Nonostante dovesse essere stato una dei viaggi più semplici da organizzare (c'ero stato pochi mesi fa e conosco diverse persone), dal momento della prenotazione a quello del volo, è successo di tutto.
Avevo promesso, quasi scherzando, di offrire il biglietto aereo al primo che avesse deciso di accompagnarmi e quello che ha risposto più velocemente mi ha preso sul serio. A quel punto non potevo che mantenere la parola data e tirare fuori 130 euro in più.
Nonostante la spesa, ero contento perché si trattava del mio migliore amico, quello con cui non avevo mai fatto una vacanza al di fuori delle gite scolastiche. Due settimane prima della partenza però, parlando del più e del meno, mi a detto che non aveva più voglia di venire, senza spiegazioni convincenti.
Gli ho fatto presente che il biglietto non si poteva annullare e che cambiare nominativo sarebbe stato troppo costoso ma lui ha fatto finta di non capire. Ho provato allora a chiedere indietro i soldi (ti pago il biglietto ma solo se vieni) ma quando mi ha risposto "spero che tu stia scherzando" per me non esiste più.
Dopo qualche giorno è scoppiato un nuovo caso: paura per l'influenza suina. Uno dei partecipanti non era più sicuro di voler venire ma per fortuna aveva già pagato il biglietto. A quel punto ho dato il via ai saldi Wizzair, cercando di svendere due di biglietti. Il tutto si è risolto negli ultimi giorni: rientrato il caso influenza e rivenduto l'altro biglietto (con una perdita di parecchi euri da parte mia).
Formazione definitiva per Kiev: Adriano, Albano, Alessandro, Nazzareno ed io.
La sveglia prestissimo, alla 1:40, aspettando Adriano e Nazzareno che dovevano passare a prendermi ed alle 2:30 eravamo regolarmente all'uscita dell'autostrada aspettando gli altri.
Dopo 10 minuti di attesa squilla il telefono. Era Alessandro che aspettava Albano da oltre 30 minuti senza che si fosse ancora fatto vivo e visto che non gli rispondeva nemmeno al telefono ci ha detto di partire e forse, se si fosse svegliato, ci avrebbero raggiunto.
Alle 2:45 siamo partiti regolarmente per Treviso e per fortuna, durante il viaggio, mi ha richiamato Alessandro dicendo che Albano era vivo e si era svegliato. A quel punto, vista l'ora tarda, non sapeva se fosse il caso di partire o meno ma, orologio alla mano, gli ho detto che ce la potevano fare tranquillamente visto che erano le 3:30 ed il check-in avrebbe chiuso alle 8.
Alle 6:30, dopo strade sbagliate e problemi con il telepass, siamo finalmente arrivati all'eroporto e dopo un'ora ci hanno raggiunto anche gli altri. Il gruppo si era ricompattato e siamo partiti tutti insieme, come da programma. Decollo alle 8:45 ed atterraggio alle 10:50 per due ore e 5 minuti di volo effettivi, l'Ucraina non è poi così lontana.
Per merito del fuso orario, le 10:50 so diventate immediatamente le 11:50 e dopo il controllo possaporti dovevamo trovare il taxi che mi aveva prenotato Katerina. Avevo solo il numero di targa ed il modello del mezzo ma uscendo nel parcheggio non riuscivamo a trovarlo.
Nel frattempo dovevamo schivare tutti i tassisti che ci assalivano in cerca di clienti e tra i tanti ho trovato un salvatore. A questo ho mostrato l'sms con il numero di targa che stavamo cercando e mi ha accompagnato al centro informazioni dell'aeroporto facendo fare un annuncio al microfono. Dopo 2 minuti finalmente arriva il nostro tassista, con in mano un cartello in cui c'era scritto "SIMONE" che purtroppo non avevamo visto prima.
