12 dicembre 2016

Quello che non sapete su Huawei

Tutto quello che c'è da sapere sul fenomeno Huawei, il brand che sta spopolando in questo periodo, spiegato in questo esaustivo articolo di Dday.


Huawei ai raggi X: alla scoperta dell'azienda che vuole diventare la numero 1 sul mercato

Dopo anni di dominio dei giapponesi prima e dei coreani il mercato dell'elettronica di consumo sta per essere travolto dal ciclone cinese. Huawei è l'azienda simbolo di questo movimento, e siamo andati in Cina a conoscere il huawei-pensiero e a capire come questa multinazionale da 60 miliardi di dollari di fatturato vive questo momento.

Chi è Huawei? Questa domanda se la sono fatti probabilmente in molti negli ultimi mesi, anche perché il nome Huawei inizia ad essere conosciuto allo stesso modo di Samsung, Sony, LG o Apple. Huawei è una azienda cinese, e per questa azienda l’Italia è il mercato europeo più importante. Se fino al 2013 pochi conoscevano Huawei, e questi pochi probabilmente facevano pure fatica a pronunciare “uauei” senza ingarbugliarsi oggi, grazie anche alla sponsorizzazione del Milan, alla pubblicità e agli ottimi prodotti che sono arrivati sul mercato negli ultimi anni è davvero difficile trovare qualcuno che non sappia che “Huawei è quella dei cellulari”. Una definizione forse un po’ semplicistica, perché la divisione consumer rappresenta solo una piccola parte dei 60 miliardi di dollari che compongono il fatturato annuale di Huawei, ma fa capire che l’obiettivo dell’azienda è stato centrato in pieno, usare prodotti che la gente usa tutti i giorni per far conoscere il marchio che, con i suoi apparati, permette a tutti di navigare in Internet e di telefonare.

L’Italia, come dicevamo poc’anzi, è un paese decisamente importante perché tra tutti gli stati europei è quello dove le mode e i trend riescono, più di ogni altra cosa, a influenzare i processi di acquisto: dalle magliette con la margherita firmate Guru per arrivare recentemente ai TV super sottili Samsung l’italiano si è sempre tuffato sui marchi più forti e in vista del momento. Huawei oggi è un marchio in vista: il millenials che fino a qualche anno fa si vantavano con gli amici mostrando il loro nuovo iPhone, dopo un periodo Galaxy, oggi sbandierano fieri il loro Huawei P8 o il loro P9, seguendo il nuovo trend del momento secondo il quale il brand cinese, come Apple e Samsung, è un marchio “cool”. 


Una tendenza questa che dovrebbe preoccupare seriamente chi sta davanti, e ci riferiamo soprattutto a Samsung: se guardiamo alle quote di mercato in Italia Huawei si sta avvicinando velocemente al colosso coreano e sono in molti a scommettere che entro la fine del prossimo anno, magari solo per qualche mese, potrà esserci un sorpasso che sarebbe a tutti gli effetti storico non tanto per Huawei quanto per la Cina, che dopo Lenovo ha l’opportunità di piazzare un suo “prodotto” in cima alle classifiche che contano. Riuscirà Huawei a sorpassare Samsung, in Italia e in Europa? Dopo essere stati qualche giorno a casa di Huawei abbiamo tirato le somme: ecco 6 motivi che ci spingono a credere che Huawei può davvero diventare la numero 1 al mondo e altri 6 motivi che invece ci portano a pensare che serve ancora un po’ di tempo e lavoro, non  tanto per arrivare in cima ma più che altro per restarci, perché è questo alla fine quello che conta.
Può diventare la numero uno perché...
 

1 - Tutti remano nella stessa direzione perché Huawei è di tutti

Huawei è una azienda atipica per assetto e struttura, tanto che per la sua organizzazione è stata oggetto di studio da parte di molte università di economia occidentali. Mr. Ren Zhengfei, il suo fondatore, ha deciso infatti che la cosa migliore da fare per tutelare l’azienda da lui creata era quella di non possederla: di qui la decisione di lasciare Huawei a tutti i suoi dipendenti. Huawei è tutt’ora una società privata, dove il patron Ren Zhengfei detiene solo l’1.4% delle azioni mentre il restante è di proprietà di quella che viene definita l’Unione, ovvero quasi tutti i 79,563 dipendenti che lavorano in Cina (per quelli stranieri è previsto un piano simile fatto di bonus e incentivi).


