10 marzo 2016

Credi di essere intelligente?

Riporto dall'ottimo Zeusnews.it questo dettagliato articolo sulle caratteristiche delle persone che dovrebbero essere più intelligenti della media, con le relative spiegazioni.

La lista nuda e cruda è di seguito mentre per le spiegazioni bisogna continuare dopo la foto.

01. Quelli che hanno preso lezioni di musica
02. Quelli che sono stati allattati al seno
03. Quelli che si preoccupano molto
04. Quelle che fanno uso di droghe ricreative
05. Quelli che fanno uso regolare di alcol
06. Quelli nati per primi
07. I mancini
08. Quelli più alti
09. Quelli che hanno imparato presto a leggere
10. Quelli con idee progressiste
11. Quelle che possiedono un gatto
12. Quelli divertenti
13. Quelli magri


 

La misura dell'intelligenza è una delle attività più complicate e criticate che esistano. Anche i test che "misurano" il quoziente d'intelligenza sono da tempo e da più parti criticati: ci sono psicologi che li rifiutano poiché affermano che avvantaggerebbero certi gruppi sociali a discapito di altri, o perché ritengono che l'apporto della creatività non venga tenuto in debita considerazione.

Tuttavia, appaiono sempre nuove ricerche in base alle quale di volta in volta gruppi di psicologi affermano di aver scoperto un modo nuovo, e più efficiente, per misurare le capacità cognitive.

Di seguito presentiamo quindi quelli che, in base a determinati studi, vengono considerati come segni indicatori di una maggiore intelligenza rispetto alla media, cercando di rispondere alla domanda: quali sono le persone più intelligenti?

1. Quelli che hanno preso lezioni di musica

Ci sono alcune ricerche secondo le quali prendere lezioni di musica da bambini aiuta a sviluppare l'intelligenza. Nel 2004, per esempio, Glenn Schellemberg dell'Università di Toronto rilevò che il quoziente intellettivo in bambini di sei anni che avevano preso per nove mesi lezioni di piano o di canto era più elevato rispetto a quello dei coetanei che non avevano seguito alcuna lezione, o avevano seguito lezioni di teatro.

Un altro studio, risalente al 2011, pare confermare le scoperte di Schellemberg: è stato provato che l'intelligenza verbale di alcuni bambini tra i 4 e i 6 anni è aumentata dopo appena un mese di lezioni di musica.

Tuttavia nel 2013 Schellemberg ha condotto un altro studio che ha messo in dubbio la correlazione tra le lezioni di musica prese da bambini e lo sviluppo dell'intelligenza.

Secondo quest'ultima ricerca non è lo studio della musica a sviluppare l'intelligenza: invece, si tratta di caratteristiche presenti nella personalità dei bambini a permettere loro di raggiungere risultati migliori rispetto alla media. Non è la musica a sviluppare l'intelligenza, ma sono i bambini più dotati a preferirla e a usarla per tenere in esercizio le proprie qualità: «Si possono spiegare pressoché tutti i dati esistenti dicendo che sono i bambini più brillanti a prendere lezioni di musica» afferma il professor Schellemberg.

2. Quelli che sono stati allattati al seno

Che l'allattamento al seno sia preferibile è convinzione di molti. Secondo una ricerca del 2007, però, la sua efficacia benefica si rivela anche nello sviluppo dell'intelligenza del bambino.

Lo studio è stato condotto in Gran Bretagna e Nuova Zelanda su un gruppo di 3.000 bambini. I ricercatori hanno scoperto che coloro che erano stati allattati al seno, e che erano in possesso del gene FADS2, ottenevano un punteggio di sette punti superiore nei test per misurare il QI rispetto a quanti non erano stati allattati naturalmente, oppure lo erano stati ma non possedevano il gene FADS2.

Tuttavia gli studiosi hanno affermato che la correlazione tra questi tre elementi - allattamento, gene, alti punteggi nei test - non è chiara e che occorreranno ulteriori studi per capirla.

3. Quelli che si preoccupano molto

Chi ha una vita spensierata potrà essere una persona felice, ma chi passa la vita in ansia potrebbe essere una persona più intelligente della media.

