La nave della Ong quasi sperona quella dei libici per andare a prendersi i migranti, prima che arrivino gli altri che li riporterebbero in Libia. Praticamente come il cane quando gli rubi l'osso.
Battaglia in mare Ong-Marina libica: "Volevano prendersi i migranti"
Incidente sfiorato tra Guardia Costiera libica e Sea Watch. Oltre 300 migranti riportati a Tripoli: "L'Ong voleva impedirlo"
La nave della Guardia Costiera sfiora la prua dell'imbarcazione della Ong. Per pochi metri non si arriva allo speronamento.
Lì vicino galleggia un gommone carico di 300 immigrati a circa 19 miglia marine dalla spiaggia di Sabrata, in Tripolitania. I soldati libici e l'organizzazione umanitaria si contendono il barcone: la prima vuole riportarli a Tripoli, la secondo in Italia. E così avviene lo scontro in alto mare.
Il duello si è svolto ieri sera e ha sfiorato il caso internazionale. Il natante carico di clandestini era stato intercettato dai militari e, secondo quanto affermato dal loro portavoce, "l'organizzazione di salvataggio internazionale Sea-Watch ha provato a ostacolare il lavoro della Guardia Costiera in acque territoriali libiche nel tentativo di prendere i migranti, sostenendo che la Libia non sia un luogo sicuro".
Lo scontro Ong-Guardia Costiera
Una vera e propria bomba ora rischia di scoppiare sull'operato delle Ong, già in passato accusate di mettere i bastoni tra le ruote ai libici. Per la prima volta infatti le autorità locali hanno collaborato con l'Italia per impedire che il barcone con a bordo oltre 100 marocchini (fra cui 15 donne, cinque delle quali in condizioni apparentemente gravi) potesse arrivare in Sicilia. Rapido riassunto dei fatti: il gommone salpa martedì sera da Sabratha e appena arrivati in acque internazionali i migranti chiamano il centrale operativa di soccorso di Roma. Nello stesso momento l'Ong li avvista e chiede di intervenire. Ricevute le due segnalazioni, la Guardia Costiera italiana decide di invitare i colleghi di Tripoli a prendere il comando. E così avviene. Poi qualcosa va storto: mentre i militari erano impegnati in uno scontro a fuoco con alcuni trafficanti, l'Ong avrebbe fatto di tutto pur di tagliarli fuori e accollarsi gli stranieri.
Diversa la ricostruzione dei volontari di Sea Watch, associazione tedesca attivissima nel traghetto clandestini. Su Twitter esplode tutta la loro irritazione: "Questo pattugliatore libico finanziato dall'Unione europea è quasi finito contro la nostra nave di soccorso civile", hanno scritto a margine di un video che mostra la poppa della nave militare sfiorare la prua della loro imbarcazione (guarda il video). "Senza alcun avvertimento - urla il portavoce Ruben Neugebauer - ci hanno tagliato la strada per raggiungere la barca dei migranti" e "hanno fatto una manovra estremamente pericolosa. Hanno colpito la nostra imbarcazione, hanno messo in pericolo il nostro equipaggio". L'Ong giura di essersi "fermata in attesa di ulteriori istruzioni", mentre i libici la accusano di aver tentato manovre pericolose senza autorizzazione, al solo scopo di sottrarre 300 disperati al loro controllo. Chi avrà ragione?
Le accuse dei libici
I precedenti sembrano dar torto all'associazione caritatevole. Non è la prima volta che le Ong finiscono nel mirino dei militari di Fayez al-Serraj. Solo la settimana scorsa il capo della Guardia Costiera per la regione centrale, Rida Aysa, aveva puntato il dito contro le navi umanitarie accusandole di essere fattore di attrazione per i migranti, di non rispettare i confini delle acque territoriali e di aver ostacolato ripetutamente le loro operazioni. Più volte la Marina di Tripoli ha fermato barche di salvataggio entrate all'interno delle acque territoriali senza autorizzazione. "Una volta - aveva ricordato Aysa - un gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) si era rivelato essere di proprietà di un'organizzazione umanitaria chiamata 'Sea Watch'". Sempre loro. Mentre in un'altra occasione "una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata - proseguiva Aysa - è emerso che apparteneva a Medici senza Frontiere". Inoltre, Frontex, il pm di Catania Zuccaro e i collega di Trapani Ambrogio Cartosio continuano a dire che "si sono verificati troppi casi di soccorsi spontanei senza seguire i protocolli". L'incidente di ieri lo conferma.
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