15 novembre 2011

KIEV 2011 - Diario di viaggio


Ultimo viaggio del 2011, un anno straordinario che mi ha visto aggiungere ben tre nuovi paesi, a quelli europei già visitati: Francia (dove ero solamente transitato), Russia e Finlandia. A questo punto ne cominciano e rimanere veramente pochi e concentrati per lo più nell'Europa centrale.

Dopo essermi dissanguato finanziariamente con gli ultimi due viaggi e soprattutto essere impazzito nell'organizzarli (Mosca a giugno e Riga-Tallin-Helsinki ad agosto), per questa ultima vacanza volevo qualcosa di rilassante e non troppo costoso ed ho scelto la bellissima capitale ucraina.

A Kiev ero già stato tre volte, conoscevo benissimo la città, sapevo dove andare a dormire e soprattutto a mangiare ed avevo anche qualche conoscenza locale che fa sempre comodo. L'unico problema era trovare almeno un compagno di viaggio per i giorni che avevo scelto, da venerdì ventotto ottobre a martedì primo novembre.

Dopo aver chiesto inutilmente a tutti gli amici, ho finalmente trovato una spalla in Paolo, che avendo la ragazza a Kiev, fa il pendolare tra Italia e Ucraina già da parecchio tempo. Avendo raggiunto il numero legale, abbiamo proceduto subito con la prenotazione e solo parecchio tempo dopo si sono aggiunte altre persone. Alla fine dovevamo essere in cinque ma a due giorni dalla partenza uno, per problemi di lavoro, ha dovuto rinunciare e la formazione definitiva è divenuta la seguente: Luca, il figlio Roberto, Paolo ed io.

--- VENERDI 28 ---

Superati alcuni piccoli problemi organizzativi (sembrava che a Luca avessero fregato la caparra per l'appartamento ma poi si è risolto tutto) finalmente, venerdì 28 ottobre, il ritrovo alle 9 di mattina a casa di Paolo e quindi la partenza alla volta di Venezia, aeroporto Marco Polo.

Alle 13:15 siamo usciti al casello di Venezia e dopo un quarto d'ora, avendo ancora parecchio tempo a disposizione, siamo andati a mangiare in un ristorantino nei pressi dell'aeroporto. Terminato il pranzo ci siamo diretti immediatamente al Pesco Parking, uno dei tre parcheggi privati esterni al Marco Polo, che per lasciare la macchina quattro giorni ha voluto soltanto venti euro. Veramente economico e veloce nel trasferimento da e per l'aerostazione.

La navetta del Pesco ci ha portato in aeroporto in soli 3 minuti, alle 14:45, due ore precise prima del volo. Non ero mai partito dal quell'aeroporto e devo dire che non è il solito low cost sfigato ma è molto carino e relativamente grande.

Essendo arrivati con un buon anticipo, abbiamo avuto tutto il tempo di fare le cose con calma ed ho scoperto, purtroppo solo in quel momento, che avevamo la possibilità di imbarcare il bagaglio gratuitamente. Volo prenotato da Paolo che purtroppo non è preciso come il sottoscritto nell'organizzazione. Me lo vuoi dire che abbiamo il bagaglio gratis!!??

C'era un piccolo problema a cui non avevo dato molta importanza ma che forse mi poteva creare qualche problema ed era la marca da bollo sul passaporto. Come per il viaggio di Mosca, anche questa volta ho fatto finta di niente e mi sono presentato senza marca ma il poliziotto addetto ai controlli me lo ha fatto notare, pur tuttavia lasciandomi andare senza problemi. Grazie!!

Un po prima delle 16 aprono il gate per l'imbarco e poco dopo eravamo dentro l'autobus aspettando di essere accompagnati all'aereo. Porca di quella troia, quell'autobus non partiva mai e siamo stati venti minuti ad aspettare in condizioni climatiche proibitive. Sembrerà strano ma un po perché avevamo abiti per il freddo di Kiev ed un po perché era veramente caldo ma abbiamo sofferto tantissimo in quei minuti.

