E' online anche la vacanza di Mosca su www.sim1.it
IL DIARIO DELLA VACANZA
Dopo averci girato lungamente intorno ed essere stato 6 volte in paesi confinanti (3 Ucraina, 2 Lettonia. 1 Lituania) è arrivata finalmente l’ora di entrare in Russia. Nonostante tutti mi dicessero di andare a San Pietroburgo, come prima volta nell’ex Unione sovietica, sono voluto andare nella capitale. L’anno prossimo andremo anche a San Pietroburgo, qual’è il problema?
Il viaggio l’ho organizzato con largo anticipo anche perché c’era l’incognita del visto, necessario per entrare nel paese. Il volo l’ho prenotato (su Expedia ) addirittura il 7 febbraio ed ho trovato un prezzo da favola con una combinazione di Air France per l’andata ed Alitalia per il ritorno, entrambi con uno scalo nelle rispettive capitali (Parigi e Roma). Ho pagato solamente 172 euro a testa, quando un prezzo normale si aggira quasi al doppio di quella cifra. Sono stato fortunatissimo.
Riguardo al visto, non sapevo di preciso cosa bisognasse fare e quanto tempo fosse necessario, ma grazie ad un’amica che lavora in agenzia viaggi, sono venuto a conoscenza di un sito internet, in grado di fornirlo in solo due settimane e a metà prezzo rispetto ad una qualsiasi agenzia cittadina, un paio delle quali mi hanno chiesto tra i 180 e i 230 euro. Grazie a www.vistoperlarussia.it l’ho fatto a 99 euro, più le spese per il ritiro e la riconsegna dei passaporti tramite corriere, ma avrei potuto spedirli con la posta tradizionale risparmiando ulteriormente.
Condizione necessaria per l’ottenimento del visto è l’indicazione di un luogo di residenza presso la città che si intende visitare ed è anche per questo che mi sono mosso quattro mesi prima, trovando una sistemazione che alla fine si è rivelata ottima: Hotel Izmailovo, a solamente 12 minuti di metropolitana dalla Piazza Rossa.
Per questo viaggio, come in tutti quelli più importanti, mi ha accompagnato Simone, il miglior compagno di viaggio sul mercato. Mai un problema, mai una lamentela, paga qualsiasi cifra senza discutere, nessun problema di soldi ma anzi, a volte devo frenarlo nelle sue spese irrazionali o chiedere degli sconti per conto suo. Lui credo non abbia mai pronunciato la parola sconto, nemmeno con i marocchini (ambulanti). Secondo me ha un gps impiantato nella testa, visto che si ricorda tutte le strade anche solo dopo una volta che ci siamo passati. Nonostante la sua passione per il cibo, viene tranquillamente anche al McDonald’s e al contrario di me mangia di tutto. Una volta a Kiev a mangiato persino una zuppa di cipolle!
DIARIO DI VIAGGIO
*** lunedì 20 giugno ***
Come un normale lunedì mattina, sono partito di casa alle 8 ma invece che andare in ufficio ci siamo diretti a Bologna, aeroporto Guglielmo Marconi. Siamo arrivati dopo circa due ore e mezza ed invece che lasciare l’auto nel parcheggio dell’aeroporto, a 15 euro a giorno, da qualche tempo ho scoperto il “Park to Air” che dista 4 km dal Marconi (c’è anche un Park to Fly che è simile). Hanno un servizio navetta efficientissimo e soprattutto dei prezzi molto inferiori rispetto ai parcheggi dell’aeroporto (mi sembra 8 euro i primi due giorni e 4 per tutti gli altri, nel parcheggio scoperto).
Avendo cambiato sede e conoscendo la mia auto, questi signori della Park to Air, ci hanno addirittura aspettato ad un incrocio e dopo aver attirato la nostra attenzione, ci hanno guidato al parcheggio. Che servizio! Una volta arrivati, sono stati velocissimi. Il tempo di scendere dall’auto, caricare le valigie nel furgone, pagare e dopo nemmeno 3 minuti eravamo già ripartiti per l’aeroporto.
Arrivati al Marconi, con le prenotazioni di Expedia in mano, ci siamo diretti al banco del check-in. Non sapevo di preciso cosa dovevamo fare ma per non sbagliare ci siamo messi in fila. Il tempo passava e vedevamo gente che lasciava la fila indispettita per andare su dei totem poco distanti, con dei fogli in mano. Qualcosa non mi quadrava e sganciandomi dalla fila sono andato a chiedere ad un’assistente dell’aeroporto. In effetti con la prenotazione online dovevamo andare a stamparci il biglietto da soli, presso quella specie di bancomat e avendo lasciato Simone a fare la fila ho mantenuto anche la posizione.
Alle 11:30, passati senza problemi i controlli personali eravamo al gate 17 e dopo una breve attesa, alle 12:15 si era sull’aereo dell’Air France che ci avrebbe portato al Charles de Gaulle, scalo parigino prima di puntare su Mosca. Decollo alle 12:35, in perfetto orario, ed atterraggio alle 13:54.
Non essendo Parigi un aeroporto piccolissimo, abbiamo impiegato un po di tempo prima di capire da dove dovevamo ripartire ma tutto sommato mi sono mosso abbastanza bene e non ci sono stati grossi problemi, tranne uno che poteva diventare catastrofico.
Al controllo bagagli, avevo in mano il biglietto e la carta d’identità ma non essendo necessario esibirli, li ho messi nella vaschetta di plastica insieme alle altre cose da passare nello scanner e quando ho riperso tutti gli oggetti non mi sono accorto subito del guaio. Il tempo di rimettermi la cintura, fare due metri e cercando il biglietto mi è venuto un colpo, non lo trovavo! Ho pensato un secondo e mi sono detto: ce l’avevo in mano un minuto fa, prima dei controlli di polizia e quindi non deve essere molto lontano ma come ho fatto a perderlo? Quasi impossibile.
Torno indietro agli scanners e la prima difficoltà è stata quella di trovare da dove ero passato (ce n’erano una decina) ma per fortuna mi è sembrato di riconoscere una poliziotta e sono andato da lei: “excuse me, I lost my ticket, maybe here”. Mi fa controllare tutti i contenitori di plastica ma non lo trovo. Cazzo, ora che faccio!? Quando ormai avevo perso ogni speranza e stavo pensando a come cercare di rimediare (non sapevo se il check-in fosse ancora aperto ma io avevo fatto il check-in a Bologna.. un casino!) la poliziotta guarda sotto il nastro trasportatore e la vedo piegarsi per raccoglierlo. Se ne viene fuori con un pezzo di carta e mi dice: Fraticelli?
YESSSSSSSSSSSSSSS!!!!!!!!!!!!!!!
Contento come se avessi vinto alla lotteria ripartiamo alla ricerca dell’imbarco e dopo una bella camminata troviamo finalmente il terminal “E”. Avendo un’ora abbondante di attesa, prima della partenza, abbiamo pensato bene di mangiare, prima di salire sull’aereo (è stata la mia salvezza).
Il decollo da Parigi, previsto per le 16:05, è avvenuto con mezz’ora di ritardo e siamo partiti solamente quando erano le 16:32. Volando con una compagnia “seria” e non con le classiche low cost, i posti erano assegnati, come al cinema, e purtroppo mi sono dovuto accontentare di quello che mi hanno dato. Per la prima volta in vita mia sono capitato all’ultima fila ma a quel punto sarebbe stato lo stesso della 3 come della 15 o la 21. Tutte uguali tranne quelle sulle uscite di emergenza che sono sempre più spaziose. Unica nota positiva è stata quella di essere in due ed avere a disposizione tre poltrone e l’altra persona una donna non giovanissima ma carina.
Per quanto riguarda il cibo ho già anticipato qualcosa parlando dello spuntino fatto prima di partire. Dico solo che mi ha salvato la vita e per il resto guarda le fotografie. Forse una persona normale avrebbe mangiato qualcosa in più ma io sono speciale e non mangio quasi niente che non mi soddisfi almeno la vista o l’olfatto.
Siamo arrivati allo Sheremetyevo di Mosca alle 19:37, dopo appena tre ore invece delle quattro previste che per effetto del fuso orario sono diventate di colpo le 21:37.
La tradizionale fila al controllo passaporti ci ha fatto perdere la possibilità di prendere l’Aeroexpress delle 22:30, sul quale puntavo (ne parte uno ogni trenta minuti) e siamo arrivati alla stazione del trenino rosso solo alle 22:40. Il costo del biglietto è di 320 rubli a testa ed ovviamente si può pagare con carta di credito. L’Aeroexpress è un comodissimo treno che collega lo Sheremetyevo con la stazione della metropolitana di Belorusskaya, coprendo la tratta in 35 minuti.