Alle 12:45 siamo riusciti a partire da Boryspil in direzione Kiev (circa 35 km) e lungo il tragitto ho riconosciuto delle strade in cui ero già passato in estate, sopratutto nei pressi del Pecherska Lavra ed ovviamente la Motherland Monument, una sorta di statua della libertà in versione sovietica. Avendoci camminato per una giornata intera in agosto, non potevo certo dimenticare il tragitto tra la fermata della metro di Arsenalna e la gigantesca statua.
Alle 13:45 eravamo in Mala Zitomiska 16/3, dove la signora Svetlana mi stava aspettando. Abbiamo pagato il taxi 300 grivna (ci ha chiesto 50 in più per le telefonate che ha dovuto fare per trovarci) e siamo saliti nel palazzo. Svetlana mi ha mostrato l'appartamento, che conoscevo benissimo avendoci trascordo 5 giorni in agosto, facendomi anche parlare al telefono con la figlia Elena (Svetlana non parlava inglese). Dopo aver riscosso anticipatamente i suoi 120 euro (3 giorni a 40 euro) finalmente si è tolta dalle scatole.
Adriano e Nazzareno nel frattempo erano andati nell'altro appartamento (ne avevamo due sullo stesso piano) di proprietà di un'amica di Svetlana che gentilmente ce lo aveva affittato (i nostri euro fanno gola a tutti, evidentemente).
Un'ora dopo siamo usciti per mangiare ed ho portato gli amici nel mio ristorante preferito, Hotork, sicuro di fare cosa gradita. Trattasi di un self service in cui servono piatti tipici ucraini ad un prezzo quasi irrisorio. Abbiamo mangiato benissimo, spendendo in media 30-40 grivna (12 grivna=1 euro) e gli amici sono rimasti sbalorditi sia per l'economicità del ristorante che per le belle ragazze.
Alle 15:45, terminato di mangiare, siamo usciti a passeggiare in Kreshatik, la via principale della città. Una delle prime cose che abbiamo fatto è stata quella di comprare una sim ucraina per il cellulare, perché chiamare o mandare sms con il numero italiano costa una tombola. Io avevo già una "Kyivstar" chiesta in prestito ad un amico ma gli altri, partiti sprovvisti, si sono muniti di 4 sim "LIFE" che parlavano gratis tra loro.
Alle 18 ho incontrato Katerina con cui abbiamo fatto un giro per la città. Mi sono reso conto che, monumenti che credevo lontantissimi, in realtà si potevano raggiungere tranquillamente a piedi. Forse mi erano sembrati lontani in estate perché avevamo perso tanto tempo a chiedere informazioni per raggiungerli.
Finito il tour della città, ci siamo riscaldati dentro un Double Coffee. Appena entrato sono rimasto sbalordito dalla gente che c'era: ci saranno state almeno 15 donne, in tavoli da 2-3 e solamente un altro uomo oltre a me. Incredibile!!!
Alle 22:15, salutata l'amica, ho raggiunto gli amici che stavano andando a cenare, manco a dirlo, nello stesso posto dove avevamo fatto pranzo (Hotorok). Evidentemente era piaciuto. Finito di cenare, una piccola pausa in appartamento e sono uscito a mezzanotte.
Ho chiamato gli altri, che erano già in giro, e ci siamo dati appuntamento all'Arena, una delle discoteche più famose del centro. Una volta trovati, ci siamo messi in coda per entrare ma dopo una breve attesa il tipo all'ingresso ha iniziato ad inventare delle scuse per non farci entrare.
Prima ha parlato di festa privata e poi ha detto che dovevamo prendere un tavolo e spendere 300 euro. Alla fine abbiamo capito che non ci voleva e siamo andati da un'altra parte. Non mi è chiaro ancora se fosse per il fatto di essere italiani oppure qualcuno di noi era vestito in maniera non adeguata. Posso solo dire che in agosto eravamo entrati più volte senza problemi.
Fatto un rapido giro in un locale vicino, all'una e mezza, io Alessandro e Albano avevamo deciso di andare a dormire, lasciando Adriano e Nazzareno in giro per la città.
