Dopo questo, non so cos'altro ci si possa inventare in fatto di diete. Sembra che questa popputa signorina sia una fondamentalista vegana, definita fruttariana e come aggravante, anche crudista. Cioè, per intenderci, mette in tavola solamente frutta e verdura cruda, ingerita così com'è o al più frullata, tritata, essiccata ma a una temperatura massima di 45 gradi.
Non contenta di questo, per completare il suo già ricco menù, beve nache la sua urina, affermando che nutrendosi solamente di frutta, abbia addirittura un buon sapore, molto gradevole e ricca di sali minerali.
Preghiamo fortissimo per lei.
[Fonte: Dagospia]
COLORE CHIARO, GUSTO PULITO! PAMELA SCUPPA, “FONDAMENTALISTA FRUTTARIANA”, MANGIA SOLO FRUTTA E VERDURA CRUDE E BEVE LA SUA PIPI’: “POSSO PERMETTERMI IL LUSSO DI BERE LA MIA URINA PERCHÉ MI NUTRO DI SOLA FRUTTA E QUINDI È BUONA IN OGNI SENSO. IL GUSTO È MOLTO GRADEVOLE ED È RICCA DI SALI MINERALI”
Necessaria premessa alla lettura di questo post: stiamo per parlare di crudisti, persone cioè che si nutrono esclusivamente di verdure e frutta crude, ingerite così come sono o al più frullate, tritate, essiccate ma a una temperatura massima di 45 gradi. In particolare, stiamo parlando di una crudista fondamentalista definita «fruttariana»: una crudista che mangia esclusivamente frutta.
Fine della necessaria premessa sulla dieta fruttariana. Se solo Paulo Coelho, lo scrittore brasiliano de “L’alchimista”, si rendesse conto dei danni causati dai suoi libri alle menti degli individui più suggestionabili, forse si andrebbe a chiudere in un monastero nel sicuramente amato Tibet, si mangerebbe la chiave con tutta la serratura e avrebbe come unica aspirazione quella di essere dimenticato dal consesso civile del mondo intero per omnia saecula saeculorum.
Fine della necessaria premessa sulla dieta fruttariana. Se solo Paulo Coelho, lo scrittore brasiliano de “L’alchimista”, si rendesse conto dei danni causati dai suoi libri alle menti degli individui più suggestionabili, forse si andrebbe a chiudere in un monastero nel sicuramente amato Tibet, si mangerebbe la chiave con tutta la serratura e avrebbe come unica aspirazione quella di essere dimenticato dal consesso civile del mondo intero per omnia saecula saeculorum.
Purtroppo, però, manco più il Tibet è quello di una
volta, e i supermercati di carabattole cinesi hanno preso il posto
degli antichi monasteri, così come le antiche e profonde dottrine
religioso-filosiche sono diventate paccottiglia new age da smerciare ai
polli di turno, insieme al consueto contorno di parole passe-partout
buone per ogni occasione quali le immancabili “consapevolezza”,
“coscienza”, “compassione” e il solito repertorio che viene puntualmente
sfoderato dai vari “guru” de noantri, ormai sparsi a bizzeffe per ogni
angolo della Terra.
Ad oggi, infatti, tutti noi possiamo vantarci di annoverare tra le
nostre conoscenza almeno un “guerriero della luce” o uno spirito
evoluto, e se non lo troviamo nel figlio adolescente della vicina di
casa appena reduce dalla lettura di Osho, possiamo comunque reperirlo
agevolmente sul web, e cibarci delle perle di saggezza che da questi
promanano.
Come Pamela Scuppa, la procace mamma – youtuber che
sta spopolando su Facebook o Twitter, non si sa bene se per le generose
forme che offre con sguardo ammiccante facendoci l’occhiolino in pose
porno-soft, o per le profonde riflessioni a base di risvegli vari e
compassione a profusione, oppure per il particolare regime alimentare da
lei seguito, che proprio della “filosofia” new age è diretta
emanazione.
La sua particolarità infatti non è solo di essere
“fruttariana”, cioè di cibarsi esclusivamente di frutta –fatto di per sé
del tutto personale e neanche troppo stravagante, in un mondo dove
ormai troviamo chi si ciba di solo respiro– ma soprattutto di integrare
le pantagrueliche mangiate a base di meloni e pesche nettarine ad
altrettante benefiche bevute a base di… urina. Sì avete letto bene. Di
urina. Pipì, se preferite.
