Oltre due ore per fare il vaccino e la maggior parte del tempo passata all'esterno, sotto un gelido vento sferzante. Sembra incredibile ma è quello che ci è successo venerdì 16 aprile.
Dopo l'ottima esperienza nel vecchio centro di via Ginocchi, dove ho accompagnato mio padre per le due dosi, mai avrei potuto immaginare una simile situazione di improvvisazione e incapacità gestionale, in questo nuovo maxi hub. Una cosa veramente spaventosa.
Come dicevo, con mio padre siamo stati due volte nell'altro centro ed entrambe ne siamo usciti in una ventina di minuti. Avevo letto qualche critica sui social ma più che altro si trattava di attacchi strumentali da parte di esponenti politici di opposizione che hanno cavalcato la protesta di qualche imbranato che magari denunciava la presenza di scale a chiocciola, non avendo visto che un metro più avanti c'era l'ascensore. Qualcuno ha scritto che per entrare ha dovuto fare tutto il giro (non so di cosa), quando c'erano ingressi da entrambi i lati dello stabile. Qualcuno aveva lamentato assembramenti all'accettazione ma quando siamo andati noi c'era la possibilità di prendere il numero e aspettare dove volevi. Vabbè, forse chi accompagnava gli anziani aveva bisogno di un accompagnatore.
Forte di questa esperienza, venerdì scorso ero abbastanza tranquillo nell'accompagnare mia madre nella nuova sede vaccinale, invece è stato allucinante.
Siamo arrivati qualche minuto dopo le 15 e abbiamo trovato già un bella coda, tra persone da vaccinare e accompagnatori, ci saranno state una cinquantina di persone. Il problema più grande, però, non era la coda in quanto tale ma la sua immobilità. Le persone entravano con il contagocce e lì fuori faceva un freddo cane, con folate di vento tagliente. Mamma a cui basta uno spiffero per stare male per giorni, cercava di ripararsi come poteva, con il collo del giaccone alzato più che poteva e che a un certo punto ha lasciato la fila per trovare riparo dall'aria siberiana. Riparo impossibile da trovare dato che era tutto aperto e per di più il vento si incanalava sotto la rampa di fronte all'ingresso. Io ho resistito un po' di più e sono dovuto andare in macchina a prendere la cuffia.
Nel frattempo la fila non faceva una piega, a qualcuno è stata portata una sedia perché non ce la faceva più. Una signora della protezione civile è stata aggredita verbalmente da qualcuno che era arrivato al limite della sopportazione.
Alle 15:50 siamo riusciti a raggiungere l'anta della porta d'ingresso. Eravamo ancora fuori ma almeno riparati dal vento. Proprio in quell'istante arriva qualcuno dall'interno che dice di stoppare gli ingressi che dentro erano al collasso.
Dopo una decina di minuti e la compilazione di un modulo (non previsto da quelli scaricabili), passiamo allo step successivo, la fila per l'accettazione. Anche questa abbastanza stancante ma che non saprei quantificare. Forse un quarto d'ora ma che mia madre, stanca e con il mal di schiena, ha passato su una sedia che fortunatamente era presente.
Arriviamo quindi in un grande spazio con tante sedie (ma che a un certo punto non bastavano più), in attesa della visita anamnestica. Siamo forniti di numero, ci sediamo e attendiamo con pazienza. Avevamo 3/4 numeri davanti a noi ma stranamente non chiamavano e vedevo qualcuno dei dottori stare con le mani in mano. Dico "ma perché non ci chiamano?" e solo più avanti scoprirò il motivo: i dottori non chiamavano per risparmiarci una ulteriore lunga fila in piedi in attesa di essere chiamati per l'iniezione.
Riusciamo a parlare con una dottoressa, molto gentile, che dopo le domande di rito ci fa sapere che il vaccino del giorno è solo Pfizer (ce ne fossero stati altri, in base all'esito della visita, si sarebbe scelto il più idoneo).
Ci alziamo dalla postazione e ci tocca un'altra fila, nell'attesa dell'inoculazione, ma anche in questo caso vedo personale passeggiare di qua e di là mentre noi aspettiamo. Perché non ci fanno questa cavolo di iniezioni e poi ci mandano via? Lo scopriremo dopo gli ennesimi interminabili minuti, con mamma parcheggiata su una sedia ed io in coda.
Finalmente è il nostro turno, puntura sul braccio destro e una volta che mamma si è rivestita passiamo allo step successivo: la registrazione informatica dell'avvenuta somministrazione e l'appuntamento per la seconda dose.
Entriamo in un grande salone e finalmente scopriamo il motivo della nostra interminabile fila al freddo, all'esterno: numero alla mano, abbiamo ben 28 persone prima di noi!
La causa di tutto il casino di questo nuovo centro vaccinale è data da questo ultimo girone dantesco che blocca l'inoculazione del vaccino, dato che altrimenti scoppierebbe di gente e che quindi blocca i medici anamnestici, che a loro volta bloccano le persone all'accettazione, che a sua volta blocca le persone alla pre-accettazione e crea le file all'esterno.
Porca di quella troia, dopo un giorno, due giorni, tre giorni che la situazione è così, si prendo altri cinque computer e si mettono a lavorare altri cinque navigator, volontari, percettori di RdC, persone in cassa mobilità, in cassa integrazione, etc.
E' passata una settimana e nulla è cambiato se non in peggio. Sono passato oggi pomeriggio e ho visto che hanno fatto un nuovo sbarramento sul piazzale e che immagino essere una pre-pre-accettazione. Sempre all'aperto senza nessun riparo dalle intemperie.
Fa veramente male al cuore vedere che soluzione al problema è di una semplicità imbarazzante ma che non si riesce a metterla in pratica, per chissà quale strano problema organizzativo. Con tutti i soldi che girano per questa vaccinazione di massa, è possibile che non si riescano a trovare dei computer e mettere a lavorare un po' di persone in più? Si possono lasciare anziani e persone fragili in attesa per due ore all'esterno. Capirei se non ci fosse alternativa ma la soluzione è alla portata di un bambino piccolo, porca puttana! Ma se proprio non si potessero aumentare le postazioni per la registrazione dell'avvenuta inoculazione, basterebbe semplicemente ridurre il numero delle prenotazioni.
Dopo due ore e una decina di minuti, alle 17:20 finalmente siamo usciti.
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