Sveglia alle 9:45 ed alle 11 siamo usciti per fare colazione. Abbiamo provato a chiamare gli altri, suonando al loro appartamento, ma avevano fatto tardi la notte precedente ed hanno preferito restare a dormire.
Giornata grigia, come la precedente, ma non freddissima. C'erano dai 2 ai 4 gradi e tantissima umidità. Era tutto bagnato senza che piovesse.
Per fare colazione, avevamo cercato un bar all'interno del centro commerciale e ci siamo seduti in uno dei tanti, il Coffe & Go. Il caso ha voluto che la barista, una certa Toma, parlasse italiano per aver vissuto due anni a Napoli. Dopo esserci scusati a nome dell'Italia per la brutta esperienza (non le era piaciuta Napoli), siamo diventati amici e siamo andati spesso da lei.
Alle 13 abbiamo preso un taxi e ci siamo fatti portare al National Kyiv-Pechersk Historical & Cultural Preserve, un complesso di chiese ortodosse, paragonabile al nostro Vaticano per importanza religiosa. Tralascio le informazioni storiche che si possono trovare in centinaia di siti internet e vorrei soffermarmi a parlare della bellezza del luogo.
C'erano chiese, monasteri, torri e campanili con bellissime e numerosissime cupole dorate che spiccavano in lontananza, nonostante la giornata grigia. Siamo anche entrati dentro un paio di chiese e sono rimasto colpito nel vedere, in alcune sale, dove ogni centimetro quadrato fosse dipinto. Un'altra caratteristica comune di quelle chiese è l'uso di decorazioni dorate, oltre che per le cupole, anche all'interno. In quelle più importanti c'erano delle intere pareti in legno intarsiato pitturate di color oro con all'interno delle icone sacre.
Usciti dal Pechersk-Lavra siamo andati a vedere il vicino parco museo della grande guerra dove erano esposte alcune delle armi utilizzate nella seconda guerra mondiale. Nel museo spiccava, sia per importanza che per altezza, il monumento alla madrepatria, una sorta di statua della libertà in salsa Ucraina che tra le altre cose, è uno dei monumenti più alti al mondo.
Ormai ero diventato un esperto nel trattare con i tassisti e credo, nel tragitto Pechersk Lavra-Maidan, di aver speso la cifra minore della vacanza: 20 grivna. Sentire gli amici che avevano pagato 70/80 grivne (se non 100) per farsi portare in un ristorante che era a due passi dall'appartamento oppure in una discoteca che sarà stata ad un chilometro, mi faceva venire la pelle d'oca.
Alle 16 siamo tornati "a casa" ed il pomeriggio è proseguito con un giro al McDonald's (morivo dalla voglia di un McChicken), qualche vasca in Kreshatik ed un caffè con Olga, una mia amica di Kiev che mi aveva aiutato a trovare l'appartamento presentadomi la signora Svetlana.
Verso le 20 ho salutato Olga e stanchissimo per aver camminato tutto il giorno, sono tornato in camera a riposare.
Alle 22 passa a prendermi Katerina che mi chiede di accompagnarla alla stazione centrale perché doveva ritirare una pacco e ne avremmo approfittato per scambiare quattro chiacchiere. Non avevo ben chiaro quanto fosse distante ma ogni 10 minuti le chiedevo quanto mancasse e lei mi rispondeva sempre che stavamo per arrivare. Abbiamo camminato per quasi 90 minuti, roba da matti!
Salutata Katerina alle 23:30, sono tornato in centro con un taxi, in cerca degli amici. Avrei dovuto raggiungerli in un locale che nemmeno loro sapevano bene dove fosse e sopraffatto dalla stanchezza, ho fatto spesa in un Billa (supermercato) e sono andato a dormire. All'una e trenta ero tra le braccia di Morfeo.
Lunedì mattina siamo usciti alle 11 e la prima tappa è stata il "Coffee & Go" dove c'era Toma, la ragazza che parlava italiano. Gli amici dovevano fare colazione mentre io, mentre li aspettavo, mi ero organizzato in appartamento.
