30 aprile 2018

Le meraviglie dell'Asia centrale

Sono molto attratto dall'Asia centrale e resto sempre incantato quando vedo le foto delle città uzbeke di Bukhara, Khiva e soprattutto Samarcanda, con la loro bellezza mozzafiato ed i monumenti millenari e sogno prima o poi di fare un viaggio negli "stan", paesi spesso indicati con questa espressione perché così finisce il loro nome: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan. 


Samarcanda (Wikipedia)

Samarcanda è una città dell'Uzbekistan, capoluogo della regione omonima e terza città del Paese per popolazione.

Situata al centro delle principali rotte commerciali asiatiche, Samarcanda, nel corso della sua storia lunga circa 2700 anni, fu parte dell'Impero persiano; successivamente fu sotto influenza araba, poi timuride, uzbeka e in epoche più moderne, fu dapprima sotto l'impero russo e infine parte dell'Unione Sovietica fino al 1991.

La città, il cui etimo significa "fortezza di pietra" si trova lungo la via della seta nel percorso tra la Cina e l'Europa, praticamente al centro dell'Eurafrasia. Si trova a 702 metri s.l.m. e, nonostante si trovi in Uzbekistan, la maggior parte degli abitanti è di lingua tagica. Dal 2001 la città figura nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO sotto il titolo di Samarcanda - Crocevia di culture.










C’è tutto un mondo negli “stan”

Sono i paesi dell'Asia centrale, conosciuti per i loro regimi autoritari e leader bizzarri, e ultimamente anche per nuove importanti ragioni

L’Asia centrale è una regione del mondo che in pochi conoscono davvero, nonostante in passato sia stata un’importante via di passaggio tra Oriente e Occidente: per esempio la celebre Via della Seta – il reticolo di circa 8mila chilometri che si sviluppava tra l’impero cinese e quello romano – passava anche da lì, e una delle città sulle vie carovaniere era Samarcanda, il cui nome conosciamo anche in Italia per la famosa canzone di Roberto Vecchioni. I paesi che fanno parte dell’Asia centrale vengono spesso indicati con l’espressione “stan”, perché così finisce il loro nome: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan (anche Afghanistan e Pakistan finiscono per stan, ma non sono considerati paesi dell’Asia centrale). Gli “stan” hanno diverse cose in comune: per esempio fino alla fine del 1991 facevano parte dell’Unione Sovietica, che è il motivo per cui ancora oggi l’influenza russa da quelle parti rimane molto forte. E poi sono governati da regimi autoritari e sono paesi a maggioranza islamica. Ma non significa che negli ultimi 25 anni gli stan siano riusciti a sviluppare una grande cooperazione reciproca. Un ex ministro del Kirghizistan ha detto: «C’è zero armonizzazione tra noi».

Nonostante la difficoltà iniziale a distinguere uno stan da un altro, l’Asia centrale è una delle regioni più curiose al mondo. Alle sue città spesso definite “capitali del trash” e alle imprevedibili stravaganze dei suoi dittatori, negli ultimi anni si sono aggiunti altri motivi di interesse, un po’ più seri: per esempio gli stan sono tornati a essere una zona contesa dalle grandi potenze straniere, come già era avvenuto in passato, e sono diventati il punto di partenza di molti estremisti islamici che sono andati in Siria a combattere con lo Stato Islamico (o ISIS). L’ultima notizia è di giovedì: il governo turco ha detto che dei tre attentatori che si sono fatti esplodere martedì all’aeroporto internazionale di Istanbul uno era kirghizo e un altro uzbeko.

Il nuovo “Grande Gioco”
Ormai da diversi anni si sente parlare del nuovo “Grande Gioco” in riferimento all’Asia centrale: è un’espressione che non indica nulla di ludico, ma si riferisce alla competizione di potenze esterne per imporre la propria influenza sugli stan. Si dice “nuovo” perché ce ne fu un altro, molto più intenso e risalente al Diciannovesimo secolo, quando gli imperi britannico e russo usarono le loro diplomazie e i loro servizi segreti per imporsi in questa zona di mondo. L’espressione “Grande Gioco” è oggi attribuita all’ufficiale dell’esercito britannico Arthur Conolly: si pensa che fu lui il primo a utilizzarla, nel 1829. Oggi il Grande Gioco coinvolge potenze diverse da quelle di allora, chiaramente: ci sono la Russia, l’Occidente (Europa e Stati Uniti) e la Cina.

La Russia è il paese che continua a esercitare l’influenza maggiore in tutti gli stan: per esempio il russo è rimasto la lingua franca dell’area e quattro degli attuali cinque dittatori centroasiatici hanno avuto un passato in qualche modo legato al Partito comunista sovietico. Di recente la Russia ha invitato gli stan a unirsi all’Unione economica eurasiatica, (UEE), un’unione economica che doveva essere la risposta russa all’Unione Europea (però si sono uniti alla UEE solo Kazakistan e Kirghizistan). Da parte sua, l’Occidente sta cercando di tirare dalla sua parte gli stan, ma con molte difficoltà vista l’ampia influenza russa. Il paese che più si è aperto è stato il Kazakistan, il cui presidente Nursultan Nazarbaev ha incoraggiato gli studenti a imparare l’inglese e ha permesso di gestire un nuovo hub finanziario secondo le leggi inglese.

