29 novembre 2019

Scrive per quattro anni al padre morto e un giorno riceve una risposta

Dopo anni arriva un colpo di scena da un aldilà che è un aldiquà. Chastity, che scriveva messaggi al papà, riceve una risposta. Non quella del padre morto, ma quella di Brad, un signore che per uno scherzo del destino è stato assegnato il numero che fu di Jason. Brad ha letto in silenzio per tutti questi anni le parole di Chastity senza mai rispondere. Ma Brad è vittima di una disgrazia anche lui



Scrive un sms al padre morto e dopo quattro anni riceve una risposta: “Tutto andrà bene”

Manda l’ennesimo sms al padre morto da quattro anni e improvvisamente riceve risposta. La vicenda accaduta alla 23enna Chastity Patterson, di Newport, Arkansas, ha inizio nel 2015 quando Jason, colui che la ragazza ha avuto come patrigno nonostante avesse un padre biologico, muore. Come Chastity ha raccontato su Facebook durante questi quattro anni è stato tutto uno spedire aggiornamenti sulla propria vita, sul proprio dolore, o anche solo dei semplici saluti.

E in tutti questi quattro anni la ragazza non ha ovviamente mai ricevuto risposta. Allo scoccare del quarto anniversario dalla morte di Jason accade però qualcosa di incredibile. Chastity spedisce un lungo messaggio, una sorta di riassunto di fortune e sfortune degli ultimi mesi (tra cui l’aver combattuto e sconfitto un cancro) visto che si sta per sposare. La ragazza scrive quanto gli manca quest’uomo, che aveva elevato a padre, e che ha paura di affrontare le nozze, anzi proprio il momento in cui dovrà entrare in chiesa e raggiungere l’altare: “perché non ci sarai tu a dirmi che andrà tutto bene”. Un messaggio che Chastity ha definito di “chiusura” perché “avevo trovato me stessa ed ero pronta a lasciarlo andare”.

C’è però un colpo di scena da un aldilà che è un aldiquà. Chastity riceve una risposta. Non quella del padre morto, ma quella di Brad, un signore che per uno scherzo del destino è stato assegnato il numero che fu di Jason. Brad ha letto in silenzio per tutti questi anni le parole di Chastity senza mai rispondere. Ma Brad è vittima di una disgrazia anche lui: sua figlia è morta quattro anni fa, proprio all’epoca in cui morì Jason. Così all’improvviso Brad decide di apparire con un lungo messaggio di affetto e orgoglio per quella ragazza che pensava di aver gettato messaggi nella bottiglia: “Ti ho sentito in questi anni e ti ho visto crescere e sopportare cose che molti altri non avrebbero retto. Avrei voluto sempre risponderti, ma non l’ho fatto per non spezzarti il cuore”, ha scritto Brad che ha poi lodato la ragazza definendola una “donna straordinaria”. “Avrei voluto che mia figlia fosse diventata la donna che sei tu. Sei il mio piccolo angelo e sapevo che questo giorno in cui mi avresti salutato sarebbe arrivato. Tutto andrà bene, sono orgoglioso di te”.

25 novembre 2019

Dash cam: sono legali in Italia?

Le dash cam cominciano ad essere presenti anche in Italia, vediamo se sono legali e quando costituiscono una prova di un evento



Dash cam: sono legali in Italia?

Cosa sono e come si usano le dash cam

Viaggiando su strade e autostrade si può assistere o purtroppo essere coinvolti in vari tipi di eventi, da quelli minori come incidenti senza persone ferite fino a quelli ben più gravi. Spesso si pensa che filmare l’accaduto sia la soluzione migliore per ripercorrere gli eventi e capirne veramente la dinamica, stabilendo anche di chi sono le responsabilità. Per poter fare questo sono in vendita le dash cam, delle videocamere da installare all’interno del parabrezza che riprendono quanto accade davanti all’auto.

Dash cam: un occhio sulla strada

Questi dispositivi hanno una memoria interna in grado di immagazzinare video di durata variabile e registrano a ciclo continuo, possono essere doppie con una lente che riprende l’interno dell’auto e il lunotto e registrare anche la posizione GPS. Vediamo cosa dice la legge riguardo l’uso di queste dash cam e se sono legali in Italia. La risposta è affermativa, cioè queste camere sono legali nel nostro paese a patto di rispettare alcune condizioni fondamentali per l’uso, che sono: il campo visivo della telecamere deve essere limitato a quello necessario per osservare la strada, il proprietario deve utilizzarle in modo responsabile ed evitare che i dati contenuti possano essere presi da altri, i dati registrati non devono essere diffusi a terzi e che solo le persone fisiche possono utilizzarle e per scopi strettamente personali. Quindi sono utilizzabili sulle auto, purché vengano gestite in modo responsabile e senza violare la privacy di altre persone.
L’installazione inoltre non deve ostacolare la visuale del guidatore, in questo caso infatti può essere emessa una multa.

