19 ottobre 2010

Diario di viaggio: Budapest 8-11 ottobre

VENERDI 8

Nonostante siamo partiti l’otto di ottobre, la vacanza è nata in un caldo giorno di luglio, quando girando nel sito della Wizzair, trovai un comodissimo volo Forlì-Budapest alla bellezza di 20 euro. Anche gli orari erano perfetti perché, con la partenza alle 22:30 del venerdì ed il ritorno alle 22 del lunedì, ci avrebbe permesso di lavorare tutta la settimana e chiedere solamente il lunedì di ferie.

Con questi presupposti è stato facilissimo trovare in Mattia ed Andrea, colleghi di lavoro, due pronti compagni di viaggio a cui si è aggiunto dopo pochi giorni anche Maurizio. Al 10 di luglio la formazione ufficiale era: Andrea, Mattia, Maurizio ed io e così è rimasta per 3 mesi, fino ad una settimana prima della partenza, quando, per problemi di lavoro, Andrea e Maurizio hanno dovuto rinunciare e si è aggiunto Stefano.

Dato che non ero mai stato nella capitale ungherese, nelle settimane precedenti la partenza mi sono documentato su tutto, dai monumenti ai luoghi di divertimento, dalle chiese ai night club, cercando informazioni su internet ma sopratutto amicizie nei vari social network.

Una cosa straordinaria, che ha del miracoloso, è avvenuta giusto una decina di giorni prima di partire. Dopo 3 anni di assenza, è tornata su skype Adèl, una cara amica magiara che vivendo a Budapest e parlando italiano mi è stata utilissima dell’organizzazione del viaggio. Ho potuto chiedere a lei tutto quello che mi serviva sapere e mi ha addirittura prenotato il taxi che dal Ferihegy 1 ci avrebbe portato in città (Barát Taxi, 3600 huf).

Siamo arrivati finalmente al giorno della partenza, venerdì 8 ottobre. Dopo aver lavorato regolarmente fino alle 18, alle 19 ci troviamo a casa mia, comoda sia per Stefano che per Mattia e poco dopo partiamo alla volta dell’aeroporto Federico Fellini di Forlì. Copriamo i 198 km (180 di autostrada) in due ore nette e quando siamo arrivati mi sembrava di essere a casa, sia perché lo scalo forlivese è poco più grande di una casa e sia perché sono partito tante volte da lì ed ho bellissimi ricordi.

Dopo aver parcheggiato in mezzo alle case che “ho visto crescere”, a qualche centinaio di metri (è una zona molto tranquilla e non è successo mai niente alle nostre auto), alle 21:30 siamo entrati in aeroporto. Nessun problema con i controlli e alle 22:48 siamo decollati.

Abbiamo toccato il suolo ungherese dopo 63 minuti di volo e quando siamo usciti dall’aeroporto non sapevamo dove trovare il taxi prenotato. Per fortuna dopo 15 minuti mi squilla il telefono ed era proprio il tassista che ci stava cercando. Siamo partiti dal Ferihegy a mezzanotte e trenta e la prima cosa che ho fatto è stata chiamare quelli dell’ostello perché dovevano consegnarmi le chiavi.

Quando la persona al telefono mi ha detto di passargli il tassista sentivo già puzza di bruciato ma quando siamo arrivati a destinazione ne ho avuto la conferma. Non eravamo in Asboth Utca 17 ma da un’altra parte che dovevo ancora capire e la cosa mi ha fatto un po incazzare perché avevo preparato la mappa della città con tutti gli indirizzi utili.

Se prima ero un po incazzato, quando quel figlio di puttana dell’agenzia ci ha mostrato la camera e ci ha chiesto i soldi non ci vedevo più dalla rabbia. Nonostante avessi mandato una mail per chiedere di cambiare le due doppie con bagno in una tripla (sempre con bagno) nessuno mi aveva risposto ma evidentemente l’avevano ricevuta perché la camera assegnataci era proprio una e con tre letti. Questi stronzi però hanno aggiornato solo la camera e non l’importo che dovevamo pagare che sarebbe dovuto essere molto inferiore: la tripla veniva 93 euro (3 persone x 3 giorni) contro le 187 della vecchia prenotazione.