Una volta a bordo ho dovuto penare un pochino per avere un posto sopra le ali perché l'hostess non ne voleva sapere di darmelo, senza aver pagato il sovrapprezzo e mi sono parcheggiato subito dietro rimandando l'attacco al momento opportuno. Quando la gente iniziava a non trovare più posto ed una coppia insisteva per mettersi in quei posti vuoi senza averne diritto, ho chiesto all'assistente di volo se potevo mettermi io e lasciare il mio posto ai signori che ne aveva anche uno libero accanto. Per fortuna la ragazza è stata comprensiva e siamo stati tutti accontentati.

Decollo alle 17 in punto ed atterraggio dopo due ore esatte, che per effetto del fuso orario sono diventate di colpo le venti. Ad attenderci c'era Olga, la fidanzata di Paolo, che ci ha aiutato a trovare il noleggiatore dell'auto irreperibile e per di più, l'ufficio dentro l'aerostazione era anche chiuso. Per fortuna però, nell'ufficio chiuso c'era un telefono e l'indicazione del numero da chiamare e poco dopo si è presentato l'incaricato.

Trovatolo, siamo potuti finalmente partire dall'aeroporto per andare all'appartamento. Per la prima volta sono atterrato al più piccolo e vicino aeroporto di Zhulyani che a differenza del Boryspil dista solo 8 km da Kiev, mentre l'altro 35.

Siamo arrivati in Mala Zhitomirskaya 16/3, la via dove prendo sempre lo stesso appartamento, alle 21:40 e quando faccio per entrare c'è una ragazza li fuori che mi chiede: Simone? Era la figlia della proprietaria che non avevo riconosciuto, nonostante l'avessi come amica su Вконтакте (VKontakte).

Mentre io mi sistemo, gli altri vanno all'altro appartamento e ci ritroviamo dopo un'oretta per andare a cena. Ormai erano le 22:40 e non era facile trovare un ristorante aperto, perché molti chiudo alle 22. Dopo un po che giravamo in centro, ci siamo buttati vicino alla discoteca Arena, nella pizzeria Celentano, più per disperazione che per convinzione. Se dovessi dare un voto alla Margherita che ho mangiato, potrei dare un bel sei che se non avessero messo l'aglio sarebbe stato anche più alto. Ma si può mettere l'aglio sulla pizza Margherita??

Dopo cena abbiamo fatto una passeggiata in Kreshatik, comprato da bere e da mangiare al Billa vicino l'Arena, e poco dopo ci siamo ritirati nei rispettivi appartamenti.

--- SABATO 29 ---

Visto che il resto del gruppo sarebbe stato impegnato per buona parte della giornata, la mattina mi sono svegliato con calma, verso le 11, e sono uscito dall'appartamento solamente alle 14:15. Luca infatti era in Ucraina alla ricerca di qualche collaboratore per il suo lavoro di odontoiatra ed aveva degli appuntamenti in alcuni studi di Kiev, presi tramite Olga, che di lavoro fa appunto la dentista. Doveva verificare la possibilità di una collaborazione in base alla qualità del lavoro svolto dagli ucraini incontrati.

Non sapevo bene a che ora avessero finito e nel frattempo ho iniziato a girare per la città, partendo ovviamente da Kreshatik, la via dello shopping di Kiev. Sono salito poi fino al teatro dell'opera, fatto qualche foto e tornato indietro per la parallela del corso principale, fino alla Golden Gate, una delle antiche porte nelle fortificazioni, da cui un tempo si accedeva ala città.

Nel frattempo avevo provato a mandare sms agli altri che però non rispondevano, forse perché si erano procurati sim ucraine ed avevano abbandonato quelle italiane, dalle tariffe astronomiche sia per fare/ricevere telefonate che per mandare sms. L'unica di cui avevo certamente il numero era Olga che però, oltre a non rispondere al messaggio, inspiegabilmente mi ha chiuso il telefono quando ho provato a chiamarla, dopo due ore, per poter parlare con Paolo.