Le dash cam si possono usare rispettando privacy e sicurezza

Un’altra domanda legata all’uso di questi dispositivi è se sono o no utilizzabili come prova nel caso di incidente o processo da parte dell’autorità giudiziaria. Qui la legge non è chiara in quanto non c’è ancora una giurisprudenza dedicata, ma le registrazioni posso rientrare nelle prove definite “atipiche” e devono essere valutate caso per caso dal Giudice. Nel caso di sinistri o contestazioni da parte delle forza dell’ordine è poi importante chiedere di prendere come testimonianza il video subito dopo l’accaduto, per tentare di usarlo appunto come prova. [Fonte]


E per finire, una compilation di immagini da dash cam russe

24 novembre 2019

Superiora si innamorata di un uomo: il monastero chiude

Suor Maria Teresa costretta a lasciare i voti per colpa di una relazione e così il convento deve chiudere per mancanza di personale: "Hanno voluto dire così, lasciamo che lo dicano, la faccenda è molto più complicata di quanto sembra"


Il monastero di Sanselpocro chiude, la superiora si è innamorata di un uomo 

L'amore terreno stavolta ha vinto su quello verso Dio, e nonostante il tentativo di combatterlo, non c'è stato niente da fare: la superiora Maria Teresa Saccente si è innamorata di un uomo e per questo è stata allontanata dal "suo" convento, il monastero San Bernardo Tolomei di Sanselpolcro, nell'Aretino, che così è costretto a chiudere per "mancanza di personale".  Ma la  suora energica che aveva ridato vita all'antico convento dei Padri Cappuccini, concesso dal 2015 alle monache benedettine olivetane, non ha preso bene il suo allontanamento: "Quello che sto subendo mi segnerà per la vita", racconta a la Repubblica.

La storia, in realtà,  a un certo punto si sarebbe interrotta proprio per volere della superiora spinta dalla sua forte vocazione.  Ma, nonostante la rinuncia, non si è potuto tornare indietro: Suor Maria Teresa tornerà allo stato laicale, anche se non è chiaro se per iniziativa della monaca, o per un ordine perentorio. A sentire lei, la vicenda è più dolorosa di una love story con il lieto fine: "Quello che sto subendo - ha detto sempre a la Repubblica -  mi segnerà per la vita, e sarà difficile che in futuro io voglia ancora avere a che fare con la Chiesa". E anche sulla storia d'amore, suor Teresa si mostra ferita: "Hanno voluto dire così, lasciamo che lo dicano, la faccenda è molto più complicata di quanto sembra", 

Quello che è certo, comunque, è che l’antico convento dei Padri Cappuccini di Sansepolcro, dopo una lunga ristrutturazione seguita proprio da suor Teresa, quarantenne pugliese,  era diventato un punto di riferimento della comunità. Non solo centro di spiritualità e di accoglienza​​​, ma anche un luogo di ritrovo con i suoi 19 posti letto nel monastero e i 20 bungalow nel bosco. ​​​​"La gente piange per la chiusura del monastero - dica affranta suor Teresa - e piango anch'io".

22 novembre 2019

L'incantevole Belgio conquista anche i viaggiatori più esigenti

Il Belgio, uno dei Paesi più piccoli d’Europa, è diviso in tre regioni: a nord le Fiandre, pianeggianti, che comprendono anche le spiagge del Mare del Nord; a sud la Vallonia, con le colline delle pittoresche Ardenne; al centro la regione di Bruxelles, la Capitale, sede della Commissione Europea e della Nato. 

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Pur essendo un Paese molto piccolo, il Belgio saprà conquistare anche i viaggiatori più esigenti. Oltre a vantare alcune delle città medievali più belle d’Europa e una costa con località stile Belle Epoque, il Paese è un vero e proprio scrigno del gusto. 

Imperdibili la capitale Bruxelles, città ricca di fascino e al tempo stesso di eccentricità, la trendy Anversa, le romantiche Gand e Bruges, quest’ultima famosa per essere chiamata la Venezia del Nord

Se amate la natura visitate le Ardenne, uno dei paesaggi di montagna più belli del continente, e le Fiandre con i suoi colori caleidoscopici. 

Il Belgio è famoso per le sue birre: con oltre 125 birrifici e 650 tipi di birra diversi non resterete delusi. Assaggiate questi ottimi prodotti, in particolare le birre trappiste e d’abbazia, magari accompagnandoli con le fries, le patatine fritte, o i waffle. 

Che dire poi del cioccolato belga? Una vera delizia per il palato. Osservate mastri cioccolatieri dare vita a delle prelibatezze e gustate le praline, i budini e il tartufo bianco. 

Infine, il Belgio è una destinazione ideale per gli amanti dei mercatini di Natale. Tutti i centri medievali, grandi e piccoli, nel mese di dicembre risplendono delle decorazioni natalizie e sono disseminate di stand ricchissimi. 

Cosa vedere in Belgio 

Anche se molto piccolo, il Paese, che si divide in 3 regioni – la regione di Bruxelles, le Fiandre e la Vallonia – vanta splendide città storiche, paesaggi mozzafiato e luoghi storici. 

Magnifica Bruxelles, capitale del Belgio e d’Europa, affascinanti i castelli, i giardini e le abbazie, eccezionali la cucina e gli oltre 600 tipi di birre! Andate alla scoperta della stupenda architettura liberty e medievale del Belgio: imperdibile un tour a Gand, Bruges, Ostenda, Lovanio e Anversa


Bruxelles

Bruxelles, la capitale del Belgio e d’Europa, è una metropoli multiculturale ma dal fascino delle piccole città. Oltre alla Grand Place, forse la più bella piazza medievale d’Europa, non perdete il Palazzo Reale, maestoso edificio ottocentesco costruito sul sito del vecchio Palazzo dei Duchi di Brabante, il Menneken Pis, la celeberrima statua del bambino che fa la pipì, e l’Atomium, divenuto simbolo della città dall’Expo del 1958. 

