Supponiamo che una donna vada in vacanza in un paese esotico. Facciamo il Kenya. E supponiamo che sulla spiaggia incontri un bel ragazzo del posto. Supponiamo che tra i due succeda qualcosa. Stanno insieme, hanno dei rapporti sessuali e, durante la vacanza, lei lo porta al ristorante o lo fa dormire nel suo resort. Non paga la prestazione sessuale, ma gli fa dei regali, anche in denaro.
È una storia romantica o è turismo sessuale femminile?
Turismo sessuale femminile, chi sono e dove vanno le donne che cercano “toy boy” all’estero
I paesi più interessati sono quelli del Sudamerica, oltre alla Giamaica e a Capo Verde, ma anche in Kenya. TPI.it ha provato a capirne di più
Supponiamo che una donna vada in vacanza in un paese esotico. Facciamo il Kenya. E supponiamo che sulla spiaggia incontri un bel ragazzo del posto.
Supponiamo che tra i due succeda qualcosa. Stanno insieme, hanno dei rapporti sessuali e, durante la vacanza, lei lo porta al ristorante o lo fa dormire nel suo resort. Non paga la prestazione sessuale, ma gli fa dei regali, anche in denaro.
È una storia romantica o è turismo sessuale femminile?
Per le donne, si tratta di vere e proprie relazioni romantiche. Raramente per loro pagarli rappresenta una forma di prostituzione, almeno secondo la sociologa dell’Università di Leicester Jacqueline Sanchez Taylor (Dollars are a Girls’ Best Friend? Female Tourists’ Sexual Behaviour in the Caribbean, agosto 2001, Sociology).
Taylor ha intervistato 240 turiste sulle spiagge di Negril, in Giamaica, e a Boca Chica e Sosua in Repubblica Dominicana. Un terzo di loro aveva avuto rapporti sessuali con uomini del posto durante la vacanza e il 60 per cento di loro e riconosceva che nella relazione influivano elementi di “natura economica”.
Nonostante questo, non si sentivano “turiste sessuali”. Solo il 3 per cento delle 240 intervistate ammetteva che le relazioni erano state “esclusivamente fisiche” e oltre il 50 per cento le definiva “romantiche”.
Il fenomeno
Non esistono dati ufficiali sul turismo sessuale femminile, anche se sono stati condotti in proposito diversi studi, come quello della professoressa di antropologia della University of British Columbia Susan Frohlick, che si concentra sulla Costa Rica.
In un altro studio, i ricercatori dell’Università di Santo Domingo hanno intervistato vari beach boys della Repubblica Dominicana.
Questi hanno raccontato che, se cercano soldi, si avvicinano sulla spiaggia a donne mature (dai 40 in su) o sovrappeso.
Scelgono le turiste meno abbronzate, perché vuol dire che resteranno più tempo, e cominciano a parlare, offrendosi come guide turistiche, istruttori di ballo, o proponendo di fare esperienze di vita tipiche del posto.
Per gli intervistati le donne più facili sono le canadesi francesi, seguite dalle canadesi inglesi. Al terzo posto ci sono le italiane.
Per quanto colorite, queste interviste però ci dicono poco sul fenomeno nel suo complesso.
“Il fenomeno è stato attenzionato da poco, anche per via di una serie di pregiudizi e di limiti nella ricerca sui costumi sessuali delle donne”, spiega a TPI.it è Yasmin Abo Loha, segretario generale dell’associazione Ecpat Italia Onlus, che ha condotto a gennaio 2018 la campagna “Stop sexual turism” e che si occupa di contrasto alla prostituzione minorile.
Su una cosa infatti bisogna essere chiari: se il ragazzo è minorenne, si tratta di pedofilia, un crimine per cui gli italiani possono essere puniti a prescindere dal fatto che lo abbiano commesso all’estero.
“C’è poca attenzione su questo”, dice Abo Loha, “si pensa sempre che la donna, quando si parla di sessualità, eventualmente sia una vittima”.
Questo diventa un limite sia per l’analisi del fenomeno sia per l’intercettazione di chi commette il reato.
“Se c’è un uomo adulto con una bambina o un’adolescente scatta immediatamente l’allarme. Invece se c’è una donna adulta con un ragazzo che potrebbe sembrare maggiorenne, è difficile che qualcuno li fermi, chieda loro i documenti e controlli”, dice Abo Loha.
Nonostante la difficoltà nel reperire i dati, l’associazione Ecpat ha raccolto qualche informazione.
“I paesi più gettonati per le donne sono quelli del Sudamerica, oltre alla Giamaica e a Capo Verde. Negli ultimi anni c’è anche attenzione verso l’Africa, e in particolare verso paesi dove c’è già un flusso turistico, come il Kenya“, spiega Yasmin Abo Loha.
Spariscono da questo elenco i paesi del Sudest asiatico, che sono invece quelli in cui si recano tradizionalmente gli uomini che mettono in atto turismo sessuale con minorenni.