Una sorta di schema simile allo stock option americane, con la differenza che Huawei non è una società quotata in borsa e mai lo sarà: ogni anno vengono ridistribuiti i profitti tra i “soci” (in realtà viene distribuito di più) per incentivare chi lavora in Huawei a fare sempre meglio. Una organizzazione di successo, che non crea disparità tra dipendenti e soprattutto che non favorisce differenze nello stile di vita e nei guadagni tra l’ingegnere e il vice president di una divisione. In Huawei vige anche una seconda regola legata a questo schema di retribuzione: più si lavora duro più si viene pagati e ricompensati con bonus e incentivi, ma solo a patto che il lavoro sia finalizzato a migliorare il rapporto tra Huawei e i suoi clienti. E’ proprio quest’ultimo sistema a spingere ricercatori, ingegneri e dipendenti ad ogni livello a cercare di sfruttare ogni ora del proprio tempo, anche quello libero, per trovare qualche soluzione che possa in qualche modo migliorare la posizione dell’azienda sul mercato e rispetto ai concorrenti. E a guadagnarci non è il diretto superiore o il capo della divisione, ma il dipendente stesso.
 

2 - Huawei sa già cosa vuol dire diventare leader e restarlo

La data cruciale per Huawei è il 2012, l’anno in cui il colosso delle telecomunicazioni cinese, leader nel mercato interno, ha sorpassato Ericsson diventando il primo gruppo nella realizzazione di apparati di rete. Oggi la Huawei che gestisce la parte “business”, ovvero le due divisione Carrier e Enterprise è un incredibile case history per la realtà più giovane, quella degli smartphone: è partita nel 1987 realizzando apparati “ispirati” a quelli europei di Nokia e Ericsson e a quelli americani di Cisco ed è arrivata a creare prodotti unici nel suo genere registrando brevetti a raffica (4000 all’anno) e lanciando nuove sfide, come ad esempio il 4.5G dove Huawei è uno dei player fondamentali.


E’ grazie a tecnologie esclusive di Huawei come l’LTE-TDD 4.5G WTTH che in Sardegna Tiscali riuscirà a connettere ad alta velocità sfruttando ponti LTE le zone rurali, ed è sempre grazie al 4.5G che i prossimi Mondiali di calcio potranno essere inviati in streaming in 4K o addirittura in 8K tramite un segnale radio con una latenza minima rispetto alla diretta. Non è un caso che Huawei abbia spostato le migliori pedine della divisione di successo in quella emergente: James Zou, il nuovo General Manager Consumer Business Group di Huawei Italia, ha vissuto sulla sua pelle la scalata di Huawei ai vertici mondiali delle telecomunicazioni, e ora con questo bagaglio di esperienza si prepara a fare altrettanto con Mate 9 e con i nuovi modelli in arrivo, primo tra tutti l’attesissimo P10.
 

3 - Huawei produce tutto in casa per non dipendere da fornitori e gestire al meglio il prezzo

Huawei è l’unica azienda che produce in casa tutti i componenti chiave di uno smartphone, e questo è un traguardo non da poco per una azienda con una storia così giovane, soprattutto negli smartphone. Il SoC Kirin, un processore che può tranquillamente rivaleggiare con Qualcomm, Apple e Samsung, è il fiore all’occhiello di una divisione che anno dopo anno riesce a sfornare un modello più veloce ed ottimizzato senza sbagliare un colpo.

Apple con i processori della serie “A” ha fatto un lavoro davvero incredibile, ma tutt’ora si affida a Qualcomm o a Intel per la parte modem: Huawei costruisce in casa anche il modem, e può sfruttare l’enorme bagaglio di esperienza che arriva dalle altre divisioni. Con l’arrivo del 5G la sezione radio di uno smartphone rivestirà una parte sempre più importante, soprattutto in relazione ai consumi e alla gestione energetica: Huawei insieme ad Ericsson è una delle aziende con il più elevato numero di brevetti legati alle reti di nuova generazione, un pacchetto che si aggiunge al numero totale di brevetti registrati davvero impressionante. Huawei ad oggi ha registrato oltre 50.000 brevetti in Cina, e di questi 30.000 sono riconosciuti anche all’estero. Un risultato che è il frutto dell’investimento del 10% del fatturato annuo in R&D, con oltre il 45% dei dipendenti impegnati in attività di ricerca e sviluppo.