Molto interessanti anche il Quartiere Europeo, sede delle principali istituzioni continentali, i Musei Reali delle Belle Arti del Belgio, il complesso museale più visitato del Paese, il Museo Magritte, dedicato al celebre pittore belga e il Centre belge de la bande dessinée, più conosciuto come Museo del fumetto.


Fiandre

Le Fiandre corrispondono alla parte settentrionale del Paese; la Regione di Bruxelles è un’enclave all’interno delle Fiandre. Alcune delle città più belle del Belgio si trovano in questa regione, a cominciare da Bruges (Brugge in fiammingo), una città affascinante e romantica e attraversata da numerosi canali tanto da averle fatto guadagnare l’appellativo di Venezia del Nord. Il suo centro storico è di una straordinaria bellezza ed è un crogiolo di palazzi storici, negozi di cioccolato, boutique di pizzo, ristoranti e gallerie d’arte. 

Meno conosciuta di Bruges ma ugualmente affascinate, Gand (o Gent) vanta uno splendido Teatro dell’Opera,  oltre a 18 musei, 100 chiese e più di 400 edifici storici. Anversa (Antwerpen in fiammingo) è famosa per la vivace vita notturna, la moda, lo shopping, i diamanti, gli ottimi ristoranti e i numerosi festival. Splendidi edifici medievali si trovano al fianco di moderne creazioni architettoniche dando vita ad un melting pot architettonico unico. Rubens ha lasciato la sua impronta sulla città. Mechelen è una piccola e pittoresca città ricca di negozi e boutique, aree pedonali, piacevoli piazzette, edifici storici e monumenti, tra cui otto tra chiese gotiche e barocche. 


Vallonia

Se amate la natura scoprite la Vallonia, è la regione più meridionale del Belgio; il capoluogo è Liegi (Liège in francese), una città storica lungo il fiume Mosa piena di carattere e atmosfera. A meno di un’ora si trova la pittoresca cittadina di Spa, un centro termale circondato da dolci colline conosciuto dal XIV secolo. Namur è famosa per custodire una delle più grandi cittadelle fortificate d’Europa, costruita durante tra il III e il IV secolo, e in seguito ricostruita durante il XIII e il XIV secolo. 

[Fonte]

17 novembre 2019

Rivoluzione in aeroporto: tornano i liquidi nei trolley

Il processo innovativo ha già preso il via: l'obiettivo è quello di ridurre i tempi per raggiungere il gate senza però trascurare l'aspetto della sicurezza


Rivoluzione in aeroporto: sì ai liquidi nei trolley. E pure portatili e tablet

Un processo rivoluzionario sta per essere ultimato dalla Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate. A dirla tutta si tratterebbe di un "semplice" ritorno al passato, con il ripristino di alcune misure che erano state modificate in seguito agli attentati dell'11 settembre del 2001.

In tal modo il trasporto aereo sarà completamente stravolto. Tutto più facile: è questo l'obiettivo principale fissato, che vedrebbe dunque una riduzione dei tempi per il raggiungimento del gate senza però trascurare l'importantissimo aspetto legato alla sicurezza. Niente più creme e liquidi superiori ai 100 ml lasciati ai controlli di sicurezza; scordiamoci anche l'obbligo di tirare fuori dal bagaglio computer, tablet e smartphone.

Controlli più veloci
Un'innovazione totale riguarderà i controlli di sicurezza a Linate e al Terminal 1 di Malpensa, grazie a un corposo investimento da ben 17 milioni di euro: per sposare la causa della smart security si provvederà a installare linee automatizzate dedite alla verifica del bagaglio a mano al fine di permettere un'efficace gestione di un numero elevato di passeggeri: si prevede di "processare" circa 250 persone ogni ora. Entro l'estate a Linate e verso la fine del 2020 a Malpensa entreranno in funzione le macchine Eds-Cb (Explosives detection systems for cabin baggage) con tecnologia Tac al posto dei tradizionali x-ray: tale tecnologia, già in uso per i controlli da stiva, rappresenta probabilmente l'aspetto più innovativo per il nostro Paese. Mediante esse sarà possibile incrementare il livello di sicurezza all'interno dell'aeroporto, oltre che a ottimizzare il lavoro solitamente svolto dall'operatore fisico: va sottolineato infatti che la sua capacità è quella di riconoscere in maniera automatica la minima percentuale di esplosivo. I risultati? Non bisognerà più togliere liquidi e probabilmente ci saranno meno code da affrontare.

Accessi rapidi
Con l'intento di velocizzare l'accesso dei passeggeri dall'arrivo all'aeroporto fino all'imbarco si ricorrerà all'utilizzo Frictionless journey, per il riconoscimento biometrico facciale. Tuttavia sarà necessario iscriversi nei chioschi dedicati, dove i dati biometrici (o carte d'identità elettroniche) resteranno salvate per un anno. Il tutto per evitare di estrarre il documento in ogni step. Un investimento da 21 milioni di euro permetterà la presenza di 6 chioschi per l'enrollment, 25 boarding gate elettronici, 10 gate pre-security e 7 face spot security.

Grazie alla sinergia instaurata con EasyJet, al Terminal 2 di Malpensa gli operatori al check-in lasceranno spazio a 21 self bag drop (a Linate ne sono previste 8): i passeggeri porranno autonomamente (etichettandoli) i propri bagagli sul nastro. Qualora il peso dovesse essere superiore al previsto si dovrà versare la differenza tramite sistemi di pagamento elettronici disponibili.