“Nel Sudest asiatico i ragazzi non hanno di certo le caratteristiche fisiche che cerca una donna di una certa età che vuole un’avventura”, spiega Abo Loha. “Sicuramente un sedicenne cambogiano ha caratteristiche fisiche diverse, sembra più un bambino, rispetto a un adolescente brasiliano”.
Ma quali sono le differenze tra turismo sessuale maschile e femminile?
“Non c’è notevole differenza rispetto agli uomini”, sostiene Yasmin Abo Loha. “Le caratteristiche del fenomeno sono identiche, anche in termini numerici: si suppone che la maggior parte siano i ‘clienti occasionali’.”
“La differenza sta nell’approccio”, prosegue. “L’uomo è difficile che si innamori nel corso della vacanza, e tende a cambiare partner ogni sera durante la sua permanenza”.
“La donna invece trova il suo toy boy per tutta la vacanza, ha un approccio più romantico e sentimentale, come se avesse trovato un amore occasionale”, dice Abo Loha. “Sì, si fanno delle promesse, si parla anche della possibilità di farlo venire in Italia, ma questo è un po’ più raro”.
È bene ricordare, comunque, che sul fenomeno rimane comunque l’ombra dello sfruttamento.
“Apparentemente può sembrare che siano i ragazzi stessi che, sulle spiagge, ammiccano e cercano le donne da cui farsi mantenere per un lasso di tempo, ma se sono minorenni si tratta di pedofilia”, spiega Abo Loha.
“Se hanno dai 18 anni in su, invece, non rientra nel fenomeno della prostituzione minorile. Bisognerebbe capire le finalità dell’una e dell’altra parte, ma non è qualcosa di cui ci occupiamo”.
Quando è l’uomo locale ad approfittarsene
Donatella è una donna italiana che vive a Malindi. Si è trasferita in Kenya alla fine del 2000 e ha sposato un uomo masai, che ha conosciuto lì.
Lei e suo marito organizzano Safari ed escursioni in Kenya e in Tanzania (qui la loro pagina Facebook, Donamasai).
Contattata da TPI.it via email, Donatella conferma che nascono spesso delle storie tra uomini o donne del posto e turisti. “Qui capita”, sostiene, “e non poco”.
Donatella offre però una lettura del fenomeno molto diversa.
“Spesso sono storie che iniziano per esclusivo interesse da parte dei ragazzi (e ragazze) locali“, scrive. “Ci sono molte storie che non iniziano per il sesso, ma perché il bianco o la bianca riescono veramente a innamorarsi. E anche il locale che riesce a far credere di aver trovato l’amore della sua vita”.
“Purtroppo spesso dietro questi amori si celano mogli o mariti e anche consapevoli della storia nata tra il compagno o compagna con il bianco o la bianca”, prosegue Donatella. “Sono soldi che comunque arrivano a casa …e ne beneficiano ambedue”.
“La cosa più triste è che spesso ho visto donne e uomini innamorarsi di un locale e arrivare a intestare auto o addirittura case al nuovo amore africano. Risultato? Casa o auto persa dopo poco”.
Le azioni del governo italiano contro il turismo sessuale
L’Italia è uno dei paesi più all’avanguardia per il contrasto al turismo sessuale.
Da vent’anni ha una legge che punisce il turismo sessuale con minori e che è stata presa a modello anche dall’Unione europea e dall’Organizzazione mondiale del turismo.
Il punto cruciale è che questo tipo di reato è punibile in Italia anche se commesso all’estero, come spiega a TPI.it Stefano Landi, presidente di SL&A, che da undici anni si occupa dell’Osservatorio nazionale circa l’applicazione della legge 269/98, per conto dell’Ente Bilaterale Nazionale Del Turismo (Ebnt).
“Molti prendevano questa attività come un passatempo”, dice Stefano Landi, “perché purtroppo in molti paesi la pedofilia o la prostituzione minorile è un fenomeno endemico. Ma in Italia è vietatissima e noi la vietiamo anche agli italiani all’estero”.
“Per questo è obbligatorio che questa informazione sia scritta su tutti i cataloghi dei tour operator”, dice. “Ma dal momento che molta dell’intermediazione turistica ormai si svolge online dobbiamo stare attenti che anche tutte le homepage online riportino l’informazione”.
Ma quali sono i prossimi passi che dovrebbe intraprendere il nuovo governo?
“Il nuovo governo dovrebbe rendersi conto che c’è stato un piano nazionale di contrasto dello sfruttamento sessuale e dell’abuso di minori, ma che quasi nulla è stato fatto”, sottolinea Yasmin Abo Loha.
“In questo piano c’era anche l’obiettivo di replicare una campagna sul turismo sessuale in occasione dei viaggi all’estero”.
“L’Italia è forte nell’azione di cooperazione investigativa, un po’ meno a livello di cooperazione giudiziaria, quindi sicuramente questa va intensificato questo aspetto. Bisogna trovare una formula per far sì che queste persone vengano poi effettivamente condannate. Spesso in Italia non sappiamo chi viene arrestato all’estero per questi reati”.
[Link]
Nessun commento:
Posta un commento