Dopo aver dovuto rinunciare ad un economicissimo viaggio a
Sofia, alla fine di marzo, stava per saltare anche questo perché fino a due
settimane dalla partenza, ancora non avevo trovato un compagno di viaggio. A
dire il vero l’avevo già trovato e ci eravamo anche accordati sia sulle date
che sulla destinazione (Stoccolma) ma il giorno che mi accingevo a prenotare,
chiamatolo per una ulteriore conferma (nonostante l’accordo della sera
precedente), mi aveva fermato a causa del terremoto in Emilia, accaduto proprio
quella notte. Prestando servizio infatti nella protezione civile, non poteva
ancora sapere in quali giorni sarebbe stato chiamato per recarsi nelle zone
disastrate e c’era il rischio concreto che sarebbe stato durante il nostro
viaggio in Svezia.
Incredibilmente, quando ormai ero combattuto tra il partire
per la prima volta da solo o rinunciare al secondo viaggio di fila, un venerdì
sera ho incontrato il mio vecchio e caro amico Giovanni ed alla richiesta,
quasi scherzosa, di accompagnarmi, aveva pensato un pochino e poi aveva
risposto di si. Il giorno seguente (sabato 26 maggio) sono passato a trovarlo
nell’officina dove lavora e gli ho chiesto se avesse cambiato idea, perché ero
ancora un po’ incredulo ma lui confermava ciò che aveva detto la sera precedente.
Fremevo dalla voglia di comprare quei biglietti ed appena
sono riuscito a mettere le mani sul computer di casa, in due secondi ho
effettuato la prenotazione del volo Ryanair e siamo stati anche fortunati a
spuntare un ottimo prezzo. Le prime volte che avevo controllato quel
Falconara-Skavsta, il prezzo di aggirava sui 148 euro e molto probabilmente,
visto il basso numero di prenotazioni, a sole tre settimane dalla partenza,
sono riuscito a prenderlo per soli 66 euro.
Nonostante ci conosciamo da più di 20 anni, con Giovanni
abbiamo fatto solamente un viaggio insieme, nel lontano 1996 ad Ostuni, in un
villaggio Valtur. Ricordo che ci eravamo divertiti molto ma a pensarci adesso,
una vacanza in un villaggio turistico.. brrrrr.. rabbrividisco!
Con il biglietto aereo in tasca, ho proceduto serenamente a
cercare l’hotel e mi sono imbattuto in prezzi stratosferici che nonostante
fossi stato già due volte in Svezia (la prima a Malmoe-Goteborg e la seconda
proprio a Stoccolma) non ricordavo a questi livelli. Ho chiesto anche dei
consigli all’agente svedese della ditta per cui lavoro ma alla fine, come
sempre, la soluzione è arrivata dall’ottimo Google Maps, abbinato a Booking.com
ed ho scelto il Kungsbron hotel, vicinissimo alla stazione degli autobus.
Trovandosi l’hotel in pieno centro, non eravamo legati alla
metropolitana per tornare dopo le uscite notturne e potevamo andare liberamente
in giro a piedi, facendo anche tardi, senza dover cercare introvabili bus
notturni o costosissimi taxi per rientrare. Certo che leggere di camere sotto
il livello stradale, non molto grandi e senza finestre mi lasciava un po’
perplesso ma i commenti dei clienti erano quasi tutti positivi. Fosse stato
nella sporchissima Londra, ci avrei pensato bene prima di scegliere una
soluzione del genere ma a Stoccolma ero sicuro che potevamo stare tranquilli.
Gli ultimi tasselli che mancavano al puzzle della vacanza
erano l’organizzazione dei trasferimenti per gli aeroporti, sia per andare in
Ancona che da Skavsta a Stoccolma. Per quello di partenza si era pensato in un
primo tempo di farci accompagnare per poi decidere di andare in macchina,
rischiando di lasciarla nel pericolosissimo parcheggio gratuito della stazione
di Castelferretti, proprio di fronte allo scalo dorico. Vetri infranti e
danneggiamenti vari sono all’ordine del giorno in quel posto ma noi siamo
andati con una vecchia Peugeot, a prova di furto.
Per il trasferimento da Nyköping a Stoccolma, sapevo già che
c’era la Flygbussarna,
con la possibilità di fare i biglietti da soli in aeroporto. Visto però che
avevamo l’arrivo alle 22:50 e ci aspettavano 80 minuti di autobus, dovevamo
fare tutto in fretta e non perdere nessun minuto prezioso. Dovevamo arrivare
nella capitale prima possibile, al fine di uscire a “fare serata”, perché il
sabato era l’unico giorno in cui avremmo trovato vita notturna. Nel sito della
compagnia di autobus, c’era per fortuna la possibilità di acquistarli online e
risparmiando anche qualche euro, siamo andati a Skavsta con i biglietti in
tasca.
*** Sabato 16 giugno ***
Partiamo di casa alle 17:40 di una caldissimo sabato
pomeriggio, portando nella borsa giubbini e maglie di lana perché il clima
svedese non prometteva niente di buono. Arriviamo alla stazione di
Castelferretti alle 18:15 e appena scesi dalla macchina ho notato una signora
che lavava la proprio auto in una casa vicina. Mi sono avvicinato e le ho
chiesto informazioni su quel parcheggio e lei, tra le altre cose, mi ha detto
che poco tempo prima ad un auto, erano state rubate tutte e quattro le gomme,
per non parlare di vetri infranti all’ordine del giorno. Bene, ho fatto una
foto alla macchina di Giovanni (perché forse non l’avremmo rivista) e siamo
andati in aeroporto.
Avendo il volo alle 20:10, a causa dell’impazienza di
partire da parte di Giovanni, siamo arrivato al Sanzio con un bell’anticipo.