4 - Huawei non copia, “assorbe”, e la differenza seppur sottile è importante

“I cinesi sanno solo copiare”. Questa idea, molto diffusa, è vera solo in parte. Chi ha l’occasione di fare un viaggio in Cina si renderà conto che ormai la Cina, almeno se guardiamo al triangolo d’oro Shenzen, Shangai e Hong Kong, è un paese che ha saputo raccogliere moltissime influenze dal mondo occidentale senza però snaturare il suo essere. La Cina non copia, prende quello che fanno gli altri di buono e cerca di migliorarlo aggiungendoci qualcosa di suo. E Huawei in questi anni ha fatto proprio questo, prendendo spunto da Apple (soprattutto) e dagli altri marchi per portare in casa tutte le idee buone, cambiarle e modificarle a modo suo riproponendole su prodotti che seppur ispirati sono comunque diversi.

E’ l’azienda stessa a incitare le persone a vedere quanto di buono hanno fatto i competitor, e non ci siamo stupiti più di tanto quando nel corso di una intervista Simon Wang, Vice Persident Handsets P and Mate Series, al posto di usare uno smartphone prodotto dal suo gruppo di lavoro ha tirato fuori dalla tasca, per rispondere ad una chiamata, un fiammante iPhone 7 Plus. “Huawei chiede a tutti di usare i prodotti della concorrenza, se vendono tanto è perché hanno delle cose buone e solo provandoli ci accorgiamo cosa possiamo migliorare e dove dobbiamo intervenire” ci spiega Pier Giorgio Furcas, Deputy General Manager Consumer Business Group di Huawei Italia. “E questo vale in tutto il mondo, aggiunge il manager, anche in Italia usiamo ogni tanto come secondo telefono Samsung o iPhone”. Come non si vergogna affatto a mostrare una interfaccia EMUI con tanti tratti in comune con iOS di Apple o un Mate 9 Porsche Design, che assomiglia davvero tanto ad un Galaxy S7, Huawei non si fa problemi a stroncare soluzioni che invece a suo avviso non sono vincenti. “Avevamo messo sul Mate S lo schermo con rilevamento di pressione come sull’iPhone 6S” - spiega Sim Wang - “ma poi abbiamo capito che non era così utile come si pensava e abbiamo preferito levarlo per tenere il prezzo più basso.” Le idee buone restano e si possono migliorare, ma se una idea non è vincente, come ad esempio la rimozione del jack audio, Huawei sceglie comunque la sua strada.
 

5 - Huawei è con concreta, come lo sono i cinesi: si guarda subito alla sostanza

Abbiamo chiesto a James Zou quale sarà secondo lui la prossima grande rivoluzione nel mondo dell’elettronica di consumo e la risposta, diretta e sincera, ci ha colpito: “Realtà virtuale”. Non ci mettiamo molto a capire il perché di questa risposta: ci è bastato infatti spendere qualche ora per visitare una delle più grosse fiere tecnologiche cinesi, l’Hi Tech Cina di Shenzen, per renderci conto che mentre in Europa e in America tutti stanno ancora pensando quale può essere l’applicazione perfetta per la realtà virtuale, perdendo tempo in demo tanto affascinanti quanto inutili, in Cina le idee le hanno ben chiare da tempo. Sono già nate infatti intere sale giochi basate su visori di realtà virtuale, dai simulatori di tuta alare ai roller coaster per passare alle arene di combattimento e alle corse con le slitte i cinesi hanno già capito come trasformare una nuova tecnologia, la realtà virtuale, in un business di successo capace di fare utili. La stessa praticità Huawei l’ha adottata nei suoi prodotti e continuerà a farlo.


6 - Huawei produce già gli smartphone con i robot, sono più precisi degli umani

Apple produce in Cina, e continuerà a farlo fino a quando Trump non deciderà che deve tornare a produrre in America se vuole usufruire di vantaggi fiscali. Nelle fabbriche Foxconn centinaia di migliaia di cinesi in batterie producono iPhone, Watch, MacBook insieme ad altre centinaia di prodotti destinati ai mercati di tutto il mondo, dall’Xbox One alla Playstation. Foxconn produce anche smartphone Huawei, ma solo ed esclusivamente i prodotti di fascia bassa: “L’outsourcing conviene per certi tipi di prodotti, conferma Zou, ma per i prodotti di punta non ci affidiamo agli umani ma abbiamo una linea produttiva interamente robotizzata”.

