L'autorevole Sole24ore, pubblica oggi un articolo sulle auto elettriche, affermando che nel 2030 sostituiranno quelle diesel.
NEL 2030 L'«ELETTRICA» SOSTITUIRA' IL DIESEL
Il 2015 è stato un anno di svolta per il settore dell’auto: la differenza di costo tra i motori a combustione e quelli elettrici si chiuderà rapidamente, ed entro il 2030 il mix di motorizzazione si sposterà in misura decisiva dal diesel all’elettrico».
L’ardita profezia è contenuta nell’Automotive Study 2016 della società di consulenza AlixPartners, secondo la quale però per il decollo delle auto a batterie serviranno investimenti colossali (soprattutto da parte dei soggetti pubblici) nelle infrastrutture di ricarica: la società stima per esempio in 5 miliardi di euro l’investimento necessario a dotare una città come Milano delle infrastrutture necessarie (cifra che sale a oltre 10 miliardi per metropoli come Londra o Parigi). «È la prima volta che siamo così positivi sulle prospettive dell’auto elettrica», spiega Giacomo Mori, managing director di AlixPartners in Italia. «Ci hanno convinto i progressi significativi nella tecnologia delle batterie e le prospettive di un calo dei costi, oltre che – dall’altro lato – i costi crescenti per adeguare i motori a combustione alle normative stringenti sulle emissioni. Dal punto di vista della tecnica e dei costi siamo vicini al punto di svolta; resta il problema delle infrastrutture di ricarica».
La parte dello studio relativa alle diverse motorizzazioni inizia con l’analisi delle conseguenze del dieselgate, e in particolare dai test che hanno dimostrato scostamenti significativi tra le emissioni nei test di laboratorio e quelli su strada. La probabile introduzione di test più realistici dal 2017 rappresenta una sfida significativa, poiché le emissioni misurate su strada sono più elevate del 40-50% per quanto riguarda il CO2 e da tre a sette volte maggiori per gli ossidi di azoto. Ciò significa che per rispettare i target 2021 in condizioni di test realistiche «i costruttori dovranno più che raddoppiare i tassi annui di riduzione delle emissioni», con le auto diesel più in difficoltà di quelle a benzina.
Secondo AlixPartners «l’ottimizzazione dei motori a combustione resta la strategia economicamente più efficiente nei prossimi dieci anni»; tanto più – aggiungiamo noi – che i costruttori sono già impegnati sul fronte degli investimenti in tecnologie come la guida autonoma o la crescente connettività. Ma la severità dei futuri standard cambierà lo scenario: i limiti alle emissioni inquinanti che potrebbero essere imposti al 2030 (50 g/km di CO2 per le auto piccole) imporranno «una quota significativa di auto elettriche per le vetture più piccole di ibridi per quelle più grandi». Senza contare che, a lungo termine, la differenza di costo tra i motori a combustione e quelli elettrici si ridurrà in misura significativa (si veda il grafico) per i progressi e le economie di scala sulle batterie e il costo crescente della riduzione delle emissioni. Il risultato? Di qui al 2030 la quota delle vetture diesel in Europa potrebbe crollare dall’attuale 55% al 9%; quella delle vetture a benzina calerebbe dal 45 al 25%, mentre ibridi ed elettrici peserebbero per i due terzi delle vendite (di cui il 20% a batterie, quindi a emissioni zero). Lo studio prevede invece che l’altra potenziale tecnologia del futuro, quella di motori a celle di combustibile alimentati a idrogeno, non raggiungerà volumi significativi entro il 2030.
La parte dello studio relativa alle diverse motorizzazioni inizia con l’analisi delle conseguenze del dieselgate, e in particolare dai test che hanno dimostrato scostamenti significativi tra le emissioni nei test di laboratorio e quelli su strada. La probabile introduzione di test più realistici dal 2017 rappresenta una sfida significativa, poiché le emissioni misurate su strada sono più elevate del 40-50% per quanto riguarda il CO2 e da tre a sette volte maggiori per gli ossidi di azoto. Ciò significa che per rispettare i target 2021 in condizioni di test realistiche «i costruttori dovranno più che raddoppiare i tassi annui di riduzione delle emissioni», con le auto diesel più in difficoltà di quelle a benzina.
Secondo AlixPartners «l’ottimizzazione dei motori a combustione resta la strategia economicamente più efficiente nei prossimi dieci anni»; tanto più – aggiungiamo noi – che i costruttori sono già impegnati sul fronte degli investimenti in tecnologie come la guida autonoma o la crescente connettività. Ma la severità dei futuri standard cambierà lo scenario: i limiti alle emissioni inquinanti che potrebbero essere imposti al 2030 (50 g/km di CO2 per le auto piccole) imporranno «una quota significativa di auto elettriche per le vetture più piccole di ibridi per quelle più grandi». Senza contare che, a lungo termine, la differenza di costo tra i motori a combustione e quelli elettrici si ridurrà in misura significativa (si veda il grafico) per i progressi e le economie di scala sulle batterie e il costo crescente della riduzione delle emissioni. Il risultato? Di qui al 2030 la quota delle vetture diesel in Europa potrebbe crollare dall’attuale 55% al 9%; quella delle vetture a benzina calerebbe dal 45 al 25%, mentre ibridi ed elettrici peserebbero per i due terzi delle vendite (di cui il 20% a batterie, quindi a emissioni zero). Lo studio prevede invece che l’altra potenziale tecnologia del futuro, quella di motori a celle di combustibile alimentati a idrogeno, non raggiungerà volumi significativi entro il 2030.
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