Tutto regolare nei controlli personali ma come è prassi negli ultimi tempi, il
personale della Ryanair effettua il controllo a tappeto di tutti i bagagli a
mano e la cosa non mi piace per niente. Forse sarò anche in regola però non si
sa mai, sempre meglio non farsi controllare e questa volta è stato
semplicissimo. Abbiamo aspettato che finisse la fila, la signora addetta ai
controlli si è allontanata dalla postazione e noi siamo entrati di corsa con il
biglietto in mano.
Siamo decollati, come spesso accade, con un discreto ritardo
(20 minuti) sull’orario ufficiale ma come altrettanto spesso accade, siamo
arrivati perfettamente in orario, anzi, dieci minuti in anticipo: alle 22:40
abbiamo toccato il suolo svedese. Siamo usciti quasi subito dal piccolo
aeroporto che ricordavo perfettamente essendoci stato nel 2008. Ricordavo anche
che nelle biglietterie automatiche, avevo buttato via 150 sek sbagliandomi a
ritirare i biglietti del pullman. Questa volta non dovevo farlo, avendolo
portato stampato da casa ed una volta individuata la corriera abbiamo aspettato
solo pochi minuti prima di andare. Alle 23 in punto siamo partiti da Skavsta.
La precisione Svedese non ha limiti, ci sarebbero dovuti
volere 80 minuti per fare i 100
km che separano l’aeroporto dalla città e ci abbiamo
messo 80 minuti, né uno di più, né uno di meno. Puntualissimi!
Scesi dal pullman, una delle più grandi soddisfazioni dei
miei numerosi viaggi. “Dov’è l’hotel?”, chiede Giovanni e dopo aver buttato lo
sguardo al di la dei binari della ferrovia, vedo la scritta luminosa in una
costruzione vetrata lunga un centinaio di metri (dove c’erano uffici, negozi,
appartamenti) che corrisponde al nome di Kungsbron Hotel. “Eccolo là”, rispondo
ed in due minuti lo abbiamo raggiunto.
Stava andando tutto perfettamente come avevo calcolato. A
mezzanotte e mezza avevamo già fatto check-in, pagato e preso possesso della
camera.
Quando abbiamo sceso le scale che portavano alle camere
“sotterranee”, ci si è parata davanti agli occhi un immagine che sapeva di film
di fantascienza del anni 90. Tre lunghi corridoi, tutti bianchi, con un paio di
passaggi intermedi ed una miriade di camere che sembravano un alveare ma una
volta entrati non abbiamo riscontrato problemi particolari, se non la mancanza
di un armadio o qualcosa per appoggiare le nostre cose. C’era solamente una
piccola scrivania ed uno sgabello pieghevole, oltre ai due letti ed un maxi lcd
appeso al muro.
Visto che ci sarebbe servita solo per dormire e noi siamo
ragazzi che si adattano a tutto, non è stato un problema particolare la
mancanza di spazio ma capisco quelli che si sono lamentati. Giusto il tempo di
appoggiare le nostre cose, lavarci la faccia e siamo usciti immediatamente.
Per risparmiare tempo, avevamo portato dei panini, mangiati
in volo ma non erano stati sufficienti e prima di raggiungere i rinomati clubs
del centro, ci siamo dovuti fermare al McDonald’s. Avendo studiato
perfettamente le mappe, avendo con me il navigatore e ricordandomi qualcosa dal
mio precedente viaggio, trovare il Berns è stato un gioco da ragazzi ma a quel
punto, tutti i miei piani fino a quel punto perfettamente riusciti, si sono
infranti sulla folla oceanica che voleva entrare.
Abbiamo fatto un po’ di fila per arrivare all’uomo che
smistava gli ingressi ed appena eravamo a tiro di voce gli ho chiesto se
potevamo entrare. Mi ha risposto che data la quantità di gente all’interno,
sarebbero potuti entrare solo quelli in lista e quindi per noi non c’era nessuna
speranza.
Abbiamo cambiato locale, recandoci al Café Opera ma la
storia è stata sostanzialmente la stessa e passando davanti al Victoria, un
discopub abbastanza elegante (che 4 anni fa non c’era), idem.
Quando erano le due e mezza abbiamo deciso di tornare in
hotel, dove, con tutta calma, siamo arrivati circa alle tre. Giovanni non ha
toccato nemmeno il letto che già russava mentre io ho sfruttato per un po’ l’ottimo
wireless dell’hotel, aggiornandomi sui fatti italiani e cercando le ultime
informazioni per la nostra vacanza. Alle 4:15 ho spento la luce.
*** Domenica 17 giugno ***
Nell’elevato prezzo della camera (poco più di 100 euro a
notte) non era compresa nemmeno la colazione. Per il primo giorno avevamo
deciso di acquistarla, alla modica cifra di 95 SEK a testa (11 euro), perché
non conoscendo la zona, non volevamo rischiare di uscire e non trovare niente
di buono, oppure magari spendere tanto di più.
Sveglia alle 9 o’clock e dopo tre quarti d’ora ci
presentiamo nella breakfast room. Ci accoglie una bellissima ragazza di colore
(quassù ce ne sono tantissimi) che ci chiede le tessere e ci fa un sorriso che
ci rallegra la giornata nonostante meteorologicamente sia una schifezza.
La classica colazione continentale a buffet degli hotel, con
formaggi, salumi, pomodori, cetrioli, pancetta, latte, caffè, cereali, pane e
confetture varie. Il solito insomma. Unica nota: non c’era nessun tipo di
croissant che avrebbe dato quel tocco in più. C’era un simpatico macchinario
per le spremute d’arancia che inserendole intere dall’alto, se le prendeva da
solo, le spremeva ed espelleva i residui. Bello da vedere ma per l’igiene c’era
da sperare che qualcuno le avesse lavate quelle arance.