Pamela
Scuppa diffonde infatti il verbo dell’urinoterapia, in compagnia, a suo
dire, del grande Mahatma Gandhi e, più umilmente, della “nota
opinionista” Eleonora Brigliadori, che tutti ricordiamo non tanto per i
suoi trascorsi da annunciatrice televisiva dagli occhi magnetici quanto
per le più recenti e movimentate performance con oggetto proprio questi
temi.
Ammesso e non concesso che tale pratica sia stata effettivamente seguita
dalla Grande Anima –cosa tutta da dimostrare e che ne fa comunque in
automatico un regime da consigliare, così come il fatto di annoverare
tra gli adepti una ex annunciatrice nostrana, e non un’esperta di
alimentazione, non la rende parallelamente una pratica sicuramente
deprecabile – ci si domanda comunque il motivo per cui l’abitudine di
bere la propria o altrui urina dovrebbe essere considerata un rimedio
paragonabile all’elisir di lunga vita, capace di curare dall’asma al
diabete, dal cancro all’ipertensione.
Se è vero infatti che la nostra urina è composta al
95% di acqua ma anche da una (minima) parte di vitamine e sali minerali,
è altrettanto vero che questi elementi sono stati scartati dal nostro
corpo, giudicati inutili o in eccesso; perché quindi rimetterli in
circolo? Perché avremmo bisogno di assumere nuovamente ciò di cui già
una volta il nostro organismo si è liberato?
Questi
ragionamenti non sembrano comunque interessare l’insolita youtuber, che
afferma tutta fiera: “posso permettermi il “lusso” di bere la mia
amaroli (urina) perché mi nutro di sola frutta e quindi la mia urina è
buona in ogni senso. Il gusto è molto gradevole ed è ricca di tutti i
sali minerali e proprietà che vengono rilasciati dai reni. Questa
dovrebbe essere un’abitudine di tutti”.
In
realtà, un ragionamento del genere non dovrebbe risultarci così
estraneo di questi tempi, tempi in cui la cucina molecolare e
l’attenzione verso gli elementi intrinsechi contenuti in un alimento
diventano a volte più importanti dell’alimento stesso.
Non
è forse questo, oltretutto, il concetto che ha dato origine al
Soylent, il beverone sostitutivo del pasto che impazza in America (di
cui Dissapore ha già parlato) e ispirato proprio dal ragionamento
secondo cui al nostro organismo non servirebbero gli alimenti di per se
stessi –latte, pasta o carne che siano– ma i loro nutrienti
fondamentali, suddivisi tra proteine, vitamine, sali e quant’altro
risulti utile all’organismo umano?
Lo
stesso varrebbe per l’urina: in pratica ci berremmo un bicchierone di
buona pipì per godere di quel tesoro costituito dal 5% di vitamine e
sali minerali, nientemeno, invece di mangiare più prosaicamente una
bella mela o un grappolo d’uva. Ma ovviamente l’urinoterapia va oltre i
freddi dati scientifici e il suo fascino non è certo dato dall’eventuale
beneficio, tutto da dimostrare, che deriva dall’assunzione di quantità
risibili di vitamine o sali minerali.
Il suo fascino contagioso è dato infatti dal contorno
mistico- esoterico di cui è ammantata, dal suo richiamo alla dottrina
ayurvedica, a pratiche millenarie, a benefici miracolosi in stile elisir
di lunga vita. Ce n’è abbastanza, per cinici e disincantati, per
esprimere tutto il sarcasmo di cui sono capaci, vedendo in simili
comportamenti e simili personaggi non certo “la mia Luce, la mia Purezza
e l’Anima Evoluta e Guerriera che io sono” ma soltanto un modo come un
altro per attirare l’attenzione e far parlare di sé in modo rapido.
Ad
ogni modo, fruttariani e seguaci dell’urinoterapia procedono per la
loro strada senza esitazioni, informando puntualmente noi profani della
bontà e salubrità dei regimi da loro seguiti. Nonché dalla loro
genuinità, apprezzabile in particolare quando sono ospiti a cena presso
amici e parenti, che invece di sbattersi a preparare parmigiane e paste
al forno se la cavano servendo da mangiare una mela renetta. E da bere? A
voi l’amara, paglierina risposta.
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