Partiti alle 23 siamo arrivati puntuali alle 23:35, trovando ad attenderci Anna, la mia amica sovietica, che si era un po rotta le palle perché ci aspettava dal treno precedente. Dopo i saluti di rito (non ci vedevamo da Kiev 2009) ci ha spiegato in due parole i vari tipi di abbonamenti della metropolitana e comprato un pacchetto da dieci a 265 rubli (la corsa singola costa 28) siamo scesi a prendere il treno, tutti insieme. Ci ha voluto accompagnare fino a Partizanskaya dove c’era il nostro hotel (Izmailovo), un enorme complesso alberghiero composto da quattro edifici da trenta piani ciascuno (per essere precisi 29) per poi tornare a casa e lasciarci al nostro destino una volta arrivati.
Appena usciti dalla metropolitana, siamo stati assaliti da un paio di loschi individui che vedendoci con i bagagli al seguito volevano aiutarci in qualche modo nel cercare una camera o non so per cosa. Io non ero proprio tranquillo e nemmeno li ho degnati di uno sguardo tirando dritto verso l‘hotel che anche se non c’ero mai stato, conoscevo benissimo per aver visto foto e filmati su internet. Simone era rimasto un po indietro e questi continuavano a chiedergli “ do you need a room? have reservation?”. Mi avevano proprio rotto le palle e speravo che la storia non si ripetesse tutte le notti.
Trovato l’ingresso del Gamma-Delta, siamo passati alla reception per la registrazione e all’una eravamo in camera, al 24esimo piano. Eravamo distrutti dal lungo viaggio, iniziato alle otto della mattina e conclusosi dopo undici ore. Dopo aver preso possesso della camera e disfatto le valigie, alle2:30 mi sono messo finalmente a dormire quando Simone russava già da parecchio tempo.
*** Martedì 21 giugno ***
Dopo una notte non proprio tranquilla, visto che alle quattro c’era già un sole come da noi a mezzogiorno, alle 9:30 ho detto basta e mi sono alzato. Svegliato anche Simone, alle undici siamo usciti per la nostra prima visita alla città. Giusto il tempo di mettere il naso fuori dall’hotel ed ho fatto subito retromarcia, tornando in camera a prendere la felpa, dato che la temperatura non era la tipica estiva.
Visto i prezzi stratosferici che hanno sms e telefonate fatte con i numeri italiani, la prima cosa da fare era compare una sim russa e passati nel piccolo centro commerciale di fronte all’Izmailovo, è stato facile trovare un negozio che vendeva “Megafone”, quella consigliatami sia da amici che da internet. Il costo della sim è stato di 300 rubli e mi hanno chiesto sia il passaporto che la registrazione del soggiorno (fatta dall’hotel) per l’attivazione.
A mezzogiorno prendiamo la metro, vicinissima all’hotel, direzione Piazza Rossa e dopo dodici minuti esatti arriviamo al centro di Mosca. Emozione!
Aver visto quella piazza in milioni di foto e filmati Youtube faceva si che mi sembrava quasi di conoscerla. Una sensazione stranissima. La cattedrale di Kazan, appena entrati sulla sinistra, il bellissimo palazzo Gum sul lato sinistro, il Cremlino che si estendeva per tutto il lato destro, con al centro il mausoleo di Lenin ed in fondo la bellissima cattedrale di San Basilio con le sue nove cupole decorate ognuna diversa dall’altra.
Nonostante le nuvole che davano al cielo una tonalità di grigio bruttissima, spegnendo i colori vivaci della cattedrale, ci siamo fatti un migliaio di foto, giusto per iniziare, con l’intento e la sicurezza di tornarci anche con il sole.
Alle 13 siamo andati a mangiare all’interno del Gum (centro commerciale) che è tanto bello quanto grande ed ovviamente c’erano tutte le griffe più famose, di cui molte italiane (Trussardi, Armani, Ferragamo, Alberta Ferretti, Moschino, Max Mara, F.lli Rossetti, Pollini, Paciotti e molte altre). Avendo preparato al vacanza nei minimi dettagli, sapevo già dove andare a mangiare, un self service al terzo piano che si chiamava Stolovaya n.57. Rimasto entusiasta del Puzata Hata di Kiev speravo che questo fosse dello stesso genere ed in effetti ci ho preso in pieno.
La comodità del self service è quella di non dover cercare di tradurre complicatissimi menù in cirillico oppure scegliere tra nomi inglesi che non ci danno la certezza di avere quello che pensavamo di ordinare ma soprattutto la velocità e l’economicità. Nonostante sia amante dei McDonald’s, preferisco di gran lunga uno di questi posti.
Con mia grande gioia, tra i vari piatti proposti, abbiamo trovato gli immancabili pelmeni e la tradizionale kotleta con cui ci siamo sfamati nelle numerose vacanza ucraine, a cui ho aggiunto un contorno di riso. Sui pelmeni ho messo quella buonissima panna acida con cui spesso vengono accompagnati e con mezzo litro d’acqua, il totale è stato di 356 rubli (9 euro).
Terminato il pranzo siamo usciti sulla Piazza Rossa, passeggiando oltre San Basilio per vedere cosa ci fosse dall’altra parte. Siamo arrivati fino al fiume Moscova, rimanendo incantati dai bellissimi palazzi, chiese e monumenti che si vedevano sullo sfondo. Nel frattempo era uscito il sole e le cupole dorate della cattedrale di Cristo Redentore, brillavano in tutto il loro splendore.
Tornati indietro verso la piazza, siamo entrati dentro la cattedrale San Basilio (ingresso 250 rubli) ma non è chi mi sia piaciuta moltissimo. Forse è talmente bella fuori che un po si rimane delusi dall’interno o forse siamo semplicemente troppo ignoranti per capire la bellezza di muri completamente dipinti con immagini sacre e motivi floreali. Nella parte centrale, sotto la cupola principale, c’è una bellissima parete lignea, intarsiata con diverse raffigurazioni di avvenimenti religiosi ed immagini di santi.
Ad un certo punto, un gruppetto di persone che credevo normali visitatori, si sono allineate ed anno iniziato dei canti sacri, solo con la voce, in stile “Neri per caso”. Alla fine, nonostante il luogo sacro, sono passati a raccogliere le offerte come dei musicisti di strada qualsiasi.
Terminata la visita alla chiesa, siamo usciti dalla piazza per fare il giro all’esterno, nei bellissimi Giardini di Alessandro.
Da Wikipedia: I Giardini di Alessandro si sviluppano per tutta la lunghezza delle mura del Cremlino, di fronte al Maneggio di Mosca. Sono annoverati tra i primi parchi pubblici di Mosca. Dopo che il fiume Neglinnaia era stato incanalato in una tubazione sotterranea, venne deciso di trasformare quello che era stato il letto del corso d'acqua in parco pubblico. L'organizzazione dei giardini fu effettuata tra il 1819 ed il 1823, ad opera di Giuseppe Bova e dedicato al sovrano allora regnante, Alessandro I. Il parco comprende tre distinti giardini, che si sviluppano lungo le mura occidentali del Cremlino per 865 metri.
Tornando indietro, invece che passare all’interno dei giardini abbiamo costeggiato le mura del Cremlino e vedendo tantissima gente accalcata ci siamo incuriositi ed avvicinati. C’era il cambio della guardia d'onore sulla tomba del milite ignoto, di cui abbiamo fatto un ampio reportage fotografico.
Alle 18:45 abbiamo deciso di andare a riposarci in hotel, ma abbiamo avuto giusto il tempo di fare la doccia e siamo dovuti uscire subito perché la nostra “guida” ci stava aspettando in centro. Incontriamo Anna alle 20:30 e ci fa fare una lunga camminata fino alla cattedrale del Cristo Redentore, con l’intento di farcela visitare ma non aveva fatto i conti con l’orario perché alle 22 non poteva che essere chiusa.
La fame si stava facendo sentire e niente di meglio del McDonald’s dietro al Cremlino poteva fermarla (McChicken Menù a 188 rubli). Dopo la cena al fast food abbiamo fatto un giro in Tverskaya, trovando tanti localini e ristoranti con tavoli all'aperto, pieni di persone.