Finito di mangiare, siamo rimasti nella hall del Kungsbron
perché uscire, anche con l’ombrello, era praticamente impossibile, tanto
pioveva. C’erano delle ragazze che dovevano uscire per forza, valige al
seguito, che non trovando niente di meglio avevano indossato dei grossi sacchi
neri dell’immondizia, facendo dei buchi per testa e braccia.
A mezzogiorno, un po’ perché la pioggia era diminuita, un
po’ perché non potevamo restare tutto il giorno in hotel, abbiamo deciso di uscire.
Per prima cosa siamo andati a vedere all’interno della stazione degli autobus,
dall’altra parte della strada, per informarci riguardo il trasferimento per
l’aeroporto. Anche in questo caso, mi ricordavo più o meno da che parte
bisognava andare ed abbiamo trovato quasi subito sia la biglietteria automatica
che il gate dal quale prendere l’autobus per Skavsta.
Usciamo dal City Terminalen e la pioggia, seppur diminuita,
continuava a cadere. Visto che era lungo il nostro tragitto, ci siamo fermati
nella bellissima S:ta Clara Kyrka (Klarakyrkan). Trattasi della chiesa più
centrale di Stoccolma e si dice che sia la terza chiesa più visitata in Svezia
dopo le cattedrali di Uppsala e Stoccolma. Anche se non ha particolari
monumenti storici, è considerata una delle chiese più belle di Stoccolma
Quando siamo arrivati, stavano terminando una celebrazione
religiosa e la cosa che mi ha incuriosito di più è stata vedere i fedeli, alla
fine. raggrupparsi tutti da un lato e uscirne con un bicchiere in una mano e
qualcosa dentro un tovagliolo nell’altra. Questi sanno come attrarre i fedeli,
gli passano la colazione!
All’uscita della chiesa ci siamo fermati due minuti a
parlare del più e del meno con un giovane prete che sembrava essere lì per
curare le pubbliche relazioni. Quando gli abbiamo detto di essere italiani è
sembrato molto soddisfatto e simpaticamente ha voluto dire qualche parola nella
nostra lingua. Ci ha detto che gli italiani e gli spagnoli sono tra i popoli
più religiosi che lui conosca e quando gli ho detto che mio zio è missionario
ed il fratello di Giovanni si sta facendo frate non toccava più per terra dalla
gioia.
Proseguiamo il nostro cammino per la principale via pedonale
di Stoccolma, Drottninggatan, fino ad arrivare alla piccola isola di
Riddarholmen. La principale attrazione dell’isola è la bella chiesa medievale
Riddarholm Church (Riddarholmskyrkan), dove sono contenute le spoglie di
monarchi ed importanti aristocratici svedesi. Siamo entrati per poterla
visitare ma purtroppo bisognava pagare ed abbiamo deciso che eventualmente,
saremmo tornati muniti della Stockholm Card (tessera che da diritto a trasporti
ed 80 musei e monumenti gratis), nei giorni seguenti.
Nel frattempo si erano fatte le 14 e nonostante la ricca
colazione, la fame cominciava a farsi sentire. Sapevo che in Gamla Stan (la old
city), dove stavamo passeggiando, c’era uno dei tre Vapiano di Stoccolma ed
acceso il navigatore, in due minuti lo abbiamo raggiunto.
Vapiano è una catena di ristoranti italiani, dove si può
mangiare principalmente pasta e pizza, di cui avevo letto recensioni molto
positive. So benissimo che non bisogna mangiare italiano quando si va
all’estero ma nonostante mi ritenga un viaggiatore “professionista” di queste
regole me ne frego. Io mangio poche cose, mi fanno schifo le verdure, non
voglio sentire nei miei piatti odori di aglio e cipolla e potrei vivere
tranquillamente a McDonald’s.
In molti dicono che bisogna provare i piatti tipici dei
luoghi visitati ma se quelli mangiano zuppe di cipolle per me possono anche
tenersele e se trovo un buon ristorante italiano io mi mangio i tortellini! Nei
miei numerosi viaggi, le città dove ho mangiato locale e sono rimasto
soddisfattissimo, sono state Kiev e Mosca, con i loro Pelmeni, Vareniki e le
loro Kotlete.
Tornando al Vapiano, devo dire che è stupendo. È bellissimo
l’interno con diverse aree in cui mangiare, da una parte ci sono tavoli alti e
sgabelli, da un’altra parte comode poltroncine. Appena entri ti danno una
tessera magnetica su cui vengono memorizzate tutte le cose che prendi, per
passare alla cassa quando hai finito e se la perdi devi pagare 80-90 euro.
E’ simpatico il modo in cui preparano le pietanze,
cucinandotele davanti gli occhi, in diretta con la pasta ovviamente precotta,
per via dei tempi tecnici, ma che non era affatto male. Buono buono buono,
andate da Vapiano e poi non costa nemmeno tantissimo (riferito ai prezzi
scandinavi). Per un primo ed una bottiglietta d’acqua o di coca, si spende sui
12 euro.
Alle quindici usciamo dal ristorante e proseguiamo verso
sud, arrivando a Södermalm, dove vicino alla fermata della metro di Slussen,
abbiamo trovato il Katarinahissen, un ascensore alto 38 metri con la vista
panoramica sulla città vecchia e sul porto. In cima all’ascensore c’è anche una
passerella che porta ad un ristorante (Gondolen) ma, incredibile, non abbiamo
trovato il modo per arrivarci (però non ci siamo impegnati tantissimo nella
ricerca).