Dopo una pausa in appartamento, sono uscito di nuovo verso le 18 per un panino al McDonald's ed alle 20 sono tornato di nuovo a casa e finalmente sono riuscito a parlare con Roberto, il diciottenne figlio di Luca. Miracolo! Mi dice che sono stati tutto il giorno a visitare studi dentistici e che sarebbero passati a prendermi alle 21 per andare a cena.

Attendo il classico quarto d'ora accademico ed alle 21:15 finalmente passano a prendermi ed andiamo a cenare al ristorante Soho, vicino la fermata della metro di Лук'янівська‎ (Luk'yanvs'ka)

Dalla statua di un toro dorato a grandezza naturale, presente all'esterno del locale, intuisco che forse si mangerà carne. Siamo andati in questo ristorante perché gli altri c'erano stati già a pranzo ed essendosi trovati bene, hanno deciso di tornarci invece che rischiare da qualche altra parte.

Il ristorante era proprio molto carino, tutto in legno, con poltrone in pelle ed un'atmosfera molto raffinata. Forse è per questo che eravamo gli unici avventori. Ad allietare la serata c'era una giovane cantante e soprattutto il karaoke. In pratica, se nessuno si offriva per cantare, andava avanti lei.

Verso le 23:30, quando avevamo terminato di mangiare, passa un cameriere a dirci che se vogliamo restare ancora, dobbiamo pagare per il tavolo, perché partecipare alla serata si paga, nonostante avessimo cenato lì. Considerando che eravamo quasi gli unici clienti ed i miei amici c'erano stati anche a pranzo e che avevamo speso pure parecchi soldi, devo dire che sono proprio delle merde, con nessun senso degli affari e che meritano di morire di fame nonostante gestiscano un ristorante. Ricordo ad eventuali internauti in cerca di informazioni sul Ristorante Soho di Kiev: non andateci, sono degli stronzi.

Verso mezzanotte ci raggiunge Katerina (mia amica) e tutti insieme ce ne andiamo all'Arena, la bella discoteca in Kreshatik. Non entrando tutti nell'auto, io e Katerina prendiamo un taxi ma quando arriviamo abbiamo qualche difficoltà nel trovare gli altri e dopo un paio di tentativi, finalmente mi risponde Roberto che mi dice di essere già all'interno.

Nonostante la signorina non avesse proprio voglia di entrare all'Arena, le dico che sarebbe meglio andare, per non fare gli asociali e che magari saremmo rimasti solo per poco tempo. Quando entriamo però, dopo una lunga fila e 100 grivna a testa, incontrando Roberto e Luca ci fanno sapere che Paolo ed Olga non erano entrati. Asociali loro!! A quel punto Katerina, che già non voleva entrare, ha cominciato a scalpitare per andare via e sono riuscito a trattenerla solo per 10 minuti.

Quando era l'una e la maggior parte delle persone stavano arrivando, la mia serata era già finita e dopo un giro al supermercato, a due passi dall'Arena, ce ne siamo tornati a casa. Alle due già dormivo.

--- DOMENICA 30 ---

Anche in Ucraina, come nel resto d'Europa, l'ultimo weekend di ottobre c'è il cambio d'orario, con il ritorno all'ora solare ed anche se proprio non ce n'era bisogno, ho potuto dormire un'ora in più. Mi sono svegliato verso le dieci e con molta calma ho fatto doccia e colazione per uscire verso mezzogiorno.

Avevo appuntamento con Katerina alle poste, davanti al bellissimo palazzo che fa angolo tra il Maidan Nezalezhnosti e Kreshatik e poco dopo sono arrivati anche Luca e Roberto con cui siamo andati a mangiare, tutti insieme, al Puzata Hata. Dopo due giorni a Kiev, non vedevo l'ora di pranzare a Pelmeni e Kotleta ma avendo fatto una ricchissima colazione a base di pane nutella e muffin, proprio non ce la facevo e mi sono preso giusto un kvas, per restare nel tradizionale.