Se qualcuno si trovasse in questo blog, tramite google, cercando CITY HEART GUESTHOUSE BUDAPEST oppure BASILICA HOSTEL (www.basilicahostel.com), sappia che sono dei ladri, figli di troia.

Appena uscito quel bastardo che ci doveva consegnare le chiavi abbiamo preso possesso della camera, molto spaziosa e molto alta, tanto che avevano fatto un soppalco di legno in cui avevano messo due letti. Visto che Mattia ha detto subito di volere uno dei letti in alto, ho concordato con Stefano che l’altro era per lui ed io mi sarei messo nel matrimoniale sotto di loro. C’era anche un televisore senza antenna ed un computer del 1990 con un monitor crt da 15 che ovviamente non si accendeva nemmeno e non so che cavolo stesse a fare.

Alla una e trenta finalmente siamo usciti ed abbiamo deciso di andare a vedere la via turistica per eccellenza, Váci utca. Grazie alla mia accuratissima mappa ci abbiamo messo poco per trovarla ma siamo rimasti molto delusi nel vedere che non c’era assolutamente nessuno. A dire il vero qualcuno c’era, le signorine davanti ai night club che invitavano ad entrare per bere qualcosa ma di farci rubare altri soldi proprio non ne avevamo voglia.

Dopo la delusione di Váci cambiamo zona e porto gli amici in Andrássy per poi prendere Nagymező, la via dei locali. Ormai erano quasi le 2:30 e dopo essere passati davanti a Moulin Rouge, B-Seven ed Instant abbiamo deciso che era ora di andare a dormire. L’unica cosa positiva della serata è stata l’aver trovato al primo colpo, senza girare troppo, i punti di interesse che avevo segnato sulla mappa.

Alle 3:15 siamo tornati all’appartamento per metterci a letto una mezz’ora più tardi.

SABATO 9

Dopo essermi girato e rigirato sul letto, alle 9 avevo deciso che poteva bastare e mi sono alzato. Barba doccia e dopo aver svegliato anche gli altri, alle 10:30 siamo usciti in direzione del parco municipale, il Városliget. La via per arrivarci era la famosa Andrássy che abbiamo percorso per intero passando davanti alla “Casa del Terrore” (in ungherese Terror Háza) ed al teatro dell’opera. La prima si trova nell'edificio che venne usato come quartier generale della polizia politica sia nazista sia comunista e testimonia i tragici effetti dei regimi che oppressero l'Ungheria durante e dopo la Seconda guerra mondiale mentre il secondo è uno dei maggiori esempi di architettura neorinascimentale.

Dopo aver percorso la lunghissima Andrássy, arriviamo finalmente al “piazza degli eroi” (Hősök tere) che è una delle più importanti piazze di Budapest, ricca di elementi politici e storici, su cui si affacciano due importanti edifici: il Museo di belle arti sulla sinistra e il Palazzo dell'Arte (Mucsarnok) sulla destra. Facciamo qualche foto alla bellissima piazza e proseguiamo il cammino entrando nel parco che a dire il vero non aveva nulla di speciale.

All’interno del parco però, erano presenti, oltre allo zoo e al luna park, anche il famosissimo bagno termale Széchenyi, elegante complesso di edifici in stile neo-barocco che con le sue quindici piscine costituisce uno dei bagni termali più grandi d’Europa. Entrando a chiedere informazioni mi sono affacciato per vedere all’interno ed ho visto tantissime persone sia dentro le piscine che intorno a prendere il sole. Sembrava una scena quasi irreale. Posso capire l’acqua termale che è calda e posso capire la bella giornata ma io andavo in giro con camicia, maglione ed avevo anche freddo. Sarebbe stato da provare ma volevamo fare tante cose e lo abbiamo lasciato nella lista delle cose da fare.

