21 dicembre 2010

Valencia 3-5 Dicembre. Diario di viaggio

Dopo aver cercato inutilmente qualcuno per partire l'ultimo dell'anno, ad un certo punto mi sono dato per vinto ed ho ripiegato su Valencia, dal 3 al 5 dicembre, con degli amici che avevano già prenotato. Non era di certo la vacanza che speravo di fare ma era sempre meglio che rimanere a casa e comunque l’importante è partire. Certo, la Spagna non offre di certo quel tipo di ragazze che prediligo ma speravo comunque nel miracolo di trovare qualche "Belen".

Il volo era un Ryanair da Bologna che ho pagato una quarantina di euro (la settimana dopo la mia prenotazione costava 24) e la compagnia era formata da Stefano, Gianluca (vecchi compagni di viaggio), Germano e Fabio.

VENERDI' 3

Avendo il volo alle 10:10, avevamo fissato la partenza da casa alle 5:30 che ovviamente ho rispettato solo io (come sempre). Alle 5:50 siamo finalmente riusciti a partire e dopo 3 ore eravamo all’aeroporto Guglielmo Marconi. Il tempo di trovare parcheggio ed appena entrati siamo andati diretti ai controlli personali per accedere all’area partenze. Per fortuna è andato tutto bene e non ci hanno ne perquisito ne sequestrato niente dai nostri bagagli a mano. Tutto bene anche al gate dove non sono stati effettuati controlli di nessun tipo alle valigie (peso e dimensioni).

Siamo decollati alle 10:23 ed atterrati a Valencia alle 12:02. Per arrivare in centro abbiamo preso la comodissima metropolitana che collega l'aeroporto con ben due linee, dal costo abbastanza contenuto: 2,90 euro.

Ero talmente sicuro di ricordare la strada (vista e rivista su google maps) che una volta scesi dalla metro non ho preso nemmeno la cartina con le indicazioni per arrivare all'ostello. Infatti ci siamo persi. A dire il vero eravamo vicinissimi ma in una via parallela e dopo aver chiesto indicazioni è stato facilissimo trovare l'Hostal El Cid.

Alle 13:20 eravamo sul posto e subito sono iniziati i problemi. Ormai in ogni viaggio ci sono discussioni/problemi con i posti letto. Questa volta avevo prenotato 3 doppie, di cui due con bagno ma la signorina voleva darci una o due matrimoniali, non avendo altro e non avendo capito che eravamo tutti uomini. In più c'era il problema del sesto uomo che non era potuto venire ed eravamo in 5. Alla fine abbiamo risolto con: una doppia con bagno, una senza ed un matrimoniale uso singola, sempre senza bagno (per me).

Dopo fatto il check-in e preso possesso delle camere siamo usciti quasi subito per andare a mangiare ed iniziare la visita della città. Essendo un gruppo abbastanza eterogeneo sia dal punto di vista anagrafico che di stazza, per il mangiare non eravamo proprio tutti d'accordo e così ci siamo divisi, Gianluca ed io al McDonald’s e gli altri in qualche ristorante, vicino la Plaza de Toros.

Verso le 15, finito di mangiare, ci siamo ritrovati ed abbiamo iniziato a visitare la città, partendo, dietro mio consiglio (unico che si era preoccupato di studiare un po la città), dalla "Catedral de Santa María de Valencia" con la sua altissima torre (Miguelete o Micalet, in valenciano). C’erano due ingressi, uno gratis ed uno a pagamento e noi ovviamente abbiamo preso quello più economico. Entrati nella chiesa non c'era molto da vedere perché era tutto recintato ma da una porta laterale si accedeva ad un museo dove era necessario il biglietto. Purtroppo l'ho scoperto solo ora che sono a casa ma nella cattedrale c'era "La Cappella del Santo Graal" che attrae fedeli e curiosi da tutto il mondo. Si ritiene, infatti, che quello conservato in questa cappella sia il Santo Calice che Gesù Cristo utilizzò durante l’Ultima Cena e sta di fatto che sono venuti a pregare davanti a questa coppa Papi, Re e persone normali.

