05 aprile 2019

Tanti incompetenti ricoprono posizioni di vertice

Vi è mai capitato di essere più preparati di altri, per esempio al liceo, ma di beccarvi poi agli orali, o alla maturità, dei voti peggiori?  Oppure di avere un’ottima seniority in azienda, di essere pronti per una promozione, ma che poi venga scelto qualcun altro, meno competente, ma con una sicurezza in se  superiore alla vostra?


Perché così tanti incompetenti ricoprono posizioni di vertice

Ho sempre pensato, nel mio lavoro, che bisogna andare oltre le apparenze: ci sono persone che sono molto capaci di vendersi, ma che, appena scavi un po’, ti rendi conto che sono l’incarnazione dei personaggi del film “Sotto il vestito niente”: il vuoto pneumatico dentro un bell’involucro esterno. Al contrario, ci sono persone che sono poco carismatiche e comunicative, ma che quando vai a fondo su quello che sanno fare e che possono portare all’azienda, sono fantastiche: semplicemente, non hanno l’apparente self confidence (a volte posticcia) che altri invece hanno.

Su questo tema, a supporto di quella che per me è già da tempo un’evidenza empirica, è appena uscito, pubblicato da Harvard Business Review Press, un bel libro dello psicologo Tomas Chamorro-Premuzic, dal titolo “Why do so many incompetent men become leaders?”: il titolo è molto accattivante, il contenuto anche. Una lettura che consiglio, davvero ispirante.

Chamorro si fa due domande: perché è così facile per i maschi alfa incompetenti diventare leader? E perché è così difficile invece per persone competenti, le donne competenti e i maschi beta, avanzare nella carriera?

Dopo ricerche rigorose, l’autore arriva alla conclusione che nonostante gli uomini rappresentino la stragrande maggioranza dei leader, in realtà sono meno performanti delle leader donne. In effetti, la maggior parte delle organizzazioni identifica il potenziale di leadership con alcuni tratti di personalità distruttivi tipici dei maschi alfa, come l’eccesso di sicurezza in sé e il narcisismo. In altre parole, questi tratti possono essere utili per assumere un ruolo di leadership, ma diventano poi un vero e proprio problema una volta che la persona ha assunto una posizione di vertice.

E ancora, il sistema premia l’arroganza rispetto all’umiltà, e il parlare a voce alta rispetto alla saggezza e all’understatement. Chi non rientra nello stereotipo, ad esempio alcune donne (non tutte ovviamente) o i cosiddetti maschi beta, non diventa leader nonostante ne abbia tutte le competenze e potrebbe essere un leader migliore rispetto al maschio alfa che tutti identifichiamo come “il” leader.

Lo psicologo fa un esempio, noto a noi tutti: Roger Federer, probabilmente il miglior giocatore di tennis di tutti i tempi, quando vinse il suo ottavo titolo a Wimbledon, dichiarò alla BBC che il segreto del suo successo era la sua sicurezza in se. Il problema è che Federer unisce alti livelli di self-confidence a una capacità di giocare a tennis che nessun altro ha al mondo. Quanti leader invece hanno la stessa sicurezza in se di Federer senza averne le competenze, e nascondono invece con efficacia un vero e proprio vuoto pneumatico? Meditate gente, meditate… ps ovviamente il discorso vale anche per i leader politici, ahimè.

roberto.dincau@langpartners.it

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