Quando mancano una decina di minuti alle sedici, scendiamo a
prendere la metropolitana, per tornare in centro e quando vado a comprare i
biglietti, oltre ai due tagliandi, mi danno in omaggio una mazzata sui denti:
72 SEK (all’incirca 8,4 euro). Incredibile!
Ci spostiamo in un altro punto della città, quello famoso
per la movida di fascia medio-alta: Stureplan. Facciamo un giro all’interno
della Sture Gallerian dove Giovanni paga un caffè come se fosse un pacchetto di
sigarette e figuriamoci quanto potranno costare le sigarette! Usciamo, facciamo
due foto sotto il famosissimo “fungo”, simbolo del quartiere e scendiamo per
Biblioteksgatan, la via dei negozi di lusso.
Camminando verso l’hotel, ci fermiamo per un rapido giro in
un altro grande centro commerciale, dove troviamo l’information point per
acquistare la famigerata Stockholm Card. Scegliamo quella da 48 ore, perché
essendo domenica avremmo iniziato a sfruttarla dal giorno seguente ed il martedì
(il mercoledì saremmo ripartiti a mezzogiorno). Il costo è stratosferico, circa
73 euro, ma considerando che un biglietto della metro costa 4 euro, è tutto
rapportato. Avevo deciso inoltre quali attrazioni visitare e ad una media di
10-15 euro ognuno ce la saremmo ripagata ampiamente.
Alle 18:30 siamo rientrati al Kungsbron per riuscirne
solamente quando mancavano dieci minuti alle nove. Siamo scesi in centro e ci
siamo diretti subito al McDonald’s per un panino veloce che poi tanto veloce
non è mai perché se ti siedi sulle poltrone, spesso si è talmente stanchi che
non ti lasciano andar via e ti trattengono nel loro abbraccio mortale.
Terminato di mangiare siamo passati a vedere a Stureplan ma
non c’era tanta gente, come era chiaramente scritto in tutti i siti che avevo
consultato, la domenica (fino al mercoledì) gli svedesi riposano. Dopo una
bella camminata, siamo tornati al Berns, vicino al McDonald’s in cui avevamo
cenato, che mi aveva dato una delle più grosse delusioni la sera precedente,
non facendoci entrare.
Di domenica si entrava tranquillamente e soprattutto gratis,
c’era un dj che suonava e considerando la giornata non proprio movimentata, un
discreto numero di persone. Entrati alle 23:15, siamo rimasti per un paio d’ore
prima di riprendere la strada dell’hotel.
Poco prima delle due siamo rientrati al Kungsbron e dopo la
classica oretta al computer, quando Giovanni dormiva già da un pezzo, ho spento
la luce anch’io.
*** Lunedì 18 giugno ***
Visto che la sera precedente non avevamo fatto troppo tardi
(solo le 2:45), iniziamo la giornata con una sveglia quasi da giorno lavorativo,
le 8:15. Uno po’ per pigrizia, un po’ per comodità, decidiamo di fare
nuovamente colazione in hotel e quindi saliamo alla reception, paghiamo i
nostri 22 euro (190 SEK) e ci prendiamo i due tagliandi da consegnare alla
cameriera.
Usciamo dall’hotel alle dieci in punto e scendiamo in centro
(Sergels Torg) a prendere il tram per Djurgården, una delle isole più grandi
dell’arcipelago, dove sono i principali musei, tra cui: il Vasa museum, lo
Skansen, l'acquario, il museo di arte nordica, la galleria Thielska ed il parco
reale.
In meno di dieci minuti, arriviamo al Vasamuseet (Museo
Vasa), prima tappa della nostra “giornata culturale” e muniti della Stockholm
Card, entriamo decisi a recuperare i primi 13 euro (110 SEK) dei 73 pagati per
la tessera.
Ad attenderci troviamo la folla delle grandi occasioni,
quella del lunedì mattina (anche se credo sia sempre così a Stoccolma) e
dobbiamo fare un bel po’ di fila prima di entrare. Una volta all’interno ci si
para subito davanti questo gigantesco vascello svedese, intorno al quale è
stato costruito tutto il museo.
Affondato nel 1628, il galeone Vasa, era una delle navi più
grandi del suo tempo, costruito in legno di quercia e lungo 62 metri. La sua storia è
la fotocopia del ben più famoso Titanic, perché anche il vascello è affondato
durante il viaggio inaugurale, nell'arcipelago di Stoccolma ma dopo essere
rimasto sommerso per oltre 300 anni, alla fine è stato recuperato.
Avevo letto commenti discordanti sul Vasamuseet, chi lo
osannava e chi diceva che era una merda. In effetti la verità, secondo me, sta
nel mezzo. Si tratta di una bellissima nave, imponente, gigantesca, che
purtroppo non si può visitare all’interno perché dentro non credo ci siano
tante cose, se non dei restauratori. Ricordo invece di una bellissima visita
all’interno dell’imbarcazione, nel Museo della nave polare Fram, durante il
viaggio ad Oslo, che ci era piaciuta tantissimo.
Intorno all’involucro del Vasa si è costruito tutto il
museo, con numerosi reperti, plastici e contributi audiovisivi che però
lasciano il tempo che trovano. Diciamo che chiamarlo il più importante museo di
Stoccolma è un po’ esagerato.
Usciamo dal museo della grande nave e rimanendo a Djurgården,
andiamo a visitare il villaggio di Skansen, ignorando completamente il Nordiska
Museet, vicino al Vasa. Avevo letto infatti che nonostante il bellissimo
palazzo in cui era contenuto, il Nordic Museum (National Museum of Cultural
History) fosse estremamente noioso e da vedere solo se si era già visto tutto
il resto.
Il villaggio di Skansen (ingresso 140 SEK), posizionato in
una delle zone più alte della città, è un "parco nel parco". Infatti
la stessa isola di Djurgården, dove esso si trova, è un fantastico paradiso
naturale, pieno di verde, prati e viali alberati. Andare a Skansen significa
fare un viaggio indietro nel tempo, visitando le casette dislocate qua e là,
caratteristiche della Svezia di fine '800, inizi '900. Ottimo per una gita in
famiglia e molto amato dai bambini per via dello zoo, Skansen è considerato da
molti il museo all’aperto più antico del mondo.