Appena finito con la base, siamo saliti sulla torre del Miguelete. Credevo che i due euro che si pagavano fossero per l’ascensore, come nella Sagrada Familia di Barcellona, invece erano solo il costo dell’entrata e dopo ci aspettavano più di 200 scale che mi hanno rovinato le gambe per il resto della vacanza. Una volta in cima, il panorama che si poteva osservare era stupendo e complice la giornata tersa si vedeva distintamente tutta Valencia.

Due parole sul Miguelete: La torre a pianta ottagonale fu costruita tra il XIV ed il XV secolo ad opera di Andrés Juliá. La salita, abbastanza faticosa, attraverso una scala a chiocciola di 207 scalini, porta all'altezza di 50,85 metri. La torre ha un'architettura chiaramente gotica e prende il nome dal San Michele Arcangelo, il santo che si festeggiava il 14 marzo quando venne battezzata la grande campana che si trova sulla terrazza.

Con un panorama così era obbligatorio fare delle foto e proprio mentre ne scattavo una, mi sono trovato sotto l’enorme campana che ha iniziato a suonare. Già ero un po teso per via delle vertigini e con quello spavento stavo per cadere dalla torre.

Rifatte le 207 scale, questa volta per fortuna in discesa, ci siamo diretti nel Barrio del Carmen dove ci doveva essere il quartiere degli artisti, una chiesa famosa, una piazza e tanti locali ma noi abbiamo trovato solo una chiesa in ristrutturazione ed un museo sfigatissimo di una pittrice spagnola sconosciuta (per fortuna era gratuito). La nostra sete di cultura era tale che siamo entrati. Niente di particolare da segnalare tranne due mappamondi giganti dove in uno cera scritto "cazzo" in tutte le lingue del mondo e nell’altro, la versione femminile.

Alle 19 siamo tornati all'ostello per riposarci un po, in vista della serata per uscirne dopo le 22. A dire il vero eravamo quasi tutti pronti alle 21:30 ma Stefano e Fabio, come due donne, si sono fatti attendere un bel po.

All'inizio della via dell'ostello c'era un ristorante, di cui una persona era sempre in mezzo alla stradina per cercare clienti ed ogni volta che passavamo ovviamente tentava di convincerci. Dai e dai, alla fine ci siamo cascati e la cena del venerdì sera l'abbiamo fatta da loro. Ristorante piccolino dove a me il cibo è anche piaciuto ma aveva un solo grande problema: dalla cucina venivano fuori i fumi della frittura e dopo 2 minuti eravamo fritti anche noi.

Finito di mangiare avevamo appuntamento con Roberto, che era anche il motivo del viaggio, in quanto eravamo a Valencia per vedere la corsa in moto del figlio.

Arriva con la sua 207 della Hertz e non so come abbiamo fatto ma siamo riusciti a salire in 6, nonostante qualcuno avesse una stazza "importante". Per fortuna non abbiamo fatto molta strada perché siamo saliti vicino alla Plaza de Toros e dopo aver sbagliato un paio di strade abbiamo parcheggiato vicinissimo, in Plaza del Ayuntamento. Camminando verso l'ostello abbiamo incontrato il "PR" del ristorante che ci ha indirizzato in un localino dove c'era qualche bella spagnola ma niente di eccezionale. Abbiamo fatto un giro di bevute e dopo un paio sono andati a dormire mentre io, Stefano e Fabio abbiamo fatto un giro nella parte sud della città, dove avevo visto esserci delle discoteche.

Non abbiamo trovato nulla, anche perché a piedi era molto difficile muoversi, c'era da camminare un bel po. Dopo aver fatto qualche km, alle 3:45 siamo rientrati.

