10 giugno 2008

Belgio e Olanda

Questa volta non sono a raccontare l'ennesimo weekend ma, con il lunedì festivo, addirittura un "trikend".

Dietro questa partenza c'è stata una organizzazione un po più laboriosa rispetto al solito, non per il numero di giorni ma per quello delle persone per cui è stato acquistato il biglietto, addirittura 9! Ho specificato il numero dei biglietti e non quello dei partecipanti perché le due cifre non coincidono. Due amici di Andrea, collega di lavoro, nonostante il biglietto comprato non sono più venuti. Comunque sia, defezioni a parte, siamo stati pur sempre in 7.

SABATO 31 MAGGIO

Metto la sveglia alle 4:30 essendo il ritrovo a casa mia alle 5 ma quando scendo vedo solo Simone e Mattia (Andrea e due amici si trovavano all'ingresso dell'autostrada), Donato ancora non era arrivato. Dopo qualche minuto, quando lo chiamo, mi dice che sta arrivando. E' andata bene mi aspettavo che mi dicesse che lo avevo svegliato io. Alle 5:12 arriva anche "caval Donato" e raggiungiamo gli altri.

Alle 5:25, con un ritardo di solo 10 minuti sulla tabella di marcia partiamo alla volta dell'aeroporto di Forlì dove arriviamo alle 7:30 e decolliamo alle 8:40, in perfetto orario con quanto scritto sul biglietto (altro che Alitalia! Ryanair per tutta la vita!!). Tocchiamo terra con largo anticipo in un ora e 5 minuti invece degli 80 previsti ma il tempo che abbiamo guadagnato lo perdiamo tutto al banco dell'Avis dove avevamo prenotato due auto.

Per quella di Andrea ed i suoi amici (Lorenzo e Giuseppe) non ci sono stati grossi problemi, tranne il fatto che aveva prenotato l'auto in un aeroporto diverso ma, avendone alcune a disposizione, non hanno avuto difficoltà a dargliene una e si è preso una Mini cabrio.

A me è successo di non aver portato la carta di credito perché credevo che, avendo già pagato la prenotazione, non mi servisse più (avevo comunque il bancomat e la postepay). Invece questi succhiatori di sangue dell'Avis volevano 400 euro di cauzione e solo con la carta di credito non electron. Appena ho detto alla gentile signorina che me ne ero dimenticato mi dice che non c'è problema e mi chiede di scrivere in un foglio la ditta per cui lavoro, l'indirizzo, l'email ed il numero di telefono (come cavolo faceva a sapere che eravamo 4 colleghi di lavoro?). Non capendo cosa volesse dalla mia ditta le faccio chiedere spiegazioni da Donato che parla inglese meglio di me e ci dice che è solo una procedura e poco dopo è tutto ok e ci da i documenti da firmare. Prendo questi documenti, li firmo e noto che c'è scritto un nome diverso dal mio. Torno al banco a chiedere spiegazioni e succede un macello.

Cambia il nome e ristampa i documenti ma a quel punto è indispensabile la carta di credito perché evidentemente l'altro viaggiava per lavoro mentre noi siamo in vacanza. Non avendo nessuno di noi una carta di credito propongo la mia electron che nonostante di solito non viene accettata, in quella situazione di caos prendevano tutto. Mi striscia la carta e mi dice che non basta, ci sono 216 euro ed a lei ne servono 400. Chiedo ai compagni di viaggio ma nessuno aveva nessun tipo di carta mentre Andrea con gli altri era partito ed aveva il cellulare spento. Alla fine, dopo una estenuante trattativa, mi prende 200 euro dalla postepay ed accetta anche 200 in contanti (caso più unico che raro) dicendo che poi me li avrebbe riaccreditati nella electron. Speriamo bene...