Da Wikipedia: Il kvass o kvas (in russo: Квас dal verbo квасить "far fermentare") è una bevanda russa fermentata, poco alcolica (Il tasso alcolico del kvass arriva al massimo al 2,2%). Tale bevanda è frutto della naturale fermentazione di un qualsiasi vegetale. Frutta e bacche sono state probabilmente i primi prodotti ad essere utilizzati. Uno degli ingredienti per il kvass è la linfa di betulla, presa all'inizio della primavera. Anche cereali possono essere utilizzati, come il grano, la segale, l'orzo, per il kvas da tavola, oppure pane nero o di segale con l'aggiunta di zucchero o frutta, solitamente mele. Il kvass è una bevanda comune in Russia sin dai tempi antichi, ed è sia prodotta in casa, che commercialmente.

Usciti dal ristorante, Roberto è rimasto ad attendere Paolo ed Olga in Kreshatik, mentre Roberto, Katerina ed io abbiamo fatto un piccolo giro per la città. Siamo partiti dalla cattedrale di Santa Sofia, senza visitarla all'interno ed abbiamo proseguito per la via delle bancarelle, la Andriyivsky vziz, fino a scendere a Podil, sulle rive del Dnipro.

Da Wikipedia: Podil o Podilskyi (ucraino: Поділ, Подільський район) è un quartiere storico e un distretto amministrativo. Si tratta di uno dei quartieri più antichi di Kiev, la culla della città del commercio e dell'industria. Esso contiene ancora molti monumenti architettonici e storici, e nuovi siti archeologici sono da poco stati scoperti.

Passate da poco le 15:30, decidiamo di tornare indietro, non prima di essere passati a mangiare un panino al McDonald's (io non avevo fatto pranzo). Le opzioni che avevamo per rientrare erano sostanzialmente tre, a piedi, la metro o la funicolare. Di tornare a piedi non se ne parlava nemmeno, essendo tanta strada e tutta in salita, la metro ci avrebbe lasciati in Kreshatik ed avrei dovuto camminare un po per tornare all'appartamento e per esclusione, la funicolare era la scelta migliore... per me. Mentre per Roberto non c'era nessuna differenza tra funicolare o metropolitana, Katerina aveva molta paura del trenino ed ho dovuto lavorare parecchio per convincerla ma alla fine ce l'ho fatta. Tutti sulla funicolare!

Alle sedici, stanco per la lunga camminata, me ne torno in appartamento fino all'ora di cena. Alle 21, con Luca, Roberto e Katerina torniamo al Soho, in quanto la teoria di Luca diceva che trovato un buon ristorante, si va sempre in quello.

Questa volta, quei simpaticoni del Soho ce ne hanno fatta un'altra delle loro. Luca, nel pomeriggio, aveva comprato del caviale e lo aveva portato, perché quello mangiato lì non gli era piaciuto. La colpa non era proprio tutta del ristorante, perché in effetti quello che abbiamo fatto non si potrebbe, ma visto che eravamo clienti assidui e ben "paganti", chiederci 200 grivna per il caviale che avevamo portato noi è stata l'ennesima figura di merda degli ucraini. Ricordo il nome del posto che ci ha trattato malissimo: Ristorante Soho, Artema St.82, Kyiv, Ukraine

Finito di cenare, visto che era domenica e non c'era praticamente nessuno in giro, alle 23 ce ne siamo tornati a casa, senza rimpianti. Vacanza relax.

--- LUNEDI 31 ---

Sveglia verso le nove e dopo un paio d'ore per prepararmi, sono uscito. E' difficile decidere di uscire quando non si ha nulla da fare ma non potevo certo rimanere tutto il giorno in casa. Anche perché, nonostante i sette gradi di temperatura, era una bellissima giornata di sole.

Visto che non ero ancora sceso nella metropolitana, ne sentivo quasi la mancanza. Prendere la metro a Mosca o Kiev, è un po come cimentarsi nella settimana enigmistica ma ne esco sempre vincitore. I nomi delle stazioni infatti sono tutti rigorosamente in cirillico, senza nessuna indicazione in caratteri latini e non è facile, per chi non l'hai mai letto, districarsi.