Percorsi e servizi
Un aspetto molto innovativo riguarderà anche quello della navigazione indoor: una volta entrati nell'aeroporto si sarà guidati dall'app Sea Milan Airports, che indicherà il volo in questione e fornirà il percorso più breve con tanto di informazioni relative ai servizi. Il processo però dovrà essere necessariamente accompagnato dalla massima attenzione alla cybersecurity: trattandosi di aree estremamente sensibili, le tecnologie rischiano molto facilmente di essere soggette a varie vulnerabilità.

[Fonte]

16 novembre 2019

Surreale telefonata di un veneziano: "Grazie acqua alta" - AUDIO

Telefonata andata in onda l'altro ieri, in una nota trasmissione serale di Radio24. A chiamare il signor Massimo da Venezia che esordisce definendo l'eccezionale acqua alta nella sua città come una "barzelletta", proseguendo poi attribuendole il ruolo di "manna per la città", per le presunte ricadute positive dal punto di vista turistico.


Ascolta la telefonata (video Facebook)



Come se non bastasse, quando uno dei conduttori gli fa presente che i negozianti hanno subito danni ingenti, l'ascoltatore minimizza affermando che guadagnano milioni di euro e comunque sono tutti assicurati.

14 novembre 2019

Finlandia, la scritta "Arbeit Macht Frei" sull'insegna di un pub

Dalla Finlandia una vicenda che ha dell'incredibile, con un signore che sopra l'insegna del pub, mette la scritta, della stessa fattura, di quella che campeggia all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. La cosa purtroppo non accade solamente nella lontana Lapponia finlandese ma è accaduto anche nella nostra Rimini, solamente l'anno scorso, come riportato in questo articolo (leggi).


Finlandia, pub con la scritta "Arbeit Macht Frei": la denuncia dell'Auschwitz Memorial

Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi. Una delle frasi più dolorose che la storia ricordi. Quella posta all'ingresso dei campi di concentramento nazisti tedeschi nella seconda guerra mondiale. E oggi esposta anche sopra l'insegna di un pub in Finlandia. La foto pubblicata dall' "Auschwitz Memorial" è diventata virale in pochi minuti e su Twitter si è scatenata la rabbia per questa stupida e odiosa trovata in un villaggio a Lappila, a pochi chilometri a nord di Helsinki capitale della Finlandia.

«Un bar "militare" in un villaggio finlandese. "Arbeit macht frei" era una falsa, cinica illusione che le SS davano ai prigionieri del campo di Auschwitz. Quelle parole sono diventate una delle icone dell'odio umano. È doloroso vedere il simbolo usato in questo modo». Con queste parole, l' "Auschwitz Memorial" ha diffuso la foto del pub "Tankki" (carroarmato) con tanto di simbolo del mezzo militare. Secondo quanto riporta il sito locale "Seutu4", il proprietario del "Tankki Bar" si sarebbe rifiutato di togliere il cartello. Juha Koskinen, questo il suo nome, si è rifiutato di togliere il cartello. Ha detto che se un cliente che visita il pub «una o due volte l'anno» e rimane infastidito dalla scritta, allora «può andarsi a prendere la sua birra altrove». Koskinen ha concluso dicendo che «ovviamente le vittime di Auschwitz dovrebbero essere ricordate» ma ha anche detto di non conoscere la storia di quella frase legata al nazismo.

[Fonte]

13 novembre 2019

Usa, mucche travolte dall'uragano Dorian ritrovate vive dopo settimane

Secondo i funzionari del parco nazionale Cape Lookout National Seashore che li hanno ritrovati, gli animali avrebbero nuotato per circa 8 chilometri. A inizio settembre erano stati travolti da un piccolo tsunami causato dalla tempesta, riporta la Bbc



Usa, mucche travolte dall'uragano Dorian ritrovate vive su una spiaggia dopo settimane

Tre mucche che erano state trascinate via a settembre dalla forza dell’uragano Dorian da un'isola nella Nord Carolina sono state ritrovate vive, sembra dopo aver nuotato per diverse miglia. A riportare la notizia è la Bbc. Le mucche appartengono a un branco di Cedar Island, isola appartenente allo Stato americano, ma nei primi giorni di settembre erano state travolte da un “mini tsunami" generato da Dorian. Si presumeva che fossero morte fino a quando non sono state avvistate nel parco nazionale di Cape Lookout National Seashore. Ora saranno riportate “a casa”.

Avrebbero nuotato per 8 chilometri
I funzionari del parco pensano che le tre mucche abbiano nuotato fino a cinque miglia (8 chilometri) per raggiungere le Outer Banks, la striscia di sabbia che disegna la costa del Carolina del Nord. Il portavoce del parco ha riferito che il personale del parco ha individuato la prima mucca su una delle isole della barriera delle Outer Banks circa un mese dopo la tempesta, mentre le altre due sono state scoperte nelle ultime due settimane. Il portavoce ha affermato che gli animali sono stati fortunati a non essere andati alla deriva nell'Atlantico, cosa che è accaduta ad alcuni cavalli selvaggi. "Hanno sicuramente una storia avvincente da condividere", ha aggiunto.

[Fonte]

12 novembre 2019

I funerali di Pirandello: uno, nessuno, almeno tre

«Bruciatemi e disperdete le mie ceneri»: la prima cerimonia a Roma. Poi l'urna venne trasferita in treno ad Agrigento. Ultimo atto nel 1962



La pirandelliana storia delle ceneri di Pirandello

Quando il 10 dicembre del 1936 morì, i figli trovarono mezzo foglietto di carta spiegazzato in cui Luigi Pirandello aveva scritto:
« I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui ».