Il programma della giornata prevedeva la visita alle chiese del circondario, ovvero Santa Sofia, San Michele e Sant'Andrea che erano tutte nel raggio di 7-800 metri.
Abbiamo iniziato a mezzogiorno con la più vicina (S.Sofia) ma la biglietteria era vuota e c'era un biglietto scritto in cirillico simile ad un "Torno subito". Ho chiesto ad una ragazza che attendeva insieme a noi e questa mi aveva dato conferma di quello che pensavo. Dopo qualche minuto di attesa ce ne siamo andati, con l'intenzione di tornare più tardi.
Il freddo quel giorno si faceva sentire più che nei precedenti ed ogni volta che tiravo fuori le mani dalle tasche, per fare ua foto, mi si gelavano. Di sole neanche l'ombra (bella questa!) ma a differenza del giorno prima non c'era quell'umidità spaventosa ed era relativamente asciutto. Un termometro in piazza, la mattina segnava 2 gradi ma dove ci trovavamo in quel momento era sicuramente più freddo.
Abbiamo proseguito il nostro cammino verso la chiesa di Sant'Andrea passando per i venditori di souvenir che facevano a gara per mostrarci matrioske ed oggetti del vecchio regime sovietico. Credevo ci fossero solo d'estate ma evidentemente sono sempre lì. Sono curioso però di vedere quando ci sono 20 gradi sottozero se sono ancora li.
Siamo passati davanti al palazzo di un ministero, credo del'interno, ed abbiamo proseguito fino ad arrivare alla vicina chiesa (S.Andrea) che ricordavo essere stata oggetto di lavori di ristrutturazione in agosto. In effetti era chiusa e l'abbiamo potuta ammirare solo dall'esterno. Non capisco perché sia tanto famosa e nominata in tutte le guide di Kiev. Era una bella chiesa, non grandissima e con nulla di particolare all'interno. Forse lo scoprirò nel prossimo viaggio.
A quel punto siamo tornati indietro e dopo due tentativi andati a vuoto, siamo riusciti finalmente a visitare una chiesa, quella di San Michele (o Mihaylivska come la chiamano loro). La chiesa era circondata da delle mura ed all'esterno c'era una grande piazza, quasi la fotocopia di quello che si trovava alla fine della via, con Santa Sofia. La porta d'ingresso era affollata di anziane mendicanti e dentro al complesso c'erano, non solo la chiesa ma anche edifici che probabilmente ospitavano abitazioni dei religiosi o luoghi di preghiera non accessibili al pubblico.
La chiesa era molto bella con i suoi colori bianco e celeste delle pareti esterne misti all'oro dei capitelli e delle cupole. All'interno era molto scura e la principale fonte di luce era data dalle candele che tutti i fedeli accendevano. C'erano tanti dipinti (tutte le pareti erano affrescate) e molto oro anche nelle decorazioni delle icone sacre.
Dopo un rapido giro ed un paio di foto rubate (non si poteva fotografare) siamo usciti ed abbiamo incontrato Adriano e Nazzareno di cui avevamo preso le tracce. A quel punto siamo andati tutti insieme alla cattedrale di Santa Sofia (Sofiivskaya).
Alessandro ed Albano, arrivati alla via che conduceva all'appartamento, ci avevano abbandonato mentre noi siamo tornati per fare i biglietti e questa volta la biglietteria era regolarmente funzionante. C'erano tre biglietti diversi a seconda di quello che si desiderava vedere: ingresso semplice per 3 grivna, 20 per la chiesa e 5 per la torre campanaria. Essendo il totale il corrispettivo di 2,5 euro non abbiamo badato a spese ed abbiamo preso tutto.