Dopo un giro in Kreshatik, ho preso la metro in direzione Печерська (Pecherska), con l'intenzione di visitare il Pecherska Lavra ma l'eccesso di confidenza ha fatto si che non leggessi gli appunti che avevo dietro ed andassi sicuro.

Il risultato però è stato che per andare al Lavra, la fermata corretta era Arsenal'na e non Pecherska e quando sono uscito, non vedendo nulla di conosciuto (ero stato già tre volte), mi sono insospettito. Alla fine mi sono rassegnato ed ho tirato fuori gli appunti che, come per magia, mi hanno riportato sulla retta via.

Nel frattempo si era fatta l'ora di pranzo ed essendo tornato in Kreshatik ne ho approfittato per andare a mangiare finalmente i tradizionali pelmeni al Puzata Hata.

Uscito dal ristorante ho ricominciato il giro della città, partendo dal Mercato di Bessarabsky. L'ingresso era proprio adiacente a quello del ristorante e nonostante i miei tre precedenti viaggi a Kiev, non c'ero ancora mai stato. All'interno del mercato, forse perché ero l'unico straniero, mi salutavano tutti, offrendomi del caviale da assaggiare.

Non essendo minimamente interessato al caviale, rispondevo gentilmente "net spasibo" e proseguivo il giro tra le decine di bancarelle colorate, piene di frutta, verdura, legumi, carne, pesce ed un grande spazio dove vendevano fiori.

Esco dal mercato e camminando nella via principale arrivo fino al Maidan Nezalezhnosti. Mi fermo a scattare qualche bella foto panoramica della piazza, dalla parte alta, dietro la statua della libertà per poi proseguire in Mykhaila Hrushevs'koho Steet in direzione del Lobanovsky Dynamo Stadium che ricordavo essere molto vicino al centro. La scorsa estate, seguendo una fiumana di persone colorate di giallo-azzurro, ci siamo trovati per caso allo stadio in occasione dei preliminari di champions league ed abbiamo assistito, dall'esterno, al match della Dinamo Kiev contro l'Ajax.

Lo stadio, come ricordavo, era proprio molto vicino ed è stato semplicissimo raggiungerlo. Fatte due foto anche li, ho proseguito per quella direzione perché ricordavo vagamente che passeggiando con un'amica, nel dicembre 2009, alla fine eravamo arrivati proprio al Pecherska Lavra, pur non ricordando il tempo impiegato.

Dopo un po che camminavo iniziavo ad avere dei dubbi e ad un certo punto ho deciso di accertarmi su cosa stessi facendo, estraendo il cellulare ed avviando il navigatore. Risultato: si, la strada era giusta, anche se non era proprio vicinissimo ma forte di questa certezza, ho continuato a camminare, monitorando il percorso sul tomtom.

Nonostante fosse il mio quarto viaggio nella capitale ucraina, leggendo delle sue bellezze, mi ero accorto che mi mancava qualcosa: il palazzo Mariinsky, situato all'interno dell'omonimo parco e quando ho visto un palazzo in ristrutturazione, all'interno del posto in cui stavo camminando, mi si è accesa la lampadina ed ho capito subito tutto.

In quel parco ero già stato in almeno due dei precedenti viaggi ma una volta era buio e nell'altra mi ero limitato alla parte iniziale, osservando il fantastico panorama sul Dnipro e non i palazzi al suo interno. La conferma che le mie ipotesi erano vere l'ho avuta quando sono arrivato alla fine del parco, perché sopra al cancello d'ingresso c'era scritto chiaramente, sia in cirillico che in caratteri latini: Mariinsky Park (Мариинский парк).

Esco dal parco e poco dopo raggiungo la metro di Arsenal'na dove, come per magia, la nebbia che avevo nei ricordi si dirada immediatamente ed inizio a rammentare quei luoghi. A quel punto avevo tutto sotto controllo e da lì a seguire sapevo benissimo dove andare e cosa vedere. Mi sono incamminato quindi fino al primo punto d'interesse, il parco museo della seconda guerra mondiale.