I punti uno, due e tre furono eseguiti a puntino, con grande scorno del regime – si dice dello stesso Mussolini – che avrebbe voluto fare un gran funerale fascista in pompa magna. Prima di rispettare le volontà espresse nel quarto punto, invece, trascorsero decenni e peripezie, e avventure e traversie degne proprio della penna di Pirandello. Ma procediamo con ordine.

IL PRIMO FUNERALE
Due giorni dopo la sua morte un carro d’infima classe portò una cassa d’infima classe al forno crematorio . Ma nessuno se la sentì di assecondare il suo desiderio di spargere al vento le ceneri, pratica a quei tempi inaudita prima ancora che illegale e avversata dalla Chiesa. Le ceneri furono allora raccolte in un’urna e portate al cimitero romano del Verano, dove rimasero per undici anni.

IL SECONDO FUNERALE
A guerra finita, nel 1947, il sindaco DC di Girgenti, nel frattempo divenuta Agrigento, Lauricella, rivendicò per la sua città l’onore di dare sepoltura ed esequie cristiane e solenni alle ceneri dell’illustre concittadino. Si rivolse niente di meno che al democristiano presidente del consiglio dell’epoca , Alcide De Gasperi, che – malgrado le notevoli difficoltà che in cui versavano ancora i trasporti – procurò un aereo militare americano per il trasferimento da Roma ad Agrigento. Ad accompagnare i resti del grande drammaturgo fu incaricato il prof. Gaspare Ambrosini, noto pirandelliano e pirandellologo e futuro presidente della prima Corte Costituzionale. Sistemate le ceneri in un prezioso vaso greco del V secolo avanti Cristo e imballatolo ben bene, a prova d’urti, in una cassa di legno, l’aereo era pronto a partire quando una decina di persone- tutti siciliani- si avvicinarono all’aereo poco prima del decollo chiedendo di poter usufruire di un passaggio. Il professore, conscio dei gravi problemi di spostamento di quei tempi parlamentò coi piloti dell’ Air Force e ne ottenne il consenso.
Mentre si sistemavano , qualcuno chiese ad Ambrosini cosa contenesse quella cassa così ben imbracata, e avutane la spiegazione disse: “Pirandello, quello che aveva chiesto che le sue ceneri fossero disperse al vento? Non è che il destino ha stabilito di accontentarlo proprio oggi…..” Calò un silenzio spettrale, mentre i passeggeri si guardavano l’un con l’altro,e sotto i sedili alzavano l’indice e il mignolo di una mano. Poi , appena le eliche cominciarono a girare, uno di loro chiese di scendere. Ambrosini parlò con i piloti, questi sospesero la procedura di decollo e il passeggero scese. Inutile dire che uno dietro l’altro lo seguirono anche gli altri nove. A questo punto i piloti si insospettirono e chiesero al professore spiegazioni. Questi le diede, ripetendo più volte la parola superstitions, che i due piloti ripetevano come una eco, scambiandosi occhiate d’intesa. Fu così che i due, di cui si sospetta avessero antenati siciliani , o napoletani, accampando varie scuse, si rifiutarono di partire.
Al prof Ambrosini, accompagnato dalla sua inseparabile cassa, non restò che salire su un treno: lo aspettava un giorno intero di viaggio. Tutto sarebbe filato liscio se , svegliatosi da un breve sonno, non si fosse accorto che la cassa era sparita. La cercò vagone per vagone e finalmente la trovò in mezzo a quattro individui che l’avevano utilizzato come tavolo per giocare a carte. Ignari, ovviamente, di fare una partita “col morto”, e che morto: un premio Nobel. Comunqe sia la recuperò. Arrivata finalmente ad Agrigento, l’Odissea della cassa non era ancora finita. Il vescovo della città Giovan Battista Peruzzo si rifiutava di dare la benedizione ad un vaso greco. Niente benedizione , niente funerali solenni: tutto l’organizzazione politico-propagandistica DC messa in piedi dal sindaco se ne andava in fumo. All’ultimo momento, quando la rinuncia ai funerali sembrava inevitabile, il vescovo si convinse a promettere la benedizione se la cassa con le ceneri fosse stata ospitata in una bara cristiana. Ma i cassamortari di Agrigento non avevano bare pronte; ci si dovette accontentare di una piccola bara bianca , di quelle per bambini. Ma lì la cassa non entrava. Allora fu necessario estrarre il vaso e assicurarlo per bene dentro la piccola bara. E fu così che finalmente Luigi Pirandello ebbe il suo secondo funerale. In pompa magna, come non avrebbe mai voluto.

IL TERZO FUNERALE
Il vaso greco e le sue ceneri vennero conservati nella casa natale di Pirandello, in attesa che il progettato monumento funebre a lui dedicato fosse realizzato in località Caos, proprio sotto il famoso pino al quale il drammaturgo era tanto affezionato Ma si sa come vanno le cose in Italia, l’opera fu pronta solo quindici anni dopo, nel 1962. E fu così che le ceneri di Pirandello ebbero la loro definitiva sistemazione e il loro terzo funerale. Presenti autorità civili e religiose, e personalità della cultura del calibro di Salvatore Quasimodo e Leonardo Sciascia, un cilindro d’alluminio dove erano state travasate le ceneri fu prima benedetto e poi murato dentro il monumento .