Oltre alla Russia c’è la Cina, che usa soprattutto ingenti investimenti e progetti infrastrutturali per imporre la propria influenza nell’area (che è anche un tratto tipico della Cina altrove nel mondo). Negli ultimi anni il governo cinese ha cominciato a impegnare fondi ed energie nella costruzione di una “nuova Via della Seta”, che come dice il nome è una riproposizione in chiave contemporanea di quel reticolo lungo 8mila chilometri che collegava l’impero cinese a quello romano. La rivisitazione in chiave contemporanea significa questo: in aprile Cosco, una società navale cinese, ha ottenuto il 67 per cento delle azioni della società che gestiva il porto del Pireo, il secondo più grande della Grecia; dal porto altre società cinesi stanno costruendo una linea ferroviaria ad alta velocità che colleghi Atene all’Ungheria e magari anche alla Germania; e intanto quattro stan si sono uniti all’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione, un organismo intergovernativo promosso dalla Cina. In pratica il governo cinese sta cercando di riattivare alcuni punti della vecchia Via della Seta, per stimolare soprattutto i rapporti economici tra gli stati coinvolti.

Il problema dell’estremismo islamico
Negli ultimi anni i governi autoritari degli stan hanno cercato di limitare la diffusione dell’Islam, che considerano un fattore destabilizzante per le loro leadership. Un caso curioso di cui si era parlato a gennaio riguardava il Tagikistan: il governo aveva vietato tra le altre cose di portare la barba, erano state introdotte delle restrizioni alle importazioni del hijab (il velo usato dalle donne che copre solo la testa) e si era cercato di eliminare i nomi considerati “troppo arabi”. Aveva anche messo al bando l’unico partito politico islamista che era ancora ufficialmente riconosciuto e aveva detto di temere eventuali attentati terroristici, che per esempio si erano verificati nel vicino Xinjiang, la provincia occidentale della Cina a maggioranza musulmana.

L’Economist ha scritto che negli ultimi anni un numero sempre maggiore di giovani è stato attratto dall’Islam, a volte anche nelle sue forme più estremiste. All’inizio di giugno ad Aktobe, una città nel nord-ovest del Kazakistan, sono state uccise 25 persone in un attacco islamista. Negli ultimi anni diversi combattenti – non si sa precisamente quanti, ma alcune stime parlano di 4mila persone – sono andati in Siria e in Iraq a combattere con lo Stato Islamico. Human Rights Watch ha detto che in Uzbekistan ci sono fino a 12mila prigionieri politici, molti dei quali sono diventati islamisti una volta in carcere. I kazaki e i kirghizi, con le loro origini nomadi, sembrano essere meno attratti dall’ideologia dello Stato Islamico, ma entrambi gli stati hanno perso centinaia di uomini in Iraq e in Siria. Sempre l’Economist ha scritto: «L’islamismo violento può avere un fascino limitato, ma più ferocemente è repressa la versione non violenta dell’Islam, più attraente sembra diventare il jihad degli estremisti».

Come va il resto (non bene)
Il Kazakistan, il paese più ricco tra i cinque, sta attraversando un momento molto difficile per il crollo del prezzo del petrolio, una risorsa fondamentale per l’economia nazionale. Il malcontento della popolazione è aumentato anche a causa della diffusissima corruzione: sono aumentate le manifestazioni contro il governo, il quale ha reagito riducendo ancora di più le libertà fondamentali di associazione e di espressione. Altrove le cose non vanno meglio. In Uzbekistan governa dal 1990 Islam Karimov, il più paranoico tra i cinque leader degli stan e uno dei più dittatoriali: per esempio alle “elezioni” del 2015 uno degli altri candidati a diventare presidente paragonò Karimov a Tamerlano, il grande conquistatore del Quindicesimo secolo che in Uzbekistan è visto come un eroe nazionale. Ed è andata bene, visto che alle “elezioni” del 2000 l’unico altro candidato disse di avere votato per Karimov.


In Tagikistan lo scorso mese è stata emendata la Costituzione: con il 97 per cento dei consensi, è stata abbassata l’età media per essere presidente a 30 anni, permettendo al figlio del presidente Emomali Rahmon – Rustam, 28 anni – di essere eletto tra due anni. Oggi Rustam è a capo della commissione anti-corruzione del Tagikistan (è tutto vero). Il Kirghizistan sembra essere il paese più libero, tra tutti, ma negli ultimi mesi il presidente Almazbek Atambayev ha preso decisioni sempre più autoritarie, come l’arresto di alcuni politici con l’accusa di volere organizzare dei colpi di stato contro di lui.

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29 aprile 2018

l’incommensurabile bellezza di Keukenhof

C’è ancora tempo fino al 13 maggio per visitare il più bel parco primaverile del mondo, aperto solo 8 settimane all'anno: stiamo parlando del Keukhenof, una meraviglia floreale per gli amanti dei tulipani e non solo, da solo meritevole di un viaggio in Olanda durante la primavera. 


