16 febbraio 2016

Ho rischiato un rene

Ieri sera dovevo vedere una ragazza di Lido Tre Archi per consegnarle un telefono che vendevo online. Il luogo dell’incontro sarebbe dovuto essere l’Auchan, perché sinceramente non mi fidavo tanto di andare in quel posto ad incontrare degli sconosciuti ma alla fine, quando mi ha detto che in bicicletta non sarebbe potuta venire (non aveva l’auto), mi sono fatto il segno della croce e ho deciso di portarglielo a casa.

Mi da l’indirizzo e verso le 19 mi trovo vicino casa sua, sotto il grattacielo, in un parcheggio deserto con poca luce, dove poco distante c’erano un paio di “passeggiatrici” per strada. La chiamo e cerca di spiegarmi quale fosse il suo palazzo, facendomi parlare anche con un signore che credo fosse un suo familiare. Non riuscendo a capirci, mi dicono di aspettare nel parcheggio che sarebbero scesi loro.

Ho tralasciato una cosa molto importante, ossia che avevano un accento molto marcato, di un’altra regione italiana.

Riepilogando, mi trovato in un parcheggio buio e deserto, con delle prostitue che battevano poco distante, aspettando non so quante persone originarie di un paese molto spesso ogli onori della cronaca per fatti di sangue.

Mi sono detto: questi come minimo mi anestetizzano e espiantano gli organi.

Ad in certo punto, dal buio, escono fuori due persone incappucciate e mi vedevo già addormentato, sopra un tavolo, con qualcuno che mi “rubava” un rene.. ho visto tutta la vita scorrermi davanti agli occhi.

Si avvicinano e faccio: Giulia? Era lei, con suo padre, credo.

Tiro fuori il telefono e mi dicono: perché non sali in casa, così lo proviamo bene e ti offriamo anche un caffè? OMG.. Panico! Non potevo dire di no ma se avessi potuto smaterializzarmi e ricomparire da qualche altra parte, l’avrei fatto all’istante.

Li seguo ed entriamo all’interno di un enorme palazzone che mi ricordava molto dove abitava una mia amica, nella periferia di Kiev, in Ucraina. Anche l’ascensore era più o meno come quello ucraino. Usciamo dall’ascendore e sul pianerottolo ci sono due ragazzi un po’ strani, uno mezzo rasta, l’altro più strappato di un domatore di leoni con i pantaloni talmente calati che era quasi a culo di fuori.

Per fortuna il loro ingresso era di fronte all’ascensore. Mi aprono la porta ed inciampo in una cane con un muso talmente feroce che, se lo portano in guerra, i nemici si arrendono immediatamente senza combattere. Apriamo la porta ed in 25/30 metri quadrati c’era, oltre a quella bestia tozza e con il muso cattivo anche una signora ed un altra ragazza.

Minchia, sembrava proprio una Khrushchyovka sovietica!

Per fortuna è andato tutto bene, erano bravissime persone, accoglienti come solo loro sanno essere (famosa l’ospitalità della loro terra di origine) e, cosa più importante, mi hanno pagato regolarmente e mi hanno lasciato andare via con tutti gli organi al loro posto.




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