Alle 11, dopo più di un'ora, finalmente abbiamo le chiavi della macchina in mano e possiamo uscire nel parcheggio e cercarla. Usciamo, seguiamo le indicazioni che ci ha dato la ragazza e ci troviamo in un parcheggio sterminato dove non vedendo nessuna scritta giriamo inutilmente per 20 minuti. Che palle! Alla fine, tornando un pochino indietro, vediamo finalmente la scritta "AVIS" messa malissimo e troviamo la nostra auto: una bellissima golf fiammante, 1.9 tdi come la mia.

Alle 11:30 partiamo alla volta di Bruxelles, prima tappa del nostro viaggio, mentre Andrea si era diretto direttamente ad Amsterdam. Per l'andata avevo deciso di far guidare Simone in quanto Mattia era troppo giovane (per guidatori sotto i 25 anni bisogna pagare un sovraprezzo) e Donato, a detta di tutti, non sa guidare. Io ovviamente al navigatore.

Abbiamo traversato la foresta tedesca con dei paesaggi bellissimi e mi toccava spesso dire a Simone di rallentare perché, entusiasta della macchina, camminava come un assassino.

Alle 15 arriviamo a Bruxelles e dopo aver girato un po per trovare il nostro hostel prima ed il parcheggio poi, alle 15:30 siamo nelle nostre camere: due belle doppie. Facendo gli abbinamenti escludo subito Simone come mio compagno perché ricordo che a Londra russava moltissimo e tra Donato e Mattia, scelgo il secondo perché lavoriamo nello stesso ufficio. Per la serie Dio li fa poi li accoppia, dopo qualche istante Simone e Donato vengono da noi a chiedere se avessimo trovato gli asciugamani in camera. A dire il vero mi sarebbe parso strano il contrario, come pensavano di trovare gli asciugamani in un ostello? E comunque io e Mattia li avevamo portati. Fatto sta che escono, cercano un supermercato e se li comprano.

Alle 16:45 si esce cercando qualcosa da mangiare e dove potevamo andare se non al più global dei ristoranti? Ovviamente McDonald's che, oltre a fare un cibo mangiabile, di solito è pieno di gnocca.

Appena usciamo ci dirigiamo di fretta alla Grand Place dove dovevamo incontrare la mia amica Benedetta ed una sua amica/vicina di casa. Alle 18:20 l'incontro, programmato da giorni e giorni, sembrava una scena da "Carramba che sorpresa". Incontriamo Benedetta e facciamo la conosceza di Vania, una sua amica molto carina le quali, prima di accompagnarci all'ostello per farci sistemare un po, ci mostrano il monumento più importante della città, il Manneken Piss, uno stupidissimo bambino che fa la pipì. Del resto cosa ti vuoi aspettare da un paese che ha come piatto tipico le cozze con le patate fritte?

Alle 19:30 passiamo brevemente all'ostello a cambiarci per la serata e dopo un quarto d'ora usciamo finalmente con le nostre amiche. Prima tappa di nuovo la Grand Place dove dovevamo incontrare un'altra ragazza, una deliziosa signorina tedesca dal nome impronunciabile che per comodità chiameremo Roberta. Messo su questo splendido gruppetto andiamo prima in una birreria e poi, con la fame che era arrivata, in una creperia a mangiare qualcosa. Appena usciti ci dirigiamo di nuovo in piazza dove completiamo il gruppo con un'altra amica di Benedetta col fidanzato ed un amico. A questo punto, quando era quasi mezzanotte, completiamo la serata andando in un pub irlandese dove il fumo quasi ci soffoca ma c'era musica e tanta gente. Rimaniamo per circa un'ora e poi, insieme a Mattia, riaccompagniamo a casa le tre ragazze con l'auto visto che i mezzi pubblici non passavano più e quelle poverine vivono in un quartiere molto pericoloso.

Alle 2:45 siamo in camera ma dato che avevo delle cartoline da scrivere sono rimasto sveglio fino alle 3:15.