Keukenhof, Olanda: l’incommensurabile bellezza del parco floreale più famoso del mondo

Situato nei pressi della città di Lisse, nell’Olanda Meridionale, circa 35 km a sud-ovest di Amsterdam, esso è ritenuto il parco floreale più famoso del mondo, in grado di lasciare senza fiato anche coloro che, normalmente, snobbano gli orti botanici e le serre. Di solito i turisti stranieri visitano i Paesi Bassi per Amsterdam, per le icone olandesi (mulini, artigianato e formaggi), per Van Gogh e per i fiori ed in quest’ultima categoria non può che essere incluso l’incantevole giardino ad una trentina di chilometri dalla capitale.

L’attrazione principale di queste zone dei Paesi Bassi, infatti, ospita la più grande distesa di fiori a bulbo del mondo, oltre ad essere tra i più fotografati in assoluto per via della sua esplosione di fiori e colori che risaltano nel verde tra fontane, giochi d’acqua, un mulino a vento e numerose sculture. La primavera, si sa, è uno dei periodi più belli in Olanda, quello che da metà marzo alla seconda metà maggio, lungo qualche decina di chilometri, da nord a sud, nella regione compresa fra Haarlem, Leida e Noordwijk, fa nascere una splendida distesa multicolori dei fiori a bulbo ed il famosissimo parco, in cui fioriscono innumerevoli bulbi piantati a mano di narcisi, giacinti e tulipani, è un luogo talmente unico, che andrebbe visitato almeno una volta nella vita, lasciandosi trasportare dalle strade immerse nei campi fioriti, passeggiando nei vialetti, godendosi l’ombra rilassante di grandi alberi di ben 87 specie diverse, noleggiando bici o effettuando gite in barca lungo il lago e i suoi canali, a bordo di piccole imbarcazioni silenziosissime.

Era il 1949, quando un gruppo di dieci coltivatori rispose all’invito del sindaco di Lisse, graziosa cittadina a una trentina di km da Amsterdam, di creare una vetrina per i professionisti del settore floricolo. La location perfetta venne trovata proprio nel giardino del castello Keukenhof, appartenuto un tempo alla contessa Jacoba van Bereien e utilizzato come terreno per coltivare i prodotti della terr. a destinati alle cucine della tenuta. Il resto è storia. E anche numeri, da capogiro: 32 ettari di parco, 7 milioni di bulbi piantati, 1600 varietà e 7000 chili di sementi di Graminacee seminati. Chi vuole regalarsi un’emozione in più, può sorvolare il parco a bordo di un bimotore e contemplare Keukenhof e l’intera ‘Regione dei Bulbi’ . Il Keukenhof è unico al mondo e un’esperienza indimenticabile per persone di ogni età. Sfortunatamente il parco è visitabile per sole 8 settimane all’anno.

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28 aprile 2018

Venezia, bimbo urina nel sottoportico

Una storia che dimostra come il turismo di massa sia una sciagura per certe città e conferma che la scelta di contingentare gli ingressi da parte del sindaco di Venezia, sia più che giusta. Anzi, se fosse possibile, bisognerebbe dare dei fogli di via a quei turisti che vengono beccati a sporcare, come questa mamma cafona che fa urinare il bambino per strada e invece di chiedere scusa, si giustifica dicendo che lo fanno anche i cani.



Il bimbo fa la pipì nel sottoportico: ripreso, ma la mamma lo difende: «Che c'è di male?Lo fanno anche i cani»

VENEZIA - Una risposta che lascia basiti, non solo perché arriva da una madre che stava facendo urinare il figlio nel sottoportico di San Zaccaria come fosse la cosa più normale del mondo, ma perché riflette la forma mentis di alcuni turisti che visitano la città d'acqua. A denunciare l'episodio sul gruppo Facebook Via il gabbiotto dal campanile è Alissa Birgett, una ragazza russa, originaria di San Pietroburgo, che da dieci anni vive a Venezia.

«Stavo prendendo un aperitivo al bar il Sestante a San Zaccaria mercoledì pomeriggio - racconta la ragazza - passa una famiglia e fa fare la pipì al loro bambino di circa sei anni proprio di fronte a me, accanto alla tabaccheria e a pochi metri dalla caserma dei Carabinieri. Se ne vanno e subito dopo passa un'altra famiglia e la situazione si ripete, ma stavolta ero pronta a far loro la foto». La ragazza prende il cellulare e fotografa la scena, ma viene raggiunta dalla madre del bimbo che aveva appena fatto la pipì. Nessuna scusa da parte dei turisti maleducati, anzi. «Sono stata subito aggredita dalla signora - spiega Birgett - che mi ha detto: Ma perché ci fa le foto, scusi? Al che ho risposto E voi perché fate fare la pipì al bambino per strada e fate di Venezia un bagno pubblico?». La risposta della madre, riportata dalla ragazza, la lascia di stucco: «Ma i cani come e dove la fanno scusi, la pipì? Tanto sporcano lo stesso».

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27 aprile 2018

Incredibile reunion degli Abba

L’avevo letto in anteprima su alcuni siti svedesi e nel pomeriggio la meravigliosa notizia è uscita anche da noi: dopo 35 anni, i signori Abba si sono riuniti e stanno lavorando ad alcune nuove canzoni. 