SABATO 4

Nonostante fossi andato a dormire alle 4:15, prima delle 9 ero in piedi ed alle 9:45 siamo usciti a fare colazione in un bar che avevo visto la sera prima. Le paste erano secche ed abbiamo speso 4/5 euro, un furto bello e buono.

Subito dopo colazione ci siamo divisi perché Stefano e Germano volevano andare al circuito a vedere le prove del ragazzo mentre io, Gianluca e Fabio volevamo vedere la "ciudad de las artes y las ciencias". Trovato il modo per arrivarci (autobus 95 dalla Plaza del Ayuntamento, costo 1,3 euro), alle 11:15 siamo giunti a destinazione: la città delle arti e della scienza che, come recita Wikipedia:

è un complesso architettonico composto da cinque differenti strutture suddivise all'interno di tre aree tematiche: arte, scienza e natura. Sorge a Valencia, in Spagna, sul vecchio letto, ora spostato, del fiume Turia e copre una superficie 350.000 m2. Progettato dall'architetto valenciano Santiago Calatrava ed iniziato nel luglio 1996. E' una vera e propria "città nella città", costituita dalle seguenti strutture, note con i loro nomi valenciani:
El Palau de les Arts Reina Sofía - Un monumentale edificio dalle forme molto singolari destinato alla creazione, alla promozione e alla diffusione di tutte le arti sceniche.
L'Hemisfèric - Una struttura architettonica di 13.000 m2 concepita per fondere insieme le vibranti sensazioni suscitate da un planetario con l'impatto visivo delle immagini cinematografiche in formato IMAX
L'Umbracle - Un edificio lungo 320 m e largo 60, costituito da un parcheggio su due piani e una passeggiata superiore abbellita da un giardino alberato contenente una grande varietà di piante di specie diverse.
El Museu de les Ciències Príncipe Felipe - Un museo scientifico interattivo con una forma che ricorda vagamente lo scheletro di un enorme dinosauro
Parco oceanografico di Valencia - Uno dei più grandi acquari d'Europa, un parco oceanografico all'aria aperta posto su di una superficie di 110.000 m2 con più di 40.000 specie diverse.

Noi abbiamo visitato solamente l'acquario che praticamente è l'unica cosa interessante di tutto il complesso. Abbiamo visto di tutto, dagli squali alle meduse, dalle foche ai merluzzi in percorsi che a volte passavano in tunnel sottomarini con i pesci visti dal basso. Molto bello e suggestivo, avrebbe fatto sicuramente la gioia dei miei nipoti.

Alle 16:10 abbiamo ripreso l'autobus per tornare in centro che in tredici minuti ci ha riportato nella piazza del municipio. Esausti per la camminata siamo tornati un po in camera per riuscire verso le 18:15. Nel frattempo Stefano e Germano avevano noleggiato una macchina mentre sempre Stefano e Fabio avevano lasciato la camera dell'ostello perché avevano avuto problemi sia con gli scarichi del wc che con l'acqua calda.

Verso le 19 ci siamo ritrovati tutti insieme per fare il punto della situazione. C'era un invito a cena da parte degli amici motociclisti ma a me non andava e poi mi volevo rilassare un po. Fatto sta che ho mandato via tutti e sono rimasto da solo ma invece che buttarmi sul letto ho girato un po per la città senza dover aspettare qualcuno o decidere cosa fare insieme ad altri. Libero di fare quello che mi pareva che ogni tanto ci vuole.

Alle 22 torno in camera e dopo una mezz'ora ritornano anche gli altri due, Gianluca e Germano mentre Fabio e Stefano si erano trasferiti nel loro nuovo albergo, l'Ibis dell'aeroporto. Da quello che avevo capito, non avevano fatto proprio cena ma avevano mangiato qualcosa da un'amica di Stefano e così, quando era quasi mezzanotte, siamo usciti tutti e tre in cerca di un ristorante.

