Posto di seguito l'articolo che ho letto qualche giorno fa su East Journal, che fa un analisi molto chiara ed esaustiva sulla situazione ucraina.
In fondo invece, ho messo il filmato di quei simpaticoni della милиция (polizia) e dei loro metodi sbrigativi. C'è un poveretto ad inizio filmato che ha avuto la sventura di cadere a terra, durante una carica e tutti i poliziotti che gli passavano vicino gli davano calci e manganellate. Poveretto, quante ne ha prese!
Lui, lei, l’altro. È questo il copione della telenovela di questi giorni. Lui è l’Europa, un personaggio in cerca di autore, o che forse di autori ne ha sin troppi. Un ragazzo carino, ma troppo per bene per poter giocare certe partite. Lei è la bella Ucraina, a volte corteggiata da tutti, a volte abbandonata. L’altro è la Russia, il bello e dannato della classe, che se si mette in testa qualcosa lo ottiene, con le buone o con le cattive.
Il 29 novembre a Vilnius, alla summit europeo, l’Ucraina non ci sarà; qualcosa era già nell’aria e la conferma si è avuta il 9 novembre quando Yanukovych, il sempre più camaleontico Presidente ucraino, è volato a Mosca in segreto per incontrare Vladimir Putin. Non si sa cosa si siano detti, ma è facile ipotizzare che il Presidente russo abbia messo in campo tutti i propri migliori argomenti. In Ucraina nasce il concetto di civiltà russa ed al tempo stesso è la culla della tradizione religiosa ortodossa: troppo perché la Russia accetti di separarsene. Così da un lato viene offerta la carota qualora Yanukovych dimostrasse buon senso, e dall’altro si promette il bastone. La carota è gas a buon mercato, offerto alla cifra di 270 dollari per migliaia di metri cubi, sono prestiti, è la rimozione di tutti i problemi sanitari, creati ad hoc alcuni mesi fa, riguardanti le merci esportate in Russia, siano esse dolci, formaggio o altro.
Il bastone è noto, vedi Moldova e Georgia; si parla di gas, e se ne parla alla fine di novembre (gli euroburocrati hanno mai pensato che forse certi accordi sarebbe meglio firmarli in primavera, quando c’è tempo per gestire la situazione?!): l’Ucraina già non è in grado di far fronte ai debiti contratti in passato, figuriamoci pagare circa 13 miliardi di dollari nel 2014 qualora il prezzo imposto fosse 450 dollari. Si parla di interscambio commerciale, che una decisione politica può far bloccare. Poi c’è la Crimea, che la Russia non reclama, ma dove in momenti di scontro vengono rilasciati passaporti russi con facilità impressionante, come East Journal ha già avuto modo di sottolineare, e che potrebbe diventare futura area di conflitto sul genere di Transnistria, Abkhazia e Ossezia del sud.
Putin avrà menzionato il fatto che lui non ha intenzione di far problemi su questioni democratiche, su prigionieri più o meno politici (vedi Tymoshenko) o su altri argomenti interni. Ed avrà di sicuro minacciato che in caso di firma dell’Accordo la Russia, e lui in particolare, non l’avrebbero mai appoggiato, né personalmente né finanziariamente, per un secondo mandato nel 2015. Argomenti forti, validi e credibili: Putin, si sa, rispetta la sua parola.
Dall’altra parte non c’è la possibilità di rilanciare: l’UE le sue carte le aveva scoperte tanto tempo fa: 500 milioni di euro di risparmi doganali, 186 milioni per implementare le riforme, tra le quali l’indipendenza sostanziale, oltre che formale, della magistratura, inclusa la Procura, 610 milioni a riforme avvenute. Anche qualora l’Europa avesse voluto rilanciare, come fare? Putin lo sapeva bene ed ha aspettato l’ultimo momento, sapendo che la sua proposta era più “convincente”. Una proposta che non si può rifiutare, parafrasando il Padrino di Francis Ford Coppola.
L’Europa si è mossa in ordine sparso. Dietro a formali apprezzamenti c’è stato grande disinteresse. Solo gli stati baltici e la Polonia hanno fatto di tutto affinché l’Ucraina abbracciasse l’Europa, mentre Parigi, Berlino, Roma e Madrid in primis, non hanno fatto alcunché. Aleksander Kwasniewski e Pat Cox, ex Presidente polacco ed ex Presidente del Parlamento Europeo, a capo della delegazione europea incaricata delle trattative, non hanno mai avuto pieni poteri e non hanno più alcun peso politico in Europa. Catherine Ashton, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, è stata – tanto per cambiare- poco più che una comparsa. Davvero una brutta figura per Europa.
Yanukoviych ha fatto ciò che qualsiasi politico avrebbe fatto al suo posto: ha spinto per le lunghe la trattativa cercando di ottenere il massimo. Avrebbe preferito avvicinarsi all’Europa, così come la maggioranza degli Ucraini, ma l’Europa ha giocato male la partita e non gli ha dato alcuna forma di protezione dal suo amico-nemico Putin. La gente a Maidan e nelle altre piazze ucraine è un piccolo prezzo da pagare: non avverrà un’altra Rivoluzione Arancione, anche perché la sua rivale, la Tymoshenko, resta in carcere e gli altri leader non hanno il carisma e la capacità per ricreare quel che è avvenuto nel 2004.
La bella Ucraina, con le sue lunghe trecce bionde, ha scelto il ragazzo muscoloso, un po’ violento, ma certamente concreto: la Russia. L’Europa, questo giovanotto timido ed educato, non ha ancora capito come si gestiscono questi giochi amorosi, e a certe cose non sa proprio ancora pensare!
Nessun commento:
Posta un commento