Per capire il fenomeno Abba, basta dire che la loro popolarità fu impressionante, con cifre non ufficiali che parlano di 370-400 milioni di dischi venduti. Solo Elvis Presley, i Beatles, Madonna e Michael Jackson hanno superato tali quote nel panorama musicale mondiale e con la musica che non si ascolta più dai dischi, queste cifre rimarranno indelebilmente nella storia.


Abba, una reunion 35 anni dopo: in arrivo due nuove canzoni

"Abbiamo avuto la sensazione che, dopo 35 anni, potesse essere divertente riunire le forze e tornare insieme in studio di registrazione. E così abbiamo fatto", si legge in un post pubblicato su Instagram

L’annuncio su Instagram è di quelli che fanno davvero emozionare i fan: “Gli Abba sono in studio per registrare nuovi brani dopo 35 anni“. Abbiamo avuto la sensazione che, dopo 35 anni, potesse essere divertente riunire le forze e tornare insieme in studio di registrazione. E così abbiamo fatto”. Un’esperienza che Agnetha, Benny, Bjorn, Anni-Frid definiscono “entusiasmante!“.

“Uno dei due brani – si legge ancora – ‘I Still Have Fair In You‘, sarà al centro di uno speciale prodotto da Nbc e Bbc, atteso per dicembre”. Gli Abba sono apparsi sulla scena internazionale nel 1974 con Waterloo e si sono sciolti nel 1982. “Avremo anche una certa età ma la canzone è nuova. E suona da Dio!”.

Il video di Mamma Mia



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26 aprile 2018

Scoprire quello che Facebook conosce di noi

Qualche giorno fa, dopo aver letto una articolo molto interessante sulla privacy nei social, ho deciso di seguire la procedura per scaricare i miei dati da Facebook e controllare cosa fosse in loro possesso. Oltre alle classiche informazioni visibili dal profilo, alle pagine a cui ho dato il like, ai numeri di telefono di tutti i contatti, all'elenco di tutte le connessioni, da quale parte del mondo, con orario di inizio, fine, etc., ho scoperto delle cose spaventose, come la cronologia (per un certo periodo) di tutte le mie chiamate e dei messaggi.


Istruzioni per scaricare i propri dati


Ecco come scoprire tutto quello che Facebook sa di te

Il social network prevede la possibilità, per ciascun utente, di scaricare una copia di tutti i propri dati: status, commenti, like, immagini e messaggi privati. Ma attenzione: ripercorrere le tracce della propria vita potrà essere imbarazzante se non addirittura doloroso

Anziché restare nell’incertezza, meglio chiedere alla fonte diretta: Facebook. Cosa sa di voi il social network? Quali dati ha a disposizione? Cosa scarta e cosa mantiene? Dopo lo (pseudo)scandalo di Cambridge Analytica in tanti si sono posti l’interrogativo. Più che disiscriversi, è meglio indagare.

Ebbene, la cosa più semplice è rivolgersi a Facebook medesimo.

– Basta loggarsi, andare su “Impostazioni” e poi guardare in basso a sinistra.

– Ci sarà una opzione interessante: “Scarica una copia di tutti i tuoi dati di Facebook”.

– Poi, inserire un indirizzo mail (ci vuole una notifica, dal momento che i dati da copiare sono tantissimi: per dire, dieci anni di Facebook vengono copiati in dieci minuti).

– Infine, passare al download. Facebook in questo caso chiederà di inserire di nuovo la password, o si riserva comunque di effettuare un controllo di sicurezza, ad esempio riconscere le immagini di amici (sono pur sempre dati personali riservati).







25 aprile 2018

Spagna, politico si dimette per aver rubato

Leggendo questa notizia, la prima cosa che scatta spontanea, è il confronto con i politici nostrani, sempre molto restii a dimettersi, anche quando vengono colti con le mani nella marmellata. Nonostante in Italia, i politicanti che vengono coinvolti in scandali e crisi bancarie, li fanno diventare ministri o sottosegretari io penso che questa sia molto peggio. Per rubare 2 vasetti al supermercato devi essere una malata mentale, con problemi seri di contatto con la realtà.



Si dimette presidente regione di Madrid per vasetti di crema antietà rubati

Dopo la pubblicazione di un video su un presunto furto in supermercato nel 2011

La presidente della Comunità (regione) di Madrid Cristina Cifuentes, coinvolta in un nuovo scandalo, si è dimessa questa mattina.

Finora stella emergente del Partido Popular del premier Mariano Rajoy, Cifuentes ha rassegnato le dimissioni dopo che un quotidiano digitale ha pubblicato un video del 2011 che la mostra fermata dalla sicurezza di un supermercato per avere presumibilmente rubato due vasetti di crema antietà.

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24 aprile 2018

Sculture incredibili: l’arte contro la gravità

Tutti siamo soggetti alla forza di gravità, o più banalmente alla forza peso, ma in giro per il mondo è possibile imbattersi in fenomeni che sembrano sfuggire alle più semplici leggi della fisica: si tratta di alcune sculture che sfidano la comune forza di gravità. A guardarle ci si chiede come riescano a sostenersi per aria senza crollare sotto la forza gravitazionale.