Dopo una breve passeggiata siamo entrati dentro un ristorante carino ma i camerieri ci hanno detto che la cucina era chiusa e mi stavo preoccupando di non riuscire a mangiare ma dopo qualche metro abbiamo visto l’italianissimo ristorante "La vita è bella" che ci ha accolto a braccia aperte. Lo sanno tutti che non si deve mangiare nei ristoranti italiani all’estero ma la Spagna tutto sommato è come l’Italia, non ci sono tutte queste differenze e devo dire che la nostra scelta è stata premiata. Buonissima pizza, il dolce era buono ed abbiamo speso il giusto.

All’una siamo usciti dal ristorante e presa l’auto (ce l’aveva in custodia Germano), siamo andati a recuperare gli altri due all’Ibis. Credo che la sfiga li abbia seguiti anche nella nuova sistemazione visto che per quasi 10 minuti, appena arrivati loro, l’hotel è stato senza energia elettrica. Non so perché ma ero quasi certo che ci avrebbero fatto attendere (la sera prima solo 30 minuti) ed infatti siamo stati un quarto d’ora davanti all’hotel. Poteva andare peggio..

Si era già fatta l’una e mezza, ma forse anche qualcosa di più, quando siamo finalmente partiti per fare qualcosa. Speravo che Stefano, che era stato molte volte a Valencia, ci portasse in qualche locale pieno di donne ed invece siamo andati a vedere il lungomare deserto dove c’erano gli "hangar" della scorsa edizione della Coppa America. Invece che andare a cercare un po di donne siamo stati a vedere Alinghi, Luna Rossa e Shosholoza.


Durante il giro sul lungomare abbiamo visto anche dove facevano la gara di Formula Uno che, essendo un circuito cittadino, era riconoscibile solo da qualche cordolo colorato e da qualche via di fuga ben delimitata.

Solo alle 3:30 qualcuno si era posto il problema di cosa fare per ammazzare la serata che in effetti era più morta che viva visto il lungo giro in auto per la parte più deserta della città. Si decide di andare in centro (e già era qualcosa) ma sulla strada da fare ci sono state delle incomprensioni perché l’unico che doveva conoscerla non era in grado di esprimerla in una lingua comprensibile a quello che guidava (non faccio nomi: Stefano e Germano) e ad un certo punto la macchina si è fermata e sono partite delle imprecazioni.

Finalmente siamo riusciti ad arrivare in centro ma non avevamo un locale di riferimento se non il discopub della sera precedente. Io non mi ero preoccupato più di tanto di cercarne, visto che qualcuno era già stato a Valencia una decina di volte ma evidentemente se vuoi che qualcosa funzioni devi fartela da solo, è bene non fidarsi mai di nessuno. Alla fine abbiamo fatto il giro di qualche locale ma, complice anche l’ora tarda, non è che abbiamo trovato moltissime persone e, giusto per non andare a dormire a digiuno, mi sono preso un cuba libre (anzi 2) nell’ultimo club in cui siamo entrati.

Siamo tornati in ostello che erano le 5 e dopo una mezz’ora ho potuto finalmente spegnere la luce e cercare di dormire un pochino. Veramente poco visto che c’era da lasciare la camera e dovevo anche fare la valigia.

DOMENICA 5

Alle 9:15 la sveglia che suona è come un macigno e dopo aver sistemato tutto in camera, alle 11, io e Gianluca siamo usciti a fare colazione. Gli altri erano andati al circuito di buon’ora mentre noi avevamo preferito rimanere in città e forse presentarci per l’inizio della corsa.

La mattinata (quel poco che restava) l’abbiamo passata in giro per negozi tra cui il grandissimo El Corte Inglés che conoscevo già dalla vacanza di Barcellona (è presente in Plaza de Catalunya) ed anche per lavoro, in quanto cliente della ditta per cui lavoro.