Salutata Anna abbastanza presto, verso 23:15 siamo tornati all'hotel ed appena usciti dalla stazione della metro (Partizanskaya) ci siamo dovuti fermare dentro un negozio perché aveva iniziato a piovere talmente forte che era impossibile fare gli ultimi cento metri. La prima pioggia della vacanza che per fortuna è durata solo qualche minuto e non ci ha creato grossi problemi.
Dopo una birra al bar del Gamma Hotel (Izmailovo è il nome del complesso dei quattro hotels), a mezzanotte e mezza eravamo in camera e dopo aver scaricato la batteria del computer me ne sono andato a letto perché ero troppo pigro per alzarmi e prendere il caricatore dentro la valigia.
*** Mercoledì 22 giugno ***
Appena svegliati, poco prima delle nove, mentre attendevo Simone che faceva la doccia, ho tirato fuori il caricatore del computer ed ho avuto una triste sorpresa: la spina non era buona per le prese russe. Cazzarola! Visto che c’era il centro commerciale vicino l’hotel, sono andato a vedere se potevo trovare un cavolo di adattatore. Avevo portato anche il cavo per paura di non riuscire a spiegarmi ma nonostante questo, dopo aver girato tutti i negozi, sembrava non esistere in commercio quello che mi serviva e sono tornato in camera senza averlo trovato.
Alle 10:30 abbiamo lasciato l’hotel per andare in Piazza Rossa e con l’occasione sarei passato al Gum in cerca di un negozio di elettronica. Appena usciti dalla metropolitana troviamo una brutta sorpresa: era tutto recintato, c’era tanta polizia, metal detectors sparsi qua e la e diverse persone anziane con uniformi super medagliate. Evidentemente c’era qualche celebrazione e non ci facevano passare, così abbiamo cambiato programma e ci siamo diretti alla Tretyakov Gallery che avevo letto ospitasse la più ricca collezione di opere russe al mondo.
Da Wikipedia: La Galleria Tret'jakov è un museo a Mosca, che ospita la più grande collezione di belle arti russe al mondo. La storia della galleria d'arte ha inizio nel 1856 quando il mercante moscovita Pavel Mikhailovich Tretyakov (1832-1898) iniziò ad acquistare opere d'arte da artisti russi dell'epoca, nell'intento di creare una collezione che un giorno sarebbe potuta diventare un museo nazionale. Nel 1892 Tretyakov donò la sua ormai celebre collezione alla Nazione. La Galleria fu costruita fra il 1902 e il 1904 a Sud del Cremlino. Durante il XX secolo si è estesa inglobando diversi edifici circostanti, tra cui la chiesa del XVII secolo di San Nicola in Tolmachi. La facciata dell'edificio fu disegnata dal pittore Viktor Vasnetsov in uno stile fiabesco tipicamente russo.
Siamo arrivati al museo che erano da poco passate le dodici. Quando siamo andati alla cassa per fare il biglietto (360 rubli) abbiamo visto che per fare le foto, come spesso accade, avremmo dovuto pagare un supplemento. Da buoni italiani facciamo il biglietto “senza foto” e poi qualche scatto lo facciamo lo stesso.
Abbiamo fatto un bel giro tra quadri, statue e ceramiche che a causa della nostra ignoranza non abbiamo potuto apprezzare pienamente, anche se, certi erano belli a prescindere, pur senza conoscerne la storia o l’autore. Tra i tantissimi, un quadro ha colpito particolarmente la mia attenzione, quello raffigurante Ivan il terribile che abbraccia il figlio morente, con la testa sanguinante. Quello sguardo terrorizzato, sconvolto, atterrito mi è rimasto talmente impresso che appena ne ho avuto l’occasione ho chiesto ad una guida di farmi raccontare la storia.
Da wikipedia: Nel novembre del 1581, Ivan picchiò violentemente la propria nuora, incinta di un figlio, per avere indossato vestiti troppo appariscenti, causandole un aborto. Suo figlio, anch'egli chiamato Ivan, appena venuto a sapere dell'accaduto, ingaggiò un litigio furibondo con il vecchio Zar, durante il quale quest'ultimo colpì la testa del figlio con la punta in ferro del proprio bastone, causandone la morte.
Siamo usciti alle 13:30 e mentre camminavamo per raggiungere la fermata della metro ha iniziato a piovere, per la seconda volta durante la vacanza, prima piano e poi sempre più forte, fino a che ci siamo dovuti fermare perché era impossibile proseguire. Casualmente eravamo vicino ad un McDonald’s ed era anche ora di mangiare. Perfetto!
Usciamo dal ristorante poco prima delle 14:30 e per fortuna aveva smesso di piovere. Tappa successiva è la cattedrale del Cristo Redentore dove eravamo stati con Anna la sera prima, trovandola ovviamente chiusa. Siamo arrivati dopo una trentina di minuti ed appena usciti dalla metro ci si è parata davanti in tutta la sua maestosità. Mamma mia quanto è grande! Facciamo un po di fila per entrare e quando finalmente arriviamo al metal detector (ai russi evidentemente piacciono molto, visto che sono ovunque) ci dicono che con i bermuda non si può entrare. Avevamo voglio di dire qualche parolaccia ma non ci avrebbero capito e soprattutto eravamo all’interno di una chiesa.
A questo punto siamo passati al punto successivo, nella mia personale guida di Mosca, che era il “Gorky Park”.
Da Wikipedia: Il Gorkij è un parco divertimenti situato nel centro della città di Mosca, intitolato alla persona di Maksim Gor'kij. Fu inaugurato nel 1928, precisamente nella zona di Krymsky Val. Fu creato dalla fusione degli ampi giardini del vecchio Golitsyn Hospital col Neskuchny Palace e copre un'area di 1,2 km² circa lungo il fiume Moscova. Nel Gorkij Park si tengono, pressoché giornalmente, divertenti fiere e gare avvincenti di vario genere, con lo scopo di divertire e meravigliare il pubblico; è fornito inoltre di un'area da gioco per bambini, un'enorme ruota panoramica e uno dei modelli (unità di prova) del Buran Space Shuttle Program, che permette anche ai bambini d'entrare a far parte dell'"Esperienza Cosmica". Durante il periodo invernale i sentieri s'allagano e gelano, ciò permette ai visitatori il pattinaggio sul ghiaccio attraverso il parco
Non so perché me lo ricordi, non avendolo mai visto, ma c’era un film degli anni 80 intitolato con il nome del parco che ora devo assolutamente trovare. Sapevamo che il parco era vicino alla chiesa ma dopo aver traversato il ponte dietro la cattedrale, nessuno dei passanti ci ha saputo indicare la strada e per non saper ne leggere ne scrivere, siamo tornati indietro alla metropolitana e ci siamo andati col treno.
Usciti dalla stazione metro di Park Kultury, ci siamo fermati in un bar all’aperto per bere qualcosa e fortunatamente uno dei camerieri parlava italiano. Dopo esserci fatti spiegare come raggiungere il Gorky è stato un gioco da ragazzi trovarlo ed abbiamo scoperto che invece che prendere la metro, usciti dalla cattedrale del Cristo Redentore, eravamo quasi arrivati.
Prendendo in prestito parole del ragionier Fantozzi, direi che mi è sembrata: una cagata pazzesca. C’erano un paio di montagne russe, un paio di altri giochi, tutti rigorosamente spenti e qualche ragazzino con i pattini. Forse non era l’orario di punta ma praticamente non c’era nessuno. In effetti era un mercoledì e per giunta di pomeriggio, magari di sera o nel weekend ci sarà stato più movimento. Il parco non era grandissimo e con quella giornata grigia non dava certo il meglio di se.
Non essendoci nulla da vedere, abbiamo fatto solamente un rapido giro ed una volta usciti ho trovato anche quel “parco delle statue” che avevo nella lista ma che non sapevo dove fosse. L’abbiamo attraversato fotografando qua e là quelle più stravaganti, tra cui uno “stemmone” dell’Unione Sovietica alto almeno una decina di metri e visto che c’era un posto accanto a lui nella panchina, mi sono fatto anche una foto con un Pinocchio gigante.
Verso le 17:45, usciti dal “Parco delle Sculture“, il cielo che prima era grigio stava diventato sempre più scuro fino a quando ha iniziato a piovere. Eravamo privi di ombrello e senza tende, terrazzi o porticati dove ripararci ma per fortuna la pioggia non era ancora molto intensa. Il destino ha voluto che appena abbiamo trovato un riparo e venuto giù un diluvio ma a quel punto eravamo salvi, c’era solo da attendere che smettesse e dopo appena qualche minuto eravamo pronti per ripartire.