Lo afferma uno studio recente durante il quale ad un gruppo di studenti è stato chiesto di indicare quanto spesso si sentissero preoccupati e quanto tempo passassero a riflettere sugli aspetti delle situazioni che li turbavano.

Stando ai risultati, quanti tendono a preoccuparsi e a "ruminare" a lungo sulle situazioni ottengono punteggi più alti nei test per misurare l'intelligenza verbale, mentre quanti non mostravano quel comportamento ottenevano punteggi più alti nei test che misurano l'intelligenza non verbale.

4. Quelle che fanno uso di droghe ricreative

Nel 2012, uno studio condotto su 6.000 cittadini britannici nati nel 1958 destò un certo scalpore: i suoi autori sostenevano l'esistenza di un collegamento tra la presenza di un alto QI nei bambini e l'uso di droghe nell'età adulta.

«Il quoziente intellettivo a 11 anni è stato associato con una maggiore probabilità di usare alcune droghe 31 anni più tardi» scrissero i ricercatori (James W. White, Catharine R. Gale, David Batty).

«In contrasto con la maggior parte degli studi che associano un altro quoziente intellettivo nell'infanzia e la salute negli anni successivi, un alto quoziente intellettivo infantile può portare all'adozione di comportamenti potenzialmente dannosi per la salute (per esempio, un eccessivo consumo di alcol e l'uso di droghe) nell'età adulta» scrivono ancora gli studiosi.

Se ciò è vero, i vantaggi di un alto quoziente intellettivo nell'infanzia potrebbero essere vanificati dalle abitudini contratte in età adulta: uno studio del 2014 ha mostrato che l'uso di droghe considerate "leggere" come la marijuana provoca danni a lungo termine sul cervello, come una riduzione della corteccia cerebrale.

5. Quelli che fanno uso regolare di alcol

Secondo lo psicologo evoluzionista Satoshi Kanazawa chi possiede un QI elevato tende a fare un uso maggiore di alcol.

La prova di ciò sta nello studio condotto da Kanazawa, che si è concentrato sulle popolazioni del Regno Unito e degli Stati Uniti: il ricercatore ha scoperto che quanti che avevano ottenuto i punteggi maggiori nei test per la misurazione del quoziente intellettivo affrontati da bambini o da adolescenti avevano finito col consumare più bevande alcoliche, una volta adulti, rispetto a quanti avevano ottenuto punteggi inferiori.

6. Quelli nati per primi

Tra fratelli, i primi a nascere risultano i più intelligenti, seppure di poco. Lo afferma uno studio condotto da alcuni epidemiologi norvegesi, i quali però precisano che il vantaggio non ha motivazioni genetiche.

La conclusione è stata raggiunta dopo l'analisi dei registri militari che contengono i dati - tra cui ordine di nascita, stato di salute e quoziente intellettivo - degli uomini nati tra il 1967 e il 1976.

I risultati hanno indicato che i primi nati hanno un QI medio di 103, i secondi figli di 100 e i terzi figli di 99. La causa sarebbe da ricercare nelle interazioni con i genitori.

«Le nuove scoperte hanno mostrato che i figli maggiori hanno un QI leggermente ma sensibilmente maggiore, con una media di tre punti di distacco dal fratello immediatamente più giovane. E hanno indicato che la differenza non è da attribuire a fattori biologici, ma all'interazione psicologica tra genitori e bambini» sostengono i ricercatori.

7. I mancini

Ci sono alcuni studi statistici che mostrano come tra i criminali la percentuale di mancini sia leggermente superiore a quella presente nel resto della popolazione, sebbene le cause di questo fenomeno non siano chiare.

Vi sono però altri studi secondo i quali i mancini hanno un'affinità con il cosiddetto pensiero divergente, ossia quella forma di creatività alla quale è associata l'elaborazione di idee nuove a partire da uno stimolo, e ciò sarebbe vero soprattutto nella popolazione maschile.

«I mancini erano più bravi, per esempio, nel combinare due oggetti comuni in forme nuove per formarne un terzo: per esempio, a usare un palo e una scatoletta per creare una casetta per uccelli. Si sono anche dimostrati eccellenti nel raggruppare liste di parole nel maggior numero di categorie alternative possibile» scriveva già nel 1995 la reporter Maria Konnikova del New Yorker a proposito della ricerca che ha portato a dimostrare la maggiore creatività dei mancini.

