08 luglio 2017

Era solo felice che fossero morti

Mi dispiace ma dirlo ma se un mio familiare si dovesse trovare sotto le mani di questa signora farei del tutto per fargli cambiare ospedale. A me non frega niente che sia stata assolta perché non c'erano abbastanza prove, è già gravissimo essersi fotografata sorridente accanto ad anziani appena morti.

Per me, se proprio non andrà in prigione, può comunque andare serenamente a fare in culo.



Assolta in appello Daniela Poggiali, l’infermiera di Lugo accusata di aver ucciso una sua paziente

L’infermiera di Lugo nel ravennate era accusata di aver ucciso una paziente 78enne con un’iniezione di cloruro di potassio. In primo grado era stata condannata all'ergastolo. Assolta perché il fatto non sussiste, disposta l’immediata scarcerazione

Assolta perché il fatto non sussiste. Daniela Poggiali, ribattezzata l’«infermiera killer» di Lugo, nel ravennate, accusata di aver ucciso una paziente di 78 anni con un’iniezione di cloruro di potassio, è stata assolta in secondo grado ed è già uscita dal carcere. Una sentenza che ribalta completamente quella di primo grado, quando l’infermiera era stata condannata all'ergastolo. Ne è stata disposta l'immediata scarcerazione. Alla lettura del dispositivo della Corte di assise di appello di Bologna Daniela Poggiali è apparsa euforica e ha esultato, dicendo «Sì, sì!».

Le prime parole
«Mi hanno dipinto per quello che non sono, e adesso mi riprendo in mano la mia vita», ha detto l’ex infermiera lasciando il carcere. «Voglio riprendere la mia vita normale e tranquilla. Grazie a tutti e arrivederci. Mamma mia che fatica», ha detto ancora. T-shirt bianca, capelli corti, Poggiali è uscita dalla Dozza verso le 20 e ha trovato ad attenderla giornalisti e fotografi, oltre all'ex fidanzato e alle sorelle. Quando è entrata in macchina, ha aggiunto in sostanza che i giudici di Bologna hanno capito, a differenza di quelli di Ravenna, quale fosse la verità. Le sorelle della donna, Barbara e Claudia, hanno commentato: «Siamo contente di questo risultato che finalmente ha reso giustizia a nostra sorella» anche se «quello che le hanno tolto non le potrà essere restituito». «Un senso di grande dolore per la famiglia» esprime l'avvocato di parte civile Maria Grazia Russo che rappresenta la famiglia della 78enne morta a Lugo.

La morte, le foto, la condanna
Daniela Poggiali, 45 anni, infermiera dell’ospedale «Umberto I» di Lugo, in provincia di Ravenna, era stata riconosciuta colpevole nel processo di primo grado per la morte nell'aprile 2014 della 78enne Rosa Calderoni. Secondo i giudici l’aveva uccisa con un’iniezione letale di cloruro di potassio. In alcuni scatti l’infermiera si faceva ritrarre sorridente, con i pollici alzati, vicino al cadavere dell’anziana donna. A marzo 2016 era stata condannata all'ergastolo, pur essendosi sempre proclamata innocente. Il giudice di Ravenna Corrado Schiaretti l’aveva descritta nelle motivazioni della sentenza «fredda, intelligente e spietata. Nemmeno lei sa quanti pazienti ha ucciso» si leggeva, facendo riferimento ad altri casi di decessi sospetti avvenuti nella stessa struttura tra l’aprile 2012 e il novembre 2014. Oggi l’assoluzione da parte della Corte d’Assise d’Appello di Bologna che ha stabilito che «il fatto non sussiste» e ne ha disposto l’immediata scarcerazione. Daniela Poggiali si trovava in carcere dall'ottobre 2014. I due figli della vittima, Rosa Calderoni, si erano allontanati mezz'ora prima che la Corte uscisse per il verdetto, per la tensione emotiva accumulata.

La perizia
Nella primavera scorsa erano stati proprio i giudici della Corte d’Appello a disporre una perizia medico-legale per accertare le cause della morte dell’anziana. Perizia dalla quale è emerso che non è possibile affermare che la 78enne sia morta a causa delle patologie pregresse, fra cui diabete e problemi di cuore. Ma che il suo quadro clinico è «solo in parte compatibile» con una somministrazione di potassio a livelli letali. In primo grado fondamentale era stata la testimonianza della figlia dell’anziana che aveva spiegato come Daniela Poggiali fosse stata l’ultima a fare visita alla madre per somministrarle cure. La morte era avvenuta circa 60 minuti dopo. Tempistica però che secondo i periti nominati dalla Corte d’Appello era incompatibile con una somministrazione di cloruro di potassio a livello giugulare « che ne avrebbe causato l’immediato arresto cardio-respiratorio». Nella seconda ipotesi, ovvero che la somministrazione fosse avvenuta attraverso il piede, la donna avrebbe dovuto accusare forti dolori, circostanza non riferita dalla figlia. Resta il fatto che a 56 ore dal decesso il consulente dell’accusa trovò nell'umor vitreo della paziente valori di potassio sballati. Non abbastanza, ha stabilito la Corte d’Appello, per dire che è stato quello a ucciderla.

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