Costeggiando il fiume, siamo arrivati fino alla cattedrale del Cristo Redentore che praticamente è sul ponte successivo a quello del Gorky park, anch’esso a ridosso del fiume, e ci siamo meravigliati che tutte le persone a cui avevamo chiesto indicazioni non ce l’avessero saputo indicare. In certi punti di mosca, orientarsi è veramente facile, visto che è sufficiente conoscere i monumenti principali, visibili a chilometri di distanza.
Dato che eravamo ancora pieni di grinta e che saremmo dovuti passare al Gum a cercare quella famosa spina per il computer, abbiamo deciso di andare a piedi invece che prendere la metro, anche perché la strada ormai la conoscevamo benissimo.
Arriviamo al centro commerciale alle 19 e passiamo al setaccio tutti i negozi che vendono qualcosa di elettrico/elettronico, dagli Iphone alle seghe elettriche ma purtroppo niente, quell’adattatore che mi serviva sembrava non esistere. Alle 19:45, andando a prendere la metro, ho fatto un ultimo tentativo in un negozio di telefonia ma non l’avevano nemmeno loro. E che cavolo!
L’ultima speranza restava Anna, a cui avevo spiegato bene cosa cercassi e che nonostante donna, poteva farcela a trovarmelo in qualche negozietto. Io per sicurezza non perdevo occasione per ricordarglielo, ad ogni messaggio o telefonata che ci siamo fatti.
Siamo arrivati al Gamma Hotel alle 20:15 e dopo esserci rinfrescati e riposati, alle 21:45 siamo usciti di nuovo. Visto che era tardi e dovevamo mangiare invece che andare al solito McDonald’s affollatissimo, abbiamo così deciso di prendere qualcosa in un chioschetto sotto l’Izmailovo. Prendo un pezzo di carne di non so quale animale, delle patate tristi ed una birra gigante, pago 247 rubli e partiamo subito per andare in centro.
Dopo aver girato per la Piazza Rossa la sera precedente, stavolta decidiamo di andare a vedere la popolare Arbat, via dello shopping, delle bancarelle e dei turisti. Siamo arrivati poco prima delle 22:30 e dopo averla camminata tutta mi sono detto: ma questa è la famosa via Arbat!?
Forse sarà una caratteristica dei paesi dell’ex Unione Sovietica perché, come accadeva a Kiev, anche a Mosca non si trovava un negozio aperto alle 22:30. Ma come cacchio è possibile che la città più grande d’Europa alle dieci di sera è già chiusa? In Italia, a momenti, anche le ferramente chiudono a mezzanotte! Di turisti pure, non è che ce ne fossero stati tantissimi e non abbiamo trovato nemmeno un pub o qualcosa di simile per andare a prendere una birra.
Forse ho esagerato un pochino ma l’Hard Rock Cafè, che si presume essere sempre pieno di turisti, alle 23:30 aveva luci spente e nessuno seduto ai tavoli, all’esterno del locale.
A mezzanotte abbiamo ripreso la metro, senza nemmeno aspettare l’ultima corsa e siamo tornati in hotel senza rimpianti. All’una si dormiva già. Che pensionati!
*** Giovedì 23 giugno ***
Essendo andati a letto prestissimo, la sveglia alle otto era più che accettabile ed alle 9:30 siamo usciti decisi e determinati per andare a vedere “qualcosa” nella Piazza Rossa. Come il giorno precedente però, quando arriviamo troviamo tutto sbarrato e presidiato dalla polizia (che fino a poco tempo fa si chiamava “milizia”) ma stavolta l’area vietata era ristretta solo alla piazza e non ampia come il giorno prima.
Nonostante gli sbarramenti, troviamo però una fila lunghissima per entrare ed accostandoci per vedere di cosa si trattasse, veniamo avvicinati da un ragazzo, con faccia da boyscout, il quale ci chiede, in italiano quasi perfetto, se vogliamo una visita guidata alla Piazza Rossa ed al Mausoleo di Lenin. Per vincere le nostre reticenze, gioca anche il jolly, aggiungendo che con lui saltiamo la fila ed entriamo subito.
Ci pensiamo due secondi e poi accettiamo senza problemi, pagando anche anticipatamente i mille rubli richiesti. Ero proprio curioso di vedere come avremmo fatto ad evitare tutta quella coda e dopo essere passati davanti a tutti, abbiamo capito il trucco. La mamma del ragazzo era li a tenere il posto, pronta ad entrare appena il figlio portava qualche “cliente”. Nonostante questo trucco però, qualcuno di quelli che abbiamo sorpassato, si sono lamentati.
Grazie alla signora, entriamo finalmente all’interno del perimetro recintato e subito dopo ci dice che lei non ci può accompagnare dentro al Mausoleo ma che ci avrebbe atteso fuori. Abbiamo sentito puzza di truffa lontano un chilometro ma a quel punto non potevamo fare altro che fidarci, visto che avevamo già pagato.
L’ingresso al mausoleo di Lenin è gratuito ma non potendo portare nessun apparecchio in grado di fare foto o riprese, bisognava lasciare telefonini e macchine fotografiche in custodia, pagando una quarantina di rubli (c’erano prezzi diversi per macchine fotografiche, borse o cellulari).
Dopo un lungo giro da fare all’esterno, entriamo nel monumento sepolcrale e prima di vedere la il corpo mummificato, veniamo controllati da un poliziotto. Finalmente ci siamo, entriamo in una stanza buia dove un paio di faretti illuminano un corpo che sembra di cera e la cosa che noto, non so per quale motivo, è la mano destra chiusa a pugno.
Quando usciamo, nonostante il forte sentore di truffa, la guida era invece ad attenderci e ci ha istruito sul processo di mummificazione russo usato per Lenin. Ci ha detto che erano stati fatti dei tentativi sia da egiziani che da cinesi, prima di trovare un metodo veramente perfetto, studiato ed eseguito da scienziati russi. Ci ha voluto anche far credere che i capelli e le unghie della mummia crescono ancora e vengono tagliati da coloro che sono adibiti alla cura di quel corpo, nei periodi di chiusura del mausoleo, oltre ad intervenire con il ricambio di quelle sostanze che ne garantiscono la perfetta conservazione. Per il discorso della mano destra, ci ha detto che dipende da uno dei primi tentativi di mummificazione non riusciti che hanno rovinato alcune dita e per non farlo vedere gli hanno chiuso la mano a pugno.
Ero abbastanza preparato sulla mummia di Lenin e quando le ho detto, garbatamente, che milioni di siti internet dicono che si tratta di una statua di cera, la signora si era un po seccata.
Visto che avevamo questo pozzo di scienza a disposizione, le ho chiesto anche riguardo al quadro di Ivan in terribile che avevo visto alla galleria Tret'jakov e lei mi ha spiegato che questo, adirato con il figlio per via del comportamento della moglie (questione di vestiti troppo vistosi o qualcosa di simile) gli diede un colpo in testa con un bastone e l’uccise. Ci ha dato anche tante informazioni sulla cattedrale di San Basilio, tra le quali ricordo che le otto cupole intorno stanno a significare le diverse religioni e la nona più grande centrale raffigura quella cristiana, più alta ed importante.
Un’altra cosa che avevo letto su internet e che la signora non ha gradito sentire è stata la storia che narra del progettista della chiesa che al termine della realizzazione, è stato accecato dallo zar per evitare che ne facesse un’altra altrettanto bella. Lei mi ha risposto stizzita dicendo che non è vero niente e che si tratta solo di leggende.
Devo dire che la signora è stata molto professionale, perché il figlio, forse avendo dei nuovi clienti, ad un certo punto la stava tempestando di telefonate ma lei imperterrita le ignorava, continuando a parlare con noi.
Salutata la guida, visto che eravamo dentro la piazza e che la stessa era chiusa, prima di uscire abbiamo pensato bene di visitare quello che c’era all’interno, iniziando dal “Museo Storico Statale”, per modica cifra di 380 rubli.
Da internet: Il Museo Storico Statale è il museo di storia russa situato tra la Piazza Rossa e la Piazza del Maneggio.Le sue esposizioni variano da oggetti appartenuti a tribù preistoriche fino ad opere d’arte di valore inestimabile acquisite dai membri della dinastia Romanov. Il museo di Stato è stato istituito nel 1872 su iniziativa della comunità scientifica russa. Le opere di costruzione durarono dal 1875 al 1881, e sono state dirette dagli architetti Shervud e Semonov. Articoli e monumenti che rappresentano la storia e la cultura delle tradizioni della multinazionale russa vennero portate al nuovo museo da tutte le regioni della Russia. La raccolta è stata poi arricchita anche da donazioni private. Grazie agli sforzi di scienziati russi, archeologi e storici, sono stati raccolti ed esposti più di 4 milioni di oggetti.