L’arte contro la gravità: ecco le sculture che sfidano le leggi della fisica

La gravità è una forza alla quale siamo tutti soggetti ma sembra che alcuni artisti siano riusciti a sfidare una delle leggi fondamentali della fisica classica con alcune sculture davvero stupefacenti.

Non si sa se sia reale o semplicemente una storia usata per spiegare in maniera elementare una scoperta il fatto che Newton abbia individuato la legge gravitazionale che condiziona tutti i corpi guardando delle mele cadere dagli alberi. Fatto sta che la teoria espressa da Newton rappresenta sicuramente una delle leggi più importanti che governano l'Universo e condizionano la nostra vita. Tutti siamo infatti soggetti alla forza di gravità, o più banalmente alla forza peso, ma in giro per il mondo è possibile imbattersi in fenomeni che sembrano sfuggire alle più semplici leggi della fisica: si tratta di alcune sculture che sfidano la comune forza di gravità. A guardarle ci si chiede come riescano a sostenersi per aria senza crollare sotto la forza gravitazionale.

Davanti a tali sculture che sfidano la forza di gravità, non si può non pensare che l'immaginazione umana non conosce limiti. Sono varie in giro per il mondo le opere d'arte che lasciano senza parole, alcune di queste sfidano anche le più fondamentali leggi della fisica: ci sono sculture che sembrano stare sospese nell'aria, altre che sono appese a testa in giù, ed altre ancora che mantengono un'inspiegabile equilibrio. C'è chi pensa ad una magia ma il trucco c'è sempre, basta solo capire quale è. Alcune di queste sculture altro non sono che applicazioni precise di leggi matematiche, altro che sfide ai principi della fisica. Altre opere utilizzano comuni principi espressi dalla scienza delle costruzioni per reggersi in piedi. Ma è bello anche solo pensare che sembrano essere immuni alla forza di gravità: così ci stupiamo davanti alla scultura del bambino che volteggia nell'aria di Singapore, oppure al rubinetto aperto che scorre acqua dall'alto dei cieli della Svizzera, e molto altro ancora.














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23 aprile 2018

Benzinaie sexy in provincia di Lucca - GUARDA

Sono belle e brave. Oppure brave e belle, in un ordine di importanza che forse è più corretto. Fatto sta che entrambi i criteri, secondo il loro titolare Mauro Moriconi, sono stati fondamentali nella scelta di assumere due giovani benzinaie. E gli incassi sono aumentati.



Vanessa e Valentina: quando fare il benzinaio non è solo per uomini rudi

Due belle ragazze di Massarosa sono al lavoro in un distributore alla rotonda di via di Montramito. E gli incassi sono aumentati

MASSAROSA. Sono belle e brave. Oppure brave e belle, in un ordine di importanza che forse è più corretto. Fatto sta che entrambi i criteri, secondo il loro titolare Mauro Moriconi, sono stati fondamentali nella scelta di assumere due giovani benzinaie, Vanessa Belli e Valentina Vivona. «Sono ragazze professionali al massimo – spiega il commerciante camaiorese, titolare della stazione Ip a poche centinaia di metri dalla rotonda principale di Montramito – Il loro aspetto fisico è gradevole? È una cosa che ho valutato e che ha pesato. In una scelta che è di natura commerciale. Mi sono comportato come se avessi dovuto assumere delle commesse in un negozio: il titolare dell’esercizio, in quel caso, cerca persone giovani e carine. Perché dovrebbe essere così diverso per un benzinaio?».



La differenza è che le due ragazze mettono carburante e lavano le auto. «Hanno cominciato da qualche mese ed è logico che sui lavori meccanici non possano aiutarmi. A quelli penso io», dice Moriconi. I risultati arrivano, gli affari vanno bene nel distributore: che abbia contribuito la bella presenza delle due ragazze? «Gli incassi sono aumentati – ammette il commerciante – E io credo che si spieghi anche così. Qualcuno ci vede qualcosa di male? Ripeto: è una scelta commerciale, se paga alla fine del mese io non posso che essere contento. Lavoro nel settore da una vita, non credo di essere uno sprovveduto. E la stessa catena per cui vendo il carburante è venuta da me e mi ha fatto i complimenti».



Vanessa e Valentina, entrambe di Massarosa, non sono certo le prime donne a lavorare come benzinaie. Ma la professione, almeno nell’immaginario comune, è decisamente maschile. Con un profilo anche un po’ rude. Loro non si scompongono: pur senza esporsi troppo, dicono di non vederci nulla di male a fare la benzinaia. Per quanto i pregiudizi e la maleducazione facciano parte di questo mondo. In particolare sul versante maschile. «Diciamo che molti chiedono il numero di telefono – spiega Valentina – ma chi fa il furbo lo mandiamo a spasso. Così si chiarisce le idee».



Anche il loro titolare afferma di aver sentito «qualche discorso sciocco. Ma sono cose che succedono e che non c’entrano con la nostra attività professionale. Che è seria». In effetti all’Ip di Moriconi non si vedono folle urlanti di uomini. Ci sono anche molte donne che vengono a fare benzina. «La dimostrazione – spiega il commerciante – che la nostra è un’attività che funziona. E che ha idee».




