25 luglio 2016

Ho spinto un bancario al suicidio

Qualche giorno fa ho accompagnato mio padre in banca perché sapevo che c'era da discutere. Avendo dei titoli in scandenza, era stato a parlare con la direttrice e non essendogli stato proposto nulla di economicamente appetibile, siamo tornati con l'intenzione di chiudere il conto, attivo solo per quei prodotti.

Dopo un po' di fila allo sportello, mi avvantaggio (tanto ci avrebbero comunque mandato da lui) e chiedo ad un signore all'interno di un ufficio se potevamo chiedere a lui per la chiusura del un conto. Manco a dirlo, ci ha fatto immediatamente accomodare ed è iniziata una trattativa durata una quindicina di minuti, riportata nel video seguente, dopo aver eliminato le parti meno interessanti e ripetitive. 

Sapevo già che avrebbe cercato di temporeggiare o di impedircelo, anche violando la legge, per cui, prima di entrare, ho premuto rec sull'applicazione del registratore del mio smartphone.

Mi è dispiaciuto molto vedere quell'uomo, prima fiero, sicuro di se, col sigaro in bocca, "zerbinarsi" quando ha capito le nostre intenzioni ma mi ha fatto un po' incazzare il fatto che, dicendo bugie, abbia cercato di impedire a mio padre di chiudere il conto.

Ha detto infatti che il conto, essendo cointestato, avrebbe necessitato della firma di entrambi i titolari (lui e mia madre) per poter essere chiuso, con l'unico intento di farli tornare e provare un nuovo affondo per dissuaderli dal farlo.

Io sono stato, oltre che deciso, anche abbastanza chiaro, dicendo che dopo aver parlato con la direttrice e non avendo ricevuto proposte interessanti, era del tutto inutile parlare con altre persone perché se non ci fossero novità, sarebbe stata una perdita inutile di tempo, ma se ci fossero state, ci saremmo incazzati perché avrebbero dovuto dircele prima.

Il finale è stato quasi comico. Usciti da quell'ufficio siamo andati allo sportello e in un minuto abbiamo fatto il bonifico verso un'altra banca e chiuso il conto corrente. La la signorina infatti, avendoci visti uscire da lì, ha presupposto (giustamente) che ne avevamo già discusso e che ormai era inutile ogni altro tentativo ma il bancario furfante, pensava che ci fossimo fidati di lui e che saremmo tornati nei giorni successivi con la mamma, per far firmare anche lei. 

Evidentemente quello che ci aveva detto non era vero e quel rapporto bancario cointestato poteva essere movimentato con la firma di uno solo dei due titolari.

Quando ha capito quello che stava succedendo, è uscito dalla sua stanza ed ha chiesto alla signorina come mai lo avesse chiuso e come mai lo avesse fatto senza chiedere a lui. Lei con tutta tranquillità gli ha risposto che pensava che ne avessimo già parlato, essedo stati un quarto d'ora a discutere nel suo ufficio. Bravissima.

Di seguito una sintesi della discussione con il bancario stronzetto.




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