Della chiesa si potevano visitare sia il piano terra che il piano superiore e non so per quale motivo ma c'era sempre una custode che ci teneva d'occhio. Come uscivamo dalla vista di una entravamo nel campo visivo della collega, sembrava quasi un gioco. Per fortuna era solo una chiesa altrimenti ci avrebbero messo guardie armate ed agenti del Kgb. Tutta quella sorveglianza ha avuto un risultato però: per non sentire discussioni avevamo rinunciato a fare le foto.
Una cosa che mi ha colpito della chiesa è la sua pavimentazione. Tutto il pavimento, compese le scale, sia nel piano inferiore che nel superiore era completamente fatto di piastrelle di ferro. Mai vista una cosa del genere!
Usciti dalla chiesa siamo saliti anche nella torre del campanile e devo dire che arrampicarsi in quelle scale non è stato per niente facile. Oltre ad avere gli scalini più alti del mondo, in certi punti bisognava piegarsi perché l'altezza del soffito non consentiva di camminare in posizione eretta. Arrivati sopra c'era un bellissimo panorama ma anche un freddo tagliente che dopo il tempo di due foto ci ha fatto fuggire immediatamente.
Alle 15 siamo scesi verso l'appartamento (a due passi dalla chiesa) e subito usciti per andare a pranzo da Hotorok. Finito di mangiare abbiamo fatto un gito in Kreshatik e dopo essere stato raggiunto da Katerina per una rapido saluto, alle 17 siamo ritornati a "casa".
Dopo due ore di relax trascorse a scrivere cartoline, alle 19 siamo usciti di nuovo passando prima di tutto alle poste, per imbucarle. Li, Alessandro ha potuto controllare come lavoravano i suoi colleghi ucraini ed io spedire le cartoline per gli amici in giro per l'Europa.
Ormai c'era aria di ritirata, di fine vacanza e con il morale bassissimo siamo andati a mangiare nel centro commerciale, approfittando anche per salutare Toma, la nostra amica barista. Avendo la sveglia alle 3, io, Alessandro ed Albano ci siamo ritirati alle 22 mentre Adriano e Nazzareno hanno fatto serata in qualche locale. Inarrestabili!
Purtroppo era arrivato il giorno della partenza ed un taxi sarebbe passato a prenderci alle 4:15 così, un'ora prima, eravamo tutti svegli per i preparativi. Alle 4:12 mi squila il telefono ed era Serghej (il tassista) che mi faceva sapere di essere sotto ad aspettarci. Ho tirato un sospiro di sollievo e siamo scesi quasi subito.
L'unica cosa che mi proccupava, nell'organizzazione della vacanza, era proprio il trasferimento dalla città all'aeroporto da fare in piena notte. Fosse stato di giorno non ci sarebbero stati problemi ma di notte non sapevo se potevo fidarmi della prenotazione di un taxi ucraino. Sicuramente saranno tutti affidabilissimi ma in caso negativo, a quell'ora, sarebbe stato complicato trovare un mezzo di trasporto.
Partiti alle 4:20 da Mala Zitomiska, siamo arrivati all'aeroporto di Boryspil in soli 25 minuti. Di notte, senza traffico, si cammina benissimo.
Il costo del trasferimento è stato di 300 grivna (o 25 euro) che potevano essere anche meno se avessi trattato sul prezzo ma visto che la divisione per cinque dava cifra tonda (5 euro a testa) e che si trattava tuttavia di un importo modesto, non sono stato a mercantegiare.
Nessun problema particolare al check-in tranne il sovrappeso della valigia di Alessandro che ha risolto travasando i due chili in eccesso nel bagaglio a mano. Per il resto siamo andati spediti sia al controllo passaporti che al metal detector.
Aereo partito alle 6:45 ed arrivato in Italia dopo 2 ore e 20 minuti che per effetto del fuso orario (-1 ora) hanno portato le lancette dell'orologio alle 8:05.
Dopo aver salutato gli amici e pagato 39 euro di parcheggio alle 8:50 siamo partiti per tornare a casa dove sono arrivato alle 13 in punto.
Kiev... tornerò!
1 commento:
any fotos from Kiev with Katerina...
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