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22 aprile 2018

Stanchi di non fare niente: il Parlamento va in vacanza

Quanto costa non fare nulla? Agli italiani circa 250 milioni di euro. Il Parlamento, da inizio legislatura, si è riunito la bellezza di 7 volte. Prevalentemente per eleggere il presidente di Camera e Senato. Il governo non c’è ancora, ma per evitare di stancarsi troppo i neo onorevoli si concedono due settimane di ferie.



Stanchi di non fare niente: il Parlamento va in vacanza per due settimane. 

Il governo non c’è ma le Camere ci sono già costate 252 milioni

Quanto costa non fare nulla? Agli italiani circa 250 milioni di euro. Il Parlamento, da inizio legislatura, si è riunito la bellezza di 7 volte. Prevalentemente per eleggere il presidente di Camera e Senato. Il governo non c’è ancora, ma per evitare di stancarsi troppo i neo onorevoli si concedono due settimane di ferie.

Manca il governo
D’altronde non è mica colpa loro. Se manca un governo con tanto di maggioranza e opposizione, le Camere hanno poco da fare. Senza un inquilino a Palazzo Chigi, non si possono insediare le Commissioni permanenti che fungono da macchina legislativa. Per adesso è stata nominata solo la Commissione speciale: 40 membri a Montecitorio e 27 a Palazzo Madama. Nei prossimi giorni giusto loro avranno qualcosa da fare.

Attesa per il Def
Entro fine mese dovrebbe essere approvato il Documento economico e finanziario. Non ci si può occupare di fisco, pensioni e lavoro, fino a quando non ci sarà un governo. Il Parlamento dovrà discutere, quando riprenderà le attività, di disciplina della riproduzione animale.

La disciplina della riproduzione animale
I parlamentari saranno chiamati a esprimere un parere sull’impiego di asini e stalloni, abilitati alla fecondazione di cavalle. Ma anche sul divieto fatto ai maiali, per ragioni di purezza genetica, di fecondare scrofe “in forma girovaga”. Insomma, tematiche non proprio in cima agli interessi degli italiani.

Due settimane di vacanza
Dal 4 marzo, giorno delle elezioni, la Camera dei deputati si è riunita 7 volte. Dall’inizio della diciottesima legislatura i senatori hanno lavorato in totale 12 ore e 56 minuti. E non è ancora stata convocata al prossima seduta. Il Parlamento, da inizio legislatura, è costato agli italiani 252 milioni di euro, il risparmio ipotizzato con il taglio dei vitalizi sarebbe di poco superiore ai 70 milioni. E nel frattempo, tutti in vacanza: le Camere riapriranno il 7 maggio.

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21 aprile 2018

Dodicenne litiga coi genitori e scappa in aereo

Una storia che arriva dall'Australia, dove, un bambino di 12 anni, dopo un litigio con i genitori, ha usato la carta di credito di sua madre, ha prenotato un viaggio ed è partito. La cosa strana non è tanto che sia riuscito a farlo ma che i controlli all'aeroporto glielo abbiano permesso. Come cavolo fai a far passare un bambino da solo?


Australia, dodicenne litiga coi genitori, prende un volo per Bali e passa quattro giorni in un hotel di lusso

Una sorta di "Mamma ho perso l'aereo", il celebre film dove un ragazzino viene lasciato a casa dai genitori che partono in vacanza, ma al contrario. Un ragazzo australiano di 12 anni ha usato la carta di credito di sua madre e ha prenotato un viaggio da solo oltreoceano dopo un litigio con i suoi genitori. Dopo un'accesa discussione, il ragazzo ha rubato la carta di credito della sua famiglia e ha acquistato un volo economico in verso l'Indonesia, a Bali. 

«Siamo rimasti scioccati, quando abbiamo scoperto che era partito per l'estero», ha detto la madre. Il ragazzino ha fatto ricerche approfondite su quale compagnia aerea gli avrebbe permesso di viaggiare da solo senza una lettera scritta e firmata dai suoi genitori.

Ed è così che ha trovato una compagnia aerea in Indonesia e ha prenotato il volo durante una giornata scolastica. Il ragazzo ha fatto le valigie, ha preso il suo scooter è andato in stazione e si è diretto all'aeroporto in treno per andare incontro alla sua avventura oltreoceano, come riposta il Daily Mail.

Il dodicenne ha usato il check-out self-service e si è imbarcato su un volo di collegamento da Sydney a Perth, che lo avrebbe portato a Denpasar. Il giovane ha detto di essere rimasto scioccato, perché nessuno all'aeroporto internazionale di Perth ha chiesto perché fosse solo. "Hanno appena guardato il mio documento di identità e il passaporto per dimostrare che ho più di 12 anni e che sono al liceo", ha affermato.

Quando lo studente in fuga ha raggiunto la sua meta oltreoceano, sua madre aveva appena presentato una denuncia per persone scomparse, visto che non si era presentato a scuola. E poco dopo l'atterraggio il giovane è salito su una moto noleggiata ed è andato all'albergo di lusso che aveva prenotato in precedenza. Si è registrato, ha detto al personale che sua sorella stava arrivando e che stava facendo il check-in in anticipo.