Alle 12:30 torniamo in centro ma questa volta con la metropolitana. Sarebbe stato impossibile rifare di nuovo a piedi Andrássy Utca. Per rilassarci un po, dopo aver visto parchi e monumenti, ci siamo concessi un H&M proseguendo con un panino al McDonald’s.

Verso le 14 ci siamo diretti al Castello di Buda, dove doveva esserci il festival della “Palinka e sausage” che mi era stato caldamente consigliato da un’amica. La Palinka non è altro che un distillato di frutta, di cui la migliore è sicuramente quella all’albicocca che meglio si presta ad essere trasformato in acquavite.

La terraza di Saboya nel castello di Buda è probabilmente il posto piú affascinante di Budapest e complice la bella giornata si poteva godere di un panorama stupendo. Siamo rimasti un paio d’ore tra i vari stand, tra cui diversi di grappa italiana, e poi abbiamo proseguito la nostra visita alla città con il “Bastione dei pescatori” e la “Chiesa di Mattia”. La chiesa era in ristrutturazione e non abbiamo nemmeno provato ad entrare anche se forse era aperta. Dal bastione, essendo sulla collina, si vedeva tutta Pest, tra cui il Danubio e la più bella costruzione sulle sue rive, il parlamento. Che spettacolo di panorama!

Dopo tanto camminare era arrivato il momento di fare una pausa ed alle 19 siamo tornati in appartamento.

Alle 21:15 siamo usciti per mangiare qualcosa ed abbiamo voluto provare l’ebbrezza di un ristorante cinese che era a due passi dall’appartamento. Avevamo studiato precedentemente il menu e quindi sapevamo già cosa ordinare: per me e per Mattia “Lemon Chicken”. Avevo tanta fame e per fortuna che prima ci hanno portato un bel piatto di patate perché quando ho visto quel pollo fritto infatti, con quella strana gelatina sopra che sembrava miele (ma era insapore), non avevo nessuna voglia di assaggiarlo. Alla fine ne ho mangiato un po e devo dire che non aveva un cattivo sapore, anzi, non avevo proprio nessuno sapore, ne buono ne cattivo.

Dopo essere passati un momento a casa a darci una sistemata, alle 22:50 ci mettiamo in movimento per la serata e dopo aver cercato inutilmente la fermata della metro, decidiamo di prendere un taxi. Non l’avessimo mai fatto!! Quando ho chiesto il prezzo per farci accompagnare al Dokk Café questo stronzo mi ha detto 3/4000 fiorini ma comunque che sarebbe andato a tassametro.

Siamo arrivati al Dokk Café ma non c’era quasi nessuno così decidiamo di passare al Pink Club, consigliato da amici di Budapest. Ogni tanto guardavo il tassametro e sarei voluto scendere ma ormai eravamo prigionieri. Quando siamo arrivati e ci ha presentato il conto volevo scappare senza pagare ma purtroppo siamo persone serie e ci lasciamo derubare. Credo che i tassisti siano una categoria da eliminare dalla faccia della terra, nove su dieci sono ladri ma non a Budapest, ovunque.

Era mezzanotte quando siamo arrivati al Pink ed ho scoperto che le discoteche più note di Budapest erano tutte li, una di seguito all’altra: Dokk Disco (diverso dal Dokk Café), Pink Club e Club Studio.

Visto che era presto per il Pink, siamo entrati prima al Dokk (5 euro) ma l’impressione che mi ha fatto non è stata delle migliori. Un capannone, nemmeno molto rifinito, con musica troppo “rumorosa” per i miei gusti. Siamo rimasti 10 minuti e visto che c’era poca gente siamo usciti per passare all’altra discoteca.