Trattasi si quell’edificio a mattoncini rossi che si trova al lato opposto di San Basilio e dove all’interno si può fare un lungo viaggio temporale nella storia russa, dagli scheletri preistorici agli abiti degli zar, dalle corna di qualche animale della steppa fino alle carte da gioco dei nobili dell’ottocento, a divise militari, gioielli ed arredi. La cosa che mi ha colpito di più è stata vedere delle carrozze, le classiche carrozze con i cavalli che invece delle ruote avevano le slitte.
Al termine di questo bagno di cultura, si erano fatte le 12:30 e siamo andati al solito self service del GUM per mangiare dei buoni pelmeni. Arrivati allo Stolovaya n.57 però, scorrendo le pietanze disponibili, non riuscivo a trovare questi tortelloni russi. Ho chiesto alla ragazza che preparava le porzioni, pensando che magari non li vedevo io, e questa mi sorprende andando in cucina a chiedere al cuoco. Dopo due secondi se ne esce dicendo: “wait some minutes”. Cavolo, preparano i pelmeni solo per noi! L’unico self-service che prende le ordinazioni.
Finito di mangiare, abbiamo preso la metro per Universitet, volendo andare a vedere il maestoso palazzo dell’università. Usciti dal sottosuolo, dopo una discreta camminata, siamo arrivati finalmente di fronte al gigantesco palazzo e ci siamo seduti un momento alla fermata dell’autobus, proprio li davanti. Con mi grande stupore, sentivo un ragazzo seduto accanto a noi parlare al telefono e riuscivo a capire tutto quello che diceva. Per forza, era italiano!
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e ci ha detto di essere pugliese, che era a Mosca per fare l’università perché aveva conosciuto una ragazza russa e si trovava molto bene in quel posto. Gli ho chiesto anche se sarei potuto entrare in qualche modo e salire all’ultimo piano (per vedere il panorama) ma mi ha subito stoppato dicendomi che c’erano controlli molto serrati e che, se non eri uno studente, sarebbe stato praticamente impossibile entrare.
Camminando per i giardini dell’università, passiamo vicino ad una grande, nonché unica statua presente e vedendo il nome dico a Simone: “questo è Lomò.. Lobò.. Lomonosov, a cui è intitolata l’università”. Sentendo la mia pronuncia, una ragazza cinese che passava di li non ha resistito e mi ha dovuto correggere, pronunciando il nome in un russo perfetto. Parlando un po ho scoperto che non vengono solo dall’Italia per studiare a Mosca ma addirittura dalla Cina. Le ho chiesto come si trovasse con la lingua, dopo due anni che era li e questa mi ha detto che parlava meglio il russo che l’inglese ed il suo inglese era molto buono. Che testa deve avere un cinese per imparare il russo e l’inglese, due lingue ma soprattutto due alfabeti diversi.
Alle 16 abbiamo ripreso la metro per tornare in hotel.
Arrivati dopo una trentina di minuti, ci sembrava presto per tornare in camera ed avendo forze a sufficienza abbiamo fatto un giro al mercatino sotto l’hotel, che si chiamava appunto Izmailovo’s Kremlin (cremlino significa semplicemente fortezza, nessun significato politico). Comodissimo avere sotto l’hotel il più grande mercatino di Mosca ma dopo un’ora ce giravamo non avevo trovato una tshirt che mi piacesse. Simone invece aveva iniziato alla grande i suoi acquisti, comprando un po di tutto.
Della visita al mercatino purtroppo non posso esibire documentazione fotografica perché le ultime foto disponibili sono quelle dell’università e tutte quelle dopo, fino al giorno successivo, sono volate via insieme alla fotocamera, del cui smarrimento/furto parlerò più avanti.
Giusto il tempo di una doccia ed esco di nuovo (18:40) per andare in centro, dove c’era Anna che ci stava aspettando. Simone ha continuato a riposare con l’intento di raggiungerci più tardi. Facciamo un giro per le bancarelle, in cerca di souvenir e poi ci sediamo su una panchina vicino al Bolshoi ad aspettare Simone. Il compagno di viaggio, espertissimo di strade, si è trovato un po in difficoltà con la metro perché il suo metodo per ricordarsi la fermata era di contarle e non leggeva il cirillico. Fatto sta che dopo essere sceso in una fermata diversa, alla fine ha trovato la retta via ed alle 20:40 finalmente ci raggiunge.
Anna per fortuna era riuscita a trovare l’adattatore per la spina del computer ed anche se a vista non sembrava quello giusto, avrei dovuto provarlo per esserne certo.
Arrivato Simone si poteva andare a mangiare e come tradizione, il pranzo al Gum e la cena al Mac. Abbiamo cercato di fare il più presto possibile perché quella sera ci sarebbe dovuto essere il concerto dei Linkin Park ma con tutta quella folla non ne siamo usciti prima di un quarto alle dieci. Anna nel frattempo se n’era andata e noi ci siamo diretti verso la Piazza Rossa per assistere a questo concerto che credevamo iniziasse ad un orario normale, un tipico orario da concerto, le 22 ma sarebbe andato bene anche alle 21:30.
Non sapevamo nemmeno se fosse stato gratuito ma essendo in una piazza, come facevano a far pagare? Abbiamo dedotto che sarebbe stato PER FORZA gratis. Visto che il McDonald’s era appena fuori la Red Square, ci abbiamo messo due minuti per comprendere che avevamo sbagliato tutto e quasi un’ora per averne conferma.
La piazza era tutta recintata e da quel lato non si poteva entrare. Abbiamo cercato di passare dal Gum ma le uscite sulla piazza erano tutte sbarrate e presidiate ed a quel punto è iniziata l’Odissea. Ad ogni ostacolo pensavamo, “dai, dietro al prossimo incrocio ci sarà la possibilità di passare” ed invece trovavamo sempre sbarramenti e continuavamo a camminare fino alla via successiva. Nel frattempo avevo fatto amicizia con due ragazzi che come noi e decine di altre persone, cercavano in modo per entrare. Da questi ragazzi avevamo avuto la prima brutta notizia: forse il concerto non era gratuito.
Continuiamo a camminare e continuiamo ad incontrare poliziotti fino a quando arriviamo in una via lunghissima che ci avrebbe portato a destinazione. Saranno state quasi le dieci e mezza e stranamente qualcuno veniva in senso opposto, prima pochi e poi sempre di più. Qualcosa non quadrava. Perché qualcuno, evidentemente fan dei Linkin Park, camminava in direzione opposta a quella dello spettacolo?
Man mano che andavamo avanti, il numero delle persone che venivano in direzione opposta era sempre maggiore, fino a quando mancavano solo una cinquantina di metri per arrivare e siamo stati quasi sommersi dalla folla. Vabbè, evidentemente il concerto era terminato ad un orario sovietico e questi stavano sfollando la piazza ma come piccola soddisfazione volevo almeno vedere il palco, la scenografia, se c’era ancora qualcuno.. Sto cavolo!
Ad un certo punto, dietro alla moltitudine di persone, vediamo un cordone di polizia, formato da almeno un centinaio di agenti, che facevano sgombrare la folla. Dopo tutta quella camminata inutile, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di metterci un minuto seduti ed abbiamo dovuto fare retromarcia e camminare per altri dieci minuti. Roba da matti, mai vista una cosa del genere. Con il servizio d’ordine russo, il concerto di Ligabue, con più centomila persone l’avrebbero sgombrato in mezz’ora.
La serata, che non era iniziata nel migliore dei modi, è proseguita in Arbat, dove siamo arrivati prendendo il primo taxi che abbiamo trovato. Nonostante avessimo avuto la metro a due passi, eravamo talmente pigri e stanchi da non voler fare nemmeno le scale mobili. In via Arbat non abbiamo trovato tanto movimento e fatto un paio di giri, ci siamo seduti al tavolo di un bar per bere qualcosa. basta. Saranno state le undici e mezza e c’erano anche altre persone sedute ai tavoli.