Giriamo nel parco per quasi due ore ed ogni cinque minuti
Giovanni ripeteva: “ci devo portate Riccardo” (il figlio). In effetti c’erano
tantissimi bambini, entusiasti nel vedere animali abbastanza insoliti. Quelli
che riscuotevano maggior successo erano i lemuri, quelle simpatiche scimmiette
con gli occhi spiritati e la coda colorata ad anelli con cui era possibile
venire a contatto, entrando nella grande gabbia che li conteneva. Anche gli
orsi hanno fatto la “parte del leone” (è solo un modo di dire, non parlo di
travestitismo) nella classifica dei più ammirati dal pubblico.
Una usanza svedese che mi ha incuriosito molto è quella di
far indossare ai bambini uno di quei gilet giallo fluo che tutti noi abbiamo in
auto e che dobbiamo mettere in caso di incidente. Quasi tutti i ragazzini in
quel parco li avevano indosso. Forse è una regola per le scolaresche o gruppi
di bambini nelle visite guidate.
Usciamo dal parco alle 13:45 e dopo una combinazione
tram-autobus, in venti minuti riusciamo ad arrivare alla Kaknästornet,
l’altissima torre della televisione che dall’alto dei sui 155 metri, offriva un
panorama incredibile su tutta la città. Credo di non essere mai salito, aereo a
parte, così alto dal suolo! Si dice che in giornate particolarmente terse si
riesca a vedere anche l’Italia (non è vero).
Grazie alla Stockholm card abbiamo il biglietto per
l’ascensore gratuito e così recuperiamo altre 45 SEK dall’investimento
iniziale. In pochi secondi arriviamo al trentesimo piano, dove troviamo un
bar-ristorante ed a parte fare qualche foto e contemplare il panorama, non
c’era molto altro da fare. Girando intorno alle vetrate, per evidenti motivi
non pulitissime, ho trovato una rampa di scale che ci ha portato ancora più in
alto, facendoci salire ancora di un piano, dove c’era la possibilità di uscire
all’aria aperta (e che aria!). C’era una fitta rete metallica che ingabbiava
tutto il terrazzo ma almeno si riusciva a mettere l’obbiettivo della macchina
fotografica all’interno delle maglie e fare delle foto normali, senza i
riflessi dei vetri.
Dopo circa trenta minuti, alle 14:45, usciamo dalla torre e
tornati in centro, andiamo a mangiare di nuovo al Vapiano ma questa volta in
quello a due passi dall’hotel (ce non sono tre a Stoccolma e li avevo
memorizzati tutti sul navigatore).
Placata la fame, proseguiamo spediti nella nostra giornata
culturale recandoci a visitare il municipio (Stadshuset), dove arriviamo alle
16:40. Dopo un rapido giro, capiamo che si potevano fare due tipi di visite
distinte: l’interno del municipio vero e proprio e la sua torre. Per il primo,
l’accesso era già chiuso ma avevamo visto che c’era una guida (l’unica possibile)
in italiano l’indomani alle dieci mentre per la torre, visitabile a gruppi di
30 persone, l’ingresso successivo era alle 17:15.
Prendiamo il biglietto (compreso nella Stockholm card) ed
aspettiamo nel giardino interno che si affaccia su di un piccolo lembo di mare (non
ho capito se mare, lago o fiume), offrendo la vista molto bella delle isole di
fronte, con le torri delle loro chiese che spiccavano sul paesaggio. Ne
approfitto per fare qualche foto ed all’orario stabilito iniziamo la visita
della torre.
Di ascensori neanche a parlarne e dopo una bella scarpinata
arriviamo esausti in cima. Anche in questo caso il panorama è bellissimo,
magari non dalla stessa altezza della torre delle tv ma decisamente più bello
perché, essendo in centro, si potevano osservare dall’alto tutti i monumenti
principali. La vista che mi è piaciuta di più è stata quella dal lato di
Riddarholm, l’isoletta davanti la città vecchia (Gamla Stan) con la torre della
Riddarholmskyrkan, la sua chiesa. Si vedevano perfettamente anche il palazzo
reale e le due chiese della old city, la cattedrale e la chiesa germanica.
Panorama a parte, nella torre non c’era molto altro, se non
delle sculture e qualche quadro in un piano intermedio. Tra le varie sculture
dalle dimensioni ragionevoli, c’era anche un personaggio ignudo di almeno 10-12 metri che non ho capito
come abbiamo fatto a metterlo li dentro. Grande mistero.
Dopo una mezzora siamo scesi o, per dirla tutta, ci hanno
fatto uscire e dopo un rapido giro nel cortile, alle sei e mezza siamo tornati
in hotel. A dire il vero, io sono tornato al Kungsbron mentre Giovanni voleva
andare a visitare alcuni negozi di articoli per la caccia che avevamo visto la
sera precedente.
L’intenzione era di uscire alle otto e mezza-nove ma prima
delle dieci non ce l’abbiamo. C’era una leggera pioggerellina ma per
solidarietà con Giovanni che aveva perso l’ombrello, non l’ho preso nemmeno io.
Arrivati nei pressi del solito Berzelii Park, nonostante il socio non mi avesse
voluto accompagnare, sono dovuto passare a mangiare un panino veloce al
McDonald’s che visto che c’erano zero persone alla cassa (mai successo), è
stato velocissimo.