EPILOGO
Ma non è finita. Si racconta che l’incaricato del travaso, un impiegato del comune conosciuto come il dott. Zirretta, dovette sudare le sette camice per portare a termine l’operazione. Dopo tanti anni, ventisei per l’esattezza, le ceneri si erano calcificate all’interno del vaso. Armatosi di scalpello, Zirretta, aiutato da un paio di assistenti, le ridusse nuovamente in polvere e le versò nel contenitore di metallo. Ma il contenitore era troppo piccolo. Ne avanzava un discreta quantità. Che fare? Deve essersi accesa una lampadina nella mente dell’impiegato del comune agrigentino. Una lampadina luminosa, brillante. Prese le ceneri rimaste, le versò in un giornale e si diresse verso un dirupo, lì vicino, che dava sul mare. Ma non fece in tempo ad arrivarci: una folata di vento si portò via le ceneri. E fu così che le ultime volontà di Pirandello – il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere -furono (almeno in parte) rispettate.
Tutto è bene quel che finisce bene, direte voi. E invece non è ancora finita. Perché nel 1994 si scoprì che il famoso vaso greco del V secolo, conservato nel museo S.Nicola di Agrigento, conteneva ancora un po’ di ceneri di Pirandello. Evidentemente lo scalpello del dott. Zirretta non aveva funzionato sino in fondo. Si decise allora di sottoporre i resti dei resti di don Luigi all’esame del DNA. E ,sorpresa, si scoprì che solo una piccola parte di quelle ceneri appartenevano al Maestro. Il rimanente, la maggior parte cioè, ad altri corpi, non identificabili, che evidentemente erano state cremati nel lontano 1936 insieme a lui.
Confortati dalla scienza possiamo oggi dire, pirandellianamente, che quelle ceneri sono e non sono di Pirandello. E che nell’urna di metallo interrata al Caos, insieme a Pirandello ci sono tante altre persone sconosciute, dei signori nessuno. Come dire Uno, nessuno e centomila .

Onofrio Pirrotta

[Fonte]

11 novembre 2019

Alcol e bestemmie per rilassarsi: ecco a voi il Rage Yoga


Arriva il Rage Yoga: alcol e bestemmie per rilassarsi

Siamo tutti uguali ma siamo tutti diversi. Quando si tratta di yoga c’è chi si rilassa rimanendo in silenzio e in concentrazione assoluta cercando la famosa pace interiore. Ma c’è anche chi si rilassa facendo l’esatto opposto, ovvero bevendo alcool e urlando parolacce di ogni genere. Una ricerca scientifica ha confermato che imprecare dopo che siamo fatti del male da soli aiuta ad alleviare il dolore.

La seconda categoria di yoga appena citato prende il nome di “rage yoga”. “Rage” vuol dire “rabbia”. L’idea è di Lindsey Istace. La donna, dopo essersi lasciata con il fidanzato, ha iniziato ad aggiungere insulti e parolacce ai suoi esercizi di yoga quotidiani. Questo, a quanto pare, l’avrebbe aiutata a sentirsi immediatamente meglio. Ecco perché ha pensato di far conoscere questo approccio innovativo anche ad altre persone.

Oltre alla parola “yoga” e alle posizioni tipiche della disciplina nata in Oriente, per il resto ci sono poche cose in comune con quello originale. Innanzitutto la differenza dal punto di vista dei suoni è evidentissima. Niente silenzio o musichette rilassanti: quando si fa rage yoga suona quella musica che da sempre rappresenta lo sfogo più rumoroso mai inventato dall’essere umano: l’heavy metal.

Poi, stando a quanto dichiarato dalla sua inventrice, nel corso di una lezione di rage yoga sono previste delle pause per bere alcolici e imprecare. La domanda che sorge spontanea è: quali sono i benefici di questa attività? Secondo chi l’ha provata. Tirando fuori la rabbia, inoltre, anche a livello mentale fa sentire meglio chi lo pratica.

Ci sono persone che apprezzano lo yoga tradizionale e altre che non sono convinte dei suoi effetti positivi. Chi appartiene alla seconda categoria e vuole sfogarsi per una giornata andata male o di un periodo negativo può praticare il rage yoga. Per il momento i centri in qualche modo autorizzati in cui svolgere questa attività sono solo tre, tra Stati Uniti e Canada.

Lindsey Istace, la donna che l’ha inventato, ha dichiarato che quello tradizionale la faceva sentire “come se fosse una biblioteca piena di ginnaste”. Per questo motivo, per scaricare lo stress, ha deciso che il suo approccio dovesse essere completamente diverso da quello a cui era abituata che, per sua stessa ammissione, “non la aiutava”. Da qui l’idea di bere alcool e imprecare ad alta voce. A ognuno il suo!

[Fonte]

09 novembre 2019

Ora legale aumenta il rischio ictus e riduce il sonno

L’ora legale – che abbiamo “salutato” per qualche mese pochi giorni fa – ha effetti negativi sulla salute. Nello specifico, si parla di un maggior rischio di andare incontro a eventi cardiovascolari e ictus. Per questo e per altri motivi, gli esperti propongono di abolirla.