Abbiamo aspettato inutilmente che qualcuno ci venisse a prendere l’ordinazione ma dopo un quarto d’ora ce ne siamo andati e visto che in giro erano rimaste pochissime persone, la birra ce la siamo fatta al solito bar dell’hotel.
All’una eravamo in camera e con mia grande gioia, l’adattatore per la spina del computer che mi aveva portato Anna, era quello giusto ed ho potuto finalmente riconnettermi con il mondo. Verso le tre, vinto dal sonno, ho spento tutto e mi sono messo a dormire anche io. Simone russava già da un po.
*** Venerdì 24 giugno ***
Sveglia come al solito abbastanza mattutina, visto che la sera non facciamo mai niente di particolare ed un quarto dopo le otto si era già svegli. Primo appuntamento della giornata è il Cremlino, dove arriviamo alle 10:30. Dopo averci girato intorno per qualche giorno, è giunto finalmente il momento di entrare.
La sera precedente con Anna, leggendo davanti la biglietteria, avevamo provato a capire quanto costasse il biglietto d’ingresso ma c’erano diverse opzioni e non si capiva se ci fosse un biglietto unico che raggruppasse tutto. Io avevo la scusa che era scritto in inglese ma anche lei con il russo, la sua lingua, non me l’ha saputo spiegare. Dopo una mezzora di fila arriviamo alla cassa che qua simpaticamente chiamano “Kacca” ed il dubbio sui biglietti si chiarisce immediatamente. Delle diverse cose da vedere, la metà non erano visitabili ed a quelle due o tre rimanenti si accedeva con un solo biglietto, dal costo di 350 rubli (poco meno di 9 euro).
La visita è stata relativamente rapida ed anche del Cremlino, purtroppo, ho solo le foto fatte da Simone, perché le mie erano nella scheda di memoria volata via insieme alla fotocamera. Insieme a noi c’erano diverse visite guidate di italiani e nonostante wikipedia (o internet in genere) ne sappia molto più delle guide, è stato molto interessante captare informazioni qua e la.
Le cose che mi è rimaste più impresse sono due espressioni di quello che una guida ha chiamato “gigantismo russo”, ossia il cannone e la campana più grandi del mondo che sono talmente grandi da non essere mai entrati in funzione. Il cannone non ha mai sparato perché non si fidavano ad utilizzarlo e la campana perché si è rotta per un incendio, durante le ultime fasi della costruzione.
Un’altra cosa che mi ha lasciato qualche dubbio è stata quella di vedere tantissimi fiori colorati adornare aiuole e giardini, non solo all’interno del Cremlino ma in giro per la città. Tutti questi fiori, considerando gli inverni moscoviti, vengono piantati ogni primavera??
Sempre all’interno del Cremlino c’erano diverse chiese, con quelle belle cupole dorate che dopo essere stato più volte al Pecherska Lavra di Kiev non mi facevano più neanche tanto effetto. Dopo aver visto il “vaticano” ortodosso, vedere altre chiese, se pur molto belle, non faceva la stessa impressione. C’erano poi i palazzi del potere, non ho capito a quale livello, se il governo della città o quello nazionale ed una cosa che ho ascoltato dalla guida è che uno di quei palazzi era nuovissimo ma costruito con le stesse caratteristiche architettoniche di quello storico che era li vicino.
A mezzogiorno e mezzo abbiamo terminato la nostra visita e camminando per tornare in piazza abbiamo incontrato il Taras Bulba, ristorante ucraino che avevo segnato nella mia lista. Visto che l’Ucraina è in mio paese preferito e che è anche l’unico paese dove mi piace il cibo locale, ci siamo fermati per pranzare. Nei menu c’erano diversi piatti con la parola pollo ma quando ho detto alla cameriera “vorrei del pollo” quella non mi ha chiesto niente e mi sono ritrovato con un pollastro intero, schiacciato a mo’ di bistecca che sicuramente sarà stato quello che costava di più. Il pollo era comunque molto buono ed insieme ai pelmeni ed alla birra ho pagato circa 17 euro (1385 rubli da dividere in due).
Finito di pranzare, essendo usciti dall’hotel appositamente con i jeans, siamo andati a vedere la cattedrale del Cristo Redentore che ci aveva rifiutato l’ingresso la volta precedente perché indossavamo dei bermuda. Come tutti i luoghi affollati, all’ingresso non poteva mancare un metal detector e non avendo pistole e non indossando nulla di indecoroso, questa volta non ci hanno potuto negare l’ingresso.
La chiesa è talmente bella e grande che è universalmente riconosciuta come uno dei simboli della città, purtroppo però, all’interno non si possono fare le foto. Ovviamente non è un semplice divieto che può impedirmi di farne e ne avevo fatte anche di bellissime se non fosse che la scheda di memoria mi è stata rubata insieme alla macchina fotografica.
Alle 14:45 siamo usciti dalla chiesa, senza aver trovato il modo di salire fino alle cupole, per ammirare la vista panoramica sulla città. In effetti non credo ci fosse perché anche dall’esterno mi sembra di non aver visto nessuno su in cima.
La tappa successiva è stata il VDNKh in cui abbiamo trovato il museo dei cosmonauti e qualcosa tipo un grande mercato ma che leggendo su internet, non avevo capito bene di cosa si trattasse.
Si esce dalla Metropolitana e ci si trova di fronte al grande monumento propagandistico sovietico, il monumento ai “Conquistatori dello Spazio” che consiste in una base di marmo sormontata da una rampa altissima, con in cima un razzo, modello fantascienza anni 50, costruito nel 1964 per commemorare la straordinaria impresa di Gagarin.
Nel viale di ingresso ci sono i busti degli studiosi russi e di rinomati cosmonauti, compreso quello dedicato al celeberrimo Yuri Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio. Sotto al monumento c’è il museo, che ripercorre tutte le tappe della corsa allo spazio dell’URSS prima e della Russia dopo. Impossibile capirci qualche cosa perché era tutto rigorosamente in russo.
E’ proprio nel farmi fare una foto sotto al monumento che ho appoggiato la fotocamera sulla scalinata ed appena Simone ha fatto lo scatto, siamo scesi a fare i biglietti dimenticandocene completamente. Me ne sono ricordato solo al momento dell’ingresso, dopo 3-4 minuti, ma tanto è bastato per farla sparire (fotocamera, cavalletto e soprattutto scheda di memoria). La fotocamera era vecchissima e non è stato un grosso danno, anche perché da qualche tempo pensavo seriamente di ricomprarla, però mi è dispiaciuto tantissimo per le foto che c’erano dentro e per il proseguo della vacanza, obbligato a farle con il cellulare.
Ho fatto tutto quello che potevo per ritrovarla, senza lasciare nulla di intentato ma era una missione impossibile. Ho chiamato Anna al telefono facendola parlare con una signora della biglietteria, dicendole di fare annunciare con gli altoparlanti che, chi l’avesse trovata sarebbe stato pregato di riportarla alla cassa. Certo che nessuno la riporterebbe, lo so, ma ci ho provato lo stesso. Ho parlato anche con il custode che girava all’esterno del museo, cercando di offrirgli anche del denaro, ma niente da fare.
A quel punto, con la morte nel cuore, siamo entrati in quel cavolo di Museo dei Cosmonauti.
C’erano tantissimi cimeli, riproduzioni di sonde e capsule spaziali, nonché una Soyouz visitabile all'interno. Vai a dimostrare però che sono entrato dentro la famosa navicella senza avere le foto a testimoniarlo. Tra le cose che mi sono piaciute c’erano indubbiamente le tute spaziali dai colori pastello che ricordavano molto quelle di Mork (Mork & Mindy) oppure quelle di Star Trek. Vintage!
Usciti dal museo, abbiamo visto in lontananza un grandissimo monumento e incuriositi, anche se con la voglia di camminare pari a zero, siamo andati a dare un’occhiata. Tra il museo e quel monumento, c’era un grande parco con tantissima gente, giostre e giochi per bambini. In realtà il parco, seppur grandissimo, è nulla rispetto a quello che c’era dall’altra parte, cioè l’All Russia Exhibition Centre, il centro espositivo di tutte le Russie, un esibizione permanente.
La superficie riservata a questo parco è davvero enorme ed al centro c’è l’immancabile statua dedicata a Lenin con, poco più in là, il monumento ai lavoratori. Per quanto riguarda il centro espositivo invece, ho letto che per estensione è superiore al Principato di Monaco ed occupa più di 2 milioni di metri quadri. Questi russi fanno le cose in grande!