Un giro per la città e poi, visto che avevamo i trasporti
gratis, siamo scesi nella metro per andare verso Sodermalm, il quartiere
giovane di Stoccolma, molto vivo di notte e ricco di locali (pub, discopub,
discoteche, fast food). Forse per via della pioggia che c’era stata, oppure per
essere stato lunedì, c’erano solo poche persone nella grande piazza (Medborgarplatsen) appena fuori dalla fermata
della metro.
In effetti abbiamo visto molti locali e le informazioni che
avevo erano senz’altro corrette ma credo che la vera movida si trovasse
solamente nel weekend e non certo alla mezzanotte e mezza del lunedì.
Non ero sicurissimo sull’orario di chiusura della metro ma
da qualche parte avevo sentito dire l’una (forse solo per qualche linea), fatto
sta che a mezzanotte e quaranta l’abbiamo ripresa per tornare in hotel. All’una
in camera e poco dopo le tre mi sono messo a letto. E’ incredibile il fatto per
cui, più si rientra in camera presto, più si va a letto tardi (almeno per me).
E’ inversamente proporzionale.
*** Martedì 19 giugno ***
Sveglia alle otto, doccia, colazione ed alle 9:20 siamo
usciti di gran carriera per recarci al Municipio, dove alle dieci sarebbe
iniziata la visita guidata in italiano. Non ci siamo resi conto di quanto
eravamo vicini, nonostante c’eravamo stati la sera precedente e lo abbiamo
raggiunto con largo anticipo, in appena dici minuti.
Dopo aver fatto i biglietti (90 SEK, gratis con la card) per
ammazzare il tempo, manco a dirlo, ho fatto qualche foto. Alle dieci in punto
siamo stati radunati dalle guide per fare i gruppi, divisi per lingua ed
iniziare la visita. Il gruppo di lingua italiana era composta da cinque
persone, Giovanni, io, una coppia di fidanzati ferraresi ed una svedese che
parlava italiano, forse una futura guida che era li per imparare il mestiere.
Le cose da imparare non è che fossero tantissime, per via
della rapidità della visita, ma ci ha fatto piacere ascoltarle in italiano. Appena
radunati, il primo avvertimento che ci hanno dato è stato quello di non
allontanarci, perché nonostante l’apertura ai turisti, quello era pur sempre il
municipio di Stoccolma e c’erano delle misure di sicurezza da osservare.
Da Tripadvisor: Il
palazzo del Municipio è riconoscibile da lontano per via dei mattoni rossi,
otto milioni si dice ed è in stile romanico, con la guglia di 106 metri sormontata da
tre corone dorate. Nel suo interno il meraviglioso Gyllene Salen, Salone
Dorato, completamente decorato con mosaici da 18 milioni di tessere d'oro (la
guida vi farà notare i grossolani errori dell'architetto). Nella sala
consiliare si svolgono le riunioni della giunta comunale di Stoccolma e sempre
all'interno delle sue mura si tiene il grandioso banchetto dopo la consegna dei
Premi Nobel (fino a 1500 persone). Per quella occasione vengono apparecchiati i
tavoli dei partecipanti con un servizio di posate che poi viene riposto fino
alla prossima consegna dei Nobel. Il parco del palazzo guarda sull’acqua del
lago Mȁlaren
ed è formato da un bel giardino con statue e fontane.
Iniziamo la visita da un grande salone che nell’intenzione
dell’architetto, doveva rappresentare una piazza italiana, credo San Marco di
Venezia. Intenzioni nobilissime ma alla fine ci hanno dovuto mettere un tetto
perché a Stoccolma con il clima non si scherza. Come soluzione hanno alzato
leggermente la struttura mettendo delle finestre lungo il perimetro della
stanza. In quello stanzone viene servita la cena di gala durante la serata dei
nobel.
Ci siamo addentrati poi nei meandri dello Stadhuset,
camminando speditamente per i corridoi, fino ad arrivare alla stanza più bella
e famosa, il salone dorato. E’ stato davvero interessante ascoltare la guida
che ci ha spiegato le tecniche di costruzione del mosaico, soffermandosi
ampiamente nel descrivere i numerosi errori e le critiche rivolte all’opera. In
effetti, fai un mosaico su un muro e tagli la testa ad un cavaliere perché non
c’entra? Oppure, raffiguri una donna grande come tutta la parete e la fai
somigliare ad un mostro che a dirgli brutta gli fai un complimento!? Va bene
l’arte ma il brutto lo riconoscono tutti.
Dopo le ultime interessantissime spiegazioni sulla
preparazione della cena per la consegna dei Nobel, dove si cucinava, dove
passavano i camerieri e quanto tempo avevano per sparecchiare, avevamo
completato il giro.
Siamo usciti alle 10:45 e ci siamo diretti al Palazzo Reale
(Kungliga slottet) che in teoria era vicinissimo ma in pratica, per eccesso di
sicurezza, non ho guardato la cartina ed abbiamo sbagliato strada. Tornati
sulla retta via, alle 11:30 siamo finalmente entrati (100 SEK) e dopo essere
partiti da soli, abbiamo trovato una guida italiana con un gruppo di croceristi
della MSC e ci siamo accodati. Li abbiamo seguiti ed usufruito delle
spiegazioni ma andavano molto veloci ed erano arrivati quasi alla fine.
Dalla rete: Il Palazzo
Reale di Stoccolma (Kungliga Slottet), edificio rinascimentale tra i più grandi
al mondo, con oltre 600 stanze e cinque musei al suo interno, in origine (tra
il XII e il XIII secolo) era un torrione. Il Castello, conosciuto come Tre
Kronor (“Tre Corone”), fu distrutto da un incendio e l'attuale Palazzo venne
costruito sulle sue ceneri, nel 1754. Il Palazzo è stato costruito in stile
barocco italiano, con una gran ricchezza di colori e decorazioni elaborate.