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20 aprile 2018

Landolfi come Spada: aggredisce giornalista - GUARDA

Un altro sonoro schiaffone a un giornalista. Certo, non è paragonabile al caso di Ostia dove la violenza di Roberto Spada, che ha spaccato il setto nasale a un cronista, era stata una manifestazione di potere e di presunta intoccabilità ma il fatto che ha compire il gesto sia stato un ex ministro, è senza dubbio un'aggravante. Lurido bifolco cavernicolo.



Roma, l'ex ministro Landolfi schiaffeggia e insulta giornalista La7

Aggredito in pieno centro a Roma durante un'intervista dall'ex ministro Mario Landolfi il giornalista Danilo Lupo, inviato di Massimo Giletti, che stava realizzando interviste sul tema dei vitalizi ai politici. 

L'inviato di Non è l'arena stava chiedendo un parere a Mario Landolfi che si è mostrato sin da subito visibilmente contrariato. L'ex ministro ha iniziato ad alzare i toni della conversazione per poi sferrare un potente schiaffo colpendo in pieno volto il giornalista.

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19 aprile 2018

Non fidatevi di un partner italiano

Italiani popolo di santi, navigatori e...traditori. Almeno stando all'ultimo sondaggio fatto da un portale di incontri extraconiugali che conferma il primato dello scorso anno: i cittadini del Bel Paese sono i più fedifraghi d'Europa.


Italiani popolo di traditori: primi davanti a Spagna e Francia... Roma in testa

Un sondaggio fatto da un portale di incontri extraconiugali conferma il primato dello scorso anno: il 67% degli intervistati ha ceduto a qualche scappatella. Sul podio la Capitale, Milano e Napoli

Italiani popolo di santi, navigatori e...traditori. Almeno stando all'ultimo sondaggio fatto da un portale di incontri extraconiugali che conferma il primato dello scorso anno: i cittadini del Bel Paese sono i più fedifraghi d'Europa, davanti a spagnoli e francesi che si aggiudicano il secondo e terzo posto del podio. Indipendentemente dal sesso, oltre la metà della popolazione italiana (67%) ha ammesso di aver ceduto a una scappatella, almeno una volta all'interno della stessa relazione. C'è anche una "sottoclassifica" dove, tra le città con i tradimenti più frequenti, in testa a tutte c'è Roma, seguita da Milano, Napoli, Genova e Palermo.

Ecco l'identikit 2018 del traditore tipo: profilo socioeconomico tendenzialmente medio alto, con una sensibile presenza di liberi professionisti (15%), imprenditori(12%) e dirigenti (9%). La maggior parte organizza il tradimento al mattino (47%) o durante la pausa pranzo (30%). Uno su tre possiede un animale. Perché si tradisce? I motivi continuano ad essere più o meno gli stessi: uscire dalla routine e dalla noia (38%), scarsa attenzione dei partner ufficiali (33%),insoddisfazione per la propria vita sessuale (29%).

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18 aprile 2018

Espulso, condannato ad arbitrare donne ma..

L'incredibile vicenda di un calciatore della Bundesliga 2 che, determinato fino alla fine, dopo essere stato espulso per aver detto di starsene a casa a cucinare all'arbitro donna, è stato squalificato e condannato ad arbitrare una partita di calcio femminile. Quello che è successo in quella partita ha dell'incredibile.



In Bundesliga 2 un arbitro donna ha espulso un calciatore. Quest'ultimo prima di lasciare il campo le ha detto: "Il tuo posto è in una cucina e non su un campo di calcio!" 

Il calciatore in questione è stato sospeso per 5 partite dalla federazione tedesca ed è stato costretto ad arbitrare una partita di calcio femminile. 

Durante questa partita ha estratto il cartellino rosso per ben 8 volte. Quando gli hanno chiesto il perché di tutte quelle espulsioni, egli ha semplicemente risposto: "Il posto di quelle donne non era su un campo di calcio, ma in cucina". 

Determinato fino alla fine.

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17 aprile 2018

Il 70 per cento degli italiani è analfabeta

Se 70% vi sembra tanto, l'articolo inizia persino rincarando la dose, in questo modo: "Non è affatto un titolo sparato, per impressionare; anzi, è un titolo riduttivo rispetto alla realtà". Chiaramente non si parla di analfabetismo strutturale, cioè l'incapacità di leggere e scrivere (che esiste pure ma non in quelle percentuali) ma bensì di quello funzionale, tema lungamente dibattuto nei mesi scorsi.


Il 70 per cento degli italiani è analfabeta (legge, guarda, ascolta, ma non capisce)

Non è affatto un titolo sparato, per impressionare; anzi, è un titolo riduttivo rispetto alla realtà, che avvicina la cifra autentica all'80 per cento. E questo vuol dire che tra la gente che abbiamo attorno a noi, al caffè, negli uffici, nella metropolitana, nel bar, nel negozio sotto casa, più di 3 di loro su 4 sono analfabeti: sembrano “normali” anch'essi, discutono con noi, fanno il loro lavoro, parlano di politica e di sport, sbrigano le loro faccende senza apparenti difficoltà, non li distinguiamo con alcuna evidenza da quell'unico di loro che non è analfabeta, e però sono “diversi”.  

