giugno scorso, i militanti di Leu ricevono la comunicazione dell’inizio del cammino costituente verso la – non scontata, come si vedrà – unificazione fra Si e Mdp. «Un percorso aperto e partecipato che condurrà alla definizione del profilo politico di Leu», scrive Piero Grasso. Un congresso che doveva svolgersi «per tesi» e in due fasi. La prima sarebbe dovuta partire entro giugno con la costituzione del comitato promotore; dal I luglio al 30 settembre si sarebbe potuto aderire a Leu e discuterne le tesi; entro il 10 ottobre la votazione sul «manifesto delle idee». La seconda fase, da ottobre a dicembre, avrebbe dovuto essere, appunto, il vero congresso fondativo.

Solo che alla fine dell’estate le “fasi” non sono partite. Le due componenti del partito avevano capito di avere visioni del tutto diverse sul futuro dell’alleanza e così si è consumata la separazione. Il 3 novembre, e in maniera del tutto indipendente dal percorso congressuale annunciato in precedenza, Sinistra Italiana e Pietro Grasso si sono “autoconvocati” e hanno costituito una serie di “comitati promotori territoriali” il cui scopo è «costituire un partito di sinistra autonomo e alternativo ai partiti esistenti, che possa in prospettiva dialogare con le altre formazioni politiche ma forte di un’identità propria, di una proposta politica chiara e di prospettive future condivise». Il prossimo passo è l’assemblea fissata per il 24 novembre. Sarà convocata sotto il simbolo di “Liberi e Uguali”. Con che nome ne uscirà, invece, è difficile prevederlo.

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