Oggi, il Palazzo Reale è aperto al pubblico per visite guidate, in quanto non è
più residenza della Famiglia Reale. Al suo interno, comunque, si celebrano
eventi relazionati con la monarchia come ricevimenti ufficiali e feste. Ogni
giorno si può assistere al caratteristico cambio della guardia. La visita
guidata comprende gli appartamenti reali, il Museo Tre Corone (Tre Kronor
Museum), situato nell'interrato, con una collezione di reliquie del precedente
palazzo, la Stanza
del Tesoro, dove si possono vedere le corone reali tempestate di diamanti e
preziosi, l'Armeria Reale, dove sono
esposte armature e vesti reali, costumi d’epoca e carrozze delle scuderie
reali e il Museo delle Antichità di
Gustavo III.
Usciti loro siamo usciti anche noi e nonostante ci fossero
altre aree del palazzo da visitare, ne avevamo già piene le tasche ed abbiamo
proseguito per la cattedrale (Storkyrkan).
Da edreams,it: La Cattedrale di
Stoccolma, Storkyrkan, è la prima chiesa della città ed è stata nominata per la
prima volta in un testo del 1279. All'interno della cattedrale spiccano
elementi decorativi come la statua di San Giorgio e il Drago, realizzata in
legno nel 1489. Situata nel centro storico di Stoccolma, questa chiesa di oltre
700 anni è stata ampiamente ristrutturata nel XVIII secolo. Oggi, sono state
conservate solo le pietre dell'antico muro.
Terminata la visita alla Storkyrkan, abbiamo fatto una
passeggiata per le viuzze della città vecchia, piena di turisti e di negozi di
souvenir. Camminando ed osservando le vetrine dei negozi, siamo arrivati alla
fine dell’isola, vicino all’ascensore di Katarina. Prendiamo la metro (Slussen)
ed alle due siamo torniamo in hotel da cui io sono uscito immediatamente per
andare a mangiare (al Vapiano) e Giovanni era rimasto a riposare.
Torno dopo mangiato, carico di iniziative ma Giovanni era
più morto che vivo ed allora le nostre strade si sono separate. Mentre lui
riposava, io ho sono andato da solo in direzione del Globe Arena, il grande
pallone polifunzionale. Purtroppo la linea verde della metro, prima del Globen
si divideva in due e non avevo assolutamente la cognizione di dove stessi
andando fino a che non ho visto scritto sul display il nome della stazione
successiva. Avevo sbagliato!
Pur non essendo il treno per il Globen, ho continuato la
corsa perché nelle note della città, avevo segnato un punto di interesse poco
più avanti. Si trattava di Skogskyrkogården, il cimitero monumentale della
capitale svedese, patrimonio dell’Unesco. Non c’era molto da vedere ma era abbastanza
dispersivo per via di un prato infinito che sembrava il desktop di Windows XP.
Da Turistipercaso.it:
Skogskyrkogården è un cimitero monumentale realizzato a Stoccolma, agli inizi
del '900, da due giovani architetti seguaci del funzionalismo: Gunnar Asplund e
Sigurd Lewerentz. Ospita le spoglie di personaggi come Greta Garbo. Le lapidi
in pietra recano solo nomi perché tutto è silenzio, tutto è essenziale nel
Nord, sia per la vita che per la morte. Ci sono solo fiori rossi che nascono
dalla terra davanti alle lapidi, con pochissime croci, solo nomi e date, immerse
nel prato verde.
Giusto il tempo di camminare da un lato all’altro del
cimitero, incontrare un funerale, e sono tornato quasi subito alla metro,
questa volta deciso a raggiungere il Globe Arena. Arrivo alle metropolitana alle
16:30 ma essendo in periferia, la frequenza dei treni non era la stessa del
centro ed ho dovuto aspettare 11 minuti prima che passasse (in centro si
aspettano massimo 3-4 minuti).
Finalmente, dopo la lunga attesa, riesco a raggiungere il
famoso Eriksson Globen ma non ce n’era affatto motivo, visto che scopro che
l’unica cosa accessibile è la cabina dello “Skyview”. Non si può entrare dentro
il “pallone”. Chiedo informazioni alla biglietteria e mi dicono che presto
saranno attrezzati anche per delle visite all’interno della struttura. OK, tornerò
un’altra volta.
Da wikipedia: L'Ericsson
Globe, conosciuto anche con il nome di Stockholm Globe Arena o semplicemente
Globen, è un impianto polifunzionale situato nel distretto di Johanneshov
presso Stoccolma. La struttura rappresenta la più grande costruzione emisferica
del mondo: il suo diametro è di 110 metri ed un'altezza interna di 85. I
materiali utilizzati per la sua edificazione sono principalmente acciaio, cemento
e vetro. Ha una capacità di 16000 posti a sedere per spettacoli e concerti, e
di 14119 per le partite di hockey su ghiaccio o altri eventi sportivi. Nel
febbraio 2010 sono stati ultimati i lavori per lo SkyView, ascensore formato da
due cabine sferiche di vetro (del diametro di circa 4,5 metri) in grado di
portare fino a 16 persone ad un'altezza di 130 metri circa, offrendo
una visuale panoramica sulla città.
Si erano fatte le cinque del pomeriggio e non avendo niente
di importante da fare, ho girato una mezzora all’interno del grande centro
commerciale vicino allo stadio, per poi tornare in centro. Sceso alla
T-Centralen, visto che era presto per tornare in hotel e complice la bella
giornata di sole, ho passeggiato un po’ per la città scoprendo quanto gli
abitanti di Stoccolma siano dediti al rito dell’happy hour. I tavoli all’aperto
dei numerosi bar nel Kungsträdgården straripavano di persone e c’era tantissima
gente anche all’interno del piccolo parco cittadino, seduta nelle panchine o
attorno all’acqua di una grande fontana.