Quel è questa loro diversità? Che sono incapaci di ricostruire ciò che hanno appena ascoltato, o letto, o guardato in tv e sul computer. Sono incapaci! La (relativa) complessità della realtà gli sfugge, colgono soltanto barlumi, segni netti ma semplici, lampi di parole e di significati privi tuttavia di organizzazione logica, razionale, riflessiva. Non sono certamente analfabeti “strumentali”, bene o male sanno leggere anch'essi e – più o meno – sanno tuttora far di conto (comunque c'è un 5 per cento della popolazione italiana che ancora oggi è analfabeta strutturale, “incapace di decifrare qualsivoglia lettera o cifra”); ma essi sono analfabeti “funzionali”, si trovano cioè in un'area che sta al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura o nell'ascolto di un testo di media difficoltà. Hanno perduto la funzione del comprendere, e spesso – quasi sempre - non se ne rendono nemmeno conto. 

Quando si dice che quella di oggi non è più la civiltà della ragione ma la civiltà della emozione, si dice anche di questo. E quando Bauman (morto ieri, grazie a lui per ciò che ci ha dato) diceva che, indipendentemente da qualsiasi nostro comportamento, ogni cosa è intessuta in un discorso, anche l’ “analfabetismo” sta nel “discorso”. Cioè disegna un profilo di società nella quale la competenza minima per individuare una capacità di articolazione del proprio ruolo di “cittadino” - di soggetto consapevole del proprio ruolo sociale, disponibile a usare questo ruolo nel pieno controllo della interrelazione con ogni atto pubblico e privato – questa competenza appartiene soltanto al 20 per cento dei nostri connazionali. 

È sconcertante, e facciamo fatica ad accettarlo. Ma gli strumenti scientifici di cui la linguistica si serve per analizzare il rapporto tra “messaggio” e “comprensione” hanno una evidenza drammatica. 

Non è un problema soltanto italiano. L’evoluzione delle tecnologie elettroniche e la sostituzione del messaggio letterale con quello iconico stanno modificando un po' dovunque il livello di comprensione; ma se le percentuali attribuibili ad altre società (anche Francia, Germania, Inghilterra, o anche gli Usa, che non sono affatto il modello metropolitano del nostro immaginario ma piuttosto un'ampia America profonda, incolta, ignorante, estremamente provinciale) se anche quelle società denunciano incoerenze e ritardi, mai si avvicinano a queste angosciose latitudini, che appartengono soltanto all'Italia, e alla Spagna. 

Il “discorso” è complesso, e ha radici profonde, sociali e politiche. Se prendiamo in mano i numeri, con il loro peso che non ammette ambiguità e approssimazioni, dobbiamo ricordare che nel nostro paese circa il 25% della popolazione non ha alcun titolo di studio o ha, al massimo, la licenza della scuola elementare. Non è che la scuola renda intelligenti, e però fornisce strumenti sempre più raffinati – quanto più avanti si vada nello studio - per realizzare pienamente le proprie qualità individuali. Vi sono anche laureati e diplomati che sono autentiche bestie, e però è molto più probabile trovare “bestie” tra coloro che laurea e diploma non sanno nemmeno che cosa siano. (La percentuale dei laureati in Italia, poi, è poco più della metà dei paesi più sviluppati.) 

Diceva Tullio De Mauro, il più noto linguista italiano, ministro anche della Pubblica Istruzione (incarico che siamo capaci di assegnare perfino a chi non ha né laurea né diploma – e questo dato rientra sempre nel “discorso”), che più del 50 per cento degli italiani si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge le complessità, ma che anche davanti a un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale) è capace di una comprensione appena basilare.  

Un dato impressionante ce l'ha fatto conoscere ieri l'Istat: il 18,6 per cento degli italiani – cioè quasi uno su 5 – lo scorso anno non ha mai aperto un libro o un giornale, non è mai andato al cinema o al teatro o a un concerto, e neppure allo stadio, o a ballare. Ha vissuto prevalentemente per la televisione come strumento informativo fondamentale, e non é azzardato credere – visti i dati di riferimento della scolarizzazione – che la sua comprensione della realtà lo piazzi a pieno titolo in quell'80 per cento di analfabeti funzionali (che riguarda comunque un universo sociale drammaticamente molto più ampio di questa pur amara marginalità). E da qui, poi, il livello e il grado della partecipazione alla vita della società, le scelte e gli stili di vita, il voto elettorale, la reazione solo di pancia – mai riflessiva – ai messaggi dove la realtà si copre spesso con la passione, l'informazione e la sua contaminazione con la pubblicità e tant'altro che ben si comprende. È il “discorso”.  

Il “discorso” ha al centro la scuola, il sistema educativo del paese, le scelte e gli investimenti per la costruzione di un modello funzionale che superi il ritardo con cui dobbiamo misurarci in un mondo sempre più aperto e sempre più competitivo. Se noi destiniamo alla ricerca la metà di un paese come la Bulgaria, evidentemente c'è un “discorso” da riconsiderare. 

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