01 luglio 2018

Truffatori a caccia di codici fiscali

Prendo spunto da una brutta cosa che ho visto in un gruppo Facebook, dove una signora, con tutte le migliori intenzioni del caso, ha pubblicato una tessera sanitaria che ha trovato in un distributore di sigarette. Per di più, altre 10 persone hanno condiviso quel post e solo una donna ha capito che ciò non andava fatto e ha scritto "Il gesto è lodevole, ma non credo che pubblicare il codice fiscale della signora sia il massimo". Poi sono arrivati gli esperti che l'hanno tranquillizzata, affermando che con il codice fiscale non ci si fa niente. L'articolo seguente non dice esattamente le stesse cose..



Truffatori a caccia  di codici fiscali

BARI - Identità rubate, alla vecchia maniera, saccheggiando le cassette delle lettere, svaligiando appartamenti, frugando nella spazzatura oppure curiosando nei distributori automatici di sigarette dotati di sistema lettura dati anagrafici. Una indagine della Procura di Bari ha svelato un giro di truffe ai danni di ignari cittadini derubati delle proprie identità con sistemi antiquati ma sempre efficaci. 

È così che il signor Rossi si è accorto che qualcuno aveva utilizzato i suoi «dati sensibili» accollandogli anche un bel debito. Tutto è cominciato, secondo la ricostruzione degli investigatori, quando l’ignaro signor qualunque titolare della tessera sanitaria numero XXX, accortosi di aver smarrito il documento rilasciato dal Ministero della Salute, che riporta anche il numero di codice fiscale, non ha segnalato la cosa alle forze dell’ordine. Si è limitato a chiedere un duplicato è tutto è finito lì fino a quanto il postino non gli ha consegnato la comunicazione di una finanziaria convenzionata con un grande centro commerciale che lo invitava a far fronte al pagamento a rate di un elettrodomestico, un computer, un telefonino che il signor Rossi non aveva mai comprato. 


La tessera dello sfortunato utente del servizio sanitario nazionale è stata ritrovata insieme ad altre decine ma anche a numerose corrispondenze e comunicazioni «sensibili» di enti (rubate dalle buche delle lettere o in furti in appartamento) nell’abitazione di un pregiudicato legato alla malaffare del «compresorio» criminale San Paolo-San Girolamo. Una ottantina i «documenti» recuperati dagli investigatori che hanno contattato i titolari dei codici fiscali e dei numeri di identificazione delle tessere sanitarie. Una parte di questi si era già vista accollare richieste di prestiti e spese per l’acquisto di elettrodomestici, computer, telefoni cellulari. La truffa ai loro danni era già stata consumata o era «in corso d’opera». 

Gli investigatori stanno proseguendo nelle indagini. Esiste il fondato sospetto che la truffa sia organizzata e a muoverne le fila siano truffatori esperti, particolarmente abili nel procurarsi le informazioni necessarie. Ci sono molti modi attraverso cui può essere rubata una identità. I dati che raccontano la nostra storia anagrafica e fiscale, sono riportati anche nella busta paga, nella bolletta di luce, gas e telefono, in una cartella esattoriale, in quella specie di archivio universale di dati e informazioni che è internet. Gli esperti dicono che occorrono mediamente più di 6 mesi per scoprire che qualcuno si è impossessato del nostro nome e cognome, del nostro indirizzo di casa, del codice fiscale, della partita Iva. In alcuni casi, si può rischiare di perdere la propria reputazione creditizia di buon pagatore (come è accaduto ad alcuni dei titolari dei documenti ritrovati in casa del pregiudicato barese) e avere problemi a ottenere nuovi finanziamenti o prestiti. Questo genere di frodi hanno fatto registrare tra il 2010 e il 2011 un incremento del 7%. Andamento confermato anche dai dati parziale del 2012. 

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