Percorro il vialone che porta all'obelisco e mi auto insulto, per l'ennesima volta, per aver dimenticato a casa il cavalletto per la macchina fotografica. Per fortuna si trova sempre gente gentile ma spesso non sono in grado di fare buone foto o inquadrature corrette.

Il quel posto mi è successa una cosa stranissima, vedo una giovane donna da sola, mi avvicino e le chiedo in inglese se mi potesse fare una foto. Lei, anche non parlando inglese, capisce "foto" e mi dice di si e vedendo che è così gentile e disponibile me ne faccio fare un paio, da altra angolazione. Quando vado a riprendere la macchinetta le chiedo: do you speak english? Risponde di no e per scherzare le chiedo anche: parli italiano? Mi fa un espressione strana ma divertita e quando capisco che non ci può essere dialogo, la saluto e la ringrazio con quelle due parole di russo che conosco, spasibo (grazie) e poka (ciao) e lei si scioglie in un sorriso che mi rallegrato il resto della serata.

Proseguo il mio cammino passando per il monumento alle vittime della carestia del 1921-22 fino a raggiungere, il Pecherska Lavra ma non passando dalla strada, bensì da un vialetto posteriore che quasi avevo il dubbio se stessi andando veramente per la direzione giusta. Quando tra le piante ho scorto delle cupole dorate ho capito che ci avevo preso e per fortuna che ho trovato un portone di servizio aperto perché altrimenti credo che avrei dovuto rifare tutto il giro fino all'ingresso principale.

Entro in quel complesso di chiese che ha la stessa importanza del nostro Vaticano per la religione ortodossa quando ormai stava scendendo il buio e mi fermo solo per qualche foto all'esterno, senza entrare nella parte centrale, tra l'altro a pagamento.

Il passo successivo è stato la visita alla gigantesca statua della madrepatria quando ormai era buio pesto. Mi sono fermato giusto il tempo di alcune foto che con le luci artificiali non avevo ancora mai fatto, essendo andato sempre di giorno. Ormai la stanchezza mi stava distruggendo, erano le 17:30 e camminavo dalle 11 di mattina ma per fortuna non c'era più niente da vedere e potevo tornarmene a casa.

Raggiungo la metro ad Arsenal'na, che non era proprio dietro l'angolo e dopo pochi minuti sono al Maidan Nezalezhnosti, per tornare a casa alle 19. Prima di rientrare però, lungo la via dell'appartamento, mi sono fermato a comprare qualcosa da mangiare perché oltre che di stanchezza, stavo morendo anche di fame.

Dopo uno bello spuntino ed una doccia rigenerante decido di chiamare Paolo per organizzare la serata ma alle 20 mi risponde dicendomi che si trovano nello studio (dentistico) di Olga e che ancora non hanno deciso nulla. Mi farà sapere entro mezz'ora. Nel frattempo contatto Katerina e visto che era l'ultima serata, mi sarebbe piaciuto passarla, per la prima volta, finalmente tutti insieme.

Ma come ci pensi!?

Paolo non mi ha richiamato e Katerina che doveva arrivare alle 20:30 è arrivata alle 21:40, vanificando la possibilità di andare a mangiare una bella pizza italiana da Napule, pizzeria che mi aveva incuriosito nel precedente viaggio e di cui avevo letto buonissimi commenti su internet. Bella serata di merda!

Nel frattempo richiamo Paolo per insultarlo, per non avermi richiamato, e finiamo a cenare al Puzata, io e Katerina. Alle 23 sono tornato in appartamento sperando solo che la vacanza finisse prima possibile anche se in effetti non ci mancava moltissimo, visto che saremmo ripartiti la mattina seguente alle otto.