Il Pink Club, era un po più frequentato ma essendo così vicine le discoteche, la gente entrava ed usciva in continuazione per passare da una parte all’altra. Il locale non era grandissimo ed aveva una pista grande come la mia camera da letto con un piano superiore aperto al centro e con poltroncine e tavoli lungo il perimetro. La clientela era molto giovane e mi ha fatto impressione la presenza di 7/8 ragazzi di colore che ballavano tutti allo stesso modo, con le ragazzine ungheresi: loro dietro e le ragazze davanti che strofinavano il sedere sul pacco del mandingo.

Dopo aver scoperto questa estate che le ragazze di Kiev vanno matte per i turchi, ho capito anche che a quelle di Budapest piacciono i neri. Bene, il modo sembra girare alla rovescia, siamo alla frutta. Noi però non siamo rimasti con le mani in mano ed abbiamo puntato tutto su Mattia, il bello del gruppo, che stava diventando la vittima di una ragazzina scatenata, vestita con un gilet catarifrangente, di quelli che si usano in caso di emergenza in autostrada. Lei continuava a mandargli occhiate inequivocabili, dal palo posto al centro della pista in cui stava ballando con le amiche ma lui sembrava si nascondeva dietro le colonne per non farsi vedere.

Alle 3:30 siamo usciti e cercavamo il Partybus, che ci era stato portare in centro gratuitamente i clienti delle discoteche (muniti di biglietto) ma dopo aver chiesto a più persone, abbiamo scoperto che funzionava solo fino alle 2. Ci siamo messi l’anima in pace ed abbiamo iniziato a chiedere a qualche tassista quanti soldi fossero necessari. Il primo ci ha chiesto 5000 fiorini (18 euro) e siamo scappati a gambe levate verso il successivo ma questa volta cambiando tecnica: ho fatto vedere 3000 fiorini ed ho detto il nome della via. Ovviamente niente da fare ma era questa la tecnica vincente. Bisognava cercare di capire quale fosse il limite accettabile da parte di questi ladri e l’idea geniale mi è venuta nella via che portava fuori dal parcheggio delle discoteche: farsi prenotare il taxi da persone ungheresi.

Presto fatto, ho chiesto a due ragazze che ci camminavano vicino se per favore potevano parlare con un taxi e chiedere di portarci al nostro indirizzo. Queste sono state gentilissime e nonostante l’asta col tassista stesse per fallire sui 4500, sono riuscito a farci portare per 4000 fiorini (15 euro). Visto che c’eravamo, durante il tragitto, ho chiesto il prezzo per portarci all’aeroporto ed essendo abbastanza buono, mi sono fatto lasciare il numero di cellulare. Penso proprio a tutto!
Siamo arrivati a casa verso le 3:45 e dopo mezz’ora eravamo tra le braccia di morfeo.

DOMENICA 10

La domenica, avendo fatto tardi la sera prima, si è dormito un po di più ma io sono comunque sempre il primo ad alzarmi. Alle 10:30 ero in piedi e dopo aver fatto la doccia, mentre aspettavo segni di vita da parte degli amici, mi sono messo a scrivere le cartoline. Alle 11:45 ho deciso che non potevo aspettare oltre e sono andato a fare colazione in un bar della piazza, proprio di fronte alla basilica di Santo Stefano.

Tornato all’appartamento a vedere se erano vivi, alle 12:30 siamo usciti tutti insieme per fare un giro, senza una destinazione precisa ma comunque sulle rive del Danubio. Consultando la mia mappa mi sono ricordato che in fondo a Váci Utca c’era il mercato coperto di Vásárcsarnok ed abbiamo deciso di arrivarci.

Purtroppo era domenica anche in Ungheria ed il mercato era chiuso, così siamo tornati indietro camminando tra le bancarelle della via turistica per eccellenza, Váci Utca. Arrivati al primo McDonald’s abbiamo fatto una sosta e, oltre a pranzare e riposarci, gli altri hanno sfruttato la wireless per tenersi in contatto con il mondo.