DOMENICA 1 GIUGNO

Avendo la colazione disponibile fino alle 9, alle 8:30 io e Mattia ci svegliamo e scendiamo mentre degli altri non volevo sapere niente, nel caso non li avessi visti, li avrei cercati solo per la partenza (prevista per le 10:30). Torniamo in camera dopo la colazione e proviamo a svegliare Donato e Simone ma all'interno della loro camera si sentono solo miagolii e nessuno che ci viene ad aprire. Facciamo la doccia ed alle 10 torniamo a bussare, questa volta con insistenza e ci apre Simone, già vestito, mentre Donato era esanime sul letto. Faccio notare che alle 10:30 si era deciso di partire e lui, con un filo di voce, dice che per quell'ora sarebbe stato pronto.

Alle 10:45, con molta insistenza, ce la facciamo a far uscire Donato ed alle 11, dopo aver effettuato in check out dall'ostello finalmente siamo partiti con l'auto in direzione Amsterdam. All'arrivo, dopo meno di 3 ore, abbiamo qualche difficioltà a trovare la via dell'ostello perché era una viuzza stretta e soprattutto pedonale, all'interno del "Vondelpark". Noi ovviamente entriamo con l'auto ma dopo aver scaricato i bagagli andiamo a cercare un parcheggio vero.

Dopo aver girato e rigirato per le vie prossime al parco, alla fine ci rassegniamo e cerchiamo un po fuori, dove ci avevano indicato nell'ostello ed alle 15 finalmente lasciamo la macchina. Un breve spuntino per fermare la fame e come prima tappa abbiamo visitato il museo Van Gogh.

Che dire? E' il museo con la maggiore collezione esistente al mondo di opere di Vincent Van Gogh, più di 200 dipinti tra i quali numerosissimo capolavori che anche un ignorante come me conosceva: i girasoli, qualche autoritratto, i mangiatori di patate o, come l'ha chiamato quell'intellettuale di Donato, mangiatori di zucche. Trovo che siano opere molto belle ma la mia superficialità ed ignoranza non mi fa apprezzare a pieno queste cose, per me erano solo dei bei quadri e con 40 minuti ho visitato tutto il museo (con Mattia). Quel filosofo di Donato (con Simone) si è preso anche la cuffia per ascoltare il commento degli esperti e non ce l'ha fatta a visitarlo tutto perché alle 18 li hanno cacciati che dovevano chiudere. Quando ci hanno raggiunto la prima cosa che ci hanno detto è stata che la mattina seguente sarebbero ritornati. Ma cavolo, stiamo un giorno e mezzo ad Amsterdam e passate una giornata dentro lo stesso museo?

Verso le 19 torniamo in camera, ci diamo una sistemata ed usciamo per incontrarci con gli altri amici ed andare a cena tutti insieme. Ritrovo in piazza Dam alle 20 ma Donato ci tiene in camera fino alle 20:10 dicendo che se gli altri ci stanno aspettando non importa, aspetteranno..

Alle 21:00, dopo aver incontrato Andrea e compagni, finalmente riusciamo a sederci in un ristorante della Rembrandtplein e nonostante fosse italiano abbiamo mangiato benissimo. Qualcuno di noi ha avuto dei problemi con le cipolle ed altri con la bistecca che era ancora viva ma io l'ho chiesta "well done" e così me l'hanno portata.

Nel dopocena, decidendo cosa fare, abbiamo fatto una bella camminata fino a Leidsplein, vicino al nostro ostello, dove c'erano tanti locali carini. Ci siamo seduti a bere in un bar all'aperto ed un paio di componenti ci hanno lasciato, uno per andare al casinò ed un altro per andare a dormire. Quello che doveva andare a dormire ha fatto prima una piccola deviazione in un coffee shop per comprare un ricordino.

