15 giugno 2016

Tigre volante a Civitanova

Ammetto che fino a venti giorni fa non avevo mai sentito nemmeno nominare la catena di negozi Tiger. Un giorno, dato che mi interesso di marketing, ho letto nel mio sito di riferimento un articolo cha parlava del "Caso Tiger" e del loro modo di fare digital marketing e di adottare strategie di comunicazione.

Forse è meglio dire "il loro modo di NON fare marketing", dato che l'articolo in questione trattava dello strano caso di questo simpaticissimo brand danese che non vende online e non fa promozione online.

Avevo sentito dire che nelle Marche ce n'era uno ad Ancona ma cercando nel loro sito non è uscito fuori e quelli più vicini risultano essere a Pescara, Arezzo o Roma.

Se qualche giovane è interessato, nella loro vetrina al Cuore Adriatico c'è l'indirizzo email a cui mandare il cv.



Fonte: ninjamarketing.it

Il caso “Tiger”: quando i prodotti parlano da sé

Come accettare il fatto che l'arcinoto e simpaticissimo brand danese non abbia nessuna strategia di comunicazione o digital marketing?


Canestro da tavolo, torcia laser, palloncini autogonfiabili, cerotti multicolor e scotch con i baffi.
No, non è un’improbabile lista della spesa nè uno spezzone della famosa parodia de “Il Signore degli Anelli”: sono solo alcuni dei super colorati e più o meno utili prodotti venduti da Tiger, l’ormai famosa catena danese di oggettistica che ad oggi conta fino a 620 negozi in ben 28 Paesi.


Data la rapida ascesa e l’enorme successo di Tiger, viene spontaneo chiedersi quale efficacissima strategia di marketing abbia messo in atto, con quanta accuratezza sia stato studiato il target di riferimento e come sia riuscito a comunicare i propri valori di marca in modo organico e distintivo.

Beh, se lo chiedessimo ai top marketer del brand otterremmo una risposta alquanto bizzarra: non ne hanno la più pallida idea.


Tiger in comunicazione

Trattandosi principalmente di un offline retailer, le comunicazioni di Tiger si sono sviluppate per lo più  all’interno dei punti vendita, attraverso vetrine ben allestite e tradizionali instore flyer. La cosa interessante è che, per quanto l’attività online e sui social network sia ridotta al minimo,  Tiger comunque è riuscito a ottenere un considerevole numero di follower.

Che sia sorprendente non lo diciamo solo noi, ma anche Klauss Vemmer, head of global marketing del brand:

    “We have 1.4 million followers and we don’t know who they are. It’s good that we have so many but how should we communicate with them? We have done campaigns, and are pushing in to new markets, but we are not really working in a structured way and we are not learning anything”.

Una strategia che ruggisce

Forse, però, Tiger una scelta strategica l’ha fatta senza nemmeno accorgersene. Ha scelto semplicemente di offrire ai consumatori prodotti frivoli, divertenti, di facile utilizzo e ben fatti a prezzi competitivi, riuscendo così ad innescare il più efficace e più antico di tutti i mezzi pubblicitari: il passaparola.


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