Ho letto ieri sul Corriere Adriatico e cercato conferma su google di una piccola tennista russa con una mamma un po' manesca.
Di genitori maneschi sono piene le cronache. Quello che dispiace è che tutto ciò possa capitare in un torneo giovanile dove i giovani devono imparare ad essere professionisti, ma non a ceffoni. E’ complicato digerire e fare finta di niente quando una mamma, ad esempio una di nazionalità russa, picchia la figlia, ancora quattordicenne, fisico gracile con un composto di furbizia, intelligenza e cattiveria, ma troppo sottomessa ad una genitrice che non perdona. Si può cedere dopo tre ore di lotta al tie break del terzo set, ma non si merita certo rimproveri o legnate. E invece è tutto ciò che ha raccolto la bambina che ha dato l’anima, senza riuscirci, a superare l’avversaria di turno, la bravissima Francesca Brancato. Risulta complicato fare finta di nulla e, infatti, l’organizzazione ha preso subito provvedimenti: mamma messa al porta (o al cancello) e segnalazione alla Federazione Internazionale. Non era giusto sorvolare anche perché l’esempio non è stato edificante. Soprattutto per tennisti e tenniste che, a quell’ora, erano presenti al club.
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07 giugno 2013
Aggredita tennista 14enne (dalla mamma)
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