Rimasti in 5 ed arrivati a mezzanotte era giunto il momento di decidere come trascorrere la serata. Noi che eravamo arrivati in giornata ci siamo affidati ad Andrea che invece era ad Amsterdam dal giorno precedente. Lui ci ha consigliato l'Escape, una discoteca che si trovava nella piazzetta di Rembrandt. Aveva detto che la sera precedente si erano divertiti molto e così ,chiamati due taxi (eravamo in 5), ci siamo fatti portare all'ingresso della discoteca. Considerando che era domenica sera ed in Olanda il 2 giugno non era festa, non c'era tantissima vita e quei pochi che entravano erano troppo giovani. Così, dopo aver stazionato li davanti per un po, Andrea per cercare di darci una smossa è entrato, ha pagato 15 euro ed ha fatto un giro e dopo qualche minuto è uscito e ci ha confermato che non c'era niente di interessante all'interno.

A quel punto non sapendo cosa fare non ci restava che fare una capatina nella zona delle vetrine.

Nonostante fossimo in 5, ad un certo punto, camminando per una via buia e deserta con due persone che ci seguivano non eravamo molto tranquilli. Per fortuna non era un agguato e tutto si è risolto poco più avanti appena abbiamo incontrato altra gente. Cosa dire delle vetrine? Tra le persone che giravano per quel quartiere la metà erano italiani, di qualche ragazza ci siamo chiesti come facesse a fare quel mestiere e mettersi in concorrenza visto che non aveva assolutamente i requisiti per attrarre un uomo e per il resto, ognuno è libero di fare quello che crede ma a me è sembrato molto squallido. Addirittura c'erano dei ragazzi, ovviamente italiani, che in gruppo sono andati a turno tutti dalla stessa ragazza ed ogni volta che usciva uno prendevano i tempi.

Alle 3 siamo tornati all'ostello.

LUNEDI' 2 GIUGNO

Sveglia alle 8:30, oltre che poco avevo dormito anche malissimo, doccia, colazione ed alle 11, lasciate le valigie negli armadietti dell'ostello, lasciamo la nostra camera. Io e Mattia ci buttiamo per le vie del centro mentre Simone e Donato tornano al museo Van Gogh. Un'altra bellissima giornata, calda e senza una nuvola. Camminando camminando siamo arrivati addirittura alla stazione centrale che guardando la mappa sembrava impossibile da raggiungere a piedi.

Verso le 14 pranzo dal solito McDonald's ma oltre che per mangiare è stato un comodissimo posto per stare seduti e recuperare un po di forze. Alle 15 usciamo e ci chiamano gli altri che stavano venendo verso di noi, appuntamento a Dam Square, praticamente noi eravamo già li. Visto che Donato e Simone dovevano mangiare siamo tornati nello stesso McDonald's e ne siamo usciti alle 16:20. Fuori dal ristorante, abbiamo chiamato gli altri e ci siamo dati appuntamento in un posto che Simone la sera prima non aveva visto e che era intenzionato a visitare (ancora le vetrine). Dopo un ora di passeggiata era il momento di cominciare a pensare al ritorno in aeroporto. Io ero per partire presto e fermarci in qualche cittadina tedesca nei paraggi di Francoforte mentre Donato che non si rendeva conto voleva rimanere ancora, passare nel parco, sdraiarsi, farsi qualche canna... Inutile stare a fare questione, io mi reputo più esperto di viaggi e dotato di senso pratico ma se voi avete deciso di partire più tardi facciamo pure così.

Alle 18:30 raggiungiamo il parco del museumplein e ci buttiamo tutti giù per terra per cercare di riposarci un po. Ho cercato di dormire e forse ci sarei anche riuscito se non ci fosse stato quel venticello di m.... che faceva cigolare il sostegno delle bandiere che erano li vicino. Considerato che c'erano tante bandiere praticamente era un concerto di cigolii. Il cielo era velato ma faceva abbastanza caldo e qualche grammo di forza forse lo avevamo anche recuperato ma con la giornata passata a camminare sotto il sole e con la nottata che ci aspettava era sempre troppo poco.