--- MARTEDI 1 ---

Per essere pronto alle otto, quando gli amici sarebbero venuti a prendermi per andare all'aeroporto, mi sono svegliato alle 6:45. Alle 7:55, come da accordi, viene Elena, la padrona di casa e mentre parlavamo del più e del meno sale anche Paolo, che riporta le sue chiavi che non ha mai usato essendo andato a stare da Olga (sua fidanzata ucraina).

Alle otto in punto partiamo con la nostra Daewoo Lanos "sgarrupata" per arrivare all'aeroporto in poco più di mezz'ora e di tutto quel traffico paventato da Paolo, nemmeno l'ombra (come al solito avevo ragione io). L'aeroporto che avevamo intravisto di notte, con la luce dl giorno ci è apparso in tutta la sua.. piccolezza. Non ci sono parole per definirlo, semplicemente il più piccolo che abbia mai visto.

Passiamo il check-in abbastanza celermente e dopo una piccola attesa fuori dal casotto (chiamarlo aeroporto è impossibile) decidiamo di andare ai controlli personali. Io avevo imbarcato il bagaglio e non avevo problemi mentre Paolo, con le sue tre stecche di sigarette era un po preoccupato e guarda caso l'anno fermato e gli hanno fatto aprire il trolley.

Ha cercato subito di costituirsi dicendo di sapere il perché della perquisizione ma l'incaricata dello scanner se la prende con le due scatolette di caviale e non con le sigarette in eccesso. Quelle scatolette non possono passare, forse per via del tipo di apertura e per portarle in Italia bisogna imbarcare il bagaglio. Nessun problema, visto che avevamo ancora tanto tempo a disposizione il Paolo ha fatto marcia indietro ed è tornato al check-in per imbarcare il trolley, che comunque era già compreso nel prezzo del biglietto e non ha dovuto pagare un sovrapprezzo. Ricordo il catastrofico ritorno da Riga, la scorsa estate, quando il mio amico Simone ha pagato la bellezza di 84 euro per un bagaglio aggiuntivo, con la Ryanair.

Finalmente siamo nell'aerea partenze che è uno stanzone, all'interno di un piccolo container, dove ci sono una decina di file di sedie, un bar piccolissimo da un lato ed un negozietto che vende sigarette, alcolici e profumi dall'altra. A detta di qualcuno, che aveva già volato allo Zhulyany, l'anno precedente invece del container, c'era addirittura un tendone, quindi non ci lamentiamo.

Dopo una bella attesa all'interno dell'autobus che ci deve portare all'aereo, come era successo a Venezia, finalmente alle 10:15 riusciamo a salire in aereo. Questa volta non è stato molto difficile prendere il "mio" solito posto sopra le ali, nonostante non lo avessi prenotato. E' bastato chiedere all'assistente di volo e dire che l'amico che aveva prenotato il biglietto non si era ricordato di prenotare il posto più comodo. Dopo un momento di esitazione mi chiede se parlassi inglese e alla mia risposa affermativa acconsente a farmi sedere nella agognata fila sulle uscite d'emergenza.

Decolliamo alle 10_35, con un quarto d'ora di ritardo sull'orario ufficiale e dopo meno di due ore (12:30) siamo atterrati all'aeroporto Marco Polo di Venezia. Per effetto del fuso orario, torniamo indietro di un'ora e sono quindi le 11:30.

Impieghiamo 40 minuti per scendere dall'aereo, ritirare i bagagli, cercare la navetta, essere accompagnati al parcheggio, pagare, trovare la macchina ed alle 12:30 finalmente partiamo in auto per tornare a casa. Pausa pranzo verso Padova, in un ristorante vicino al casello dell'autostrada e ripartiti, dopo qualche strada sbagliata verso Ferrara, dove non si sa per qualche motivo Paolo è voluto uscire dall'autostrada, sono infine arrivato a casa alle 20:15.

Per la prima volta, da oltre un anno, mi trovo a tornare da una vacanza senza averne un'altra prenotata. E' una situazione stranissima, come se mi mancasse qualcosa ma tra qualche giorno inizio a vedere dei voli per il 2012.

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