Riposati ma non troppo (Mattia non ce la faceva più a camminare), siamo andati a vedere la Sinagoga di via Dohány, che è considerata la più grande di Europa e comprende un cimitero ebraico e dei memoriali dell'olocausto. Possiede una capienza di 3.000 posti a sedere ed è lunga 75 metri per 27 di larghezza. E' stata edificata tra il 1854 e il 1859.

Nel giardino della Sinagoga, proprio sopra una ex fossa comune, c’è un monumento che ricorda gli ebrei uccisi dai nazisti nel 1944-45: è un albero di salice, chiamato Albero della vita, con foglie di metallo. Su ognuna di esse è inciso il nome di un martire.

E’ stato divertente, quando siamo entrati, vedere Stefano che non sapeva cosa fare con la Kippah che ci avevano dato all’ingresso e tutto pensava tranne che doveva metterla in testa. Dopo due secondi però, il personale all’ingresso gli ha fatto notare che non doveva metterla in tasca ma sulla zucca. Trattasi infatti di un copricapo usato correntemente dagli Ebrei osservanti maschi, all'interno dei luoghi di culto, in segno di rispetto verso Dio.

Alle 15:30 siamo usciti, abbiamo recuperato Mattia che ci aspettava fuori, e siamo tornati verso il centro. Dopo una breve sosta in appartamento ci siamo rimessi in marcia fino al Parlamento fermandoci per un po ad immortalare il bellissimo tramonto sul Danubio. Impossibile non fotografare Buda ed i suoi monumenti con un tramonto così stupendo.

Arrivati finalmente al Parlamento non abbiamo potuto far altro che girarci intorno, fare decine di foto al bellissimo palazzo e tornarcene indietro, visto che non ci poteva nemmeno avvicinare essendoci guardie armate.

Da Wikipedia: Il Parlamento di Budapest è il simbolo della città ungherese ed una delle mete turistiche più famose del paese. Si trova sulla sponda del Danubio dalla parte di Pest. Fu concepito nell'Ottocento per celebrare l'indipendenza degli ungheresi all'interno dell'impero Austro-Ungarico. Il palazzo venne eretto tra il 1885 ed il 1904 secondo i piani dell'architetto ungherese Imre Steindl (1839-1902). Attualmente si riunisce in questo palazzo l'Assemblea Nazionale di Ungheria e l'edificio è anche sede di una importante biblioteca, del capo del Governo e del Presidente della Repubblica.

Alle 19:30 eravamo di nuovo nei pressi della Basilica di Santo Stefano, dove avevamo l’appartamento, ed invece che andare a riposare e poi a mangiare, abbiamo invertito il programma cercando prima il ristorante. Sapevo già che la domenica sera non sarebbe stata molto movimentata e così era meglio stare in giro finché c’era gente.

Dopo due giorni di McDonald’s finalmente siamo andati in un ristorante come Dio comanda e nonostante fosse sbagliatissimo farlo all’estero, siamo andati in uno italiano. Trattasi del ristorante “La cucina della mamma”, situato a 50 metri dalla Basilica, dove abbiamo mangiato veramente benissimo.

Alle 20:45 finalmente il meritato riposo ma dopo un’ora già chiamavo gli altri per tornare in pista. Siamo in vacanza, non bisogna riposarsi!

Essendo a conoscenza di numerosi locali in quella zona, ci siamo incamminati per Andrássy Utca ed abbiamo preso via Nagymező ma di gente in giro ce n’era veramente poca e per di più nessuna donna. L’unica donna che abbiamo incontrato era una certa Mariela, di origini rumene che faceva da promoter per un night club, il Broadway.