Alle 19:30 finalmente si decide di partire. Passiamo all'ostello, recuperiamo i bagagli e con l'autobus (senza biglietto) andiamo a prendere la macchina nel parcheggio, nel quartiere stadionplein. Alle 20:30 inizia il lungo viaggio di rientro.

Visto Simone aveva guidato per quasi tutto il viaggio di andata, per il ritorno avevo pensato di tenerlo a riposo (ormai mi sentivo come un allenatore) e far guidare un po Donato e se avesse voluto, anche Mattia (aveva detto di non aver mai guidato la Golf nuova). Io volevo stare al navigatore perché gli altri non avevano molta dimestichezza con l'attrezzo. Appena partiti da Amsterdam mi sono subito pentito di aver affidato le nostre vite nelle mani di "Caval Donato" perché in un paio di incroci non aveva minimamente visto auto o moto che venivano nella corsia accanto e gli aveva tagliato abbondantemente la strada. Usciti dalla città i pericoli maggiori erano passati e tutto filava liscio come l'olio, a parte la velocità da funerale, ma visto che ci stava mettendo impegno e non avevamo molte alternative, non gli abbiamo detto assolutamente niente.

Dopo solo 30 minuti che eravamo partiti, Donato già voleva fermarsi a fare cena ma, visto che avevamo luce fino alle 23 (le giornate sono molto più lunghe da quelle parti), pensavo fosse meglio avvicinarci il più possibile all'aeroporto. Facciamo ancora un po di strada e comincia a piovere, prima in modo leggere e poi con intensità sempre maggiore.

Verso le 22:30 arriviamo al confine, lasciamo l'Olanda ed entriamo in Germania. A quel punto la fame si faceva sentire ed abbiamo deciso che era arrivata l'ora di fermarsi a mangiare da qualche parte. Si ma dove? La autostrade non sono come le nostre, sono gratis ma non ci sono stazioni di servizio ogni 20/30 km come in Italia. Sono molto più distanti l'una dall'altra e non ci sono ristoranti come da noi. Al primo svincolo siamo usciati ed abbiamo fatto cercare un ristorante al Tomtom.

Lo troviamo ma era tutto spento, ne cerchiamo un altro ma anche quello aveva chiuso così, dopo aver girato un po, decidiamo di riprendere l'autostrada e fermarci più avanti in un città un po più grande. Dopo un po ci riproviamo. Usciamo ed il navigatore ci porta fino ad una pizzeria/pub che aveva almeno le luci accese. Scendo a chiedere "if is it possible to eat something" ed il pizzaiolo mi fa: italiano? Siiii, per fortuna uno a cui posso chiedere informazioni senza usare il mio pessimo inglese! Ci dice che lui sta chiudendo (erano le 23) ma più avanti, a qualche km, c'era una grande città in cui avremmo potuto trovare qualcosa.

Continuiamo in quella direzione e vedendo un pub con le luci acceso proviamo a chiedere se fosse possibile mangiare. Stavolta siamo sfigati e troviamo un baffone teutonico che non parla altro che il tetesco. Tiro fuori dal cilindro un termine internazionale "McDonald's" e questo sembra capire. Con l'aiuto di un cliente ci dice che dobbiamo ancora proseguire in quella direzione e mi faccio scrivere in un foglio gli indirizzi di un paio di ristoranti alternativi. Ovviamente non troviamo niente aperto e continuiamo nella ricerca del ristorante americano.

Nel frattempo avevamo chiesto informazioni a tutte quelle persone che si possono incontrare in un piovoso lunedì sera, alle 23, in una sperduta cittadina tedesca: 2. Dopo aver girato per un po, finalmente una botta di culo, incontriamo 3 ragazzi che stanno camminando per strada e chiediamo loro prima se parlassero inglese (come se noi lo conoscessimo!) ed alla risposta affermativa, se ci avessero saputo indicare quel McDonald's del cavolo. Un disponibilissimo giovanotto, dopo aver cercato inutilmente di spiegarci la strada, alla fine ci dice di seguirli.