Scopriamo quindi che i modelli top di Huawei, in questo momento il Mate 9 e il Mate 9 Porsche Design e prima di loro il P9 e il P9 Plus, vengono prodotti in una fabbrica dove l’uomo ha solo un ruolo di controllo e di gestione, nello specifico il caricamento dei componenti in esaurimento all’interno delle enormi macchine robot. L’assemblaggio e il montaggio degli smartphone top di gamma è totalmente automatico e viene fatto con una precisione che l’uomo non può avere, dal serraggio delle viti alla deposizione degli adesivi. “Utilizzare i robot ad oggi costa di più, non solo per la manutenzione: programmare un robot per fare uno smartphone è decisamente più difficile che insegnarlo ad un uomo, ma il risultato ci dà ragione”. Non è escluso che, in futuro, tutta la produzione possa essere automatizzata con benefici a tutti i livelli. Cade qui un altro mito occidentale, quello delle batterie di cinesi chini su un tavolo a montare smartphone senza pause e con turni di lavoro massacranti: paradossalmente Huawei utilizza l’assemblaggio umano molto meno di quanto facciano le multinazionali americane e europee.


Non è ancora pronta perché...

1 - Solo gli smartphone non bastano per diventare la nuova Samsung

La strategia consumer di Huawei per diventare numero uno ruota esclusivamente attorno al business che conosce meglio, quello delle telecomunicazioni. Una scelta che riflette la praticità di una azienda che non vuole né sbagliare né perdere tempo: è consapevole dei suoi mezzi e del suo vantaggio tecnologico in un campo che conosce bene. Grazie a quanto ha appreso nel mondo enterprise è convinta di poter realizzare fin da oggi smartphone migliori di quelli dei suoi competitor. Questo però potrebbe non bastare: se togliamo le briciole composte da qualche tablet con Windows e da qualche accessorio per smartphone, non ci sono altre categorie di prodotto che non siano gli smartphone. La notorietà di Apple, di Samsung e prima di loro di Sony e delle grade aziende giapponesi è stata costruita attorno ad un portafoglio di prodotti ricco e variegato, che tocca anche la casa.


Se vorrà lasciare un solco profondo nella storia della tecnologia, Huawei dovrà per forza di cose diversificare il suo business, guardando non tanto a settori che ormai sono in “decadenza” come TV e audio ma più che altro a automotive, Internet of Things e smarthome. E, da quando abbiamo visto, ci sta già timidamente provando.
 

2 - Huawei è solo una delle tante brave aziende cinesi che stanno emergendo

Huawei è il fiore all’occhiello di una Cina tecnologica che fino ad oggi ha realizzato i prodotti per l’occidente e che ora ha voglia di dimostrare al mondo intero che non solo può produrre, ma può anche creare e stupire. In scia a Huawei, anche se ancora distanti, ci sono moltissime altre aziende cinesi altrettanto brave e altrettanto valide. Basti pensare ad una One Plus, che tanto piccola non è, capace di realizzare uno smartphone di eccellente qualità come il One Plus 3T oppure a Xiaomi e Meizu, altri due marchi che sono rimasti troppo a lungo “chiusi” all’interno della Muraglia e non vedono l’ora di far vedere al mondo che ci sono anche loro. Riusciranno insieme a creare una devastante onda d’urto per il mercato o finiranno solo per ostacolarsi uno con l’altro?
 

3 - Manca un prodotto che identifichi Huawei come leader anche nell’innovazione

L’impressione che ci siamo fatti, dopo una settimana in Cina e dopo una settimana a stretto contatto con il mondo Huawei è che i cinesi siano ancora più bravi a inseguire che a guidare il gruppo, e questo in tutti i settori, dalla moda alla comunicazione per arrivare alla tecnologia. La divisione enteprise di Huawei ha saputo distinguersi proponendo nel corso del tempo soluzioni innovative e uniche, prodotti e brevetti che ancora oggi le vengono riconosciuti, la divisione consumer non è ancora riuscita a creare quel prodotto simbolo che possa in qualche modo dare a Huawei la chiave del tempio degli innovatori.


Apple ha creato nel corso degli anni molti prodotti che hanno fatto la storia, e lo stesso possiamo anche dire di Samsung: il TV a LED è merito dell’azienda coreana, lo stesso concetto di phablet è una intuizione Samsung e se si guarda al passato ci si accorge che Samsung fu la prima a lanciare sul mercato una action camera, la EgoCam, forse un po’ troppo d’anticipo rispetto ai tempi ma l’idea comunque c’era. Huawei ancora un prodotto simbolo non lo ha realizzato, e nessuno vince una coppa senza portare a casa qualche vittoria.
 