Parlando la ragazza italiano ci siamo fermati a scambiare quattro chiacchiere. Quando le ho detto di aver letto su internet che i night club di Budapest sono pericolosi perché nella quasi totalità dei casi una volta entrati ti addebitano bevute che fanno ragazze che nemmeno conosci e ti costringono a pagare conti di centinaia di euro, con la violenza, lei ha risposto di esserne a conoscenza e che per colpa di qualcuno ne va del buon nome di tutti gli altri che lavorano bene e che il loro locale non era nelle “black lists”.

Appena tornato a casa ho controllato su internet ed ho tirato un grosso sospiro di sollievo per non essere entrato nemmeno per un secondo in quel posto. In una scala da 1 a 10, il Broadway aveva un punteggio di 2 e c’erano molte testimonianze di gente letteralmente derubata.

Prima di mezzanotte si era già a “casa”, nemmeno fossimo delle cenerentole.

LUNEDI 11

Visto che la sera precedente si era andati a dormire molto presto, avevo messo la sveglia alle 7:30. Ho aspettato con impazienza che si alzassero anche gli altri ed alle 9:15 siamo usciti a fare colazione.

Prima cosa da fare, ormai divenuta quasi un obbligo, era visitare la Basilica di Santo Stefano (Szent István Bazilika ) che nonostante fosse un nostro vicinato, non avevamo ancora visto all’interno.

La chiesa è intitolata a Santo Stefano, primo re d'Ungheria (975–1038), fautore della diffusione della religione cristiana nel paese: all’interno sono conservati il polso e la mano destra del Santo, mummificati. La Basilica venne edificata a partire dal 1850 circa, ma venne ultimata solo nel 1905: la cupola, infatti, nel 1868 crollò rovinosamente durante la costruzione e dovette essere ricostruita. Oltre alla visita alle reliquie di Santo Stefano, è possibile salire sulla cupola, mediante un ascensore o percorrendo 364 scalini. Dalla cupola si gode di una vista a tutto tondo sulla città di Budapest.

Dopo questi cenni storici torniamo a noi. Siamo entrati alle 9:45 e dopo aver girato in lungo e largo dentro la chiesa, siamo usciti a fare il biglietto per l’ascensore. Salire sulla cupola, così in alto, non mi faceva stare molto tranquillo e per le foto più difficili, quelle vicino alla balaustra, mi sono fatto aiutare da Mattia. Potendo girarci tutto intorno, dalla cupola si aveva un panorama a 360 gradi e data l’altezza si poteva vedere tutta Budapest. Spettacolare!

Finito il corposo servizio fotografico (non capita tutti gironi di essere a Budapest e poter ammirare un panorama del genere) siamo scesi e ci siamo diretti alla seconda meta della giornata, il palazzo del parlamento. Dopo una bella camminata (ma era solo l’inizio) siamo finalmente arrivati nei pressi della sede presidenziale ma nonostante fossimo arrivati in orario di visite e per di più 10 minuti prima della visita guidata in italiano (che culo!) il parlamento era chiuso per una importante riunione politica e non siamo potuti entrare.

Avendo realizzato che non c’era niente da fare, ci siamo messi l’anima in pace ed abbiamo proseguito per la meta successiva, il Palazzo Reale. Mattia ormai era in piena crisi, avendo forte dolore al piede e quando si è detto di andare dall’altra parte del Danubio e per di più sulla collina di Buda ha posto il veto. In effetti aveva pienamente ragione e nessuno di noi avrebbe voluto camminare fino al castello ma, dopo aver rifiutato l’esosissima richiesta di un primo tassista, non ne abbiamo trovato nessun’altro sulla strada fino alla meta.

Arrivati faticosamente alla base castello, la prima brutta notizia: la teleferica che mi sarebbe piaciuto prendere sia perché caratteristica sia perché ci avrebbe risparmiato una parte della camminata per arrivare al palazzo reale, era chiusa. Camminiamo, arriviamo di sopra, entriamo nella porta con i leoni e giunti all’ingresso del museo un’altra mazzata: anche il castello era chiuso ai visitatori. Ma che palle!