Dall'ora legale problemi alla salute (ictus,infarto), gli esperti: «Deve essere abolita»

L'ora legale ha effetti negativi sulla salute. E possono durare anche diversi mesi da quando entra in vigore. Da qui, l'appello degli specialisti: va abolita. Lo scrivono in un editoriale sulla rivista Jama Neurology quattro ricercatori della Vanderbilt University e della University of Pennsylvania, che passano in rassegna i principali studi sull'argomento. Il cambio del'ora, scrivono gli autori, può essere associato ad un aumento del rischio di attacchi cardiaci e di ictus, e riduce in media il sonno di 15-20 minuti nei giorni successivi all'entrata in vigore, un effetto che può aumentare il rischio di incidenti stradali.

Su alcuni soggetti più fragili, sottolinea l'articolo, come i bambini con autismo, gli effetti negativi permangono per settimane e anche per mesi. «Le persone pensano che una transizione di un'ora non sia niente di che, che si può superare in un giorno, ma quello che non capiscono è che il proprio orologio biologico non è più sincronizzato con la luce - spiega Ann Malow, uno degli autori -. Non è un'ora due volte l'anno, è un disallineamento dell'orologio biologico per otto mesi l'anno. Quando parliamo di ora legale e di relazione con la luce naturale stiamo parlando di impatti profondi con l'orologio biologico, ben radicato nel cervello, e quindi ci sono impatti sulle funzioni cerebrali come l'energia o la vigilanza».

07 novembre 2019

Le proprietà del melograno: scopri perché fa così bene!

I benefici della melograna, il frutto che ci prepara all'autunno Non perdiamo l’occasione di consumare melograne in questo periodo dell’anno in cui la terra ce le offre, perché ci preparano ai prossimi mesi e contengono molte proprietà benefiche per l’organismo.


Melograna, il frutto che ci prepara all’autunno

Sentiamo parlare sempre più spesso di frutti che provengono da diversi paesi, ricchi di benefici e proprietà curative per l’organismo e tendiamo a dimenticare quanta bontà sia presente anche nei giardini e orti di casa nostra. Il frutto del melograno può essere considerato un “superfood”, ovvero un alimento ad alto valore nutrizionale, definito anche alimento-farmaco. Infatti possiede così tante proprietà nutrizionali da diventare un ottimo rimedio preventivo e curativo, per molti dei più comuni disturbi. 

La melograna è considerata l’alimento che ci prepara all’autunno perché rinforza e prepara il nostro sistema immunitario ai freddi invernali. 

Le ricerche svolte sul frutto di melograno ci dicono che la sua origine è la Cina e l’India ma che, grazie alla sua capacità di adattamento, si può trovare in tutti i luoghi con estati caldi e inverni non troppo freddi, come la zona del Caucaso o del mediterraneo.

Le proprietà della melograna

La melograna è un frutto rotondeggiante, poco più grande di una mela, con una buccia resistente, strutturata per proteggere i delicati chicchi all’interno che sono la parte commestibile. Sono succosi granelli dai quali si ricava il succo di melograno, un concentrato di vitamina C e antiossidanti. Sono proprio queste due caratteristiche che rendono il frutto di melograno un alimento curativo e benefico per la salute. 

Al suo interno troviamo una varietà di fenoli, particolarmente attivi contro i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento precoce dei tessuti corporei. Troviamo un’alta percentuale di acido punico, considerato un inibitore per lo sviluppo del cancro al seno. 

Le vitamine contenute sono tante e sono il suo punto di forza: 


  • alta percentuale di vitamina C 
  • ricco di vitamina K (importante per la crescita dei bambini) 
  • vitamine del gruppo B 
  • vitamina A 
  • vitamina E 


Al frutto di melograno vengono attribuite diverse proprietà, tanto che viene considerato una panacea per l’organismo, al pari dello zenzero. 
Ecco quali sono: 


  • antiossidante (ritarda l’invecchiamento dei tessuti corporei) - gastroprotettivo (crea una pellicola che protegge le pareti dello stomaco) 
  • antibatterico (contrasta la proliferazione di batteri e parassiti all’interno dell’intestino) 
  • antitumorale (previene la formazione di cellule tumorali, grazie alla sua azione basificante per l’organismo) 
  • vaso protettore e anticoagulante


Melograno e intestino

Il frutto di melograno è particolarmente indicato per chi soffre di problemi intestinali perché ha una proprietà astringente e contrasta vermi, parassiti, batteri. Il suo succo purifica l’intestino, stimola il transito e previene la formazione di depositi di cibo. Oltre alla polpa dei piccoli frutti, si utilizzano anche le foglie, i fiori, le radici e la corteccia (ovvero la scorza che riveste i chicchi).

[Fonte]

03 novembre 2019

Ceriscioli sfodera la sua arma segreta: il ragionier Pompozzi

REGIONE - A fronte di un'avanzata senza precedenti della destra in vista di Marche 2020, il governatore nomina l'ennesimo consulente di fiducia: si tratta del consigliere di Servigliano, nonché vicepresidente della Provincia di Fermo. Si occuperà fino a fine legislatura di opere pubbliche al costo di 41mila euro