Un quarto dopo le 17 decidiamo di tornare in hotel, dove siamo arrivati alle diciotto. Dopo un riposino e tante imprecazioni (pensando alla macchina fotografica) alle 21 siamo ripartiti.
Il cielo non è stato mai proprio limpido durante la vacanza ma quella sera era più brutto del solito e quando siamo usciti dal McDonald’s abbiamo trovato una pioggia che non lasciava scampo. Per fortuna le altre volte che era piovuto, dopo qualche minuto aveva smesso e stavolta in effetti ha fatto lo stesso. Tanto è bastato però a rovinare ancora di più la mia serata, già angosciata per il fattaccio del pomeriggio.
Dopo un giro in centro, tra la Piazza Rossa e via Tverskaya, a mezzanotte e mezza siamo tornati in hotel ed abbiamo passato al setaccio tutti e quattro gli edifici cercando una discoteca, un night club o qualsiasi cosa dove ci fossero almeno una decina di persone. Col cavolo! Abbiamo trovato solamente un bowling tristissimo ed un localino dove tutte le sere cantava sempre la stessa ragazza e dove quelle 5-6 persone presenti fumavano come un esercito di turchi.
Solita birra al nostro bar preferito dove un’avvenente signorina ogni tanto lanciava qualche sguardo. Fosse stata gratis ci avremmo fatto un pensierino ma da come era conciata voleva sicuramente un bel po di rubli. Alle 2:45 siamo tornati in camera e dopo un rapido aggiornamento delle notizie dall’Italia (internet), alle tre e mezza mi sono messo a dormire.
*** Sabato 25 giugno ***
La sveglia alle nove e con la tranquillità di aver visto tutte le cose più importanti della città, alle 10:45 ci concediamo un rilassante giro al mercatino vicino all’hotel. Ci addentriamo nei meandri dell’Izmailovo’s Kremlin dove all’inizio si trovano matrioske, colbacchi e magliette e poi camminando, si arriva ai Kalashnikov, bombe a mano e carri armati. La gente vendeva proprio di tutto.
Ho visto uno scatolone, portato da una signora anziana, con dentro una tastiera di computer senza alcuni asti, boccette di profumo vuote, pezzi di fili elettrici, giochi di legno per bambini, audiocassette, candelabri, cinture, orologi da parete, scatoline di caramelle vuote, termos, piastra per capelli, sottopentole, dei giraviti, un piatto, dei portachiavi, un paio di borse da donna, un lumino votivo di quelli rossi da cimitero e diversi pezzi di stoffa o forse semplicemente foulard.
Uscendo vedo una maglietta che mi potrebbe anche interessare, con una bella scritta “Russia” in caratteri latini. Chiedo il prezzo al “marocchino” di turno, che in quel caso sarà stato armeno, turkmeno o georgiano ma avendo tutta la giornata a disposizione, mi lascio del tempo per pensarci e ce ne andiamo senza comprarla. Quella è li e lo sappiamo e se non ne trovo una più bella, in giro per la città, poi passerò a prenderla.
A mezzogiorno e trenta passiamo a depositare gli acquisti di Simone (lui da sempre il meglio quando c’è da comprare) ed usciamo quasi subito per andare in centro. Appuntamento obbligato, il pranzo allo Stolovaya n.57 all’interno del Gum dove arriviamo affamati, alle 13:45.
Il menu del giorno proponeva, invece dei soliti pelmeni, i più sfiziosi vareniki, nella variante con fragole. Li ho presi sulla fiducia perché non sapevo cosa ci fosse all’interno e nemmeno immaginavo delle fragole. A Kiev li avevo provati con le ciliegie e dopo un anno ancora dovevo capire se erano buoni o meno. Diciamo che il ripieno di fragole, così come le ciliegie, faceva un po impressione, sembrava quasi sangue che usciva da quella cosa bianca, tutto sommato però, non era cattivo. Oltre al primo, mi sono preso anche una kotleta ed un contorno di riso che con mezzo litro d’acqua mi ha fatto spendere la bellezza di 264 rubli (6,6 euro). Chi lo ha detto che Mosca è la città più cara del mondo?
Mi avevano parlato molto bene del Parco Tsaritsino, avevano detto che era molto bello e che non dovevo perdermelo assolutamente e così, finito di mangiare, siamo andati a vedere.
Arrivati poco dopo le quindici, la cosa che mi ha subito colpito è stata il via vai di limousine che solo una volta all’interno, siamo riusciti a spiegare: c’erano una decina di coppie di sposi che andava li a farsi le foto. Capisco che Mosca sia la città più grande d’Europa ma 10 coppie tutte insieme mi sembra un po strano.
Da internet: Il Parco di Tsaritsino è un'enorme tenuta appena fuori Mosca che si presenta in certi punti come una vera e propria foresta a due passi dalla città. Abbandonato per anni riversò in uno stato di decadenza. Solo nel 1984 molti degli edifici del parco sono stati ripristinati: il Grande Palazzo, Bolshoy Dvorets, è sicuramente la struttura più imponente del parco.Tra le meraviglie di questa enorme riserva naturale ci sono gli stagni in cui i moscoviti amano nuotare in estate e il ponte Designato, costruito con mattoni rosati e ornato di pinnacoli in pietra bianca e archi in stile gotico, un museo di architettura, un museo di arte e il Biryulyovo dendropark
Il parco è veramente bello, proprio come mi avevano detto. All’ingresso c’è un lungo viale pieno di fiori colorati che scende fino ad un laghetto, dove c’è anche una fontana con i giochi d’acqua che di notte, illuminata, dicono sia bellissima. Passato il lago si risale, sempre in mezzo al verde e si arriva ad una chiesa dove quasi sicuramente vengono celebrati molti matrimoni e proseguendo troviamo un grandissimo palazzo che sembra un castello delle favole, tanto è bello. Ci sono poi altre costruzioni ed un museo sotterraneo, il cui ingresso è fatto da una costruzione in vetro e acciaio con le sembianze di un castello.
Attraversando la “reggia” e proseguendo verso l’alto si arriva alla foresta con il sentiero pavimentato a cui lati sono disseminate decine di panchine. Noi non ci siamo addentrati, neanche per dare un’occhiata, perché era dalla mattina che camminavamo e la voglia era pari a zero. Prima del bosco c’era anche un grande prato, il tipico spiazzo da picnic, dove intorno c’erano degli ambulanti vendevano ogni cosa da mangiare.
Quando stiamo per uscire, mi chiama Anna chiedendomi se vogliamo andare a bere qualcosa da lei, perché la signorina è troppo pigra per uscire. Visto che erano solo le 17, non avevamo nulla da fare e lei abitava a solo due fermate della metro, siamo andati a scoccarle una birra, l’unica cosa che aveva di alcolico.
C’era ancora dello shopping da fare e dopo aver lietamente parlato con la nostra amica, alle 19 siamo tornati in centro. Simone voleva assolutamente la maglietta “RUSSIA” della Bosco Sport ma non quelle bianche o rosse che si trovavano dappertutto all’interno del Gum, ne aveva vista una celeste con la scritta bianca al negozio Bosco di via Tverskaya. Il negozio, nonostante fosse nella principale via dello shopping a quell’ora era deserto ma per fortuna che è arrivato Simone!
Un centinaio di euro per la maglietta ed altrettanto per uno zainetto, sempre con la scritta Russia ma visto che c’era si è preso anche una mascotte di peluche delle prossime olimpiadi invernali di Sochi. Al momento di pagare, senza convinzione ma giusto per la prassi, ho provato a chiedere un po di sconto e con quello che gli è stato praticato, ci organizzavo un weekend da qualche parte.
Siamo tornati all’Izmailovo poco prima delle 21 ed ora toccava a me comprare la maglietta. Sono andato deciso a prendere quella che avevo visto la mattina, dicendo a Simone che poteva aspettarmi tranquillamente in camera ma è stato uno sbaglio che stavo per pagare caro!
Il venditore che aveva la "mia" maglietta era proprio all'inizio del mercatino e nonostante fossero in chiusura e molti se ne fossero già andati, lui per fortuna era ancora li. Arrivo e con tutta calma gli dico di mostrarmi delle tshirts che aveva appese. Lui nel frattempo aveva adocchiato il mio orologio e mi aveva chiesto quanto costasse. Gli dico il prezzo ed intanto mi provo la maglietta.