Terminato le cose che avremmo voluto vedere a nord della città, siamo tornati su Váci e vista l’ora, la prima cosa che abbiamo fatto è stata mangiare, ovviamente da Mcdonald’s. Alle 15, terminato il banchetto, abbiamo camminato per tutta la via fino ad arrivare al mercato di Vásárcsarnok e questa volta, essendo lunedì, almeno quello era aperto. Abbiamo fatto un bel giro tra le infinite bancarelle, disposte su due piani, dove c’era di tutto ma principalmente souvenir e prodotti tipici. Immancabili la paprika e salumi di tutti i tipi.

Alle 16, terminata la visita del mercato, ci siamo incamminati su Váci per tornare (con molta calma) all’ appartamento e arrivati nei pressi di Vorosmarty ter, ci siamo fermati per fare una pausa ed ammirare le ultime ungheresi (non molte a dire il vero). Da segnalare nella piazza Vorosmarty , oltre alla fermata della metro ed al centro commerciale, la prestigiosa pasticceria Gerbeaud che è forse la più famosa ed antica di Budapest, essendo nata nel 1858, fondata da un certo Henrik Kugler, pasticciere svizzero.

Avendo prenotato il taxi per le 18:30, quando mancava un’ora alla partenza ci siamo diretti verso casa ed avendo già tutti i bagagli pronti non avevamo molto da fare se non riposarci qualche minuto. Io, a dire il vero, qualcosa da fare ce l’avevo: pensare ad un atto vandalico per farla pagare a quei figli di puttana dell’agenzia che ci avevano derubato.

Purtroppo nell’appartamento non c’erano tantissime cose e mi sono dovuto accontentare di vuotare tutti i flaconi presenti in cucina, dai detersivi agli stura-lavandini, rischiando anche un’intossicazione. Due secondi dopo aver appoggiato il flacone del detersivo appena svuotato, è arrivato l’uomo delle pulizie. Doveva sistemare la nostra camera e per un pelo non mi ha beccato mentre documentavo fotograficamente la mia piccola rappresaglia. Essendo solo le 18 gli ho detto di passare dopo 30 minuti e questo se n’è andato senza problemi. A quel punto avevo campo libero e dovevo solo pensare a qualcosa di “simpatico”. Con i pochi strumenti a disposizione (avessi avuto un pennarello!) non mi è venuto in mente niente di meglio che prendere la bottiglia dell’acqua e svuotarla sopra il materasso avendo cura di coprirlo per non farlo raffreddare.

Alle 18:30, puntualissimi usciamo in strada e davanti al portone c’era già il tassista che ci stava aspettando. Siamo partiti dalla Basilica di Santo Stefano alle 18:35 e nonostante il traffico del lunedì, siamo arrivati all’aeroporto dopo 22 minuti al costo di 4000 fiorini precedentemente concordati. E’ strano che per avere un prezzo considerato buono (3600 huf), all’andata, ho dovuto prenotare su internet e ci è venuto a prendere un vecchio con una macchina da rottamare mentre per tornare ho chiesto ad un tassista qualsiasi e ci ha portato con l’Audi A6 quasi allo stesso prezzo (4000 huf). In effetti la spiegazione potrebbe essere che, se i tassisti sono tutti dei ladri, quelli dell’aeroporto lo sono ancora di più.

Le ultime fasi del rientro sono state il volo partito da Budapest alle 20:34 ed atterrato a Forlì alle 21:42 e una volta raggiunta (e trovata intatta) la macchina, Stefano ci ha guidato fino a casa in meno di due ore (196 km totali, di cui 180 di autostrada in 110 minuti). A mezzanotte ero a casa.

Ho già prenotato il biglietto per la prossima vacanza: Valencia, dal 3 al 5 dicembre con Ryanair da Bologna.

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