Gli andiamo dietro e poco dopo, finalmente, alle 23:30 arriviamo all'agognato ristorante!

Dopo aver mangiato e bevuto con calma, era arrivata l'ora di ripartire alla volta dell'aeroporto. Visto che Donato guidava già da un po, decido di dargli il cambio e metto Mattia al navigatore. Prima cosa da fare era trovare un rifornimento perché l'auto segnava solo 120 km di autonomia. Fossimo stati in Italia ne avremmo trovati 10 di distributori con il self service ma in quella cavolo di Germania ce n'erano pochi e tutti chiusi, non esistono i self service. Morale della favola, abbiamo girato per 30 minuti alla ricerca di un po di gasolio. Alla fine mi stavo anche preoccupando: la città era deserta, nessun distributore, nessuno a cui chiedere informazioni, di tempo ne avevamo ancora ma volevo arrivare tranquillo, senza dover correre ed il distributore che non si trovava. Donato e Simone dormivano, io e Mattia a preoccuparci ma la cosa che mi faceva incazzare di più era il fatto che appena usciti dall'autostrada lo avevamo anche visto uno ma non ci siamo fermati.

Alla fine, dopo un lungo cercare, finalmente lo troviamo. Mettiamo 60 euro e tiriamo un grosso sospiro di sollievo!

Sospiro di sollievo??? Non immaginavo ancora quello che mi aspettava...

Gli ultimi 150 km sono stati un'odissea. Il temporale ci aveva circondato ed i fulmini che illuminavano a giorno la buia notte tedesca, ogni tanto c'erano dei lavori e dal nulla mi si presentava davanti un bivio, destra o sinistra. Credo fosse indifferente ma in quella situazione anche la scelta più stupida ci metteva in soggezione. Il sonno cominciava a farsi sentire e non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Ho provato ad aprire i finestrini, ad alzare lo stereo e a chiedere a Mattia di parlarmi di qualsiasi stronzata gli venisse in mente. Sicuramente sarebbe stato il caso di fermarsi ma non c'erano aree di servizio, non c'erano piazzole di sosta e quei pochi piazzali presenti erano presi d'assalto da camion che addirittura arrivavano fino alla strada impedendoci anche di poter entrare per fermarci un momento.

Ero stanco morto, mi stavo addormentando, mancavano più di 100 km ed ero schiavo dell'autostrada: UNA TRAGEDIA!!!

Non so come abbia fatto ma quei km del navigatore, quel numero che indicava la distanza rimanente per arrivare a destinazione, piano piano scendeva e chilometro dopo chilometro, sempre sotto la pioggia, ero riuscito finalmente ad arrivare all'uscita per l'aeroporto. Ormai eravamo salvi.

Ad un paio di km troviamo il distributore per fare il pieno alla macchina (va riconsegnata come l'abbiamo presa) così possiamo scendere e prendere anche una boccata d'aria. Con l'aereo che sarebbe dovuto partire alle 6:40, con due ore di anticipo eravamo arrivati allo scalo di Hahn-Frankfurt. Salvi!

Le tappe conclusive della nostra vacanza sono state: controllo bagagli alle 5:40, imbarco sull'aereo alle 6:20, decollo con 20 minuti di ritardo sull'orario ufficiale dopo che ci avevano contati e ricontanti svariate volte ed annunciato al microfono che quello era l'aereo per Forlì-Bologna (forse avevano più persone a bordo di quelle segnate). Alle 7 prendiamo il volo, alle 8:25 l'atterraggio in Italia ed alle 9 siamo partiti con la Passat di Simone per fare gli ultimi 200 km. Dopo due soste per fare metano ed una per la colazione, alle 11:40 sono arrivato a casa.

FINE

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