Ero un po indeciso tra la rossa e la bianca e gli dico di farmi provare anche l'altra. Lui la prende e mi chiede anche della mia polo. Gli dico che ce l'ho da tanto e non ricordo quanto l'avessi pagata. Fatti i cazzi tuoi! Dopo averci pensato un po decido per la maglia rossa e quando gli chiedo il prezzo iniziano i problemi. Ero straconvinto che la mattina mi avesse detto 350 rubli mentre ora me ne stava chiedendo il doppio. Siamo impazziti? Iniziamo una trattativa ma a 350 non voleva proprio scendere, massimo che poteva farmi era 500 ma io, forte della convinzione che qualche ora prima costasse molto meno, non cedevo.
Ad un certo punto arriva un cliente che gli chiede di vedere qualcosa e lui chiama un collega, dal retro della baracca, per continuare la mia trattativa e non farmi andare via, dicendogli qualcosa in russo. Il collega, con la faccia più brutta della sua, mi invita ad andare dietro per perfezionare l'acquisto. Io non ci pensavo nemmeno ma questo insisteva, mostrandomi le maglie che teneva in mano ed annuendo con il capo. Io nel frattempo ho fatto un passo indietro, verso la strada, per non avere brutte sorprese e gli ho chiesto di uscire fuori ed eventualmente accordarci sul prezzo. Questo non ne voleva sapere di uscire e mi voleva portare per forza nel "retro bottega". Amico, non pensare di fregarmi così facilmente.
Visto che la situazione non si sbloccava, me ne sono andato, nonostante questi continuassero prima a chiamarmi e quando hanno capito che non c'era più niente da fare mi urlavano "italia mafiosso" ed altre cose del genere.
Alle nove e un quarto ho raggiunto Simone e finalmente anche io mo sono potuto buttare qualche minuto sul letto. Alle dieci e mezza siamo usciti di nuovo. Era l'ultimo giorno prima della partenza ed anche se stanchi morti e non ci potevamo risparmiare.. a morire!
Arrivati in centro che saranno state le 23, siamo andati subito a mangiare, prima che il McDonald's chiudesse. Abbiamo proseguito la serata nei pressi della piazza, senza far tardi per locali, girando tra turisti di tutto il mondo per poi tornare al Gamma Hotel, per l'ormai tradizionale birra, prima di andare a dormire. All'una e 45 siamo saliti in camera e prima di mettermi a letto, per un paio d'ore, ho fatto le valigie. Alle 3:40 mi sono messo a dormire.
*** Domenica 26 giugno ***
Anche questa vacanza stava per finire e dovevamo lasciare la camera credo per mezzogiorno. Alle otto e mezza eravamo svegli e dopo esserci preparati ed aver raccolto tutti i nostri averi, alle dieci abbiamo lasciato la camera, lasciando i bagagli nella luggage room dell'hotel.
Prendiamo la metro per andare in centro ma quando arriviamo non si può uscire perché piove a dirotto. Proprio l'ultimo giorno dobbiamo essere bloccati dalla pioggia!?
Dopo qualche minuto, la pioggia sembra allentare ma quando facciamo per uscire, ci rendiamo conto che non si può andare in giro così e ci fermiamo un poco più avanti, sotto il porticato di un palazzo. Che palle!
Alla fine, dopo un quarto d'ora di pioggia, possiamo finalmente uscire allo scoperto ma giusto per arrivare nella Piazza Rossa, per andare a mangiare al solito self service dentro al Gum. Il menù del giorno proponeva una cosa che non avevo ancora mai mangiato ma che era di un buono incredibile. Si trattava di una sorta di cannelloni, solo un po più grandi e cotti singolarmente, con dentro un ripieno di carne che erano la fine del mondo.
Vista l'ora, c'erano pochissime persone a mangiare e così ci siamo liberati prestissimo, perfettamente in orario per incontrare Anna a mezzogiorno ma anche fossimo rimasti un quarto d'ora in più sarebbe stato lo stesso, visto il ritardo cronico delle donne.
Dopo averle fatto gli auguri per il suo compleanno e consegnato un regalo proveniente dall'Italia che mi aveva preso mezza valigia, abbiamo fatto un giro tra le bancarelle per far terminare i rubli a Simone che però ne aveva ancora talmente tanti che c'era da fargli comprare un quintale di caviale per finirli.
Nonostante avessimo avuto ancora del tempo, in anticipo sulla tabella di marcia, alle 12:30 decidiamo di tornare all'Izmailovo. Dovevo ancora comprare quella famosa maglietta e nonostante il giorno precedente avessi rischiato di essere picchiato e derubato, decido di tornare dallo stesso, insieme ad Anna e Simone. Questa volta, visto che era l’ultima cosa da comprare, avevo intenzione di cedere alle richieste del "marocchino" russo pur di accaparrarmi la tshirt.
Anche se per 500 me l'avrebbe data lo stesso, tiro fuori subito 600 rubli e non lo faccio parlare per niente. La voglio!
Alle 13:45 lasciamo l'hotel, è arrivata la triste ora della partenza. Prendiamo la metro per Belorusskaya dove arriviamo alla stazione dell'Aeroexpress alle14:34, appena qualche minuto dopo la partenza del treno (parte ogni trenta minuti). Pazienza, prenderemo quello delle quindici, tanto eravamo in anticipo.
Dopo il triste momento dei saluti, alle quindici siamo regolarmente sul treno e come un orologio russo (o svizzero?) alle 15:35 siamo arrivati allo Sheremetyevo. Troviamo fila al controllo passaporti ma ne veniamo fuori abbastanza bene ed anche al controllo bagagli fila quasi tutto liscio.
Dico quasi perché la poliziotta addetta allo scanner, vede dentro il mio trolley qualcosa di strano e mi tocca aprirlo per farle vedere cosa fosse. In effetti la forma era di un proiettile, anzi due, ma in realtà erano solamente degli innocui accendini.
Al duty-free Simone trova il modo di spendere i rubli rimasti, comprando due belle damigiane di vodka ed un paio di stecche di sigarette, con scarso senso degli affari perché in città costavano molto meno. Quella vodka poi, a Fiumicino ci provocherà una bella rottura di palle per imbarcarla.
Decolliamo alle 17:53 e tocchiamo il suolo romano alle 21:11 russe, che in Italia sono le 19:11. Scendiamo, prendiamo il trenino per cambiare terminal e quando ci controllano i bagagli, prima di imbarcarci per Bologna, succede un imprevisto.
La vodka infatti, provenendo da un paese non Schengen, non poteva viaggiare come bagaglio a mano ma doveva essere imbarcata e per farlo, oltre a pagare una quarantina di euro, bisognava raggiungere i banchi del check-in dell'Alitalia.
Non avevamo molta scelta. Per non lasciare la vodka ai poliziotti dovevamo andare a cercare il check-in, col rischio di perderci nei meandri di Fiumicino e con i minuti contati per la coincidenza per Bologna ma siamo partiti decisi. Per fortuna che quà almeno si parlava italiano.
Quando arriviamo ai check-in della nostra compagnia nazionale, vedendo le decine di persone che erano in fila, abbiamo un mancamento. Per fortuna un angelo di assistente a cui esponiamo il nostro problemino, comprende che abbiamo fretta e ci manda dalla collega, facendoci saltare completamente la fila.
Il tutto, per fortuna si svolge molto rapidamente ed alle 20:20 eravamo regolarmente al gate, pronti per imbarcarci.
Decollo da Roma alle 21:50 e dopo aver volato per la prima volta nell'ultima fila, all'andata, stavolta mi tocca la prima. Cavolo, senza mezze misure! Davanti avevo la parete che ci divideva dalle assistenti di volo e non potevo infilare le gambe da nessuna parte, ero troppo scomodo. Per fortuna che il volo da Roma a Bologna è durato solamente 37 minuti.
Appena usciti dall'aereo e ritirato i bagagli, ho chiamato quelli del "Park to Air" che sono stati velocissimi a venirci a prendere.
La parte finale del lunghissimo viaggio di rientro è iniziata alle 23:20, con il ritiro dell’auto e la partenza per casa. Purtroppo il viaggio in macchina è stato funestato dalla chiusura dell'autostrada tra Pesaro e Fano che ci ha fatto perdere un sacco di tempo. Alla fine, quando erano le 2:17 ho parcheggiato finalmente nel garage di casa. Arrivati a destinazione!
Anche questa vacanza è finita ma guardiamo avanti verso la prossima. Adesso mi devo mettere ad organizzare quella di agosto dove dovrò cercare auto a noleggio, traghetto e hotels in tre differenti città (Riga, Tallin, Helsinki), il tutto cercando di contenere le spese al massimo.
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