Alle 13:30 siamo andati a prendere le valigie e salutare la ragazza dell’ostello con la quale non sapevo mai se parlare in inglese o italo/spagnolo. Vista la semplicità della lingua iberica ed un poco di conoscenza dell’inglese a volte si iniziava con una lingua e si finiva a parlare nell’altra. Veramente molto divertente.

Lasciato l’ostello, anche se non avevamo proprio fame, siamo passati un momento al McDonald’s perché poi saremmo dovuti partire e chissà cosa avremmo trovato da mangiare in giro (come se McDonald's facesse delle cose sane..). Siamo riusciti a prendere la metro quando mancava un quarto alle tre ed essendoci la corsa alle 15 in punto, al 99% nessuno degli amici sarebbe venuto a prenderci all’aeroporto. Infatti così è stato ed abbiamo aspettato l’aereo delle 18:35 con quasi troppe ore di anticipo. Che palle!

Dopo un ora sono arrivati anche gli altri e ci siamo diretti tutti insieme all'area partenze, dove poco dopo sono arrivati anche il piccolo motociclista (14 anni) con tutta la famiglia. Eravamo proprio un bel gruppetto numeroso.

Quando si stava per partire il dramma! Ho visto il personale della Ryanair che controllava le dimensioni delle valigie e, se per il peso potevo inventarmi qualcosa, per le dimensioni non avevo scampo, andavo incontro a multa sicura! Ricordo Gianluca all'aeroporto di Francoforte che aveva dovuto pagare 35 euro e speravo almeno che da febbraio non fossero aumentate di molto le tariffe.

Nel frattempo l'aereo aveva un ritardo di una ventina di minuti e speravo che per sbrigarsi, i controlli si allentassero. Invece niente, quella perfida assistente di volo controllava tutti quelli che passavano di lì, con il misuratore metallico dove si dovevano inserire le valigie per vedere se erano regolari. Non sapevo cos'altro fare se non aspettare e aspetta che ti aspetta alla fine ero rimasto solo io. A quel punto però c'è stata la svolta. Quella signorina che controllava le valigie, non essendoci più nessuno in coda si era girata dall'altra parte ed io mi sono tuffato con il biglietto in mano ed il documento aperto da quella che controllava i nominativi.

Non so nemmeno io come ho fatta a scamparla questa volta ma indubbiamente sono stato tattico!

Per la prima volta nella mia carriera di viaggiatore sono salito in aereo per ultimo, tanto che ho chiesto all'assistente se dovevo chiudere io la porta o ci avrebbe pensato lei. Nonostante fossi l'ultimo, il mio posto sopra le ali era ancora disponibile (culo!) ma ovviamente non sapevo dove mettere il trolley perché le cappelliere erano tutte occupate. Ho fatto presente alla hostess che non c'era posto e lei, ottimista, mi ha detto di metterlo sotto un sedile. Ero ben consapevole che non ci poteva andare ma per farla contenta ci ho provato per un po, muovendo a destra e a manca e fermando di fatto l'aereo, perché la gente non riusciva a passare per mettersi seduta. Ad un certo punto l'ha capito anche lei e preso il mio bagaglio a mano lo ha fatto imbarcare ma senza pagare un centesimo.

Siamo decollati alle 19:20 da Valencia ed atterrati alle 20:44 a Bologna, per un'ora e 24 minuti netti di volo a differenza dell'andata in cui abbiamo impiegato un'ora e 39. Appena scesi dall'aereo ci siamo accorti di come fosse cambiato il clima in Italia, rispetto a tre giorni prima. Eravamo partiti con 7/8 gradi e siamo tornati dopo il weekend spagnolo trovandone zero.

Dopo gli ultimi 260 km con l'auto con in mezzo una sosta in Autogrill
per la cena, a mezzanotte e trenta ero finalmente a casa.

Il prossimo viaggio sarà al 99% in Polonia, più precisamente a Krakòw, verso i primi di Febbraio.

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