8. Quelli più alti

Secondo una ricerca del 2008, l'intelligenza si vede a occhio nudo: le persone più alte sarebbero infatti anche le più intelligenti.

Dopo aver sottoposto a test per la misurazione del quoziente intellettivo migliaia di volontari, i ricercatori hanno scoperto che i risultati migliori erano ottenuti dagli individui di altezza maggiore.

«Sin dall'età di 3 anni, prima ancora che la scuola abbia avuto la possibilità di svolgere un ruolo, e attraverso tutta l'infanzia i bambini più alti ottengono punteggi significativamente superiori nei test cognitivi».

9. Quelli che hanno imparato presto a leggere

Un'indagine del 2012 condotta nel Regno Unito su quasi 2.000 coppie di gemelli identici ha scoperto che quanti avevano iniziato a leggere prima ottenevano risultati superiori nei test per la misurazione del quoziente intellettivo.

Secondo gli autori dello studio, iniziare precocemente a leggere sviluppa sia l'intelligenza verbale che quella non verbale.

10. Quelli con idee progressiste

Satoshi Kanazawa, lo psicologo evoluzionista che ha scoperto la correlazione tra un maggiore QI e il consumo di alcol in età adulta, sostiene che le persone più intelligenti sono quelle che hanno idee politicamente classificabili come "di sinistra".

Il suo studio in proposito ha mostrato che i bambini che avevano raggiunto migliori risultati nei test per la misurazione del QI finivano per riconoscersi maggiormente nell'area progressista una volta diventati adulti.

11. Quelle che possiedono un gatto

La divisione tra quanti amano e i gatti e coloro che preferiscono i cani potrebbe anche dire qualcosa sull'intelligenza di queste persone. Lo sostiene uno studio del 2014 condotto su 600 studenti universitari americani e basato su un test per misurare la personalità e l'intelligenza.

I ricercatori hanno scoperto che gli amanti dei cani sono più estroversi degli amanti dei gatti, ma anche che questi ultimi ottenevano punteggi più alti nella parte del test che misurava le abilità cognitive.

12. Quelli divertenti

Chi è più divertente è anche più intelligente. La prova di questa affermazione sta in uno studio condotto su 400 studenti di psicologia, col quale sono state misurate le loro capacità di ragionamento astratto e l'intelligenza verbale.

Durante il test è stato chiesto agli studenti anche di scrivere la didascalia per alcune vignette del New Yorker, che sono poi state valutate da alcuni giudici indipendenti: i risultati hanno mostrato che le didascalie più divertenti erano state scritte dagli studenti che avevano ottenuti risultati migliori nei test per misurare il quoziente intellettivo.

13. Quelli magri

La prima formulazione dell'ipotesi circa l'esistenza di una correlazione tra il peso corporeo e l'intelligenza fu formulata nel 2006.

In quell'anno venne pubblicato uno studio svolto nel lustro precedente, durante il quale a 2.200 adulti erano stati somministrati diversi test di intelligenza a un certo intervallo l'uno dall'altro.

Analizzando i dati raccolti in quei cinque anni, i ricercatori giunsero alla conclusione che le capacità cognitive calavano con l'aumentare della circonferenza.

Uno altro studio, pubblicato sempre nel 2006, parve suffragare l'ipotesi: i suoi autori stabilirono che gli undicenni che avevano ottenuti i peggiori risultati nei test d'intelligenza (verbale e non verbale) avevano maggiori probabilità di diventare obesi intorno ai 40 anni.

Più di recente, un terzo studio ha stabilito una correlazione tra un basso QI nei bambini in età prescolare e un elevato indice di massa corporea (BMI).

Tuttavia i ricercatori hanno notato come sia necessario tenere in considerazione anche i fattori ambientali, poiché lo stato socioeconomico dei soggetti può giocare un ruolo in questo fenomeno.

In pratica, quanti possiedono un QI più alto e provengono da famiglie benestanti sarebbero più propensi a ricevere un'alimentazione sana, e quindi ad avere un basso BMI. Invece quanti possiedono un QI più basso e provengono da famiglie meno abbienti sarebbero meno attenti al cibo. La correlazione tra peso e intelligenza potrebbe quindi non essere così automatica come i primi studi lasciavano intendere.

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