Ceriscioli sfodera la sua arma segreta: il ragionier Pompozzi

Talvolta la realtà supera di molto anche le più perverse delle fantasie. Immaginiamo questa scena. Interno notte: è la domenica sera e in un salotto, con le luci soffuse e a volume basso, il governatore Luca Ceriscioli sta guardando i primi dati sulle elezioni umbre. Non appena rendono noti gli exit poll, afferra il telecomando e, molto preoccupato, spegne la tv. Quindi si mette a letto con il fermo proposito di porre argine all'avanzata della destra che, naturalmente, potrebbe coinvolgere anche le sue Marche. Risoluto, all'indomani si reca all'ultimo piano di Palazzo Raffaello e riunisce i suoi per gli urgenti e inderogabili provvedimenti che la grave circostanza richiede. E' un momento solenne. L'attenzione è tale che qualcuno riesce a percepire perfino le vibrazioni dei muscoli degli astanti, tanto la tensione è alta. Infine, la decisiva e irrevocabile decisione: la nomina di un altro "esperto" - stavolta in "materia di opere pubbliche ed impatto ambientale (ah, le "e" eufoniche, queste sconosciute), sviluppo sostenibile e tutela del territorio" - con un incarico di collaborazione alla presidenza della giunta regionale. Tuttavia, l'esperto in queste ampie e gravose materie non viene prescelto in un albo di professionisti e nemmeno in ambito accademico - chissenefrega se abbiamo una prestigiosa università politecnica e altri tre atenei - ma individuato, come recita l'atto di nomina "intuitu personae".



Trattasi invece del ragionier Pompozzi (absit iniuria verbis), che a conti fatti verrà a costarci, da qui alla fine di maggio, la bellezza di 41mila euro, più qualche spicciolo. Egli si affianca dunque ad altre due ragioniere - ovviamente anch'esse espertissime in economia, sviluppo, industria, commercio e chi più ne ha, più ne metta - quali Sara Giannini (ex assessora regionale) e Camilla Fabbri (ex parlamentare). Anche il ragioner Stefano Pompozzi, classe 1973, è un ex di qualcosa. è stato infatti presidente, dal 2016 al 2018, dell'associazione Marca Fermana, avente come oggetto la promozione e l'accoglienza turistica nel Fermano. Ambito nel quale, com'è noto a tutti, si maturano sicure e garantite esperienze in opere pubbliche. Attualmente è vicepresidente della provincia di Fermo, in quanto consigliere comunale in quel di Servigliano.



Evidentemente il governatore ridens deve essersi fatto persuaso che la nomina del ragionier Pompozzi possa davvero porre rimedio, in pochi mesi, all'ascesa vorticosa della destra. Sicuramente Ceriscioli è convinto che la nomina susciterà nei marchigiani tutti sentimenti di calorosa approvazione. Certamente il presidentissimo avrà saputo valutare, con ponderazione e saggezza la sua decisione. E, indubbiamente, deve essere a conoscenza di dinamiche sulla psicologia delle folle a me - ma anche a moltissimi comuni mortali - sconosciute. Una sorta di arma segreta che, come nei migliori film d'azione, viene svelata all'ultimo momento e che, improvvisamente, ribalta le già segnate sorti del protagonista. Credo che questa sia una tesi verosimile, anche perché dall'intera maggioranza che sostiene Ceriscioli non si è levata una sola voce critica in proposito. Nessuno che abbia alzato un sopracciglio. Mi rifiuto di pensare che numerosi consiglieri che personalmente conosco e di cui ho stima, si facciano condurre così docilmente a un macello collettivo. Però, in tutta franchezza, debbo dire che il tarlo del dubbio resta. Come rimane una sospetta sensazione: quella di chi, vedendo arrivare una tempesta all'orizzonte, si prepari a svuotare la cambusa. A trafugare compulsivamente quante più derrate possibili. Per poi calarsi, in segreto e tutta fretta, nella scialuppa di salvataggio. Lasciando che la nave affondi con tutto il suo equipaggio.

[Fonte]


02 novembre 2019

Le foto del weekend ad Atene - FOTO

Dopo la mitica gita di quinta ragioneria, quasi 30 anni fa, ho deciso di tornare ad Atene per un weekend lungo, programmato due giorni dopo essere rientrato dalla Bielorussia, a fine agosto. Devo dire che anche questa volta, dopo Malta e Ibiza negli anni scorsi, la vacanza al sud a fine ottobre è stata eccezionale dal punto di vista climatico.

Delle tre città sopra citate, Atene è stata senza dubbio la migliore, sia dal punto di vista storico-culturale, ovviamente, che da quello turistico in senso stretto, con un quartiere molto esteso disseminato di bar e ristoranti (a Ibiza siamo stati la settimana successiva alla chiusura delle discoteche).

Per quanto riguarda i costi, non ci sono differenze sostanziali, dato che una volta che hai prenotato il volo e l'hotel, hai affrontato le due spese più importanti e sul resto ti puoi regolare come ti pare, decidendo se vuoi mangiare in un ristorante stellato oppure in un più economico fast food. Nella capitale greca abbiamo speso parecchio in cultura (forse troppo), con 30 euro per visitare l'Acropoli e altri sei siti secondari, che una volta visti ci hanno fatto pentire di aver pagato per visitarli, e 10 per il Museo dell'Acropoli, prezzo più o meno onesto.

Oltre a Partenone & C. sulla collina dell'Acropoli, sono rimasto entusiasmato dalla collina del Licabetto, una piccola montagna di 278 metri d'altezza, da cui si ottengono le migliori viste di Atene, dove siamo stati nel tardo pomeriggio, per cui abbiamo goduto sia del panorama illuminato dal tramonto che in notturna. Veramente spettacolare! Ho apprezzato particolarmente, per finire, anche l'escursione sulla spiaggia di Falero, situato a una decina di chilometri dalla capitale, dove abbiamo potuto riassaporare un paio d'ore di vera estate, con gli stabilimenti balneari presi d'assalto e gente in mare a fare tranquillamente il bagno.