Prima di rientrare, il solito panino al McDonald’s ed alle
19:45 sono tornato al Kungsbron. Giovanni ancora non c’era ma è tornato poco
dopo. Pausa lunga, prima della nostra ultima serata che ho impiegato in buona
parte per scrivere cartoline. Finalmente, ad un quarto alle undici, siamo
usciti in cerca di vita.
Puntiamo decisi nella zona di Stureplan ma non troviamo
niente di soddisfacente, così scendiamo verso il Berns, dove entriamo poco dopo
la mezzanotte. Le solite belle persone, affollato ma non troppo, un deejay che
metteva musica ritmata e fino a che non ha chiuso abbiamo passato una bella
serata. Quando era solamente l’una, come per magia, le serrande motorizzate
dietro al bar si sono chiuse a coprire le bottiglie e poco dopo, un grosso
signore di colore, invitava tutti a sgombrare il terrazzo. Non c’era altro da
fare che tornarsene in hotel, dove siamo arrivati verso le due.
*** Mercoledì 20 giugno ***
Nell’ultimo giorno di questa bella vacanza ci siamo
svegliati prestissimo, alle 7:30. Volevo scrivere “all’alba” (metaforicamente)
ma in Svezia, in questo periodo, il tramonto e l’alba si uniscono non facendo
mai veramente notte, c’è sempre un po’ di luce. Colazione veloce ed alle otto e
quaranta siamo già usciti.
Abbiamo iniziato da Hötorget, vicino all’hotel, dove c’era
il solito mercato mattutino di frutta e verdura ma vi si poteva trovare di
tutto, non solo ortaggi. Siamo poi scesi lungo Drottninggatan, la principale
via pedonale della città, in cerca di qualche regalino da portare a figli,
compagne (Giovanni) e nipoti (io).
Trovato due giallissime maglie della nazionale svedese, io
mi potevo ritenere soddisfatto. Alle undici sono tornato in camera a preparare
la borsa, visto che la dovevamo lasciare per mezzogiorno. Giovanni invece era
rimasto in giro a cercare disperatamente un paio di scarpe che secondo me
avrebbe pagato due volte, una al negozio ed una all’aeroporto quando gli
avrebbero controllato le dimensione del bagaglio.
Alle 12:10 lasciamo il Kungsbron e traversando la strada ci
troviamo in un baleno alla stazione degli autobus. Avevo preso l’hotel in una
posizione favolosa. Non sapevamo con precisione a che ora sarebbe partito il
pullman per l’aeroporto ma indicativamente pensavo che ce ne fosse uno ogni
trenta minuti. Considerando che l’aereo sarebbe partito alle 16:20 e che ci
volevano 80 minuti per arrivare a Skavsta, eravamo tranquillissimi con i tempi,
potevamo partire da li anche all’una e mezza e non ci sarebbero stati problemi.
Nel mentre arriviamo ai gates da dove partivano gli autobus,
vedo una porta scorrevole (tipo ascensore) che si sta chiudendo, proprio in
quello che dovevamo prendere noi. Forse sarebbe bastato premere un bottone e si
sarebbe aperta ma per sicurezza, mi sono fiondato a bloccarla, chiamando a gran
voce Giovanni che era rimasto indietro.
Alle 12:30 precise siamo partiti per Nykoping, la città nella
quale ha sede l’aeroporto, arrivando puntualissimi alle 13:50. Un bel pranzetto
al self service che forse è stato il pasto migliore della vacanza ed alle 15:40
eravamo tutti in fila per l’imbarco. Forse era meglio starsene seduti e cercare
di evitare quella situazione perché ad un certo punto è arrivato un ragazzo con
la divisa della Ryanair che ha iniziato a controllare tutti i bagagli. Nooo!
Inizia a controllare quelli vicino al cesto metallico e mi
sentivo tranquillo, io ero a metà della fila e bastava non avvicinarsi.
Terminato con tutti quelli che poteva facilmente raggiungere intorno a lui, ha
estratto dal cilindro uno scatolone di cartone con maniglia, aperto da un lato
(mai visto prima!) che posizionava sopra le valige per controllarne le misure
ed ha iniziato a percorrere la lunga fila di persone a ritroso, venendo verso
di noi. A quel punto scappare dalla fila sarebbe stato leggermente sospetto ed
abbiamo deciso di affrontarlo, sperando nella elasticità del cartone e tenendo
a portata di mano la carta di credito per la probabile multa.
Quando arriva a noi, la mia borsa quasi nemmeno la guarda,
perché non essendo rigida destava meno sospetto e quella di Giovanni che era
almeno il doppio delle dimensioni normali, essendo anche essa tipo saccone, è
stata fatta mettere in verticale e fatta comprimere per verificarne la
consistenza. A quel punto, soddisfatto, nemmeno l’ha misurata ed ha proseguito
controllando le altre persone. Salvi anche questa volta!
Decolliamo alle 16:55, con un bel ritardo sull’orario
ufficiale (16:20) ma che recuperiamo in parte durante il volo, atterrando alle
19:20 (19:05 orario ufficiale). Usciti dall’aeroporto, rimaneva soltanto
l’ultima grossa incognita: avremmo ritrovato la macchina? Se si, in quali
condizioni?
Usciamo dal sottopassaggio che collega l’aeroporto alla
stazione ed appena metto la testa fuori la vedo: la macchina c’è! Ci
avviciniamo per vedere se ci sono anche le gomme ed i vetri intatti e... Siiiii!
Tutto a posto, nessun atto vandalico!
Dopo una trentina di minuti di autostrada, alle 20:10 sono
arrivato a casa, con la cena già pronta sul tavolo e Scipione (l’anticiclone
africano) che mi faceva rimpiangere ancora di più la bella vacanza di
Stoccolma.
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