4 - Gli Stati Uniti restano un tabù

La quasi totalità del fatturato di Huawei viene fatto con Europa, Asia e Americhe, fatta eccezione però per gli Stati Uniti. La tecnologia di Huawei, soprattutto per quanto riguarda gli apparati di rete, non è ben vista negli States per ragioni legate soprattutto alla sicurezza: il timore che i cinesi possano avere in qualche modo accesso alle telecomunicazioni americane è una ipotesi che nessuno in America ha mai voluto prendere in considerazione. Inutile dire che il problema non sussiste, anche perché nel mondo la maggior parte degli operatori di rete usa Huawei senza problemi, Vodafone inclusa, e qualcuno ci suggerisce che la reticenza a stelle e strisce nell’usare prodotti Huawei è dovuta quasi esclusivamente alla difficoltà di accesso per gli enti governativi a quegli apparati, cosa che impedirebbe alla NSA di installare spyware e software di sorveglianza di massa. Tralasciando complotti e teorie alla Snowden, l’assenza di Huawei negli States in qualche modo potrebbe ostacolare la scalata alla leadership del colosso cinese, soprattutto nel segmento consumer. I rapporti tra Huawei e le aziende americane poi sono tutt’altro che idilliaci, soprattutto quello con Google, incrinato dalla recente vicenda legata ai Google Pixel. Google avrebbe infatti voluto Huawei come partner per i suoi smartphone, Huawei in cambio voleva apporre il brand sul retro: è saltato tutto, e ora i Pixel li produce HTC.
 

5 - Non si può vivere solo di hardware

Huawei è nato come produttore di hardware e al momento vuole restare produttore di solo hardware perché questo è quello che sa fare bene. Nel mondo delle telecomunicazioni, dove è leader, questa è una scelta vincente, anche perché Huawei deve fornire una ottima infrastruttura di base che gli operatori e i suoi partner implementano e gestiscono come meglio credono con le loro soluzioni proprietarie. Nel mondo degli smartphone essere un puro produttore potrebbe non bastare: Huawei oggi smette di guadagnare quando vende un Mate 9 o un P9, Apple in quel momento inizia a guadagnare. La soluzione per il produttore cinese è ridurre i costi producendo tutto in casa, dal primo all’ultimo componente, così da aumentare i margini di guadagno e profitto, ma questo in futuro potrebbe non bastare se l’obiettivo è riuscire ad avere una divisione consumer forte e indipendente come quella business. Anche perché, inutile girarci attorno, oggi la divisione consumer è solo una stella, seppur luminosa, della enorme galassia di prodotti di rete e infrastruttura Huawei.
 

6 - Troppo convinti delle loro capacità, un leader globale dev’essere globale

“Make it possible” è il pensiero che spinge i quasi 200.000 dipendenti Huawei a migliorare giorno per giorno i loro prodotti per diventare i numeri uno, e l’obiettivo finale è dimostrare che la Cina ce la può fare. Il nome stesso Huawei, tradotto, significa “La Cina può riuscirci”, ed è evidente che il marchio punta ad emergere nel mondo come brand cinese. “Se c’è un ingegnere americano bravissimo a creare le antenne vuol dire che anche un cinese, se studia e si applica, può riuscirci. Anzi, sicuramente può fare di meglio”. Questo è bene o male il pensiero che guida ogni azienda cinese, tuttavia è davvero difficile emergere se non si prendono elementi da tutte le altre culture: i dipendenti stranieri stanno aumentando a vista d’occhio, i centri r&d anche ma gran parte della ricerca e dello sviluppo viene ancora fatto in Cina. Per diventare leader globale Huawei deve iniziare a strappare i migliori ingegneri e i migliori sviluppatori a Apple, a Google, a Microsoft, a Ericsson e alle altre multinazionali.


Una bilancia in perfetto equilibrio, ma anche una bilancia che trascura l’effetto temporale: rispetto alle altre realtà affermate del consumer Huawei è quella che ha bruciato più di tutti le tappe. E’ giovane, dinamica e atipica per essere una società cinese, e soprattutto ha dimostrato con ogni generazione di prodotti di tenere il passo degli altri aggiungendo talvolta anche qualcosa in più. I consumatori le danno fiducia, le aziende stesse le danno fiducia, perché nessuno avrebbe mai pensato di vedere i loghi Leica e Porsche su uno smartphone cinese , e mese dopo mese i numeri crescono. Stare in scia come abbiamo detto è facile, è il sorpasso la manovra delicata: un errore e sei fuori.

Una cosa è sicura: il prossimo anno, con il testa a testa tra Samsung e Huawei, ci sarà davvero da divertirsi.


[Fonte: Dday]

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