11 aprile 2017

Anniversario della scomparsa di Primo Levi

L'undici aprile di trent'anni fa, a 68 anni dalla nascita, moriva Primo Levi, scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi (così lo definisce Wikipedia).



La sua vita su segnata dalla prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz da cui, per una serie di circostanze favorevoli, riusci a tornare a casa sano e salvo, dopo la liberazione da parte dell'Armata Rossa, del 27 gennaio del 1945. Proprio da quella tragica esperienza nacque uno dei suoi principali capolavori, Se questo è un uomo, che racconta le sue terribili esperienze nel campo di sterminio nazista, ed è ormai considerato un classico della letteratura mondiale.

Proprio dal suo principale romano sono tratti i seguenti versi, ormai universalmente noti, che sono l'inizio della poesia Shemà: « Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no… »

In uno dei miei viaggi ad Auschwitz ho visitato il Blocco 21, quello dedicato all'Italia, dove vicino all'ingresso c'è una targa con un messaggio proprio di Primo Levi che recita quanto segue:

Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita.
Da qualunque parte tu venga, tu non sei estraneo,
Fa’ che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte.
Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Oświęcim valgano di ammonimento,
Fa’ che il frutto orrendo dell’odio, di cui qui hai visto le tracce, non dia nuovo seme né
domani né mai!











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